martedì 3 luglio 2012

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Ad un anno dall'inizio una corsa non competitiva in tutte le diocesi brasiliane. Progetto di un Expo cattolico

Una corsa non competitiva in tutte le diocesi brasiliane per ricordare la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro (foto), ad un anno dal suo inizio (23 luglio 2013). L’evento, che porta il titolo di Bote Fé na Vida (metti fede nella vita) promosso dal Comitato organizzatore locale della GMG, avrà luogo il 22 luglio e si snoderà contemporaneamente in tutte le diocesi brasiliane su un percorso di 5 chilometri. Lo scopo è lanciare la GMG e motivare le persone ad impegnarsi nell’evangelizzazione, in questo caso attraverso lo sport. Le iscrizioni si sono aperte lo scorso 30 giugno e chiuderanno il 20 luglio, ogni iscritto riceverà una medaglia. L’evento non si collega solo alla GMG ma anche alla campagna di fraternità in atto nella Chiesa brasiliana che ha per tema la salute. Lo sport, fa sapere il Comitato, è molto importante per mantenere alta la qualità della vita. Intanto i vescovi brasiliani ed il Comitato lavorano al prossimo lancio, il 6 luglio, del progetto di Expo cattolico che vedrà la luce alla GMG 2013. In quei giorni a Rio de Janeiro verranno allestiti oltre 200mila metri quadri di esposizione per distributori cattolici di prodotti miranti all’annuncio e alla solidarietà. Presenti nello spazio fiera anche gruppi culturali, artistici, e ambienti dove sarà possibile collegarsi ad internet. La fiera potrà ospitare fino a 100mila persone al giorno.

SIR

Amato: la mafia è intrinsecamente anticristiana, contro il Vangelo. Il Papa proclamerà San Giovanni d'Avila e Ildegarda di Bingen dottori della Chiesa

''La mafia è intrinsecamente anticristiana''. Lo afferma, in un'intervista a L'Osservatore Romano, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a proposito del decreto firmato la scorsa settimana da Papa Benedetto XVI che riconosce il martirio del sacerdote palermitano ucciso dalla mafia don Pino Puglisi, presto Beato. ''L'odio verso don Puglisi - ricorda il card. Amato - era determinato semplicemente dal fatto che si trattava di un sacerdote che educava i giovani alla vita buona del Vangelo. Dunque sottraeva le nuove generazioni alla nefasta influenza della malavita''. Per il porporato, quella di don Puglisi è ''una causa di martirio, perchè è stato ucciso in 'odium fidei'. Ovviamente, qui bisogna chiarire cosa significa in 'odium fidei', dal momento che la mafia viene descritta spesso come una realtà 'religiosa', una realtà i cui membri sembrano apparentemente molto devoti''. ''Noi - spiega il card. Amato - abbiamo approfondito questo aspetto e abbiamo visto come, da una parte, abbiamo un'organizzazione che, più che 'religiosa', è essenzialmente 'idolatrica'. Anche il paganesimo antico era 'religioso', ma la sua religiosità era rivolta agli idoli. Nella mafia gli idoli sono il potere, il denaro e la prevaricazione. E' quindi una società che, con un involucro pseudo religioso, veicola un'etica antievangelica, che va contro i dieci comandamenti e il Vangelo. La Scrittura dice: non uccidere, non dire falsa testimonianza. Nella ideologia mafiosa, invece, si fa esattamente l'opposto. Gesù ha detto di perdonare ai nemici e qui troviamo il contrario: la vendetta''. Quanto alla possibilità che il riconoscimento del martirio di don Puglisi apra le porte per i casi simili di altri sacerdoti, il card. Amato afferma: ''Pur in un contesto nuovo, anche in don Puglisi si verifica il concetto tradizionale di martirio e cioè, appunto, un battezzato ucciso in odio alla fede. Don Puglisi è stato ucciso in quanto sacerdote, non perchè immerso in attività socio-politiche particolari. Ucciso in quanto predicava la dottrina cristiana ed educava i giovani a vivere con coerenza il loro battesimo. Non per altro. Non andava contro nessuno. Per quanto riguarda altri casi, sono i vescovi che nelle varie diocesi operano il discernimento opportuno. Per don Puglisi si è fatta promotrice l'arcidiocesi di Palermo''. ''Il 7 ottobre, all'apertura del Sinodo, nella Basilica di San Pietro saranno proclamati due nuovi dottori della Chiesa: San Giovanni d'Avila, un grande formatore di sacerdoti conosciuto soprattutto in America Latina, e Ildegarda di Bingen, una badessa benedettina, grande mistica e personaggio dalla cultura enciclopedica'', ha ricordato il card. Amato. Sulla figura di Ildegarda, il porporato spiega: ''Molto conosciuta in Germania, soprattutto per gli aspetti più comprensibili alla cultura laica, come la musica o la conoscenza delle piante. Per la Chiesa è importante la sua esemplarità di vita e la sua dottrina spirituale e teologica. Veramente una bella figura. La sua richiesta di dottorato fu avanzata dall'Episcopato tedesco alla fine degli anni Settanta. Abbiamo anche ritrovato nell'archivio uno scritto firmato da tutti i vescovi tedeschi: la terza firma è quella dell'allora cardinale Joseph Ratzinger. Il Papa, il 10 maggio, ha promulgato il decreto della canonizzazione equipollente di Ildegarda, cioè dell'estensione del suo culto liturgico a tutta la Chiesa''.

