martedì 1 febbraio 2011

Mons. Braz de Aviz: non ancora completato il lavoro teologico per svincolare l'opzione evangelica per i poveri dalla dipendenza di una ideologia

La teologia della liberazione ''non è solo utile ma anche necessaria'' e ha permesso alla Chiesa di scoprire ''l'opzione preferenziale per i poveri'', che è una ''opzione evangelica''. A dirlo, in una intervista 'programmatica' a L'Osservatore Romano, è mons. Joao Braz de Aviz (foto), chiamato poche settimane fa da Papa Benedetto XVI a guidare la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. ''L'opzione preferenziale per i poveri - dice il 'neo-ministro' vaticano rispondendo a una domanda del giornale vaticano sulla teologia della liberazione - è un'opzione evangelica dalla quale dipenderà, prima di tutto, la nostra stessa salvezza. La sua scoperta e la sua costruzione da parte della teologia della liberazione hanno significato uno sguardo sincero e responsabile della Chiesa al vasto fenomeno dell'esclusione sociale''. Mons. Braz de Aviz sottolinea che ''Giovanni Paolo II ha affermato all'epoca - attraverso la lettera inviata alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e consegnata dal card. Gantin - che la teologia della liberazione non è solo utile ma anche necessaria. A quel tempo le due istruzioni inviate da Roma sul tema correggevano questioni legate all'uso del metodo marxista nell'interpretazione della realtà. Penso che ancora non sia stato sufficientemente completato il lavoro teologico per svincolare l'opzione per i poveri dalla sua dipendenza da una teologia della liberazione ideologica, come ha ammonito ultimamente Benedetto XVI. Uno dei cammini più promettenti penso che consista nell'applicare all'interpretazione della realtà l'antologia e l'antropologia trinitarie''. Il presule aggiunge anche un ricordo personale: ''Personalmente ho vissuto gli anni della nascita della teologia della liberazione con molta angoscia. Ero a Roma per studiare teologia. Per poco non ho abbandonato la vocazione sacerdotale e persino la Chiesa. A salvarmi è stato l'impegno sincero con la spiritualità dell'unità nel movimento dei Focolari. I religiosi e le religiose, con la radicalità della loro vocazione evangelica, potranno collaborare molto a questo nuovo percorso''.

Vergognoso intervento della direttrice di 'Catholic.net' contro le provate accuse a Maciel: se il Papa ha detto la verità Gesù è stato un bugiardo

A fare notizia in queste ore, più ancora dell’annuncio dell’istituzione della "Commissione per l’avvicinamento" nei confronti delle vittime di Maciel che hanno chiesto risarcimenti e compensazioni alla Legione di Cristo, sono le parole di Lucrezia Rego de Planas, che su Catholic.net, uno dei più importanti portali web cattolici in lingua spagnola, da lei diretto, scrive un commento dedicato a Maciel mettendo in dubbio la fondatezza delle accuse verso di lui. Rego de Planas, che è membro del “Regnum Christi”, sostiene che qualcosa non torna nella vicenda degli abusi, perché lo stesso Benedetto XVI, nel libro-intervista "Luce del mondo", afferma di considerare “enigmatica” la figura del fondatore dei Legionari. La direttrice di Catholic.net ricorda come Joseph Ratzinger, venuto a conoscenza “nell’anno 2000″ della gravissime accuse contro Maciel, abbia sempre riconosciuto la bontà del carisma della congregazione e il bene che ha fatto. Dunque, si chiede Lucrezia Rego de Planas, come si può conciliare tutto questo con la frase di Gesù che invita a riconoscere la bontà dell’albero dai suoi frutti? “Il nostro amatissimo e molto ammirato Benedetto XVI – scrive – intelligente e saggio come poche persone al mondo, si trova di fronte a due pezzi di un rompicapo che non riesce a far combaciare. Un albero corrotto che dà buoni frutti? Questo contraddice ciò che la sua ragione gli detta e contraddice gli insegnamento di Gesù”. Il Papa, continua la direttrice di Catholic.net, “si trova di fronte a un enigma che non ha potuto risolvere e noi siamo con lui portando questo terribile interrogativo che mette in discussione ciò che c’è di più intimo nella nostra fede, dato che ci sono solo due possibilità: o Gesù Cristo è stato un bugiardo, oppure, per forza ci deve essere qualcosa che non si è ancora scoperto in quelle ‘testimonianze inoppugnabili’ che hanno mostrato al Papa”. In precedenti interviste la direttrice aveva molto ridimensionato lo scandalo, finendo per comprendere l’atteggiamento di Maciel (riguardo alla figlia, sarebbe stato “sedotto” dalla donna che poi ha messo incinta) come pure per giustificare le coperture di cui il fondatore godette. Siamo davvero sicuri che ci siano “solo due possibilità”? E cioè che o Gesù ha sbagliato, oppure se i frutti sono buoni anche Maciel doveva essere buono? Bisogna riconoscere che il problema esiste, anche se la direttrice non lo pone bene, perché non tiene conto del fatto che la gravissima immoralità di Maciel non è in dubbio, è un fatto conclamato e comprovato. Il fatto che il frutto fosse bacato non è, dunque, in discussione, checché se ne possa dire. Come si concilia allora questo con i “buoni frutti”? Ecco il problema. Ovvio che i gravi peccati del fondatore non ricadono sui Legionari, ma non è peregrino chiedersi come si possano considerare buoni i frutti e bacato l’albero. Quello che è certo, ripeto, è che non si può mettere in dubbio il marciume dell’albero, come invece fa Lucrezia Rego de Planas. E allora? Allora il problema è interrogarsi su quale sia il carisma specifico della Legione in rapporto con il suo fondatore. Su quali siano i “buoni frutti” e se questi presentino una specificità particolare che distingue la Legione. Ciò che va ricordata è la decisione di risolvere il problema da parte del card. Ratzinger prima, e di Benedetto XVI poi, nonostante la generale e diffusa incredulità sulle immoralità di un fondatore che i suoi consideravano santo.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Festa della Presentazione del Signore. Benedetto XVI: la vita consacrata testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a perdere la propria vita

