martedì 15 maggio 2012

Don Bux: è il momento favorevole per il ritorno dei lefebvriani nella piena comunione. Alcuni gruppi negano verità più importanti del Concilio

''Questo è il momento favorevole per il ritorno della Fraternità Sacerdotale San Pio X nella piena comunione con Roma. L'oggi di Dio non è rinviabile. Bisogna approfittare del momento in cui il Signore bussa''. Ad augurare che ci sia presto una riconciliazione fra i seguaci di mons. Marcel Lefebvre e la Chiesa guidata da Benedetto XVI è il teologo don Nicola Bux che ha rilasciato una intervista al quotidiano partenopeo Roma in edicola domani, 16 maggio. La data scelta per la pubblicazione dell'intervista non è casuale. Domani, infatti, la ''Feria quarta'', commissione ristretta della Congregazione della Dottrina delle Fede, esaminerà la risposta inviata dai lefebvriani alla Santa Sede su alcuni nodi dottrinali in vista del possibile ritorno alla ''piena comunione con Roma'' della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata da Lefebvre. Don Nicola Bux, consultore della Congregazione per la Dottrina delle Fede, tra i più vicini a Benedetto XVI, soprattutto in materia liturgica, si dice ottimista su una conclusione positiva del dialogo tra il Vaticano e i lefebvriani. Don Bux invita i vescovi ad accogliere sacerdoti e religiosi della Fraternità Sacerdotale San Pio X e a non fare ''alcuna obiezione alla celebrazione di quella che Benedetto XVI ha codificato come forma straordinaria del rito romano'', cioè la Messa in rito tridentino ed in latino celebrata fino a prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Il 19 marzo scorso don Bux aveva inviato una lettera aperta al superiore mons. Bernard Fellay, invitando i lefebvriani a ''tornare a Roma senza paura''. Oggi esprime non solo l'auspicio di un esito positivo, ma anche l'augurio che ''tutti nella Santa Sede siano desiderosi di contribuire a tale riconciliazione''. A suo avviso, ''il segnale si può cogliere nel gesto del Santo Padre di revoca della scomunica nel 2009, che ha consentito di avviare il confronto per ricucire lo strappo e di operare per la riconciliazione. Bisogna evitare - prosegue il teologo - che la separazione con la Fraternità San Pio X si consolidi e si irrigidisca, come è avvenuto con le Chiese orientali''. Quanto ai 1500 tra sacerdoti religiosi e seminaristi della Fraternità, don Bux afferma: ''Il Papa stesso ha posto la domanda se possiamo sottovalutare o abbandonare a loro stessi tanti religiosi, sacerdoti e seminaristi. Non è pensabile''. Infine, sul nodo dell'accettazione del Concilio Vaticano II don Bux sottolinea: ''La Fraternità San Pio X non ha mai negato il Concilio Vaticano II e soltanto la superficialita' e le semplificazioni giornalistiche le hanno attribuito questo diniego. Semmai ha criticato alcune sue dottrine, neppure di primaria importanza. Nella Chiesa - conclude il teologo - ci sono persone e gruppi che negano verità più importanti''.

Asca

Anno della fede. Mons. Fisichella: uscire dal deserto di chi non ha nulla da dire per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato

“Non far cadere nell’oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato”. Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, spiega così, su L’Osservatore Romano di oggi, “l’intenzione principale” che ha spinto il Papa a indire un Anno della fede. “È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco, e rendere la testimonianza più incisiva”, commenta mons. Fisichella, ma “non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza, che spesso prende le forme dell’indifferenza e dell’agnosticismo, per ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero antidoto alla sterilità dell’individualismo dei nostri giorni”. Nessuno, cioè, “può sentirsi escluso dall’essere positivamente provocato sul senso della vita e sulle grandi questioni”, in presenza di “una crisi complessa che aumenta gli interrogativi ed eclissa la speranza”. “Porsi la domanda sulla fede - concluse mons. Fisichella - non equivale a estraniarsi dal mondo, piuttosto fa prendere coscienza della responsabilità che si ha nei confronti dell’umanità in questo frangente storico”.