Asca

Se il prete dà fastidio alla cultura mafiosa anticristiana: il card. Angelo Amato parla dei recenti decreti approvati da Benedetto XVI

La Congregazione con la porta girevole. Gli ultimi segretari del dicastero del Culto Divino sostituiti prima del tempo. Aperte le scommesse su Roche

La scorsa settimana è stata annunciata la nomina di un nuovo segretario della Congregazione per il Culto Divino. È il vescovo inglese Arthur Roche. Ha preso il posto di Joseph Augustine Di Noia, che al Catholic News Service, l'agenzia on line della Conferenza Episcopale del suo paese, gli Stati Uniti, ha dichiarato di essere rimasto "flabbergasted", sbalordito dal fatto di dover lasciare l’incarico dopo soli tre anni. In effetti, nei sette anni del Pontificato di Benedetto XVI, Di Noia è il terzo ecclesiastico che lascia l’incarico di numero due di questo dicastero vaticano prima del termine del canonico mandato quinquennale. Un record anomalo. Tanto più che il dicastero in questione è quello che ha competenze specifiche sulla liturgia, una questione che sta massimamente a cuore a Benedetto XVI. Dal 1996 a oggi la Congregazione per il Culto Divino ha cambiato tre prefetti. Quell’anno, infatti, alla guida del dicastero Giovanni Paolo II chiamò il vescovo cileno Jorge Arturo Medina Estevez che, creato cardinale nel 1998, rimase al suo posto fino al 1° ottobre 2002 quando gli subentrò il cardinale africano Francis Arinze, che vi è rimasto fino al 9 dicembre 2008, quando Benedetto XVI ha chiamato a succedergli l'attuale prefetto, il porporato spagnolo Antonio Cañizares Llovera. Si è trattato di cambi regolamentari, intervenuti quando i prefetti in questione avevano superato i 75 anni canonici, di otto mesi Medina e di tredici mesi Arinze. Tali cambi sono avvenuti senza grossi scossoni nella linea di governo. Tutti e tre i prefetti, infatti, sono stati portatori di una correzione di rotta rispetto agli abusi liturgici registrati con la riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, anche se in modo diverso. Più aggressivo Medina, che nel 2001 volle fortemente l’istruzione "Liturgiam autenthicam" per una più fedele tradizione dal latino, nel 2002 portò a termine una terza "editio typica" latina del Messale Romano e istituì presso la Congregazione il comitato "Vox clara" per le traduzioni liturgiche in inglese, come contraltare vaticano all’International Commission on English in the Liturgy, organismo di raccordo tra le Conferenze Episcopali anglofone, egemonizzato dai progressisti, che fino ad allora ne aveva il monopolio. Più morbido Arinze. Forte nelle parole ma debole nei fatti, almeno finora, Cañizares. Diversa è stata invece la successione dei segretari di questa Congregazione, molto più tormentata e dibattuta. Va tenuto presente che in un dicastero, se a dare le direttive è il prefetto, è poi il segretario ad avere il potere di metterle in pratica. Quando Medina divenne prefetto trovò in carica come segretario, dal 1991, il brasiliano Geraldo Majella Agnelo, di vedute alquanto progressiste, il quale ben presto, nel gennaio 1999, venne promosso arcivescovo di Sao Salvador da Bahia e creato cardinale. Prima però di tornare in Brasile, Agnelo autorizzò, all’insaputa di Medina che era in Cile per le ferie natalizie, il trasferimento dell’intero