lunedì 16 aprile 2012

85° genetliaco di Benedetto XVI. Profilo inedito di un Papa raro: con 'sense of humour'. Il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti

di Andrea Monda

"La gioia profonda del cuore
è anche il vero presupposto dello 'humour';
e così lo 'humour',
sotto un certo aspetto,
è un indice,
un barometro della fede".
(Benedetto XVI)

Non ho fatto un esame accurato, ma sono pronto a scommettere che se si analizzassero le ricorrenze verbali all'interno dei testi di Benedetto XVI, la parola più presente sarebbe “gioia”.Partiamo da una delle tantissime sue affermazioni sull'importanza, per il cristiano, della gioia e proviamo ad applicarla a questo papa che si presentò appena eletto come "umile lavoratore nella vigna del Signore". È una frase tratta dal libro-intervista "Luce del mondo" e, posta quasi in apertura, suona categorica: “Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un'esistenza vissuta sempre e soltanto 'contro' sarebbe insopportabile”. Primo punto: gioia e ragione sono collegati. E il collegamento si trova in questa strana religione che “allarga gli orizzonti”. Scriveva Gilbert K. Chesterton parlando della sua conversione: “Diventare cattolici allarga la mente” e, più avanti: “Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”. Secondo punto, a sorpresa: ci eravamo forse abituati all'idea di un Papa rivoluzionario, di un Papa "contro”, ed ecco che arriva subito la smentita, perché non si può vivere “sempre e soltanto 'contro'”. Ovviamente la contrapposizione è solo apparente. Nella stessa frase, più avanti, infatti il Papa precisa: “Ma allo stesso tempo ho sempre avuto presente, anche se in misura diversa, che il Vangelo si trova in opposizione a costellazioni potenti. […] Sopportare attacchi e opporre resistenza quindi fa parte del gioco; è una resistenza, però tesa a mettere in luce ciò che vi è di positivo”. Resistenza, dunque, che vuol dire abbandono di ogni rassegnazione, lamento o risentimento, e cammino di ricerca paziente e tenace di “ciò che vi è di positivo”, di quella bontà che è nascosta nelle pieghe della storia degli uomini. È questo il coraggio di Benedetto, il coraggio della gioia: “La gioia semplice, genuina, è divenuta più rara. La gioia è oggi in certo qual modo sempre più carica di ipoteche morali e ideologiche. […] Il mondo non diventa migliore se privato della gioia, il mondo ha bisogno di persone che scoprono il bene, che sono capaci di provare gioia per esso e che in questo modo ricevono anche lo stimolo e il coraggio di fare il bene. […] Abbiamo bisogno di quella fiducia originaria che, ultimamente, solo la fede può dare. Che, alla fine, il mondo è buono, che Dio c'è ed è buono. Da qui deriva anche il coraggio della gioia, che diventa a sua volta impegno perché anche gli altri possano gioire e ricevere il lieto annuncio”. Umiltà vuol dire coraggio, il coraggio della gioia. Gioia e umiltà progrediscono o regrediscono di pari passo. Lo aveva ben colto Chesterton nel suo breve ma denso saggio del 1901 sull'umiltà: “Secondo la nuova filosofia dell'autostima e dell'autoaffermazione, l'umiltà è un vizio. […] Essa accompagna ogni grande gioia della vita con la precisione di un orologio. Nessuno per esempio è mai stato innamorato senza abbandonarsi a una vera e propria orgia di umiltà. […] Se oggi l'umiltà è stata screditata come virtù, non sarà del tutto superfluo osservare che questo discredito coincide con il grande regresso della gioia nella letteratura e nella filosofia contemporanee. […] Quando siamo genuinamente felici pensiamo di non meritare la felicità. Ma quando pretendiamo un'emancipazione divina, sembriamo avere la certezza assoluta di non meritare nulla”.Gioia e umiltà, quindi. Le due stanno o cadono insieme. Manca un piccolo tassello intermedio che però è molto presente nell'uomo e nel Papa bavarese: l'umorismo. Gioia e umorismo sono per Benedetto XVI strettamente collegati. Scrive a conclusione del suo saggio di teologia dogmatica “Il Dio di Gesù Cristo”: "Una delle regole fondamentali per il discernimento degli spiriti potrebbe essere dunque la seguente: dove manca la gioia, dove l'umorismo muore, qui non c'è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo. E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del Vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna”. Diceva Jacques Maritain che una società che perde il senso dell'umorismo si prepara il suo funerale.Umorismo come via per la gioia; il "sense of humour" come modo divertente (nel senso più sano del termine) di vivere la vita, partendo dal punto fondamentale: l'essenza del cristianesimo è la gioia. Per dirla con Chesterton, maestro di umorismo, “la gioia è il gigantesco segreto del cristiano”. Scrive Benedetto XVI in "Il sale della terra": “La fede dà la gioia. Se Dio non è qui, il mondo è una desolazione, e tutto diventa noioso, ogni cosa è del tutto insufficiente. […] L'elemento costitutivo del cristianesimo è la gioia. Gioia non nel senso di un divertimento superficiale, il cui sfondo può anche essere la disperazione”. Se il mondo volta le spalle a Dio, ci dice il Papa-teologo ex prefetto dell'ex Sant'Uffizio, non si condanna alla falsità, alla bestemmia e neanche all'eresia, ma alla noia. Viene in mente la battuta di Clive S. Lewis pronunciata quando ancora non si era convertito dall'ateismo al cristianesimo: “I cristiani hanno torto, ma tutti gli altri sono noiosi”.

