mercoledì 3 febbraio 2010

Il Papa nel Regno Unito. Una serie di incontri con esperti sui temi della fede cattolica in preparazione al viaggio e alle annunciate critiche

Un team di circa 25 esperti e comunicatori cattolici nei prossimi mesi si 'allenerà' a rispondere a tutte le possibile critiche e accuse che verrano rivolte contro il Papa e i 'papisti': è l'iniziativa dei cattolici britannici, indipendente dalla Conferenza Episcopale, in preparazione al viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito. Il gruppo, denominato Catholic Voices, inizierà da marzo, con cadenza quindicinale, una serie di incontri con esperti sui temi più controversi della fede cattolica, così da affilare le 'armi' da mettere in campo nel dibattito mediatico, ed è previsto anche un corso di comunicazione di tre giorni. La formazione della squadra di comunicatori di emergenza cattolici si concluderà in giugno con un ritiro spirituale in un'abbazia. Il gruppo, spiegano i suoi promotori, nasce dall'esperienza del Da Vinci Code Response Group, un gruppo di cattolici che si unirono per rispondere alle polemiche anti-cattoliche suscitate nel 2006 dall'uscita del film tratto dal libro di Dan Brown, 'Il Codice Da Vinci'. ''Stiamo cercando soprattutto facce nuove - dice Lord Brennan, uno degli ideatori di Catholic Voices -, gente che e' disposta a imparare il modo di far passare il proprio punto di vista nel fuoco rapido delle interviste e dei dibattiti mediatici. Il gruppo sarà a disposizione prima e durante la visita del Papa''.

Asca

Quaresima 2010. Giovedì 18 febbraio l'incontro del Papa con i sacerdoti della diocesi di Roma. Benedetto XVI terrà una lectio divina sul sacerdozio

Cambia la formula del tradizionale incontro quaresimale di Papa Benedetto XVI con i 'suoi' sacerdoti, quelli della diocesi di Roma: in una lettera inviata lo scorso 13 gennaio ai circa 1700 sacerdoti diocesani della Capitale, il vicario del Papa per Roma, il card. Agostino Vallini, annuncia che invece della consueta formula a domande e risposte, con i preti che presentano al pontefice i propri dubbi e quesiti, ''su suggerimento del Collegio dei Prefetti, il Santo Padre ha accolto la richiesta di tenere una lectio divina sul sacerdozio''. ''Avremo così il prezioso dono - spiega il cardinale - di ascoltare la Sua parola, che ci aiuterà a penetrare sempre meglio nel mistero della nostra identità sacerdotale e della nostra missione''. Nella lettera, il card. Vallini ha anche rimproverato i preti romani che l'anno scorso, a quanto pare, non hanno partecipato in massa all'incontro: ''Mi permetto di sollecitarvi di cuore - scrive - ad intervenire tutti, consapevoli che il Papa dedica solo a noi preti romani qualche ora del suo tempo prezioso. Confido che farete di tutto per non mancare. Lo scorso anno purtroppo erano pochi i sacerdoti di Roma, mentre tanti i sacerdoti studenti''. L'incontro del Papa con i sacerdoti di Roma si terrà giovedì 18 febbraio alle ore 11.

Asca

Il Patriarca russo Kirill: sulle questioni che interpellano i cristiani nel mondo moderno il Papa ha posizioni molto vicine a quelle ortodosse

“Tendenze positive” si sono registrate nell’anno appena trascorso, nel dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana. E’ un bilancio positivo quello che il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I (nella foto con Benedetto XVI) ha tracciato ieri parlando alla Conferenza dei vescovi che si è svolta a Mosca presso la Sala dei Concilii della Cattedrale di Cristo Salvatore. Vi hanno partecipato i vescovi della Chiesa ortodossa giunti a Mosca per celebrare il primo anniversario della sua intronizzazione. Il Patriarca Kirill ha presentato ai vescovi un lungo Rapporto sulle attività, visite e viaggi che hanno caratterizzato questo suo primo anno di leadership riservando un dettagliato paragrafo anche ai rapporti con la Chiesa cattolica. A questo proposito, Kirill ha detto: “Attività comuni e i numerosi incontri avuti con i rappresentanti della Chiesa cattolica hanno confermato che le nostre posizioni coincidono su numerose questioni che interpellano i cristiani nel mondo moderno. Sono l’aggressiva secolarizzazione, la globalizzazione, l’erosione dei tradizionali principi etici. Vale la pena sottolineare che su questi temi Papa Benedetto XVI ha preso posizioni molto vicine a quelle ortodosse. E ciò è dimostrato dai suoi discorsi, messaggi così come dalle opinioni di alti rappresentati della Chiesa Cattolica romana con i quali abbiamo dei contatti”. Il Patriarca Kirill ha notato come “una visione comune della tutela della dignità umana in Europa” sia emersa anche durante l’incontro che l’arcivescovo Hilarion Volokolamsky ha avuto in settembre con il Papa e con altri leader della Curia romana. Nella relazione, il Patriarca non nasconde ”i problemi esistenti” nelle relazioni bilaterali a cui “si continua a lavorare”. Ed in particolare ha parlato della “difficile situazione in Ucraina” auspicando “passi concreti” da parte cattolica.