archivio della Congregazione all’Archivio Segreto vaticano, col risultato di renderlo inaccessibile. Alcuni collegarono questa sua iniziativa col fatto che il segretario particolare di Medina aveva pubblicato un libro, basato sui diari inediti del card. Fernando Antonelli, molto critico della riforma liturgica e soprattutto del ruolo che vi aveva avuto l’arcivescovo Annibale Bugnini. Nel febbraio 1999 venne nominato il nuovo segretario. Era il benedettino italiano Francesco Pio Tamburrino, 60 anni, anche lui progressista, di idee più vicine ad Agnelo che a Medina. Restò in carica poco più di quattro anni, dopodichè, il 2 agosto 2003, venne trasferito all’arcidiocesi, non certo di primo piano, di Foggia-Bovino, dove rimane tuttora. Al suo posto venne chiamato un altro ecclesiastico, anche lui italiano e anche lui con vedute liturgiche vicine al predecessore. Era mons. Domenico Sorrentino, 55 anni, che negli anni precedenti aveva collaborato con l’ufficio che redige i discorsi dei Pontefici, all'epoca coordinato dall’arcivescovo Paolo Sardi, oggi cardinale. Ma anche Sorrentino durò poco. Il 19 aprile 2005 era stato eletto Papa Benedetto XVI, che mostrava di avere idee molto nette sulla liturgia, simili a quelle di Medina (che forse anche per questo aveva un volto visibilmente soddisfatto quando, da cardinale protodiacono, toccò a lui dare l'annuncio dell'"Habemus papam"). E sette mesi giusti dopo, il 19 novembre, Sorrentino venne mandato a guidare la prestigiosa, ma non cardinalizia, diocesi di Assisi. Era durato poco più di due anni. Nella Conferenza Episcopale italiana, sia Sorrentino che Tamburrino fanno parte della commissione per la liturgia, dove non siede invece il vescovo di Albenga Mario Olivieri che da anni è membro della Congregazione per il Culto. Ma torniamo al 2005. Il 10 dicembre Papa Joseph Ratzinger nomina come segretario della Congregazione il cingalese Malcolm Ranjith Patabendige Don, 58 anni, richiamandolo dalla nunziatura in Indonesia, dove era stato mandato in “esilio” nell’aprile 2004 dopo una sfortunata esperienza da segretario aggiunto della Congregazione "de Propaganda Fide", nella quale non aveva legato con l’allora prefetto, il card. Crescenzio Sepe, che Benedetto XVI nominerà arcivescovo di Napoli nel maggio 2006. Ranjith ha idee molto chiare sulla liturgia, ed è molto stimato anche nel mondo tradizionalista. E così quando nel 2008 arriva dalla Spagna come prefetto Cañizares, con la fama di “piccolo Ratzinger”, i fautori di una "riforma della riforma" in campo liturgico pensano che la Congregazione che dovrebbe essere il motore di questa riforma sia finalmente guidata da una coppia di sicura efficacia. Ma non sarà così. Il 16 giugno 2009, dopo meno di quattro anni, anche Ranjith lascia l’incarico di segretario. Benedetto XVI viene convinto, nonostante il parere contrario di Cañizares, del fatto che la sua presenza sia più importante nella sua patria, lo Sri Lanka, che a Roma nel campo liturgico. E così Ranjith viene nominato, con la malcelata soddisfazione dei progressisti, arcivescovo di Colombo. E al suo posto arriva il domenicano statunitense Di Noia, 66 anni, dal 2002 a Roma come sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma ancora non fluente nella lingua di Dante nonostante i genitori italiani. A