SIR

Perché un Anno della fede: il diritto di Dio

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Le testimonianze del 'Bote Fé' nella capitale Brasilia: i giovani vivano questi momenti della GMG con Dio

A Brasilia, la tappa locale del grande evento di evangelizzazione "Bote Fé" si è conclusa domenica 13 maggio, con una celebrazione eucaristica presieduta dal nuovo nunzio apostolico in Brasile, mons. Giovanni D'Aniello. La Messa è stata concelebrata dall'arcivescovo di Brasilia, mons. Sérgio da Rocha, dal vescovo della diocesi di Rubiataba-Mozarlândia (venuto ad accogliere la croce e l'icona della GMG, che passano oggi per la sua diocesi), mons. Adair José Guimarães, alla presenza di tutto il clero dell'arcidiocesi di Brasilia. La Cattedrale metropolitana era gremita di seminaristi, religiosi e fedeli. Attraverso alcune brevi interviste realizzate, Zenit offre un breve panorama dell'evento svoltosi il 12 e 13 maggio nell'arcidiocesi capitolina. Abbiamo chiesto il parere di uno degli animatori dello spettacolo "Bote Fé", il popolare sacerdote e cantautore di musica sertanejo (una sorta di musica country brasiliana), padre Alessandro Campos, su come i giovani brasiliani hanno accolto i simboli della GMG: “Sono molto sorpreso dell'accoglienza dei giovani, perché è molto comune a Brasília che il giorno della Festa della Mamma tutti escano e che la città rimanga vuota, ma ieri eravamo nella spianata con 50.000 giovani. Questa è la prova che i giovani non hanno abbandonato la Chiesa Cattolica. Dicono: 'Ah, la Chiesa Cattolica non ha più giovani! La Chiesa è antiquata! I giovani hanno lasciato dalla Chiesa! Bisogna fare qualcosa per i giovani!' Bugia! La più grande prova è che ieri, alla spianata, sono venuti 50.000 giovani e che molti di loro stanno collaborando e sono impegnati in questa festa che è appena iniziata e si concluderà l'anno prossimo a Rio de Janeiro con il nostro amato Papa Benedetto XVI”. Pochi minuti prima dell'inizio della celebrazione eucaristica conclusiva, in sacrestia, mons. Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia, ha offerto un resoconto di questi due giorni di pellegrinaggio dei simboli della GMG per l'arcidiocesi capitolina. “L'accoglienza della Croce e dell'Icona della Madonna è stata straordinaria, sia da parte del popolo, che da parte dei giovani. Noi stessi siamo molto felici e grati a Dio per tanti fratelli e sorelle che stanno partecipando a questo pellegrinaggio della Croce sin dall'inizio. La Croce a Brasilia ha fatto il giro delle comunità parrocchiali, dai nostri seminari, dall'Ospedale generale, dalla Piazza dei tre Poteri, dal Palazzo presidenziale di Planalto, dalla Cattedrale militare, abbiamo avuto la gioia di avere una moltitudine di giovani nel 'Bote Fé' Brasilia e adesso stiamo per concludere in presenza del nunzio apostolico, personalità molto significativa, perché rappresenta il Santo Padre in mezzo a noi, che l'anno prossimo sarà in Brasile per partecipare alla GMG del prossimo anno. È un momento per rendere grazie a Dio, di azione di grazie e rinnovare l'impegno per l'evangelizzazione dei giovani. Siamo molto soddisfatti di tutto il lavoro che è stato realizzato, soprattutto perché i giovani hanno accolto questo momento per evangelizzare i loro coetanei, che è quello che succede sempre più spesso nella nostra Chiesa. Per tutto questo, il nostro sentimento è di gratitudine e di speranza”. La celebrazione nella Cattedrale metropolitana di Brasilia presieduta da mons. Giovanni D'Aniello è stata anche un'occasione per accogliere il nuovo nunzio, nominato il 10 febbraio scorso da Papa Benedetto XVI. Intervistato da Zenit, alla fine della celebrazione, il presule, la cui missione è rappresentare il Santo Padre in Brasile, ha voluto rilasciare ai giovani di tutto il mondo che si stanno preparando alla GMG Rio 2013 il seguente messaggio: “Il messaggio più importante è che i giovani vivano questi momenti della GMG con Dio, che dà loro la forza per andare avanti nella vita e soprattutto la forza per dare testimonianza nel mondo intero”.