Benedetto XVI presiederà domani alle 17.30 nella Basilica Vaticana la celebrazione dei Vespri con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, nella Festa della Presentazione del Signore e XV Giornata della Vita Consacrata. Un “mistero semplice e solenne”: così, Benedetto XVI definisce la Presentazione del piccolo Gesù al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita. E’ questo al tempo stesso un momento particolare della vita della Santa Famiglia ed un evento che riguarda l’umanità intera, giacché Cristo ci viene presentato come il “mediatore che unisce Dio e l’uomo abolendo le distanze, eliminando ogni divisione e abbattendo ogni muro di separazione”. Il Papa sottolinea che Gesù “inizia, ancora Bambino, a camminare sulla via dell'obbedienza, che percorrerà fino in fondo”. E rileva come Maria sia la prima persona associata al Signore sulla via dell’obbedienza: “Portando il Figlio a Gerusalemme, la Vergine Madre lo offre a Dio come vero Agnello che toglie i peccati del mondo; lo porge a Simeone e ad Anna quale annuncio di redenzione; lo presenta a tutti come luce per un cammino sicuro sulla via della verità e dell'amore” (Santa Messa nella Festa della Presentazione del Signore, 2 febbraio 2006).
Proprio l’obbedienza di Gesù e Maria, sottolinea il Pontefice, sono un modello da seguire per i consacrati, chiamati a servire Dio e far risplendere la sua luce nella Chiesa e nel mondo: "Come, infatti, la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del 'Dio con noi', così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi...la vostra completa consegna nelle mani di Cristo e della Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile ai nostri contemporanei" (Santa Messa nella Festa della Presentazione del Signore, 2 febbraio 2006).
“È questo – soggiunge il Papa – il primo servizio che la vita consacrata rende alla Chiesa e al mondo. All'interno del Popolo di Dio essi sono come sentinelle che scorgono e annunciano la vita nuova già presente nella nostra storia”. Come Cristo, anche la persona consacrata è “segno di contraddizione”. Ma, è il suo incoraggiamento, chi ha risposto senza riserve alla chiamata di Dio non deve scoraggiarsi “dinnanzi alle inevitabili difficoltà della vita e alle molteplici sfide dell’epoca moderna”: “Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza. Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro ‘faccia a faccia’ con lo Sposo divino, attesa da vivere con cuore sempre vigile per essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo quando verrà” (Festa della Presentazione del Signore, 2 febbraio 2007).
“La persona consacrata – ribadisce il Papa – per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un ponte verso Dio per tutti coloro che la incontrano”. Ecco perché, è l’esortazione del Pontefice, bisogna ringraziare il Signore per questo inestimabile dono: “Se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo! Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile. La vita consacrata, invece, testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a perdere la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha perduto la sua vita per noi” (Celebrazione dei Vespri, 2 febbraio 2010).

