sabato 6 marzo 2010

Mons. Zollitsch: assicurerò al Papa la solidarietà dei vescovi tedeschi. Ciò che abbiamo deciso sui casi di pedofilia alleggerirà la sua situazione

"Porterò al Santo Padre i saluti dell'assemblea dei vescovi tedeschi e gli assicurerò la nostra solidarietà. E gli dirò personalmente come ci siamo posti la questione degli abusi sessuali, cosa abbiamo deciso, in che modo guardiamo al futuro per affrontare il problema": lo preannuncia il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, in vista dell'udienza in Vaticano venerdì 12 marzo. "Papa Benedetto - afferma Zollitsch ai microfoni dell'edizione tedesca di Radio Vaticana - si è occupato personalmente della situazione negli Stati Uniti e ora in Irlanda. Sono convinto che quel che abbiamo deciso vada nella giusta direzione e che noi diciamo chiaramente che si tratta di un terribile crimine. In questo siamo d'accordo con il Papa. Sono convinto che quel che abbiamo deciso non solo troverà la sua approvazione ma alleggerirà anche la sua situazione". Mons Zollitsch spiega, poi, che nell'udienza col Papa affronterà anche altri temi emersi nel corso della recente assemblea dei vescovi tedeschi a Friburgo. In particolare, l'invecchiamento della società e le vocazioni sacerdotali.

Apcom

Domani la visita del Papa alla Parrocchia romana di San Giovanni della Croce. Don Gemma: un regalo dal cielo a una comunità viva e in cammino