Thacio Siqueira, Zenit

La Comunitá Cattolica Shalom domani all'Udienza generale di Benedetto XVI, a 30 anni dalla fondazione e dopo l'approvazione definitva dei suoi statuti

Si conclude domani, con l’Udienza generale del Santo Padre Benedetto XVI, la settimana di eventi celebrativi della Comunità Cattolica Shalom che, a 30 anni dalla fondazione, ha ricevuto venerdì scorso l’approvazione definitiva dei suoi statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. All’udienza con il Papa sono attesi oltre 1500 missionari Shalom provenienti dai diversi Paesi in cui è presente la comunità. Un popolo riunito per ricevere la benedizione del Santo Padre in vista della missione da compiere al servizio della chiesa universale. Nata nel cuore della Chiesa, ai piedi di Pietro, durante la visita di Giovanni Paolo II a Fortaleza, quando il fondatore Moyses Azevedo ebbe l’ispirazione di donare la sua vita per i giovani, oggi a distanza di oltre 30 anni, la Comunità Cattolica Shalom si ritrova ancora una volta ai piedi del suo Pastore, Benedetto XVI, per ricevere nuovamente l’abbraccio della Chiesa e la conferma del mandato missionario. L’offerta di un giovane 30 anni fa oggi diventa l’offerta di un popolo che ai Piedi di Pietro torna per donare la propria vita per la Chiesa, per i giovani per l’umanità intera. Una missione importante ribadita dal crd. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, durante la cerimonia di consegna degli statuti definitivi: “La Comunità Cattolica Shalom riceve dalla Chiesa, dopo un attento processo di discernimento, il sigillo prezioso del riconoscimento pontificio come associazione internazionale di fedeli di diritto privato e l’approvazione degli statuti in forma definitiva. Con questo atto la Chiesa vi dà come nuova comunità il sigillo definitivo di autenticità del vostro carisma, un atto di fiducia e di amore nei vostri confronti, e vi ringrazia per la vostra opera di evangelizzazione in questi 30 anni. La Chiesa vi ringrazia, vi incoraggia perché andiate ad annunciare il vangelo al mondo intero. La Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi”, ha concluso il card. Rylko. Una missione e un invito colto dalla Comunitá Cattolica Shalom, come confermano le parole del fondatore, Moyses Louro do Azevedo Filho: “Ai piedi di Cristo e del Successore di Pietro, oltre 30 anni fa, ho ricevuto una grazia i cui frutti erano a me sconosciuti. Da lì sarebbe nata due anni dopo, grazie all’offerta di vita di pochi giovani la Comunità Cattolica Shalom, oggi un popolo intero che serve la Chiesa. Conosciamo le grandi sfide del nostro tempo, ma il Signore ci ha chiamati a dare il nostro contributo in questo momento storico”. Questi giorni a Roma “sono giorni storici per noi. Negli anni ottanta, ai piedi di Pietro, ho potuto offrire la mia vita a Cristo in favore della Chiesa e dell’umanità. Oggi 30 anni dopo, sono qui, nel cuore della Chiesa, con lo stesso desiderio di rinnovare quella prima offerta di vita, non più solo, ma con tutto un popolo che il Signore ha generato. E con questo popolo, davanti a Cristo, ai piedi di Pietro, con la conferma della Chiesa, siamo tutti insieme inviati e con gioia vogliamo partire per annunciare a tutti i popoli della terra che Cristo è la vera Pace”. Tutta la Comunitá Cattolica Shalom concluderá la giornata di domani, e la settimana di festa, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura con la celebrazione eucaristica presieduta alle 17.30 dal card. Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

Ufficio stampa Shalom

Visita di un gruppo di ambasciatori presso il Vaticano allo Ior, nella piena trasparenza della Santa Sede sulle attività economiche