Ranjith comunque, a differenza di quanto capitato ai suoi due immediati predecessori, Papa Ratzinger non fa mancare l’onore della porpora. Benedetto XVI lo crea cardinale nel primo Concistoro utile, quello del 20 novembre 2010. Nessuno dei due precedenti arcivescovi di Colombo erano stati fatti cardinali. Con la coppia Cañizares-Di Noia al vertice, la Congregazione sembra cadere in un cono d’ombra. Di Noia non ha la determinatezza di un Ranjith. E il cardinale spagnolo, oltre a non nascondere una simpatia per i neocatecumenali che si traduce in indulgenza per le loro strane liturgie, non disdegna di tornare spesso in patria, forse con un occhio a Madrid dove il card. Antonio Maria Rouco Varela nel 2014 terminerà il mandato di presidente della Conferenza Eepiscopale spagnola e quindi, a 78 anni, dovrebbe lasciare la guida della diocesi. Così anche l’idea proclamata di costituire nella Congregazione per il Culto Divino un ufficio che si occupi dell’architettura e dell’arte liturgica si affloscia per l'opposizione del card. Gianfranco Ravasi, teologicamente e liturgicamente meno in sintonia con Papa Ratzinger di Cañizares, che rivendica al suo Pontificio Consiglio della Cultura, pur di rango inferiore, la competenza sull’argomento. Ancora una volta, quindi, la Congregazione per il Culto Divino non sembra funzionare. E così, per la quarta volta in sette anni, si assiste a un cambio anzitempo del suo segretario. Di Noia è stato trasferito alla vicepresidenza della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", incarico non previsto dall’organigramma di questo organismo, ristrutturato nel 2009 col Motu Proprio "Ecclesiae unitatem", che ha il compito di seguire le comunità tradizionaliste e sanare la frattura col mondo lefebvriano. Incarico di per sé non cardinalizio. Ed è un cambio che potrebbe ripresentare gli stessi problemi dei precedenti. Il subentrante vescovo inglese Roche, infatti, 62 anni, è pupillo del cardinale emerito di Westminster, il "liberal" Cormac Murphy O’Connor, di cui è stato anche ausiliare. E già in passato, con grande preoccupazione negli ambienti più conservatori della Curia romana, il suo nome era circolato per l’incarico ottenuto ora. Va però detto che il modo fermo con cui Roche, da presidente dell'International Commission on English in the Liturgy dal 2003 al 2012, ha difeso la nuova traduzione del ;essale in inglese, redatta all’insegna di una effettiva maggiore fedeltà alla "editio typica" latina, gli ha guadagnato l’ostilità della componente più progressista dell’episcopato anglofono. Quando arriverà a Roma, Roche, che ha studiato teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana nei primi anni Novanta, avrà modo di far conoscere più chiaramente la sua linea. Sarà interessante, ad esempio, verificare come si confronterà con l’impegno della Congregazione nel dare la propria "recognitio", cioè il via libera dopo una revisione, alla traduzione italiana del Messale, che, nella versione approvata dai vescovi della CEI, si discosta dall’originale latino più di quella inglese. Senza contare, ovviamente, che sarà anche curioso verificare se, dopo i quattro tentativi falliti di Tamburrino, Sorrentino, Ranjith e Di Noia, Roche riuscirà finalmente a portare a termine il proprio quinquennio di nomina.