Radio Vaticana

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Dal 1° luglio 2010 le registrazioni all'evento di Madrid. I diversi pacchetti e i costi d'iscrizione

Varia da un massimo di 210 ad un minimo di 30 euro il costo dell’iscrizione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011. Le iscrizioni saranno aperte il 1 luglio 2010. Lo rende noto il Comitato organizzatore della GMG spagnola che ha predisposto, per i partecipanti, ben sei possibilità di registrazione a seconda della durata del soggiorno, dei servizi richiesti (alloggio, pasti…) e della nazione di provenienza. Si va così dai 210 euro di iscrizione per i giovani provenienti dai Paesi più ricchi, che comprendono l’alloggio e i pasti per tutti i giorni dell’evento (16-21 agosto), fino ai 30 euro per coloro che giungono dai Paesi in via di sviluppo e che si iscrivono solo per il week end della GMG. In ogni caso le cifre riportate sono inferiori del 20% a quelle della GMG di Sydney del 2008, con una possibilità ulteriore di sconto se l’iscrizione, con relativo pagamento, giunge entro marzo del 2011. Tutte le varie opzioni includono l’assicurazione per eventuali incidenti, il trasporto sui mezzi pubblici per il week end, l’ingresso gratuito per tutte le attività culturali della GMG, l’accesso alle aree delle celebrazioni e lo zaino del pellegrino. Quest’ultimo conterrà, tra le altre cose, una guida di Madrid, il programma, il cappellino e la t-shirt con il logo della GMG. I soldi delle iscrizioni saranno usati per coprire le spese dell’evento. La partecipazione alla GMG, ricordano dal Comitato, è gratuita e tutti coloro che non intendono registrarsi avranno a disposizione apposite zone nei luoghi delle celebrazioni. Come tradizione, infine, è stato creato un fondo di solidarietà per facilitare la partecipazione di giovani con difficoltà economiche. Chi vuole potrà aggiungere 10 euro alla sua quota di iscrizione. Per iscrizioni e informazioni è disponibile il sito www.madridwyd2011.com.

SIR

Il card. Turkson e il futuro del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace da lui guidato: i dicasteri esistono per aiutare il Papa nella sua missione