La pagina sopra riportata è tratta dall'ultimo capitolo del libro su Benedetto XVI che l'autore ha pubblicato in questi giorni, "Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger", Lindau, Torino 2012, pp. 192, euro 14. Nel tracciare il profilo del Papa, Monda mette decisamente al centro della scena due sue virtù, l'umiltà e "il suo frutto più gustoso", l'umorismo: "Sono due parole che trovano in 'humus', terra, una comune radice etimologica. Chi è 'terra terra', chi non si insuperbisce, è a un tempo umile e dotato di umorismo, perché avverte che esiste un mondo più grande del proprio io e, oltre questo mondo, Qualcuno di ancora più grande. Umiltà e umorismo son il segreto della vita, soprattutto per un cattolico, e sono due tratti che caratterizzano al massimo grado l'uomo Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, non meno della sua opera".

www. chiesa

85° genetliaco di Benedetto XVI. Joaquín Navarro-Valls: ha quella strana e ammirevole forza di chi ama più stupirsi che stupire, una dolcezza pacata

"Lo scrittore inglese Chesterton diceva che è il miracolo del linguaggio a permettere a un uomo non soltanto di esprimere le proprie idee, ma anche di lasciare una traccia di se stesso, della propria irripetibile individualità. Ciò non riguarda ovviamente soltanto la scrittura, ma lo 'stile' di una persona, che è rivelato dai gesti, dal comportamento, dalla vita”. E’ questo il giudizio su Papa Benedetto XVI che Joaquín Navarro-Valls (foto), direttore per più di 20 anni della Sala Stampa Vaticana durante il Pontificato di Wojtyla, esprime nel suo libro “A passo d’uomo” (Mondadori, 2009). Ventidue anni di servizio (1984-2006) al seguito di Giovanni Paolo II e a servizio dell’informazione sono davvero tanti. Poi, a fronte di una sua personale richiesta, giunge il momento di fare un passo indietro. Egli stesso dichiara: "Sono molto grato al Santo Padre che ha voluto accogliere la mia disponibilità, più volte manifestata, a lasciare l'incarico di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo un così lungo numero di anni. Sono consapevole di aver ricevuto in questi anni molto di più di quanto abbia potuto dare e perfino di quanto sia adesso capace di comprendere pienamente". Joaquín Navarro-Valls trascorse appena un anno sotto il Pontificato di Benedetto XVI, ma aveva compreso subito la grande caratura umana e le eccellenti doti di comunicatore dell’ex prefetto del Sant’Uffizio Joseph Ratzinger. Nel suo libro Navarro-Valls scrive: “Per Ratzinger non sono le idee a dare un volto alle persone, ma le persone a rivelarsi attraverso le idee. […] Il suo gesto elegante ed efficace è tale perché il suo stesso pensiero è così”. Senza dubbio, prosegue Joaquín Navarro-Valls, “Ratzinger ha quella strana e ammirevole forza di chi ama più stupirsi che stupire: anche per questo il suo non è un atteggiamento di tenerezza, ma di dolcezza pacata e di sottile malinconia, quasi di gracilità. Proprio come se il suo sguardo raggiungesse il distacco e l’altezza di chi cerca di vedere il fondo del cuore degli uomini”. Papa Benedetto XVI è un uomo capace di dialogo; egli forse ha intuito che operando una maggiore spinta a favore del dialogo ecumenico ci si possa avvicinare a quell’unità auspicata da più parti. “Chi dialoga non soffre paure; chi dialoga – asserisce Navarro-Valls – non è impressionato dal clamore o dal silenzio della folla o dalle opinioni diverse. Chi dialoga però deve saper dialogare, deve conoscere i meccanismi che muovono le opinioni e deve credere che valga la pena confrontarsi. Proprio come lo crede risolutamente Ratzinger”. Il dialogo, come si evince dai racconti di Navarro-Valls, diventa maggiormente efficace se supportato da un servizio di informazione adeguato e capace di tenere il passo con i ritmi del Pontefice, e in tal senso il ruolo e il sostegno della Sala Stampa Vaticana è fondamentale. Pensiamo ai grandi eventi che segnano la storia di un Pontificato e al mastodontico lavoro che la Sala Stampa Vaticana deve affrontare in termini di pubblicazione di notizie, dichiarazioni ufficiali, rapporti diplomatici, agenzie stampa prontamente lanciate… è evidente che anche il più piccolo errore o ritardo nella comunicazione può compromettere ogni cosa. In tutto questo c’è spazio anche per l’amicizia e la stima che viene ad instaurarsi tra un Pontefice e il direttore della Sala Stampa del Vaticano. “Il ricordo, però, che ho di Joseph Ratzinger – conclude Navarro-Valls – termina il giorno della sua entrata nella Cappella Sistina all'inizio del conclave: i nostri sguardi si incrociarono, e io lo incontrai lì per l'ultima volta. Quello che vidi in seguito - soltanto due giorni dopo non era più il card. Ratzinger, ma un Papa, con la sua veste sacra, che compariva per la prima volta dalla finestra di San Pietro nella persona di Benedetto XVI. In quel preciso istante inconsapevolmente capii che tutto era cambiato per lui. In quel preciso istante compresi che la sua vita precedente era finita - senza però scomparire - per sempre. E oggi sono in grado di capire l'autentico significato di quella sua successiva affermazione: 'Io, ma non più io'. Con la consueta delicata, brillante discrezione, la sua vita personale da quel giorno ha fatto un passo indietro per lasciare spazio all'identità sacra e alla responsabilità dell'istituzione. In Ratzinger cominciava allora quel mistero che ogni Papa porta con se; anzi che ogni Papa è”.