Sandro Magister, www. chiesa

I passi dimenticati dell'Istruzione sulla Teologia della liberazione firmata dal card. Ratzinger: condanna solo per quella che adotta analisi marxista

In occasione della nomina del nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il vescovo tedesco Gerhard Ludwig Müller è stato ricordato il suo legame con Gustavo Gutierrez, uno dei padri della Teologia della Liberazione. Si è diffusa l’idea che Giovanni Paolo II e l’allora card. Joseph Ratzinger, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, abbiano condannato senza appello questa teologia e dunque il rapporto tra un vescovo e un teologo liberazionista (peraltro mai condannato o sanzionato da Roma) sarebbe un elemento "sospetto". In realtà l’Istruzione "Libertatis nuntio", pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 6 agosto 1984 metteva in guardia dai rischi e dalla deviazioni di quella Teologia della liberazione che adottava l’analisi marxista della realtà. Erano anni in cui nel "Continente della speranza" c’erano dittature e una parte della Chiesa era schierata con movimenti di liberazione di stampo marxista, anche se con il viaggio di Papa Wojtyla a Puebla, nel 1979, per la riunione dei vescovi del Celam aveva segnato una svolta. Erano gli anni di Reagan, e gli Stati Uniti stanno combattendo con tutti i mezzi "l’impero del male" sovietico: una battaglia cruciale avveniva proprio in America Latina. Nel mirino della Congregazione non c’era però tutta la Teologia della liberazione, nata nei Paesi dell’America Latina negli anni del post-concilio, né tanto meno la sua "opzione preferenziale per i poveri". Ma soltanto l’analisi marxista che alcuni dei teologi utilizzavano. Il documento parlava infatti della "tentazione di ridurre il Vangelo della salvezza ad un vangelo terrestre", del rischio di "dimenticare e rinviare a domani l’evangelizzazione". Contestava gli "a priori ideologici" che venivano usati come presupposti per la lettura della realtà sociale da parte di certa teologia, che presentava la lotta delle classi come "una legge oggettiva, necessaria" e faceva credere che "entrando nel suo processo, dalla parte degli oppressi si 'fa' la verità, si agisce 'scientificamente'. Di conseguenza, la concezione della verità va di pari passo con l’affermazione della necessità della violenza". L’Eucarestia si trasformava in "celebrazione del popolo in lotta", il "Regno di Dio e il suo divenire si tende ad identificarlo con il movimento della liberazione umana". È proprio con la pubblicazione di "Libertatis nuntio" che il card. Joseph Ratzinger, arrivato due anni prima alla guida del dicastero dottrinale della Santa Sede, comincia ad essere indicato come il "nemico" dei teologi più aperti, l’"affossatore" delle speranze che il Concilio aveva suscitato nei Paesi poveri. E quello che arriva dalla Chiesa Cattolica wojtyliana viene fatto passare come un segnale di appoggio ai regimi anticomunisti che governano diversi stati dell’area latinoamericana. Eppure, a leggere integralmente quel primo documento sulla Teologia della liberazione, si scoprono passaggi che dimostrano il contrario. "Questo richiamo - scrive la Congregazione nell’introduzione del documento - non deve in alcun modo essere interpretato come una condanna di tutti coloro che vogliono rispondere con generosità e con autentico spirito evangelico alla 'opzione preferenziale per i poveri'". L'Istruzione "non dovrebbe affatto servire da pretesto a tutti coloro che si trincerano in un atteggiamento di neutralità e di indifferenza di fronte ai tragici e pressanti problemi della miseria e dell’ingiustizia. Al contrario, essa è dettata dalla certezza che le gravi deviazioni ideologiche denunciate finiscono ineluttabilmente per tradire la causa dei poveri". "Più che mai - continua il documento - la Chiesa intende condannare gli abusi, le ingiustizie e gli attentati alla libertà, ovunque si riscontrino e chiunque ne siano gli autori, e lottare con i mezzi che le sono propri, per la difesa e la promozione dei diritti dell’uomo, specialmente nella persona dei poveri". L’istruzione sostiene inoltre che "lo scandalo delle palesi disuguaglianze tra ricchi e poveri... non è più tollerato". E che "il richiamo contro le gravi deviazioni, di cui sono portatrici talune 'teologie della liberazione', non deve assolutamente essere interpretato come un’approvazione, neppure indiretta, di coloro che contribuiscono al mantenimento della miseria dei popoli, di coloro che ne approfittano e di coloro che questa miseria lascia rassegnati o indifferenti. La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall’amore dell’uomo, ascolta il grido che invoca giustizia e vuole rispondervi con tutte le forze". Non manca, nel finale del documento, un riferimento al ruolo dei vescovi, particolarmente significativo per quegli esponenti della gerarchia cattolica considerati troppo "morbidi" con il potere se non "organici" ad esso. "I difensori della 'ortodossia' sono talvolta rimproverati di passività, di indulgenza o di complicità colpevoli nei confronti delle intollerabili situazioni di ingiustizia e dei regimi politici che mantengono tali situazioni. Si richiede da parte di tutti, e specialmente da parte dei pastori e dei responsabili la conversione spirituale, l’intensità dell’amore di Dio e del prossimo, lo zelo per la giustizia e la pace, il senso evangelico dei poveri e della povertà. La preoccupazione della purezza della fede non deve essere disgiunta dalla preoccupazione di dare, mediante una vita teologale integrale, la risposta di un’efficace testimonianza di servizio del prossimo, e in modo tutto particolare del povero e dell’oppresso".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Istruzione circa alcuni aspetti della Teologia della liberazione - Libertatis nuntius