Questa mattina, un gruppo di circa 35 ambasciatori presso la Santa Sede ha compiuto un’ampia visita presso lo Ior. Gli ambasciatori sono stati accolti nel Salone dell’Istituto per le Opere di Religione dal capo del protocollo, mons. Fortunatus Nwachukwu. Poi, mons. Peter Bryan Wells, assessore della Segreteria di Stato, ha rivolto loro alcune parole introduttive, spiegando il significato della visita nella linea di una piena trasparenza da parte della Santa Sede per quanto riguarda le attività economiche che si svolgono in Vaticano. Ha preso quindi la parola il direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, che ha svolto una lunga relazione di circa un’ora, molto dettagliata, sulla missione dell’Istituto, la struttura, le attività e i servizi svolti, rispondendo anche a diverse domande dei presenti, in particolare sulla rispondenza dello Ior agli standard più esigenti per quanto riguarda la lotta contro il riciclaggio. Successivamente, gli ambasciatori hanno compiuto una visita ai diversi uffici e locali dello Ior per essere infine invitati ad un lunch. Un secondo gruppo di ambasciatori visiterà lo Ior fra qualche giorno, in modo tale che tutto il Corpo diplomatico presso la Santa Sede possa avere adeguata informazione su un istituto di cui si parla molto, spesso in modo critico e non obiettivo, ma che sta svolgendo la sua attività con un altissimo livello di professionalità, di trasparenza e di rispetto dei criteri etici più esigenti nel campo dell’economia. In precedenza, anche un gruppo di benefattori americani aveva compiuto una visita analoga.

Radio Vaticana

Padre Lombardi: Santa Sede ha voluto ottenere il risarcimento morale del riconoscimento dell’abuso compiuto da Benetton con l'immagine del Papa

Si è concluso, sulla base di un accordo transattivo, il confronto fra i legali della Santa Sede e quelli del gruppo Benetton dopo la discussa iniziativa dell’azienda veneta che aveva utilizzato in modo volgare e offensivo un’immagine di Benedetto XVI per una campagna pubblicitaria lanciata nello scorso novembre. Ne dà notizia il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, sottolineando che il gruppo tessile ha diffuso una nota in cui ribadisce "il proprio dispiacere per aver così urtato la sensibilità di Sua Santità Benedetto XVI e dei credenti". La nota informa che l’azienda "ha garantito e mantenuto che tutte le immagini fotografiche della persona del Santo Padre sono state ritirate dal proprio circuito commerciale e si impegna a non compiere in futuro alcun ulteriore utilizzo dell’immagine del Santo Padre senza una previa autorizzazione della Santa Sede", assicurando inoltre che "porrà i suoi buoni uffici affinché cessi l’ulteriore utilizzazione dell’immagine da parte di terzi, su siti internet o in altre sedi". L’azienda, evidenzia Lombardi, ammette dunque ancora una volta pubblicamente di aver urtato la sensibilità dei credenti e riconosce che l’immagine del Papa va rispettata e può essere usata solo previa autorizzazione della Santa Sede. La quale, da parte sua, non ha preteso risarcimenti di natura economica, ma ha voluto ottenere il risarcimento morale del riconoscimento dell’abuso compiuto e affermare la sua volontà di difendere anche con mezzi legali l’immagine del Papa. Invece di un risarcimento economico è stato chiesto e ottenuto dal gruppo un atto di liberalità, limitato, ma effettivo, a favore di un’attività caritativa della Chiesa.

L'Osservatore Romano

Conclusa la vicenda fra Santa Sede e Gruppo Benetton per l’uso scorretto dell’immagine del Papa: nota di padre Lombardi

VII Incontro Mondiale delle Famiglie-Il Papa a Milano. Reso noto il programma ufficiale della visita di Benedetto XVI: tre giorni e nove discorsi