Michelangelo Nasca, Vatican Insider

85° genetliaco di Benedetto XVI. Frati di Assisi: un abbraccio al nostro padre amabile. Presidente Acli: le auguriamo ancora anni di gioventù

I frati di Assisi hanno inviato un messaggio di auguri a Papa Benedetto XVI "nostro padre amabile, per i suoi bellissimi 85 anni", accompagnati dall' "abbraccio e dall'affetto dell'intera comunità francescana del Sacro convento". Lo rende noto un comunicato della Sala stampa sul sito San Francesco.org. "Santità - sottolinea nel messaggio il custode della Basilica di San Francesco, padre Giuseppe Piemontese - ogni giorno la ricordiamo sulla tomba di San Francesco per il suo autorevole ministero a servizio della Chiesa e dell'uomo contemporaneo. Grazie per il suo indomito sforzo e per la sua bella testimonianza che ci incoraggia ad andare avanti con lo sguardo rivolto al Signore Gesu". Gli auguri delle Associazioni cristiane lavoratori italiane (Acli) sono affidati a un videomessaggio del presidente, Andrea Olivero: "Le auguriamo ancora anni di gioventù come quelli che ci ha donato, anni nei quali lei possa spronarci a essere inquieti, di quella santa inquietudine di Cristo che ha manifestato sin dall'inizio del suo pontificato come un elemento fondamentale. Noi cercheremo sempre di essere attenti ai suoi messaggi - continua Olivero - e cercheremo soprattutto di non rassegnarci all'esistente ma di andare a testimoniare la nostra fede nella società, come lei ci insegna".

Ansa, TMNews

85° genetliaco di Benedetto XVI. Boom di richieste dei fedeli per fare gli auguri al Papa, il sito della Santa Sede apre un'apposita finestra

Numerosi messaggi sono giunti e stanno giungendo da tutto il mondo cattolico a Papa Benedetto XVI per il suo ottantacinquesimo compleanno. E vista il boom di richieste di pubblicazione il sito della Santa Sede ha aperto un'apposita finestra: auguri.benedettoXVI@vatican.va, per consentire a tutti di fare gli auguri al Papa. Lo ha reso noto l'edizione odierna de L'Osservatore Romano. Molte diocesi, in Italia e nel mondo, ricordano il compleanno e per il settimo anniversario dell'Elezione al Pontificato, che cade giovedì. Auguri anche dall'estero. In Spagna, per esempio, la diocesi di Orihuela-Alicante ha organizzato, a partire da mezzanotte e fino al termine della giornata di oggi, una catena ininterrotta di preghiera: l'adorazione permanente si sta svolgendo in tutte le principali città della diocesi, da Elche ad Alicante, da Benidorm a Elda, a Orihuela. "È un regalo filiale di intimo affetto", ha detto il vescovo di Orihuela-Alicante, mons. Rafael Palmero Ramos, il quale ha inviato una lettera a tutta la comunità affinché si unisca in questa preghiera che "rafforza i vincoli di comunione e affetto con il successore di Pietro". L'arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, ricorderà invece i sette anni di pontificato di Benedetto XVI con una messa che avrà luogo domenica pomeriggio nella cattedrale di Notre-Dame.

TMNews

85° genetliaco di Benedetto XVI. Il teologo divenuto Papa: i punti fermi del suo pensiero sono delle precisazioni del Magistero che aiutano la Chiesa

Il Papa compie 85 anni. Auguri, ovviamente, ad multos annos. Il Papa entra nel suo ottavo anno di pontificato. Anche per questo Auguri e grazie. Grazie perché ha avuto la forza di dire: sì! In questi anni abbiamo seguito l’evoluzione del pensiero che, da quello di Joseph Ratzinger, diventava quello di Benedetto XVI. Una maturazione anche per un grande teologo giunto all’apice dei suoi studi e della formulazione del suo pensiero. Perché Joseph Ratzinger non ha mai pensato di aver raggiunto una “conclusione”, un punto di arrivo. Questa è la sua grande forza di pensatore prima ancora che di Pontefice. I punti fermi del pensiero del teologo Ratzinger sono diventati chiavi pastorali del Papa Benedetto XVI, così le sue riflessioni sul mondo e sulla vita della Chiesa, sulle realtà della fede, sui cristiani, sul Concilio, sono diventate delle precisazioni del Magistero che aiutano tutta la vita della Chiesa. Non è questa la sede delle grandi riflessioni teologiche, ma ci sono alcuni esempi giornalistici che ci aiutano. Nel 2004 Giuseppe De Carli realizzò una serie di interviste a vari cardinali. Tra loro ovviamente Joseph Ratzinger. Tra i temi la fede della Chiesa e le “eresie del nostro tempo”. Il cardinale presenta le idee che sono la base di quello che sarebbe stato il suo studio su Gesù. “Il problema centrale - diceva - è la nostra sordità alla voce di Dio; è l’agnosticismo che diventa quotidianità, scelta di vita. Inoltre vi è il tentativo di ridurre Cristo ad una persona che ha una grande esperienza religiosa. Un Cristo solo umano che non è grande per la sua divinità, ma è grande solo secondo le convenienza del momento”. Nel 2007 nella introduzione alla prima parte del suo “Gesù di Nazaret”, il teologo diventato Papa scrive a proposito dello strappo tra Gesù storico e il Cristo della fede: “L’uno si allontanò dall’altro a vista d’occhio”. Le ricostruzioni diventavano delle “fotografie degli autori e dei loro ideali”. E quindi è rimasta in molti la impressione “che sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo in seguito la fede nella sua divinità abbia plasmato la sua immagine”. Una sensazione che ha drammaticamente pervaso la coscienza comune cristiana, spiega il teologo divenuto Papa, che conclude: “L’intima amicizia con Gesù da cui tutto dipende minaccia di annaspare nel vuoto”. Il terzo volume su Gesù sarà pronto forse per settembre, ma intanto le due prime parti hanno rimesso al centro del dibattito teologico temi che sembravano dimenticati. E non sono solo temi accademici, lontani dalla realtà come alcuni vorrebbero far credere dipingendo l’immagine di un teologo che scrive i suoi libri lontano dal mondo reale. Joseph Ratzinger usa la teologia come dialogo con la realtà quotidiana con una modernità che non tutti percepiscono. “La Chiesa - dice nel 2004 - come in passato dovrà subire tante tentazioni, sofferenze, persecuzioni. Rimarrà comunque una fonte di vita, di gioia, una ragione di speranza”. E’ il punto di partenza anche per rispondere a fenomeni come la “disobbedienza” o a drammi come la pedofilia. Così nella Messa del Crisma di quest’anno parla direttamente di cosa è teologicamente la disobbedienza nella Chiesa e non condanna, ma spiega, argomenta, propone. La teologia diventa pastorale. Benedetto XVI ha riconosciuto con crudo realismo l’orrore della pedofilia di alcuni membri della Chiesa, lo ha fatto abbracciando le vittime, lo ha fatto con una lettera pastorale ai fedeli della Chiesa più colpita, l’Irlanda, lo ha fatto con nuove norme perché non avvenga mai più, lo ha fatto dimostrando che solo l’amore di Dio redime e risana. E ovviamente c’è la grande devozione a Maria, Figlia di Sion, Chiesa nascente, Donna delle apparizioni di Lourdes a Fatima. E di Fatima il card. Ratzinger si è occupato a fondo studiando le carte dei “segreti”. A Fatima il Papa Benedetto XVI si è fermato a pregare con mezzo milione di fedeli riproponendo il messaggio della Madonna: “Conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità”. E con grande realismo aggiunge: “La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia”. E “alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.