Roma comunità aperta: è una realtà popolare, crocevia di umanità vera dove si completano a vicenda esperienze spirituali diverse, la Parrocchia di San Giovanni della Croce a Colle Salario (foto), nel quadrante periferico nord della città, che domani accoglierà Benedetto XVI in visita pastorale. La comunità è letteralmente la casa di Dio tra le case, non certo di lusso, degli uomini. Anzi, per dodici anni, fino al 2001, è stato un negozio di 185 metri quadrati, con tanto di insegna luminosa, a far da chiesa, canonica e aula di catechismo. Ma quello stanzone era già una casa che faceva sentire una famiglia. È proprio lo stare in mezzo alla gente, con una pastorale sui marciapiedi, ad aver suscitato uno spirito di unità e di condivisione. "Fin dal primo giorno, ventuno anni fa, siamo stati davvero come una grande famiglia, ci siamo sentiti subito comunità" dice don Enrico Gemma, 68 anni, parroco fondatore, che da giovane ha vissuto l'esperienza del Carmelo così intensamente da ottenere che la parrocchia fosse dedicata a san Giovanni della Croce. È grazie a lui che oggi c'è un pezzo di Carmelo a Castel Giubileo. Per il parroco la visita del Papa "è un regalo dal cielo". L'appuntamento è per la Messa alle 9.30. Per chi non troverà posto in chiesa ci sarà un maxi-schermo nel salone parrocchiale, chiamato familiarmente "la casa". Don Gemma, che per 12 anni ha alzato la saracinesca della sua chiesa-negozio, ha visto nascere il quartiere che è ancora in forte espansione, con tutti i problemi di ogni periferia dove la crisi economica si fa sentire di più e cassa integrazione e disoccupazione sono la normalità. "L'esperienza di quei primi anni - riconosce - rimane fondamentale per la comunità. Ha segnato uno stile di vita che tuttora ci contraddistingue. Mentre il quartiere era ancora in costruzione si andava formando anche il primo nucleo della comunità. Favoriti dall'essere privi di strutture, di programmi e di tradizioni, abbiamo fatto una forte esperienza della Parola di Dio". L'abitudine all'essenziale, a rapporti umani diretti, non ha fatto sentire appagata la comunità nel passaggio dallo spazio arrangiato alla nuova chiesa. "Una volta entrati nel nuovo e grande complesso parrocchiale - ricorda - la vita è come esplosa in molteplici forme di attività e di partecipazione". La "Chiesa di persone" ha fatto buon uso della "chiesa di mattoni". Così "ora gli ambiti della liturgia, della catechesi e della carità sono articolati in efficienti programmi pastorali" e "proprio quest'anno sono oggetto della provvidenziale verifica che è in atto nella diocesi di Roma". "Le celebrazioni domenicali - racconta - sono abbastanza partecipate e ciascuna è animata, a turno, dai gruppi e dai movimenti". Il risultato è che "la partecipazione dei fedeli è più consapevole e attiva". La catechesi dell'iniziazione cristiana, insieme all'oratorio, coinvolge 400 bambini e ragazzi, tra gli 8 e 15 anni, seguiti da settanta catechisti e animatori. Inoltre 60 giovani "sono impegnati nei vari cammini spirituali" mentre la preparazione dei fidanzati al matrimonio (35 coppie ogni anno) e dei genitori al battesimo dei propri figli (70 all'anno) sono "preziose occasioni per far riscoprire un volto di Chiesa che molti di loro non conoscevano". La pastorale a San Giovanni della Croce è per forza di cose "giovanile", considerata l'età media dei residenti nel territorio. Le famiglie sono 3.300 - circa 16.000 gli abitanti - ma presto se ne aggiungeranno altre mille, "a mano a mano che vengono ultimate le nuove costruzioni". Per la maggior parte sono famiglie giovani, con figli ancora in età scolastica. "Un quarto della popolazione risiede nelle case popolari e non mancano tante situazioni di povertà e disagio" a cui la parrocchia risponde con la Caritas che "assiste oltre 80 famiglie in difficoltà". Don Gemma indica come caratteristica e "ricchezza della comunità" l'apertura fin dalla nascita "ai movimenti e alle nuove comunità ecclesiali. Insieme abbiamo maturato una più ampia coscienza di Chiesa e abbiamo potuto sperimentare nuove forme di evangelizzazione". Nella comunità sono attivi il movimento dei focolari, la comunità di Sant'Egidio, il cammino neocatecumenale, il rinnovamento carismatico e due movimenti mariani, la casa di Maria e il gruppo Sacri. "Questa particolare configurazione della comunità - spiega - da una parte ci dà l'opportunità di offrire ai fedeli diversi cammini spirituali e dall'altra ci impegna seriamente a coinvolgere tutte le realtà in un progetto pastorale unitario". Un ruolo di primo piano lo hanno i cento laici direttamente impegnati "nei vari ambiti pastorali e organizzativi" della parrocchia: si sentono corresponsabili dell'essere e dell'agire della Chiesa e non solo collaboratori del clero. E una testimonianza visibile di unità è sempre venuta dai sacerdoti e dalla loro "comunione gioiosa e operosa che è un segno e una grazia per la parrocchia". È con questa veste che domenica si presenterà al Papa una comunità che, conclude il parroco, "è tutt'altro che perfetta ma certamente viva e in cammino".

L'Osservatore Romano

'L'Osservatore Romano': la Santa Sede appoggia la diocesi di Ratisbona nel voler analizzare la dolorosa questione con decisione e in modo aperto