Il card. Peter Kodwo Appiah Turkson (foto) è ora il più anziano prelato africano della Curia romana. Due settimane fa, l’arcivescovo di Cape Coast, Ghana, di 61 anni, ha ricevuto l’incarico di presiedere il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, al posto del card. Renato Martino, che si è ritirato per motivi di età. Parlando con lui, martedì 26 gennaio, nei suoi uffici di Trastevere a Roma, ha sottolineato che è ancora troppo presto per presentare i suoi piani per il dicastero, ma ha comunque dato qualche indicazione sulla sua futura direzione. Attingendo al suo background africano ha espresso l’auspicio di poter apportare al lavoro del Consiglio quel “grande senso di solidarietà” del continente. Uno dei temi principali del Sinodo per l’Africa dello scorso anno, del quale è stato Relatore generale, era “un senso comune di fratellanza dell’umanità” che, ritiene, “sarà utile per creare comprensione e giungere al perseguimento del bene comune”. Come suo secondo grande contributo auspica di poter apportare un forte senso di giustizia, forgiato attraverso la sua esperienza di vita in Africa, dove i Paesi sono da tempo caduti vittima di governi ingiusti o dello sfruttamento straniero. “Se potessimo vedere questo aspetto, se questo aspetto potesse essere migliorato, l’instaurazione della pace ne gioverebbe molto, perché vi è molta gente in Africa che se lo augura”. L’arcivescovo non ha voluto rivelare altre linee programmatiche, preferendo trarre spunto dalla leadership di Benedetto XVI. Infatti, uno dei primi compiti che si è imposto è quello di incontrare il Santo Padre per chiedergli della sua visione sul Consiglio. “Riconosco che lui è il Capo e che tutti i Dicasteri esistono per aiutarlo a svolgere la missione e il ministero della Chiesa”, afferma. “Quindi non vorrei che nulla dei miei programmi si discosti dai suoi”. Si propone poi di visitare tutti i presidenti dei dicasteri insieme al suo vice, il vescovo Mario Toso, anch’egli relativamente nuovo nel dicastero. In sintesi, spera di costruire su ciò che il card. Martino ha già ottenuto: “Mi perdonino gli africani questa espressione, ma non vorrei mai diventare come un Capo di Stato africano”, scherza. “Quando si insedia un nuovo governo, spazza via tutto ciò che ha fatto quello precedente, accusandolo di corruzione. Invece, io desidero mantenere un senso di continuità, per scoprire ciò che è stato fatto e quanto si è andati avanti”. Nato da madre metodista e padre cattolico a Wassaw Nsuta, nel Ghana occidentale, il card. Turkson ha studiato al seminario St. Anthony-on-Hudson di New York, prima di essere ordinato sacerdote a Cape Coast nel 1975. Ha proseguito gli studi svolgendo il dottorato presso il Pontificio Istituto biblico di Roma, prima di essere nominato Arcivescovo di Cape Coast nel 1992. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel 2003, all’età di 55 anni, diventando uno dei più giovani membri del Collegio cardinalizio. Con la nomina a Relatore generale del Sinodo per l’Africa dello scorso anno, è stato segnalato da molti come un prelato in forte ascesa. Alcuni hanno persino parlato di lui come un serio concorrente per il papato e possibile primo Papa nero. Ride a questa allusione e ripete ciò che aveva detto a una conferenza stampa durante il Sinodo: che quando un sacerdote accetta la sua vocazione, deve accettare anche la possibilità di diventare un giorno vescovo o cardinale. Se questo significa che un sacerdote africano diventi Papa, “perché no?”, si chiede. Ma non ritiene che sia necessariamente probabile, conscio del fatto che il mondo è ancora “abbastanza sensibile” al colore della pelle. “Come ha detto Eli nel libro di Samuele – aggiunge – Dio è Dio e farà ciò che a Lui par bene, pertanto lasciamolo a Lui”. Due temi concreti, probabilmente, saranno nei prossimi anni al centro dell'attenzione del dicastero presieduto dal card. Turkson. Il primo è il modo in cui i governi e il mondo della finanza intendono rispondere alla crisi economica e in che misura l’Enciclica sociale di Benedetto XVI "Caritas in veritate" verrà seguita dai leader mondiali; il documento sottolinea che alla base dell’attuale crisi vi è l’assenza di moralità, di etica e di verità. Sebbene a suo avviso è troppo presto per dire se le riforme che vengono attuate si pongono in linea con la "Caritas in veritate", la sua convinzione è che la gente sta prestando ascolto. “Ciò che posso dire per certo è che l’interesse dei governi del mondo, di prestare attenzione alle parole del Papa, si è rafforzato molto ultimamente”, afferma. “Questo interesse è per me forse la cosa più positiva: qualcuno finalmente è disposto ad ascoltare”. Riconosce, tuttavia, che il fatto che poi si agisca concretamente alla luce delle affermazioni del Papa è un’altra questione ancora, ma almeno l’attenzione è alta. Un secondo tema che sarà fondamentale è quello dell’ambiente. Un argomento oggetto di grande attenzione da parte di Benedetto XVI. Non crede che il Santo Padre stia elaborando una “nuova teologia” dell’ambiente, come qualcuno ha suggerito. “Si tratta piuttosto di adottare una coscienza ambientale”, afferma. Il cardinale sottolinea che la parola chiave che unisce la "Caritas in veritate" al Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che collega la cura per l’ambiente con la pace, è “solidarietà”. “Finora era normale riferirsi al senso umano di cura per il creato. Era questo il modo religioso o teologico di presentare la questione”, spiega. “Adesso è la solidarietà: che la nostra vita sulla terra dipende tanto dalla terra quanto da noi stessi. Pertanto, è come un tipo di rapporto simbiotico che noi dobbiamo apprezzare ora più che mai”. Il card. Turkson rifiuta poi ogni idea secondo cui la giustizia sociale sarebbe una preoccupazione prevalentemente di sinistra, considerandola come un retaggio della Teologia della liberazione degli anni ’60 e ’70. “Seguendo l’intuizione del Concilio Vaticano II per questo dicastero, il suo compito è di riflettere e tradurre la dottrina della Chiesa sui temi sociali”, afferma. “Penso che sia un punto di vista molto valido, a cui questo ufficio cerca di dare attuazione e, in questo senso, non lo vedo come un programma di sinistra”. Allo stesso tempo ritiene necessario “stare in allerta e vigiliare affinché non venga strumentalizzata” da ideologie politiche. Questo ci porta a una delle maggiori preoccupazioni del cardinale: la scarsa catechesi in Africa, sia dei laici che dei sacerdoti, che tende a impegnare la mente ma non il cuore, portando quindi alla superficialità. Il Cristianesimo – sottolinea – ha a che vedere con un evento, un’esperienza e in ultima analisi con una conversione. Troppo spesso – afferma – la catechesi è stata svolta limitando Gesù a informazioni e idee, anziché a insegnamento ed esperienza personale. La fede è spesso insegnata a memoria e questo – teme – ha le sue conseguenze. “Possiamo concludere che abbiamo gente nei seminari che non ha mai fatto un’esperienza reale di Gesù; che ha solo una nozione di un qualche Gesù, e questo è destinato a perpeturarsi”, lamenta. “Non puoi dare ciò che non hai”. Osservo che forse questo è anche un problema dell’Occidente. “Non volevo dire questo!”, ride, “ma questo potrebbe ben essere l’origine della crisi che abbiamo dalle nostre parti”. I cattolici che non hanno fatto l’esperienza di Gesù in questo modo, ma che si basano meramente sulla ragione, hanno più probabilità ad essere persuasi da un’altra persona “che sembra più convinta e più logica”, sostiene. La sua fermezza nella fede e nella ragione e la sua consapevolezza della necessità della solidarietà, fanno ben sperare per la sua futura collaborazione con il Santo Padre. Se a ciò si aggiunge la sua apertura, la sua franchezza e il suo buon umore, il card. Turkson appare foriero di buoni auspici come nuovo Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Edward Pentin, Zenit