Angela Ambrogetti, Korazym.org

85° genetliaco di Benedetto XVI. Mons. Gänswein: il coraggio segna chiaramente il Pontificato, non teme questioni delicate e neanche confronti

E il coraggio il tratto particolare che caratterizza il Pontificato di Benedetto XVI. A notarlo e la persona che piu di ogni altra gli è vicina ogni giorno, il suo segretario particolare, mons. Georg Gänswein. Intervistato da Marco Ansaldo per il quotidiano La Repubblica, il prelato fa notare che "l’immagine del Santo Padre, già l’immagine del card. Ratzinger, spesso è stata presentata in modo deformato e distorto". Se c’è "un fatto che segna chiaramente il Pontificato di Benedetto XVI - spiega - è il coraggio. Il Papa tedesco non teme questioni delicate e neanche confronti 'ad bonum fidei et Ecclesiae'". Per capire fino in fondo il senso di queste affermazioni, mons. Gänswein consiglia di leggere la testimonianza che egli ha scritto per il libro, appena pubblicato in Germania, intitolato "Benedikt XVI. Prominente über den Papst". L’intervista è incentrata proprio su questo volume, del quale mons. Gänswein ha accettato di curare personalmente anche l’aspetto editoriale come omaggio per l’ottantacinquesimo compleanno di Benedetto XVI. Nel rispondere alle domande dell’intervistatore, il prelato descrive il Papa "più teologo che uomo di grandi gesti". E tra le cose che gli stanno più a cuore, sottolinea "la questione del rapporto tra fede e ragione, tra religione e rinuncia alla violenza". Dalla sua prospettiva "la ri-cristianizzazione innanzitutto dell’Europa saràpossibile - afferma -quando gli uomini comprenderanno che fede e ragione non sono in contrasto ma in relazione tra loro". E quando gli viene chiesto di indicare il segno programmatico del Pontificato, egli coglie l’occasione per spiegare che "il Papa in fondo vuole riaffermare, con forza e chiarezza, il nocciolo della fede cattolica: l’amore di Dio per l’uomo, che trova nella morte in croce di Gesù e nella sua risurrezione l’espressione insuperabile. Questo amore è l’immutabile centro sul quale si fonda la fiducia cristiana nel mondo, ma anche l’impegno alla carità, alla misericordia, alla rinuncia alla violenza. Non per caso la prima Enciclica del Papa è intitolata 'Deus caritas est', Dio e amore. E' un segno programmatico del suo Pontificato. Benedetto XVI vuole far risplendere la gioia e la bellezza del messaggio evangelico".

L'Osservatore Romano

Il compleanno del Santo Padre. Padre Georg: vi svelo chi è davvero Benedetto XVI

Il Papa: il cuore ricolmo richiederebbe tante parole, alla fine tutto si riassume nell’unica parola 'Vergelt’s Gott!', Dio ve ne renda merito