La Sala Stampa vaticana ha reso noto il programma ufficiale della visita pastorale che Benedetto XVI compirà a Milano dal 1° al 3 giugno, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Il Papa atterrerà alle 16 di venerdì primo giugno allo scalo di Milano-Linate e alle 17.30 sarà in Piazza Duomo per rivolgere un primo discorso alla cittadinanza. La giornata sarà chiusa dal concerto offerto in onore del Papa al Teatro alla Scala, con inizio alle 19.30. Il giorno dopo, alle 10.00, Benedetto XVI terrà una meditazione durante la celebrazione dell’Ora media nel Duomo milanese, seguita dalla venerazione delle reliquie di San Carlo. Quindi, alle 11.15, si sposterà allo Stadio Meazza di San Siro per incontrare i ragazzi cresimandi e concludere con la recita dell’Angelus. Nel pomeriggio alle 17.00, sarà la volta dell’incontro con le autorità nella sede dell’arcivescovado, quindi, alle 20.30, il Papa e le famiglie partecipanti al raduno mondiale si abbracceranno idealmente alla “Festa delle testimonianze”, nel Parco di Bresso. Nello stesso luogo, domenica 3 giugno, Benedetto XVI presiederà alle 10.00 la Messa, conclusa dalla recita dell’Angelus, quindi nell’arcivescovado si intratterrà a pranzo con i cardinali, i vescovi e alcune famiglie. Ultimo impegno della trasferta milanese sarà verso le 16.30, con il saluto ai membri della Fondazione Famiglie 2012 e agli organizzatori della visita, nella Sala del Trono dell’arcivescovado. La partenza dell’aereo papale da Milano-Linate per il rientro a Roma è prevista per le 17.30.

Radio Vaticana

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1-3 GIUGNO 2012) - PROGRAMMA

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Betori: se come lui offriamo parole, gesti di speranza, siamo ancora in grado di far risorgere la società

Anche Giuseppe Betori, cardinale e arcivescovo di Firenze, rimarca quanto il Papa sia dispiaciuto della mancata visita al Santuario della Verna. E lo conferma in un'intervista a Radio Vaticana. ''Da qualche battuta nel dialogo con lui - ha detto il cardinal Betori a proposito della Verna - ho colto che questo era forse l'appuntamento che egli aspettava di più e che quindi speriamo possa quanto prima rinnovare tra noi''. E nello stesso contesto il metropolita della chiesa toscana coglie al volo anche l'aspetto più vivo dei discorsi del Papa ad Arezzo: "La presenza di così tanta gente, la reazione ai passaggi fondamentali del discorso del Papa, l'affetto mostrato verso la sua figura, ci dicono che se noi come il Santo Padre offriamo parole, gesti di speranza, noi siamo ancora in grado di far risorgere questa società. Una società che è ferita ma non è abbattuta".

La Nazione

Card. Betori: il Papa in Toscana ha invitato a ridare speranza ai giovani

Mons. Fellay incontra 'Ecclesia Dei' per alcune modifiche al preambolo dottrinale. Domani la riunione di Dottrina della Fede, le conclusioni al Papa