La Santa Sede ''appoggia'' la diocesi di Ratisbona ''nella propria disponibilità ad analizzare la dolorosa questione'' degli abusi sessuali ''con decisione e in modo aperto, ai sensi delle direttive della Conferenza Episcopale Tedesca''. E' quanto si legge in un articolo pubblicato oggi da L'Osservatore Romano, dedicato ai casi di pedofilia recentemente riemersi nella diocesi tedesca, e collegati al coro della Cattedrale, i Domspatzen, diretto per trent'anni dal fratello di Papa Benedetto XVI, mons. Georg Ratzinger. Il quotidiano vaticano riporta integralmente il comunicato in cui il vescovo della città tedesca, mons. Gerhard Ludwig Mueller, afferma che i ''due casi di abuso sessuale'' nella diocesi di Ratisbona ''riportati alla memoria'' in questi giorni ''erano pubblicamente noti già all'epoca e sono da considerarsi chiusi in senso giuridico'' e ''non coincidono con il periodo dell'incarico del Maestro Prof. Georg Ratzinger (1964-1994)''. Il presule chiarisce che il famoso coro dei Regensburger Domspatzen si compone di tre sezioni: ''Il Liceo (Gymnasium), gestito da un Direttore laico; il Convitto (Internat), gestito da un Sacerdote, assistito da educatori e pedagoghi; il Coro (Chor), diretto dal Maestro della Cappella del Duomo (Domkapellmeister)''. C'è poi la ''scuola elementare in Etterzhausen, ora in Pielenhofen, è un'istituzione indipendente dai Domspatzen; c'è una collaborazione solo su alcuni punti specifici nel campo dell'educazione musicale (perciò viene anche denominata Vorschule, cioè scuola preliminare dei Domspatzen)''. ''Negli ultimi giorni - spiega il vescovo -, due casi di abuso sessuale sono stati di nuovo riportati alla memoria'': il primo è un ''un fatto accaduto nell'anno 1958, commesso da parte del Vice-Direttore della scuola preliminare. Appena conosciuto il delitto, costui fu rimosso dall'incarico e fu anche condannato penalmente''. Il secondo, invece, riguarda ''una persona che lavorò nel 1958 per sette mesi presso i Domspatzen. Dopo 12 anni, fu condannata per un caso di abuso sessuale. Attualmente, si sta esaminando se ciò riguardi pure fatti accaduti durante quel periodo di sette mesi presso i Domspatzen''. ''Ambedue i casi erano pubblicamente noti già all'epoca e sono da considerarsi chiusi in senso giuridico. Non coincidono con il periodo dell'incarico del Maestro Prof. Georg Ratzinger (1964-1994)'' conclude mons. Mueller, precisando che ''è al vescovo di Ratisbona che spetta, in senso canonico, la competenza per le istituzioni della diocesi di Ratisbona''. ''La Santa Sede appoggia la Diocesi nella propria disponibilità ad analizzare la dolorosa questione con decisione e in modo aperto, ai sensi delle direttive della Conferenza Episcopale Tedesca''. ''L'obiettivo principale del chiarimento da parte della Chiesa - prosegue il breve commento - è di rendere giustizia alle eventuali vittime. Essa, inoltre, è grata per questo impegno di chiarezza all'interno della Chiesa e auspica che altrettanta chiarezza venga fatta anche all'interno di altre istituzioni, pubbliche e private, se veramente sta a cuore di tutti il bene dell'infanzia''.

Asca

Georg Ratzinger: anche se non so nulla sono certamente a disposizione della magistratura tedesca, è mio interesse che venga chiarito tutto

Al sito online Bild.de l'ex direttore del coro di Ratisbona, mons. Georg Ratzinger (foto), fratello maggiore di Papa Benedetto XVI, ha dichiarato che "se la magistratura tedesca mi invitasse a testimoniare, sarei certamente a disposizione, ma non ho nessuna informazione su attività punibili". "Sono al corrente delle accuse contro l'ex vicedirettore del convitto annesso al Duomo, Friedrich Z. Ma sono cose precedenti al mio periodo" ha detto mons. Georg. "Su Georg Z. (un altro dei due superiori del convitto), invece non ho mai saputo nulla di scorretto riguardante i cantori del coro". Georg Ratzinger ha saputo che successivamente Georg Z. "è tornato a casa sua a Vohenstrauss (Baviera) dove ha fondato una orchestra per strumenti a fiato e dove ci sarebbero stati comportamenti scorretti". "A quell'epoca si faceva rispettare rigorosamente l'ordine, ma allo stesso tempo c'erta una atmosfera umana e comprensiva" afferma. "Il rigore era necessario, in quanto veniva chiesta molta abilità. Ma c'era una atmosfera quasi famigliare. Spero che il mio coro non soffra a causa di queste accuse. E' però mio interesse che venga chiarito tutto" ha concluso don Georg.