Il padre di Benedetto XVI si chiamava Joseph come lui, e faceva il poliziotto. Ma la sera suonava il zithar, uno strumento a corde. E intorno a lui si radunavano Joseph, Georg e Maria e intonavano un canto. Lo stesso canto che è stato intonato davanti a Benedetto XVI oggi, in occasione del suo 85° compleanno. “Questo è il suono della mia infanzia”, ha esclamato il Papa. Erano in 150 e sono venuti dalla Baviera, guidati dal governatore Seehofer che poi ha incontrato Benedetto XVI in privato e, dicono alcuni rumors, ma non è per niente sicuro, ha invitato il Papa a tornare per una seconda volta nel suo Paese natale. Sono arrivati con dei doni: un crocifisso di Ignaz Günther, scultore bavarese del XVIII secolo; un Maibaum, un Albero di Maggio (è una vera e propria gara, in Baviera, a chi riesce a innalzare il Maibaum più alto), dipinto con i colori della Baviera e addobbato con nastri colorati, decorato con figure intagliate e con una corona; un cesto portato da dieci bambini, contenente prosciutto cotto, pane nero (tuttora il preferito dal Papa), e una brioche a forma di agnello che ricorda per sapore e consistenza la colomba pasquale. Il cesto viene deposto in Baviera ai piedi dell’altare il giorno di Pasqua, e viene benedetto al termine della Messa, prima che questo venga riportato perché il contenuto venga mangiato. Nella delegazione di 150 persone, anche due cardinali, Reinhard Marx e Friedrich Wetter, arcivescovo emerito della diocesi di Monaco, il quale ha confessato: “Il momento più emozionante è stata la concelebrazione nella cappella Paolina”. C’erano ovviamente anche vescovi e cardinali nella delegazione bavarese che ha fatto visita a Benedetto XVI al termine della Messa. “Non posso salutarvi tutti, siete molti. Ma ho letto due volte la lista dei partecipanti, ed è come se ho avuto un dialogo personale con voi”. Tra i prelati, oltre a Marx e Wetter, c’erano anche il vescovo di Ratisbona Muller, il presidente della Conferenza Episcopale tedesca Zoellitsch, il vescovo protestante di Baviera e Charlotte Knobloch in rappresentanza della comunità ebraica. Nel suo discorso di benvenuto, Seehofer ha detto: “Siamo fieri che il cuore del Papa batta bavarese. La Baviera è tuttora il land più cattolico della Germania. Abbiamo il crocifisso nelle nostre scuole, abbiamo le nostre edicole religiose ai crocicchi delle strade”. Poi, una parata di dieci bambini ha portato i doni al Papa, vestiti con il costume tradizionale bavarese, e si è ballato lo Schluplattern, il ballo tradizionale della Baviera. Il Papa ne è stato particolarmente compiaciuto. Tanto che, quando ha preso la parola, ha sottolineato: “Voi siete come l’immagine riflessa di tutta la storia della mia vita”. Un discorso carico di commozione, in cui il Papa ha ringrazia il cardinale di Monaco e Frisinga, diocesi alla quale appartiene come sacerdote. Ringrazia il ministro presidente della Baviera, che “ha fatto parlare il cuore della Baviera, un cuore cristiano, cattolico e così facendo mi ha commosso”; “lei – ha affermato - ha raccolto qui una sorta di immagine speculare della geografia interiore ed esteriore della mia vita” che parte da Marktl am Inn passando per Tittmoning e ancora fino a Ratisbona: "In tutte queste tappe, che qui sono presenti, c’è sempre un pezzetto della mia vita, una parte in cui sono vissuto e ho lottato e che ha contribuito a farmi diventare come sono e come ora mi trovo di fronte a voi e come, un giorno, dovrò presentarmi al Signore”. Il Papa ha ringraziato quindi i vescovi presenti, il vescovo della Chiesa evangelica di Monaco di Baviera, a testimonianza della dimensione ecumenica: una presenza che fra l’altro gli ricorda la grande amicizia che lo aveva legato al vescovo Hansemann. Il Papa ha ricordato poi la comunità ebraica con il dr. Lamm e il dr. Snopkowski, con i quali erano nate amicizie cordiali che, ha detto, "mi avevano interiormente avvicinato alla parte ebraica del nostro popolo e al popolo ebraico come tale, e che sono presenti in me in forza del ricordo”. Poi ci sono i media “che portano nel mondo quello che facciamo e quello che diciamo...a volte dobbiamo aggiustarlo un po’ – ha detto - ma cosa saremmo senza il loro servizio?”. Il ricordo va quindi alla Baviera, viva nei bambini, una terra che “proprio perché rimane fedele a se stessa rimane giovane e progredisce”. E poi le danze e la musica risuonata nella Sala Clementina lo riportano alle melodie dell’infanzia e a suo padre che sulla cetra suonava “Gott grüße Dich”. "Il cuore ricolmo richiederebbe tante parole, allo stesso tempo mi limita perché sarebbe troppo grande quello che avrei da dire. Alla fine, però, tutto si riassume nell’unica parola con la quale vorrei chiudere: 'Vergelt’s Gott!' – Dio Ve ne renda merito”. È tutta la storia della vita di Joseph Ratzinger che viene ripercorsa. In attesa della festa grande, a Castel Gandolfo, i prossimi 3 e 4 agosto.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org - Radio Vaticana

UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DELLA BAVIERA - il testo integrale del saluto del Papa

Il Papa: di fronte all'ultimo tratto del percorso della mia vita so che la luce di Dio c'è, Egli è risorto, questo mi aiuta a procedere con sicurezza