Oggi e domani riunione del Consiglio dei cardinali per i problemi organizzativi ed economici che approverà i bilanci consolidati 2011 della Santa Sede

Il Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede ha iniziato questa mattina la sua riunione con l'obiettivo, tra gli altri, di approvare, come ogni anno, i bilanci consolidati della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. La riunione, alla quale hanno partecipato anche gli ultimi tre nominati, Polycarp Pengo, Telesphore Placidus Toppo, John Tong Hon, dovrebbe terminare domani pomeriggio. E ciò mentre a Strasburgo è in corso la riunione plenaria di Moneyval, l'organismo del Consiglio d'Europa che valuta la legislazione antiriciclaggio dei vari Paesi europei e proprio domani definirà il livello di adesione ai parametri di trasparenza finanziaria dalle nuove leggi e organismo messi a punto dalla Santa Sede. A guidare la delegazione vaticana è mons. Ettore Balestrero, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. Ieri il Papa aveva ricevuto in udienza il card. Giuseppe Versaldi (foto), presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. Non è escluso che i bilanci vengano presentati prossimamente in Vaticano con una conferenza stampa.

TMNews, Agi

Nuova Commissione nazionale per la protezione dei bambini istituita dai vescovi belgi: coordinare prevenzione in collaborazione con le autorità civili

Coordinare le linee di condotta già in vigore e l’azione delle varie istituzioni ecclesiali in collaborazione con le autorità civili per contrastare e prevenire in modo più incisivo il fenomeno degli abusi sessuali sui bambini. Sarà questa la missione centrale della nuova Commissione nazionale per la protezione dei bambini e dei giovani istituita il 1° luglio dalla Conferenza Episcopale belga. La sua istituzione, riferisce il sito di informazione cattolica Infocatho.be ripreso dall’agenzia Apic, completa la serie di misure annunciate lo scorso gennaio nel documento "Una sofferenza nascosta. Per un approccio globale degli abusi sessuali nella Chiesa" preparato dai vescovi e dai superiori religiosi per rispondere ai casi di abusi in seno alla Chiesa. Il documento, di 52 pagine, era stato pubblicato sulla scia dei lavori della Commissione parlamentare sugli abusi sessuali, che ha portato tra l'altro alla creazione di tribunali arbitrali incaricati a risarcire le vittime anche nei casi prescritti dalla legge. Nell’opuscolo i leader religiosi della Chiesa belga delineano un nuovo piano d'azione in cinque punti: volontà di stare dalla parte delle vittime; rompere il silenzio; cooperare per il riconoscimento e la riparazione; non lasciare in pace coloro che abusano e assicurare la prevenzione in futuro. Tra le misure annunciate per raggiungere questi obiettivi l’apertura di centri di contatto per le vittime che sono già operativi. La nuova commissione avrà appunto il compito di supportare i centri di contatto cui le vittime potranno rivolgersi per sottoporre i loro casi e ottenere risarcimenti, ma anche quella di garantire una collaborazione ottimale tra le autorità civili e quelle ecclesiastiche per garantire un approccio globale al problema della pedofilia. La Commissione renderà conto del proprio lavoro con una relazione annuale sulle denunce presentate e sul seguito dato ai vari casi. A presiederla è stato chiamato il professore emerito Manu Keirse, specialista in Psicologia dell’elaborazione del lutto presso la Facoltà di Medicina dell’Università cattolica di Lovanio. Tra i suoi membri figurano poi rappresentanti dei vescovi e dei superiori religiosi, dei responsabili dell’educazione cattolica, della pastorale giovanile nonché di medici e psicologi.