Radio Vaticana

Creata dai Legionari di Cristo la 'Commissione per l'avvicinamento' per l'ascolto delle vittime di Maciel e le decisioni del delegato su ciascun caso

I Legionari di Cristo, la congregazione religiosa fondata da Marcial Maciel Degollado commissariata da Papa Benedetto XVI dopo l'emersione degli abusi e degli scandali sessuali del suo fondatore, hanno creato una ''Commissione per l'avvicinamento'' nei confronti delle vittime di padre Maciel che hanno chiesto risarcimenti e compensazioni alla Legione. La possibile creazione della Commissione era stata annunciata dal delegato pontificio per la congregazione, il card. Velasio De Paolis, nella sua lettera del 19 ottobre 2010. La commissione, spiega una nota della Legione, avrà due compiti fondamentali. ''In primo luogo ascolterà le persone che, a causa di P. Marcial Maciel o in relazione a lui, richiedono azioni da parte della congregazione dei Legionari di Cristo. Successivamente elaborerà una relazione dettagliata da sottoporre al delegato pontificio che, aiutato dai suoi consiglieri, deciderà che cosa la Legione debba fare in ciascun caso''. La commissione vuole garantire ''obbiettività e imparzialità'' alle vittime e sarà composta da mons. Mario Marchesi, uno dei consiglieri personali del delegato, dai legionari Cristo Florencio Sànchez, Cappellano dell'Università Francisco de Vitoria di Madrid, e Eduardo Robles-Gil, Direttore di una Sezione del Movimento Regnum Christi a Città del Messico, e dagli esperti esterni don SilverioNietoNùnez, sacerdote dell'arcidiocesi di Madrid, già giudice e magistrato che adesso dirige il Servizio Giuridico Civile della Conferenza Episcopale spagnola e Jorge Adame Goddard, investigatore titolare dell'istituto di Investigazioni Giuridiche della UNAM e professore della Facoltà di Diritto dell'Università Panamericana in Messico.

Asca

Il Papa: la vocazione iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore che entra nella vita di una persona catturandola con la bellezza del suo amore

“Il grande lavoro dell’evangelizzazione richiede un numero sempre maggiore di persone che rispondano generosamente alla chiamata di Dio e si dedichino per la vita alla causa del Vangelo”. Lo ha scritto Benedetto XVI, nel suo messaggio per il II Congresso continentale latinoamericano per le vocazioni, in corso a Cartago (Costa Rica), da ieri al 5 febbraio. “Un’azione missionaria più incisiva porta come frutto prezioso, insieme al rinvigorimento della vita cristiana in generale – ha sottolineato il Papa -, l’aumento delle vocazioni di speciale consacrazione. In ogni modo, l’abbondanza delle vocazioni è un segno eloquente di vitalità ecclesiale, così come del forte vissuto di fede da parte di tutti i membri del Popolo di Dio”. Per il Pontefice, “la Chiesa, nel più suo intimo essere, ha una dimensione vocazionale” e “la vita cristiana partecipa anche di questa stessa dimensione vocazionale che caratterizza la Chiesa”. Il Santo Padre, ricordando che l’obiettivo di questo II Congresso è fortificare la pastorale vocazionale, ha evidenziato come essa debba “essere pienamente inserita nella pastorale generale e con una presenza capillare in tutti gli ambiti pastorali concreti”. “L’esperienza ci insegna – ha aggiunto Benedetto XVI – che, laddove c’è una buona pianificazione e una pratica costante della pastorale vocazionale, le vocazioni non mancano”. “Dio – ha proseguito il Papa – è generoso, e ugualmente generoso dovrà essere l’impegno pastorale vocazionale in tutte le Chiese particolari”. Tra gli aspetti che il Pontefice ha indicato come utili al far nascere le vocazioni, è importante “l’attenzione alla vita spirituale”. “La vocazione – ha chiarito – non è frutto di nessun progetto umano o di un’abile strategia organizzativa. Nella sua realtà più profonda, è un dono di Dio, una iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita di una persona catturandola con la bellezza del suo amore, e suscitando conseguentemente una dedizione totale e definitiva a questo amore divino”. Dunque, “bisogna sempre tener presente la priorità della vita dello spirito come base dei tutta la programmazione pastorale. È necessario offrire alle giovani generazioni la possibilità di aprire il cuore a una realtà più grande: a Cristo, l’unico che può dare senso e pienezza alle loro vite”. Certamente, ha continuato il Santo Padre, “la testimonianza personale e comunitaria di una vita di amicizia e intimità con Cristo occupa un posto di primo nell’impegno di promozione delle vocazioni”. “La testimonianza fedele e gioiosa della propria vocazione è stata ed è – ha concluso Benedetto XVI - un mezzo privilegiato per risvegliare in tanti giovani il desiderio di seguire Cristo”.