Una Messa celebrata in privato nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, alla presenza di vescovi tedeschi e di personalità della Baviera. È iniziata così la giornata di Benedetto XVI, attorniato dagli amici e da coloro che sono giunti a Roma dalla sua terra natale per festeggiare il suo 85° compleanno. Alla celebrazione eucaristica che ha aperto la serie di incontri, il Papa ha riflettuto sui “segni indicatori” del 16 aprile, giorno della sua nascita e del suo Battesimo. Santa Bernadette, la veggente di Lourdes, e San Benedetto Giuseppe Labre, un Santo del Settecento conosciuto come il “pellegrino mendicante”. Sono le due figure di riferimento che fin da giovane Joseph Ratzinger ha considerato alla stregua di una “segnaletica” inviatagli dalla Provvidenza rispetto alla strada della sua vita. Loro e il Sabato Santo, perché tale era quel 16 aprile 1927 che lo vide arrivare alla luce, ovvero il giorno del silenzio di Dio, dell’apparente assenza”, che invece è preludio dell’annuncio di Risurrezione. Una “lettura” della propria esistenza rimasta immutata fino e oltre il Soglio pontificio, come ha tenuto a sottolineare Benedetto XVI. Di Bernadette Soubirous, il Papa ha detto di essere rimasto sempre colpito dal suo cuore “capace di vedere la Madre di Dio e in lei il riflesso della bellezza e della bontà di Dio”. A lei, con quel suo “cuore puro e incontaminato”, Maria – ha detto – poteva mostrarsi e attraverso lei parlare al secolo e oltre il secolo stesso”: “Ecco che questo giorno, questa piccola Santa sono sempre stati per me un segno (…) di come dovremmo essere. Del fatto che con tutto il sapere e il fare, che pure sono necessari, non dobbiamo perdere il cuore semplice, lo sguardo semplice del cuore, capace di vedere l’essenziale”. Bernadette, ha soggiunto Benedetto XVI, “sapeva vedere” quel che la Madonna le indicava: la “sorgente di acqua viva, pura”. Acqua, ha spiegato, che è immagine “della verità che ci viene incontro dalla fede, della verità non dissimulata e incontaminata”. Perché “per poter vivere, per poter diventare puri – ha affermato il Pontefice – abbiamo bisogno che in noi nasca la nostalgia della vita pura, della verità vera, dell’incontaminato dalla corruzione, dell’essere umani senza peccato”: “In questo nostro tempo, in cui vediamo il mondo in tanto affanno, e in cui erompe la necessità dell’acqua, dell’acqua pura, questo segno è tanto più grande. Da Maria, dalla Madre del Signore, dal cuore puro, viene anche l’acqua pura, incontaminata, che dà la vita, l’acqua che in questo secolo – e nei secoli che possano venire – ci purifica e ci guarisce”. Di Benedetto Giuseppe Labre, il Papa ha ricordato il suo peregrinare attraverso tutta l’Europa e i suoi santuari del continente. Un Santo “europeo”, dunque, che ha la sua particolarità nel fatto che, ha notato, “non vuole fare altro che pregare e rendere testimonianza a ciò che conta” nella vita: Dio. Non “un esempio da emulare”, ma come “un dito che indica l’essenziale”: che Dio da solo “basta” e che chi “si apre a Dio non si estranea dal mondo e dagli uomini “perché trova fratelli, perché in Dio cadono le frontiere, perché solo Dio può eliminare le frontiere perché per quanto riguarda Dio, siamo tutti solo fratelli, facciamo parte gli uni degli altri; che l’unicità di Dio significa al contempo la fratellanza e la riconciliazione degli uomini, lo smantellamento delle frontiere che ci unisce e ci guarisce”. Soffermandosi poi sul Sabato Santo della sua nascita, Benedetto XVI ha ringraziato i suoi genitori per averlo “fatto rinascere” in quello stesso giorno attraverso l’acqua del Battesimo e, ovviamente, per il dono della vita. Tuttavia, si è chiesto in modo provocatorio: in che modo il dono della vita è realmente tale? “E’ giusto dare la vita così, semplicemente? E’ responsabile o troppo imprevedibile?”. La “vita biologica di per sé è un dono, eppure – ha obiettato – è circondata da una grande domanda”: “La vita diventa un vero dono se insieme a essa si può donare anche una promessa che è più forte di qualunque sventura che ci possa minacciare, se essa viene immersa in una forza che garantisce che sia un bene essere un uomo (...) Così, alla nascita va associata la rinascita, la certezza che in verità è un bene esserci, perché la promessa è più forte delle minacce”. Ecco spiegato il senso del Battesimo, come l’appartenere alla “grande, nuova famiglia di Dio che – ha ribadito Benedetto XVI – è più forte” di “tutte le forze negative che ci minacciano”. E dopo una breve riflessione sul senso del Sabato Santo, che ha riecheggiato da vicino le sue meditazioni prima della Pasqua, il Papa, che all’inizio aveva ricevuto un affettuoso saluto dal cardinale decano, Angelo Sodano, e che altrettanto affettuosamente ha ringraziato, ha poi concluso con un atto di consapevolezza e affidamento a Dio: “Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità, che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza. Questo aiuta noi ad andare avanti, e in questa ora ringrazio di cuore tutti coloro che continuamente mi fanno percepire il ‘sì’ di Dio attraverso la loro fede”.

Radio Vaticana

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NELLA CAPPELLA PAOLINA IN OCCASIONE DELL’85° GENETLIACO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI - il testo integrale dell'omelia del Papa

85° genetliaco di Benedetto XVI. Sodano al Papa: un grande dono della Chiesa di Germania alla Chiesa universale. Grazie per il servizio d'amore

“Il canto dell‘Alleluia ci accompagna in questo tempo di Pasqua, per lodare il Signore che ha operato in mezzo a noi grandi meraviglie. Oggi tale canto vuole anche essere un ringraziamento a Dio per i doni che ha concesso a Vostra Santità nel corso della Sua vita”: con queste parole il card. Angelo Sodano (foto), decano del Collegio cardinalizio, si è rivolto al Papa all’inizio della Messa di ringraziamento nella Cappella Paolina, in occasione dell’85° compleanno di Benedetto XVI. Il cardinale si è rivolto, in particolare, ai numerosi cardinali e vescovi concelebranti, venuti “dalla terra natale del Santo Padre per questa festa di famiglia!”, rivolgendo un caloroso saluto anche alla “numerosa delegazione che vi accompagna”. Ha parlato del Papa come “un grande dono che la Chiesa di Germania ha offerto alla Chiesa universale, all’inizio di questo Terzo Millennio cristiano” e ha poi affermato che “tutti insieme eleveremo il canto del ‘Te Deum’, per i doni che Dio ci ha concessi con la vita e le opere del Papa Benedetto XVI”. Rivolgendosi poi direttamente al Papa il card. Sodano, a nome del Collegio cardinalizio presente alla celebrazione, ha affermato: “Sette anni fa il Signore Le ha chiesto un grande gesto d‘amore dicendole, come un giorno a Pietro: ‘Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle’ (Gv 21, 15-17). Con la generosità di sempre Ella ha detto il suo sì ed ha così iniziato il Suo ministero petrino”. “Noi oggi, in occasione del Suo genetliaco, vogliamo ringraziarLa per la sollecitudine con cui Ella esercita questo servizio d‘amore - ha proseguito -. Non per nulla la Sua prima Enciclica è stata tutto un inno all‘Amore che è Dio, come a quell‘amore che deve animare ogni Pastore, chiamato a fare entrare nel mondo la luce di Dio ed in tal modo anche il calore del suo amore”. Ha poi concluso con un augurio: “Padre Santo, che il Signore continui ad esserLe vicino, realizzando la promessa annunziata da Dio all‘uomo giusto nel Salmo 90: ‘Longitudine dierum replebo Eum et ostendam illi salutare meum’ (Salmo 91, 16), ‘lo sazierò di lunghi anni e gli mostrerò la mia salvezza’.