Lisa Zengarini, Radio Vaticana

Lunedì la visita di Benedetto XVI alla casa dei Verbiti di Nemi. Nel 1964 fu ospitato durante i lavori come perito del Concilio Vaticano II

Il Papa si trasferisce questo pomeriggio alle 17.30 in elicottero a Castel Gandolfo per il periodo estivo. Già lunedì prossimo Benedetto XVI farà una prima uscita pubblica, visitando la casa dei Verbiti di Nemi (foto), sulle pendici dell'altro lago dei Colli albani. Si tratta, ha spiegato il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi in un briefing, di una struttura alla quale Joseph Ratzinger è legato da un ricordo personale, poiché nel 1964, quando era perito al Concilio Vaticano II, vi fu ospitato assieme ad altri teologi per lavorare alcuni giorni sui temi conciliari.

TMNews

Prossima settimana la decisione su scarcerazione o domiciliari di Paolo Gabriele, eventuale processo in autunno. Nuovo presidente Ior dopo l'estate

Si avvicina la conclusione degli interrogatori formali di Paolo Gabriele e della fase istruttoria dell'inchiesta per il "furto aggravato" di cui è accusato. "Il giudice istruttore Piero Bonnet - ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un briefing con i giornalisti - deciderà la prossima settimana sulla scarcerazione o sugli arresti domiciliari e successivamente sul rinvio a giudizio". "Un eventuale processo, comunque, si celebrera' - ha chiarito - non prima del prossimo autunno". "Formalmente - ha aggiunto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede - l'assistente di camera dell'Appartamento Pontificio è ancora l'unico imputato, però sono stati interrogati altri e si vedrà se ci saranno altri indagati". Il gesuita ha voluto puntualizzare che essere "sentiti" non significa essere "sospettati" non ha fornito altri dettagli. La commissione di tre cardinali, Herranz, De Giorgi e Tomko, incaricata dal Papa di un'indagine distinta da quella portata avanti da magistratura e gendarmeria vaticana, intanto, "prosegue i suoi lavori". Se a metà giugno avevano avuto "audizioni" con 23 persone (oltre al maggiordomo del Papa, superiori e impiegati, chierici e laici, nonché altre persone informate dei fatti), ora il numero degli 'audizionati' è salito a 28. Il successore di Ettore Gotti Tedeschi alla presidenza dello Ior non verrà nominato prima della fine dell'estate, ha poi precisato il portavoce vaticano. "Non ci sarà né un commissario né una commissione", ha detto il gesuita smentendo ipotesi di stampa circa una ulteriore evoluzione della vicenda vaticana di Gotti Tedeschi. "La situazione è chiarita: Gotti Tedeschi non è più presidente, si sta cercando un nuovo presidente per il quale non vi è l'aspettativa in estate". Rispondendo alle domande dei cronisti, Lombardi ha precisato che non vi è uno "stallo" nella "buona scelta" del prossimo presidente dello Ior ma si seguono i "tempi normali" per una selezione rallentata dall'estate.

Agi, TMNews

Il Papa in Libano. Il programma ufficiale: tappe a Beirut, Harissa per l'Esortazione Apostolica, Bzommar, Bkerké e Charfet. Sette i discorsi