Iris Press

Guido Bertolaso al Papa: la Protezione Civile un vero patrimonio operativo ma soprattutto etico, donne e uomini sempre pronti a servire il prossimo

La Protezione Civile è un "immenso valore di competenze e passione che abbiamo saputo, con i miei predecessori, costruire con tenacia e coraggio e che intendiamo a tutti i costi tutelare e difendere", in un periodo in cui "si vorrebbero confondere le responsabilità di alcuni con il lavoro e il merito di moltissimi". L’Italia si è vista regalare dalla Protezione Civile "un vero patrimonio operativo ma soprattuto etico, un valore prezioso che oggi rivendico con orgoglio, fatto di donne e uomini che insieme hanno scelto di essere sempre pronti a servire il prossimo". Così il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso (nella foto con Benedetto XVI), durante l’incontro con il Papa, che ha ricevuto stamani oltre 7mila volontari della Protezione Civile Italiana, insieme ai rappresentanti dei vigili del fuoco, della croce rossa, delle forze armate, delle forze dell`ordine, del corpo forestale, delle strutture del servizio sanitario nazionale, del soccorso alpino, della comunità scientifica e le altre componenti del sistema nazionale di Protezione Civile che hanno operato in Abruzzo dopo il terremoto del 6 aprile scorso. "La Provvidenza ha voluto che questa udienza cadesse proprio in occasione dell’undicesimo mese dalla tragedia del terremoto in Abruzzo. L’incontro di oggi, per il volontario di Protezione Civile, è il proseguimento ideale del dialogo che lei - ha detto Bertolaso al Papa - ha voluto iniziare lo scorso aprile, per realizzare il desiderio di ognuno dei presenti di conservare nella memoria e nel cuore il ricordo di questa giornata, in un momento in cui si vorrebbero confondere le responsabilità di alcuni e il merito di moltissimi". Alla frase è seguito un lungo applauso dei presenti. "Mondo e stampa internazionale si sono stupiti - ha detto il capo della protezione civile - di fronte alle tendopoli che abbiamo creato e al numero degli ospiti che in quelle tende hanno passato mesi, giovandosi dell’assistenza dei volontari, che hanno garantito pasti caldi, servizi sanitari intrattenimento per i bambini e assistenza psicologica". "E’ impossibile quantificare i frutti di questa solidarietà. E’ giusto così. La cifra caratteristica del volontario si rintraccia su un piano di coinvolgimento personale prodonfo. Il volontario di Protezione Civile - ha spiegato Bertolaso - non rinuncia alla efficacia e all’efficienza, ma innesta su una solida capacità operativa scelte compiute in una logica del dono gratuito". L’Italia è "l’unica nazione che ha dato dignità istituzionale alla presenza del volontario nelle attività di protezione civile. Almeno in questo posso affermare con orgoglio che il nostro Paese ha realizzato ciò che lei afferma nell’Wnciclica "Deus caritas est"", ha ricordato Bertolaso. "Siamo arrivati qui oggi - ha concluso Bertolaso - a chiederle di accettare l’omaggio dei volontari di Protezione Civile, l’omaggio a lei, a ciò che rappresenta, a ciò che insegna con la parola e con la vita. Grazie Padre Santo per ciò che ci ha detto a L’Aquila, grazie per il suo affetto e grazie soprattutto per oggi".