SIR

85° genetliaco di Benedetto XVI. Gli auguri dei parroci romani: I parroci di Roma: caro Papa, qui te volemo tutti bene! E' il vescovo della gente

"La diocesi di Roma vive con particolare gioia la ricorrenza degli 85 anni del suo vescovo. Particolarmente lieti per questo compleanno sono i parroci romani". Lo ha sottolineato Radio Vaticana, pubblicando sul suo sito, un servizio con testimonianze e auguri al Papa da parte dei sacerdoti di Roma. "I parroci romani - afferma l'articolo - sono doppiamente felici per il compleanno di Benedetto XVI e il settimo anniversario del suo Pontificato. Il Papa lo hanno incontrato tante volte da quel 13 maggio del 2005 quando il vescovo di Roma eletto pochi giorni prima alla Cattedra di Pietro, volle parlare con i suoi sacerdoti in Laterano e si presentò salutando ciascuno "con animo amico". Padre Lucio Maria Zappatore, parroco di Santa Maria Regina Mundi a Torrespaccata, ha già avuto l'opportunità di fare in passato gli auguri al Papa. "L'augurio personale che gli posso fare oggi - ha detto- è dedicargli la stessa frase che dissi una volta a Giovanni Paolo II: 'Caro Papa, qui a Roma te volemo tutti bene'...". Don Tonino Panfili, parroco di Sant'Ireneo a Centocelle, mette l'accento proprio sulla 'dimensione romana' del Papa, quale Vescovo della città eterna. "E' il nostro vescovo, il vescovo del popolo di Roma, il vescovo della gente. Qualcuno ha detto: 'Certo, sarebbe bello se lui dicesse qualcosa nel nostro dialetto romanesco, lo sentiamo uno di noi¿ Sarebbe bello se anche lui, facesse una cosa del genere'. Questo la dice tutta su come la gente lo sente vicino...". Don Luigi Coluzzi, infine, guida la parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, visitata nel marzo del 2009 da Benedetto XVI. "Credo che il suo Pontificato - ha detto- si sia qualificato proprio per questo: per la grande attenzione ai sacerdoti. Credo che sia l'immagine di Papa Benedetto XVI.spero che il Signore vorrà conservarcelo ancora a lungo, perché è un uomo illuminato. Anche nell'omelia che ha fatto qui durante la Messa, nell'incontro che ha avuto con il Consiglio pastorale, nei vari incontri in cui ha fatto la 'Lectio Divina' in Quaresima, ci sono sempre parole che vanno a scavare qualcosa di molto più profondo di quello che uno può immaginare".

TMNews

I parroci di Roma: "Caro Papa, qui te volemo tutti bene!"

85° genetliaco di Benedetto XVI. Monti: gratitudine per l'instancabile impegno affinchè bene comune sia la vera, nuova ragione e orizzonte di speranza

In occasione del compleanno di Benedetto XVI e dell'approssimarsi della ricorrenza della Sua Elezione al Soglio Pontificio, il presidente del Consiglio Mario Monti (foto) ha inviato al Segretario di Stato Vaticano, card. Tarciso Bertone, il seguente messaggio di auguri: ''Eminenza reverendissima, in occasione della felice ricorrenza del genetliaco di Sua Santita' Benedetto XVI, e nell'approssimarsi del settimo anniversario della Sua elezione al Soglio Pontificio, la prego di voler porgere al Sommo Pontefice le più vive espressioni augurali a nome del governo italiano e mio personale. Le sarò grato se vorrà esprimere al Santo Padre il mio sentimento di profonda gratitudine per la ricchezza e il coraggio del Suo alto magistero, per la forza della Sua testimonianza di fede e carità, per l'instancabile impegno affinchè il bene comune sia la vera, nuova ragione e l'orizzonte di speranza dell'Italia, dell'Europa e dell'intera comunità umana''.

Asca

85° genetliaco di Benedetto XVI. Alemanno: insostituibile punto di riferimento per credenti e non, i giovani traggano un esempio dalle sue parole

''La prego di voler porgere a Sua Santità, Benedetto XVI, nella felice ricorrenza del suo genetliaco, le più vive espressioni augurali mie personali e di tutta la Giunta capitolina''. Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno (foto) nel telegramma inviato al card. Tarcisio Bertone, in occasione del compleanno di Papa Benedetto XVI. ''Il Suo alto ed illuminato Magistero per la promozione della pace e della solidarietà, - aggiunge Alemanno - costituisce un insostituibile punto di riferimento per i credenti, ma anche per chi non crede, e sono convinto che le giovani generazioni, in particolare, possano trarre dalle Sue parole un esempio e uno stimolo per farsi ambasciatori del dialogo e del rispetto tra i popoli e le culture''. ''La prego inoltre di far pervenire a Sua Santità - conclude Alemanno - i miei fervidi auguri in occasione del settimo anniversario alla Sua elezione al Soglio Pontificio''.