La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma del viaggio apostolico del Papa in in Libano, in programma dal 14 al 16 settembre prossimi. Occasione del 24° viaggio internazionale di Benedetto XVI è la firma e la pubblicazione dell’Esostazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. Un viaggio per abbracciare tutti i popoli del Medio Oriente. Benedetto XVI partirà da Ciampino la mattina del 14 settembre alla volta di Beirut, dove poco prima delle 14.00 locali si terrà la cerimonia di benvenuto nell’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri”. Il Papa si trasferirà dunque nel pomeriggio ad Harissa, dove nella Basilica di St. Paul firmerà l’Esortazione Apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. Il giorno dopo, nella mattinata, il Pontefice compirà la visita di cortesia al presidente della Republica nel palazzo presidenziale di Baabda. Qui, successivamente, incontrerà i capi delle comunità religiose musulmane, i membri del governo, delle istituzioni con il corpo diplomatico e i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura. Il Papa pranzerà poi con i Patriarchi, i vescovi del Libano e i membri del Consiglio speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, nel refettorio del Patriarcato armeno cattolico di Bzommar. La seconda giornata di Benedetto XVI in Libano si concluderà con l’incontro con i giovani nel piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerké (foto). Domenica 16 settembre, il Papa presiederà la Messa e consegnerà l’Esortazione Apostolica post-sinodale per il Medio Oriente, al Beirut city center waterfront. Quindi, dopo il congedo dalla nunziatura apostolica ad Harissa, avrà un incontro ecumenico nel Salone d’onore del Patriarcato siro-cattolico di Charfet. Infine, intorno alle 18.30 locali, la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Beirut. Il rientro a Roma è previsto poco prima delle 22.00. In un briefing con i giornalisti, il direttore della Sala Stampa vaticana Federico Lombardi si è soffermato sulla situazione siriana in vista del viaggio di Benedetto XVI: "La situazione in Siria è quella che sappiamo e che sentiamo ogni giorno dalle informazioni. Però, la preparazione del viaggio e la prospettiva che la situazione in Libano sia sotto controllo e il viaggio si possa svolgere normalmente è quella in cui siamo oggi e continuiamo a muoverci senza incertezze".

Radio Vaticana

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012) - PROGRAMMA

Semeraro: gratitudine e gioia per la presenza del Papa a Castel Gandolfo. Riconoscenti per l'esempio delle preziose occasioni che offre questo tempo

“Gratitudine” a Benedetto XVI e “gioia” per “la sua presenza a Castel Gandolfo”. Con questi sentimenti mons. Marcello Semeraro (foto), vescovo di Albano, si prepara ad accogliere il Papa a Castel Gandolfo (città situata nella diocesi di Albano), dove si trasferirà questo pomeriggio per trascorrere un periodo di riposo. In un messaggio “al clero, ai religiosi e a tutti i fedeli della Chiesa di Albano”, il vescovo afferma che domani avrà “personalmente la gioia di accoglierlo e di esprimergli, anche a nome di tutti voi, il saluto e l’augurio perché le prossime settimane siano per lui spazio di riposo e di ristoro”. Durante il periodo estivo, ricorda mons. Semeraro, “accade di frequente che il Papa ci ricordi quali siano le preziose occasioni che offre questo tempo: stare in più prolungato dialogo con il Signore con una più distesa e serena preghiera; favorire un più approfondito incontro con noi stessi nel silenzio e nello studio; ricercare sane relazioni nella famiglia e con gli amici per vivere l’amicizia e la solidarietà fraterna; gustare la bellezza della natura e prenderne occasione per lodare il Creatore. In tutto ciò Benedetto XVI ci dà esempio e anche per questo gli siamo molto riconoscenti”. “Per questi mesi - prosegue il vescovo di Albano - rimangono stabili gli appuntamenti consueti della preghiera dell’Angelus al mezzogiorno della Domenica e poi, nel mese di agosto, sempre a Castel Gandolfo riprenderanno le ‘udienze del mercoledì’. Rimane fisso pure l’appuntamento del 15 agosto - Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria - con la Santa Messa celebrata nella parrocchiale di Castel Gandolfo”. Come già negli anni scorsi, fa sapere mons. Semeraro, “anche ora le comunità parrocchiali si preparano ad avvicendarsi ed essere presenti a questi appuntamenti: la presenza fisica del Papa è per noi di stimolo e d’incoraggiamento. Questa volta, poi, l’incontro con lui ci disporrà a bene introdurci nell’Anno della fede. Da tutti noi, allora, un caloroso benvenuto al Papa insieme con il filiale e affettuoso augurio”.

SIR


Nel pomeriggio, il Papa si trasferisce a Castel Gandolfo. Intervista con mons. Semeraro