Il Secolo XIX.it

Il Papa: i volontari persone che contribuiscono a delineare il volto umano e cristiano della società. Siate icone viventi del Buon Samaritano

Papa Benedetto XVI ha incontrato questa mattina i volontari della Protezione Civile italiana nell'Aula Paolo VI in Vaticano, accompagnati dai sottosegretari Guido Bertolaso e Gianni Letta. ''Cari volontari e volontarie della Protezione Civile - ha detto il Pontefice -: so che avete molto desiderato questo incontro; posso assicurarvi che questo era anche il mio vivo desiderio''. Il pensiero del Papa va ai terremotati di San Giuliano di Puglia e all’Abruzzo. Durante la sua visita a Onna e L'Aquila lo scorso 28 aprile, ha ''potuto constatare di persona con quanto impegno vi siete prodigati per assistere coloro che avevano perduto i propri cari e le abitazioni''. ''Mi sembrano appropriate - ha aggiunto il Pontefice - le parole che vi rivolsi in quella occasione: 'Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell'amore con cui l'avete fatto. Grazie dell'esempio che avete dato'. E come non pensare con ammirazione ai tanti volontari e volontarie che hanno garantito assistenza e sicurezza alla folla sterminata di giovani, e non solo, presente all'indimenticabile Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, o venuta a Roma per l'ultimo saluto al Papa Giovanni Paolo II?''. ''La duplice dimensione della protezione - ha proseguito il Pontefice -, che si esprime sia durante l'emergenza che dopo, è bene espressa dalla figura del buon Samaritano, tratteggiata dal Vangelo di Luca. Questo personaggio ha dimostrato certamente carità e umiltà assistendo il malcapitato nel momento del massimo bisogno. E questo quando tutti - alcuni per indifferenza, altri per durezza di cuore - girano lo sguardo dall'altra parte".
"Il buon Samaritano insegna, però, ad andare oltre l'emergenza e a predisporre, potremmo dire, il rientro nella normalità. Egli, infatti, fascia le ferite dell'uomo riverso a terra, ma poi si preoccupa di affidarlo all'albergatore affinchè, superata l'emergenza, possa ristabilirsi''. I volontari ''non sono dei 'tappabuchi' nella rete sociale'' ma ''persone che veramente contribuiscono a delineare il volto umano e cristiano della società'' perchè ''senza volontariato, il bene comune e la società non possono durare a lungo, poichè il loro progresso e la loro dignità dipendono in larga misura proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere''. Il Pontefice ha poi affermato: ''Le finalità e i propositi della vostra associazione hanno trovato riconoscimento in appropriate norme legislative, che hanno contribuito al formarsi di un'identità nazionale del volontariato di Protezione Civile, attenta ai bisogni primari della persona e del bene comune''. “L’amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta”. Benedetto XVI ha ripreso la sua Enciclica “Deus caritas est” per ribadire che “l’amore del prossimo non può essere delegato”. E ha rilevato che “lo Stato e la politica, pur con le necessarie premure per il welfare, non possono sostituirlo”. “Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione, di aiuto”. L’amore del prossimo, ha proseguito, “richiede e richiederà sempre l’impegno personale e volontario”. ''Voi - ha proseguito - costituite una delle espressioni più recenti e mature della lunga tradizione di solidarietà che affonda le radici nell'altruismo e nella generosità del popolo italiano. Il volontariato di Protezione Civile è divenuto un fenomeno nazionale, che ha assunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi e oggi comprende circa un milione e trecentomila membri, suddivisi in oltre tremila organizzazioni''. “I termini ‘protezione’ e ‘civile’ – è stata la riflessione del Pontefice – rappresentano delle precise coordinate ed esprimono in maniera profonda” la missione della Protezione Civile. Una vera “vocazione”, l’ha definita il Papa, “proteggere le persone e la loro dignità” nei casi “tragici di calamità e di emergenza che minacciano la vita e la sicurezza di famiglie o di intere comunità”. Tale missione, ha concluso, ''non consiste solo nella gestione dell'emergenza, ma in un contributo puntuale e meritorio alla realizzazione del bene comune, il quale rappresenta sempre l'orizzonte della convivenza umana anche, e soprattutto, nei momenti delle grandi prove''. Al termine dell'udienza Papa Benedetto XVI, aiutato dal suo segretario mons. Georg Gaenswein, ha indossato per un breve momento un giubbotto blu con lo stemma della Protezione Civile.