Asca

85° genetliaco di Benedetto XVI. Napolitano: auguri per la feconda prosecuzione dell'alto magistero etico e spirituale che Italia guarda con speranza

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (foto), ha inviato a sua Santità Benedetto XVI un messaggio in occasione del suo 85° compleanno. "Nella lieta occasione del suo genetliaco, e nell'approssimarsi del settimo anniversario della sua Elezione al Soglio Pontificio desidero porgerle, a nome del popolo italiano e mio personale, i più calorosi e sinceri voti augurali per la sua persona e per la feconda prosecuzione - scrive Napolitano - di quell'alto magistero etico e spirituale al quale guardano con speranza la nazione italiana e tutta la vasta comunità cattolica".

TMNews

Messaggio del presidente Napolitano per il compleanno di Papa Benedetto XVI

85° genetliaco di Benedetto XVI. Lombardi: una lucidità ed una chiarezza di pensiero e di espressione che colpisce in un modo veramente profondo

Il direttore della Sala Stampa della Santa, padre Federico Lombardi, in un'intervista alla Radio Vaticana, esprime oggi ''ammirazione'' per Papa Benedetto XVI nel giorno dell'85° compleanno. ''Pur avendo cominciato questo ministero per la Chiesa universale in età piuttosto avanzata'', quello di Papa Ratzinger è comunque ''un Pontificato molto ricco ed intenso, con tanti viaggi ed eventi molto importanti, con un Magistero intenso e molteplice. Dobbiamo perciò dire che ciò che il Papa è riuscito a fare in questi sette anni è una cosa ammirevole''. Per padre Lombardi, la cosa che più colpisce di Benedetto XVI è ''la sua gentilezza e la sua attenzione. Il rapporto ravvicinato con qualcuno egli lo vive molto intensamente: ascolta davvero quello che il suo interlocutore ha da dire, e lo fa con grandissima attenzione e rispetto. Ha, inoltre, una lucidità ed una chiarezza di pensiero e di espressione, una densità di contenuto che comunica - oltre alla sua gentilezza ed alla sua attenzione - che colpisce in un modo veramente profondo''. Il tratto distintivo del suo governo della Chiesa, secondo il portavoce vaticano, è concentrarsi ''sull'essenziale della sua missione, cioè la priorità dell'attenzione a Dio, al rapporto dell'uomo con Dio, alla dimensione trascendente della vita, alla personalità di Gesù Cristo come il rivelatore del vero Volto di Dio''. ''Questa dimensione religiosa del ministero della Chiesa - aggiunge -, in un tempo in cui aspetti di carattere e di 'potere' della Chiesa diventano sempre piu' secondari, mi sembra essere una caratteristica di questo Pontificato. Il Papa Benedetto XVI guida la Chiesa verso il centro della sua missione''. Più che gli scandali di 'Vatileaks' o i contrasti interni, ''i problemi che il Papa sente sono quelli della secolarizzazione, dell'oblio di Dio, del relativismo e della perdita di riferimento dell'orientamento di tante persone nell'epoca moderna. Per quanto riguarda la Chiesa, ha certamente sofferto per gli aspetti di incoerenza e di infedeltà alla missione ed alla sua dignità. In questi anni abbiamo vissuto anche, con molta sofferenza, tutto il dibattito a proposito degli abusi. Mi sembrano queste le cose di cui il Papa può soffrire più che dei pettegolezzi interni''.

Asca

Auguri da tutto il mondo per gli 85 anni del Papa. Padre Lombardi: gratitudine per la sua fede, forza e gentilezza

85° GENETLIACO DI BENEDETTO XVI. GLI AUGURI DE 'LA VIGNA DEL SIGNORE' CON IL VIDEO 'YOUPOPE'. BUON COMPLEANNO, GIOVANE PAPA!



Eccoci, amato Santo Padre, riuniti intorno a lei nel luminoso giorno dei suoi 85 anni. Il 16 aprile ormai è una data segnata nel calendario, nella mente e nel cuore di ciascuno di noi. Una data per noi importante, significativa, gioiosa, di famiglia, come lo è la sua cara persona. Quest'anno ancora di più. Al di là dei record, dei bilanci, il suo 85° compleanno è un'occasione unica e irripetibile per dire con ancora più convinzione, ma soprattutto con più affetto: grazie! Innanzittutto al Signore, per il dono della sua inestimabile vita e per aver fatto sì che ognuno di noi incrociasse il cammino con il suo. E quindi a lei, per i suoi continui 'si' a Dio Padre, perchè attraverso il suo Magistero è come se ci desse una carezza di incoraggiamento nei momenti di tristezza come in quelli di felicità. Sappiamo che neanche un giorno di questo lungo arco di tempo che ha attraversato due secoli è stato sprecato.
Per questo abbiamo pensato a YouPope. Un video di auguri che sorprende, che invita a riflettere, che ci lascia un sorriso, che commuove, per le parole che traducono i sentimenti sgorgati dal cuore di tanti semplici fedeli, lontanti da intrighi e egoismi, che vedono in lei un padre, un fratello, un amico, un compagno di strada, oltre che una guida. Il blog La Vigna del Signore non poteva farle degli auguri più sentiti come quelli che compongono questo straordinario video. Ringrazio immensamente coloro che hanno dato vita a questo progetto e lo hanno sostenuto. La canzone del video è "Oltre le rive", dall'album "Chocabeck" (2010) di Zucchero.
Ad multos annos, Papa Benedetto!
Le vogliamo tanto bene
Scenron