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Twal: testimonia tutta la sollecitudine del Papa per le Chiese. Bisogna rafforzare la comunione

“Bisogna rafforzare la comunione, all’interno di ogni Chiesa Cattolica d’Oriente, tra tutte le chiese cattoliche e con le altre cristiane. Allo stesso tempo occorre rafforzare la testimonianza che diamo ad ebrei, musulmani e agli altri credenti e non credenti”. Lo ha ricordato il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal (nella foto con Benedetto XVI), nel corso della celebrazione per la Giornata mondiale della vita consacrata svoltasi ieri nella Città santa alla presenza di oltre 200 tra preti, religiosi e consacrati. Nell’omelia, letta dal superiore dei padri Assunzionisti, padre Alain Marchadour, Twal ha sottolineato l’importanza del prossimo Sinodo per il Medio Oriente: “è un’iniziativa che testimonia tutta la sollecitudine del Pontefice per le Chiese. Il prossimo giugno Benedetto XVI sarà ancora nella nostra diocesi per una visita pastorale a Cipro e in questa occasione consegnerà ai vescovi e ai patriarchi l’Instrumentum laboris dell’Assemblea”. Alla redazione di questo documento, ha aggiunto il patriarca latino, “stanno contribuendo molti sacerdoti, religiosi e fedeli della nostra diocesi, fornendo risposte alle domande proposte”. Per Twal - riferisce l'agenzia SIR - il Sinodo offrirà l’opportunità di fare il punto sulla situazione anche politica del Medio Oriente “per dare ai cristiani una visione chiara del senso della loro presenza nella società musulmana e israeliana, del loro ruolo e missione, preparandoli ad essere testimoni di Cristo”. “Ad offrire questa testimonianza – ha concluso Twal – devono essere, in modo particolare, i vescovi, i preti e i diaconi. Ma anche i laici hanno un posto indispensabile nella Chiesa e nelle società di Terra Santa, dove esercitano la loro vocazione cristiana contribuendo alla santificazione del mondo”.

Radio Vaticana

Il Circo Americano si ebisce per un sorridente e divertito Benedetto XVI. Il saluto ai vescovi partecipanti all'incontro della Comunità di Sant'Egidio

Finale “a sorpresa” dell’Udienza generale di questa mattina. Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha assistito – applaudendo sorridente – ad una lunga, articolata e colorata coreografia dei giocolieri del “Circo Americano”, della Famiglia Togni, che Benedetto XVI ha poi incoraggiato, insieme ai rappresentanti dell’Unione sportiva “Anagni calcio”, “ad operare con generoso impegno per contribuire a costruire un futuro migliore per tutti”. Tra i circa 5 mila fedeli presenti oggi in Aula Paolo VI, il Santo Padre ha salutato inoltre i vescovi partecipanti all’incontro internazionale promosso dalla Comunità di sant’Egidio, auspicando che “questi giorni di riflessione e di preghiera siano fruttuosi per il ministero che ciascuno è chiamato a svolgere nella propria diocesi”. Indirizzando infine l’abituale triplice saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, Benedetto XVI ha ricordato che “ricorre oggi la memoria liturgica del martire San Biagio e nei prossimi giorni ricorderemo altri martiri: Sant’Agata, San Paolo Miki e compagni giapponesi”. “Il coraggio di questi eroici testimoni di Cristo – l’auspicio del Papa – aiuti voi, cari giovani,ad aprire il cuore all’eroismo della santità; sostenga voi, cari malati, ad offrire il dono prezioso della preghiera e della sofferenza per la Chiesa; e dia a voi,cari sposi novelli, la forza di improntare le vostre famiglie ai valori cristiani”.