Un passo ulteriore verso la soluzione della crisi desiderata da Benedetto XVI: il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X era a Roma nei giorni scorsi per un incontro chiarificatore con la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Da quanto apprende Vatican Insider sono state esaminate e discusse alcune delle modifiche al preambolo dottrinale proposte da Fellay. L’esito dell’incontro sembrerebbe positivo. Domani mattina,si riunirà presso il Palazzo del Sant’Uffizio la "Feria quarta", la riunione dei cardinali e vescovi della Congregazione per la Dottrina della Fede, chiamata a esprimersi sulle modifiche del testo inviato dal superiore lefebvriano. L’esito della discussione collegiale, che coinvolge cardinali e vescovi della Curia romana ma anche di importanti diocesi, saranno presenti, tra gli altri, i cardinali Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, sarà consegnato al Papa nei giorni successivi. Il Papa riceverà dalle mani del prefetto della Congregazione, il card. William Levada (nella foto con Benedetto XVI), giunto ormai alla scadenza del suo mandato, i pareri espressi da ciascuno dei padri della "Feria quarta" e dunque potrà valutare non soltanto l’esito della votazione finale ma anche le singole motivazioni, per poi prendere in piena autonomia la sua decisione. Da quanto si apprende, le modifiche proposte da mons. Fellay insistono nel sottolineare l’importanza della tradizione come elemento stabile. La sostanza del preambolo, il punto di partenza, è stato il nucleo della parte dottrinale dell’accordo già sottoscritto nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre, che diceva di "accettare la dottrina contenuta nel n°25 della Costituzione dogmatica 'Lumen Gentium' del Concilio Vaticano II sul magistero ecclesiastico e sull’adesione che gli è dovuta". Per quanto riguarda il dissenso su alcuni passaggi conciliari, affermava: "A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede apostolica, evitando ogni polemica". Le sorprese sono sempre possibili, ma ciò che è avvenuto nella precedente riunione della "Feria quarta" dedicata a questo argomento, come pure i pareri già manifestati dai vescovi e dai cardinali, lascia immaginare con buona probabilità un esito positivo. Esito che sarebbe stato propiziato anche dall’ultimo incontro di Fellay con "Ecclesia Dei". Quello che invece ha preoccupato il Vaticano è stato il contenuto della lettera che i vescovi Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson hanno inviato un mese fa al superiore lefebvriano Fellay. Una lettera molto dura, contraria all’accordo, alla quale Fellay ha risposto con una missiva molto significativa, con la quale ha fornito le ragioni della sua decisione, in risposta a un appello personale del Papa. La pubblicazione della corrispondenza riservata intercorsa tra Fellay e i tre confratelli ha provocato non poca preoccupazione Oltretevere, perché ha reso manifesta l’esistenza di un’opposizione consistente, contraria al rientro nella piena comunione con Roma, da parte non di singoli sacerdoti ma da parte di ben tre dei quattro vescovi ordinati da Lefebvre nel 1988. Vescovi ai quali Benedetto XVI aveva revocato nel gennaio 2009 la scomunica.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Lombardi: positiva l'apertura della tomba di De Pedis. La salma sarà trasferita. Piena collaborazione delle autorità ecclesiastiche con magistratura

La tomba di Enrico De Pedis, nella Basilica di Sant’Apollinare (foto) a Roma, contiene effettivamente i resti del noto criminale esponente della Banda della Magliana. La conferma è giunta dai primi accertamenti seguiti ieri mattina all’apertura della bara, dove gli investigatori dopo una “ispezione visiva” hanno comunicato esservi “il corpo di un uomo corrispondente a quello di Enrico De Pedis”, rimasto ucciso il 2 febbraio 1990 in un regolamento di conti a Campo de Fiori, il cui nome è stato collegato più volte nel corso degli anni alla sparizione di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana, scomparsa all’età di 15 anni il 22 giugno 1983. Ulteriore conferma sull’identità di De Pedis è giunta in fine mattinata dagli esami dattiloscopici. Le impronte hanno infatti permesso l’identificazione del cadavere anche grazie al buono stato di conservazione del corpo. Si attende ora l’esame del Dna, mentre proseguono i rilievi della Polizia scientifica anche nella cripta che ospita la bara di De Pedis, dove sono state trovate altre 200 cassette contenenti reperti ossei estranei al boss, ma probabilmente risalenti ad un ossario del '700. La bara di De Pedis non sarà comunque spostata oggi ma nei prossimi giorni. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che "l'ispezione compiuta oggi alla tomba di Enrico De Pedis presso la Basilica di Sant’Apollinare per iniziativa della magistratura inquirente è certamente un fatto positivo, che corrisponde a quanto era stato auspicato, affinchè vengano compiuti tutti i passi possibili per lo svolgimento e la conclusione delle indagini. Per quanto riguarda il trasferimento della salma in altro luogo, come è stato anche auspicato, si procederà in accordo con i familiari e secondo i loro desideri. Per parte sua, la magistratura può continuare a contare sulla piena collaborazione delle autorità ecclesiastiche". La decisione dell’autorità giudiziaria di procedere con la traslazione è stata accolta “con piacere” dal cardinale vicario Agostino Vallini, per aiutare a superare, ha detto, “tutti i problemi ed i sospetti”. Non ci si deve fermare alla questione della sepoltura, ha commentato il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, in relazione all’indagine sulla sparizione della sorella, ancora insoluta. L’evento è stato seguito da una folla di fotografi, giornalisti e curiosi.

Radio Vaticana