Asca, Radio Vaticana


'Il blog degli amici di Papa Ratzinger': il fratello del Papa ed il coro di Ratisbona, cronaca di un giorno di ormai ordinaria disinformazione

di Raffaella

Cari amici, facciamo il punto della situazione perchè regna la più totale confusione o, meglio, l'assoluta disinformazione. Il sospetto che questa sia voluta è troppo forte per potere essere ignorata. Oggi si è toccato il punto più basso di ormai ordinaria corsa a "chi la spara più grossa". Sarà difficile sprofondare ancora di più, ma tutto è possibile. [...] Solo i giornali online e le agenzie del nostro "caro" Paese hanno sbandierato nei titoloni il nome del fratello del Papa. Nè le edizioni tedesche nè quelle francesi sono arrivate a tanto. Complimenti! E i tg? non ho visto il Tg1, ma sono profondamente delusa dal Tg5 ed in particolare dalla presentazione di Cesara Buonamici dalla quale sembrava quasi che lo scandalo avesse coinvolto il fratello del Papa. Malino anche il Tg2 che ha spiegato ben poco. Molto meglio, come sempre, SKYTg24.
Qualche esempio di assurdità? La scandalo tocca il coro del fratello del Papa. Il fratello del Papa ha un coro? Da quando? E lo dirige ancora? Una persona che parla e scrive bene in italiano direbbe: il coro che fu diretto fino al 1993 dal fratello di Benedetto XVI, ora in pensione. O sbaglio? E veniamo alle dolenti note. [...] Sembra che il vescovo di Ratisbona abbia scritto una lettera ai genitori dei bambini del coro per poi pubblicarla sul suo sito internet. Dov'è la lettera? Sul sito non c'è nessuna lettera del vescovo, miei cari signori! C'è invece una comunicazione dell'ufficio stampa del vescovo di Ratisbona che spiega, punto per punto, in che cosa consistono le indagini in corso. Leggere qui. Qui la traduzione. Vi sfido a trovare in una sola riga il nome di Georg Ratzinger! [...] Ma allora che fine ha fatto la lettera? Esiste? Certo che esiste ma, ahimè, cara stampa italiana, non è stata scritta dal vescovo di Ratisbona ma dall'attuale direttore del coro di Ratisbona! Ecco il testo della lettera. Ci sono anche altri due firmatari ma il nome del vescovo di Ratisbona, Gerhard Muller, ahimè, non compare! Questa è una sonora cantonata, cari signori! Si prega di rettificare immediatamente. Da notare che, anche in questo caso, non si cita nemmeno in una riga nascosta il nome di Georg Ratzinger. Complimenti! E gli abusi? Quando si sono verificati? Vengono nominati (nella dichiarazione della diocesi!) quattro sacerdoti. Di essi solo uno ha avuto a che fare con il coro di Ratisbona, ma è stato trasferito ad altro incarico nel 1959, cinque anni prima che mons. Ratzinger fosse nominato direttore. Inoltre le accuse contro di lui si riferiscono agli anni 69-71 quando svolgeva altre funzioni nella diocesi. Un altro sacerdote era direttore di una scuola di musica diversa dal coro e gli abusi risalgono agli anni 53-58. Il tipo è stato condannato. Entrambi i preti sono deceduti. Rimangono due casi su cui la diocesi sta indagando e sui quali assicura massima trasparenza. Ovviamente non c'è alcuna ammissione di responsabilità perchè si stano valutando i casi. Mi spiegate dove sta la notizia? Dove coinvolge il fratello del Papa?Sto leggendo i titoli di certe agenzie e c'è da piangere! Non pensavo si potesse arrivare a tanto. Complimenti a tutti! [...] Preghiamo per il Santo Padre, affinchè il Signore lo conservi sempre Pastore mite e fermo della Chiesa di Cristo.