SIR

Il Papa: nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario. Cristo il bene più prezioso che tutti hanno il diritto di conoscere e amare

''Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa?''. E' la provocazione lanciata questa mattina da Papa Benedetto XVI, nella catechesi dell'Udienza generale del mercoledì, svoltasi nell'Aula Paolo VI, dedicata alla figura di San Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Domenicani. Ordinato sacerdote, Domenico fu eletto canonico del capitolo della Cattedrale nella sua diocesi di origine, Osma. ''Anche se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nella Chiesa e nella società - ha osservato il Pontefice - egli non la interpretò come un privilegio personale, nè come l'inizio di una brillante carriera ecclesiastica, ma come un servizio da rendere con dedizione e umiltà''. ''Non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi'', ha detto il Papa. ''Sappiamo come le cose nella società civile, e, non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità''. Prima che le due massime aspirazioni di Domenico, evangelizzare chi non conosceva Cristo e rievangelizzare chi era stato fuorviato dalla fede, diventassero aspirazioni condivise da altri attirati dal suo carisma, il giovane castigliano ha modo di mettersi personalmente alla prova. Povero e austero, ha raccontato il Papa, il futuro Santo si dedica “con entusiasmo” alla predicazione agli Albigesi, un gruppo eretico medievale che disprezzava la materia fino a negare l’incarnazione di Cristo e che rigettava il lusso nel quale viveva parte del clero del tempo. L’esempio di sobrietà di Domenico colpisce nel segno e questa missione lo assorbirà per tutta vita, lasciando una traccia indelebile: “Questo grande Santo ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione: è Cristo, infatti, il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare!”. ''Coltivare'' la ''dimensione culturale'' della fede, ''affinchè la bellezza della verità cristiana possa essere meglio compresa e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa''. ''In quest'Anno Sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale dello studio'', ha detto il Pontefice, perchè ''la qualità del ministero sacerdotale dipende anche dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivelate''. L'esempio da seguire è quello di san Domenico, che ''volle che i suoi seguaci acquisissero una solida formazione teologica, e non esitò a inviarli nelle università del tempo, anche se non pochi ecclesiastici guardavano con diffidenza queste istituzioni culturali''. San Domenico, del suo Ordine, volle che i suoi frati ''vi si dedicassero senza risparmio, con diligenza e pietà'', attraverso ''uno studio fondato sull'anima di ogni sapere teologico, cioè sulla Sacra Scrittura, e rispettoso delle domande poste dalla ragione''. Anche la struttura interna del neonato Ordine riflette l’obiettivo che esso si era posto. Come per i Francescani, i membri sono mendicanti, senza cioè proprietà da amministrare e dunque più mobili e disponibili per gli scopi apostolici. Questa organizzazione, ha sottolineato Benedetto XVI, stimolava la “vita fraterna” esigendo “forti convinzioni personali”. “La scelta di questo sistema nasceva proprio dal fatto che i Domenicani, come predicatori della verità di Dio, dovevano essere coerenti con ciò che annunciavano. La verità studiata e condivisa nella carità con i fratelli è il fondamento più profondo della gioia. Il beato Giordano di Sassonia dice di san Domenico: ‘Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della carità e, poiché amava tutti, tutti lo amavano’”. Domenico di Guzman muore nel 1221 e 13 anni più tardi viene canonizzato. La sua vita, ha concluso il Papa, ci indica “due mezzi indispensabili affinché l’azione apostolica sia incisiva. Il primo è la devozione mariana, specie attraverso il Rosario, mentre il secondo deriva dalla cura che il Santo spagnolo prese in vita di alcuni monasteri femminili. Così facendo, ha detto il Pontefice, Domenico “credette fino in fondo al valore della preghiera di intercessione per il successo del lavoro apostolico. Solo in Paradiso comprenderemo quanto la preghiera delle claustrali accompagni efficacemente l’azione apostolica! A ciascuna di esse rivolgo il mio pensiero grato e affettuoso”.

Asca, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa