giovedì 27 gennaio 2011

Giornata della Memoria. Il Papa: ricordare la Shoah affinchè simili orrori non si ripetano mai più, mai più la violenza umili la dignità dell’uomo

Ricorre oggi la Giornata internazionale in memoria delle vittime della Shoah, adottata nel 2005 dalle Nazioni Unite. “La Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo”: è uno dei tanti pensieri che Benedetto XVI ha dedicato allo sterminio degli ebrei per mano dei nazisti, una tragedia che ha segnato la storia del XX secolo. Intensa e memorabile la visita del Papa ad Auschwitz (foto), al culmine del suo viaggio apostolico in Polonia: “Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio: un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto?” (Preghiera in memoria delle vittime al Campo di concentramento di Birkenau, 28 maggio 2006).
“Non potevo non venire qui”, afferma il Papa commosso. “Era – soggiunge – ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”. Il Pontefice sottolinea quindi che con la distruzione degli ebrei, i nazisti volevano edificare un mondo senza Dio: “I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: ‘Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello’ si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno” (Preghiera in memoria delle vittime al Campo di concentramento di Birkenau, 28 maggio 2006).
Della Giornata della Memoria, Benedetto XVI parla specificamente all’Udienza generale del 28 gennaio 2009. Il Papa ribadisce che la Shoah è “un monito contro l’oblio, contra la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti”: "La Shoah insegna specialmente, sia alle vecchie sia alle nuove generazioni, che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo!” (Udienza generale, 28 gennaio 2009).
Una violenza che Joseph Ratzinger ha visto con i suoi occhi. Il Papa ricorda l’inizio della furia nazista contro gli ebrei nella cosiddetta “Notte dei Cristalli” tra il 9 e il 10 novembre 1938: “Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca” (Angelus, 9 novembre 2008).
Negli ultimi due anni, Benedetto XVI compie due visite storiche in cui commemora i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah e ancora una volta rivolge un accorato appello a non dimenticare la tragedia dell’Olocausto. L'11 maggio 2009, durante il pellegrinaggio in Terra Santa, il Papa si reca allo Yad Vashem di Gerusalemme. I nomi di coloro che persero la vita nella Shoah, afferma al Memoriale dell’Olocausto, “sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità”.
Quindi, il 17 gennaio dell’anno scorso, Benedetto XVI visita la Sinagoga di Roma e riconosce con rammarico che molti cattolici rimasero indifferenti al dramma della Shoah. Il Pontefice ribadisce l’irrevocabilità del cammino di amicizia tra ebrei e cattolici intrapreso col Concilio Vaticano II e chiede perdono per le sofferenze inflitte dai cristiani al popolo ebraico: “La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Visita alla Comunità Ebraica nella Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010).

Radio Vaticana

Bagnasco: dal Papa l’umiltà del tratto, chiarezza della verità, sapienza del dialogo, libertà davanti al mondo, coraggio dal sapersi nelle mani di Dio

Di fronte a “una cultura nichilista ridente e triste”, i sacerdoti non devono “aver paura delle possibili incomprensioni, delle critiche”, seguendo l’esempio del Papa, che “ci insegna l’umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), nell’omelia della Messa di chiusura del Consiglio permanente della CEI, che si conclude oggi ad Ancona. Ai preti, ha spiegato il cardinale, spetta il compito di “mantenere la professione della nostra speranza senza vacillare”, in modo da “rispondere all’attesa non solo della comunità cattolica, ma anche dell’intera società che esige da noi – nonostante limiti e debolezze – le parole che echeggiano quelle del Signore, che sono testimoniate da duemila anni di storia cristiana, che sono bagnate dal sangue dei martiri di ieri e di oggi”. Citando San Tommaso, il presidente della CEI ha affermato che “siamo richiamati e sospinti perché la luce del nostro sacerdozio sia a servizio del mondo, si ponga in relazione con i molti ambiti della vita, e illumini circa le perenni questioni: il mistero del dolore e della morte, il senso del nostro esistere, il destino di ciascuno, la meta di questo straordinario e drammatico universo, il bene morale”. “Tutto ciò - ha proseguito il cardinale – fa parte dell’enigma di fondo” per cui “ogni uomo è per se stesso, enigma che può anche essere rimosso dalla coscienza collettiva” – come ad esempio la “cultura nichilista ridente e triste”, che lo “vorrebbe esorcizzare” - ma che “prima o poi ritorna incomprimibile con tutta la sua implacabile forza”. “Intensificare la nostra vita spirituale”: questo l’invito del card. Bagnasco, per il quale il compito dei pastori consiste nel “restare fedeli alla verità tutta intera, con i suoi richiami inderogabili, ma senza mai scoraggiare o, peggio, condannare l’uomo, rinchiudendolo nelle sue prigioni interiori, privandolo del futuro”. “Come sacerdoti che hanno la grazia di essere ministri della riconciliazione – ha affermato il cardinale – sappiamo che le anime desiderano avere indicate le mete sublimi e senza sconti della vita cristiana, riconoscere i propri peccati, rinnovare il cammino della conversione; ma nel contempo sono, come tutti, mendicanti di misericordia e di fiducia”. Altra “tentazione” da rifuggire, secondo il card. Bagnasco, è “la tentazione di trascurare”, che non appartiene ad una Chiesa esortata dal Papa “ad un’opera di rinnovamento del cuore e della vita, come il fondamento e la condizione di ogni vera riforma”. “Siamo chiamati ad essere davanti alle nostre comunità per dare l’esempio”, ha concluso il presidente della CEI.

SIR

Una mostra nei Musei Vaticani e un libro per gli 80 anni della 'Radio Vaticana'. La Ebu terrà a Roma l'assemblea annuale e inconterà il Papa

La Radio Vaticana sta per compiere ottanta anni. Tanti ne sono passati da quel 12 febbraio 1931 in cui la stazione radio richiesta dal Vaticano a Guglielmo Marconi trasmise per la prima volta in tutto il mondo un discorso in latino di Pio XI (foto). L'emittente pontificia si appresta a festeggiare la ricorrenza con una mostra che dai primi di febbraio verrà allestita nei Musei Vaticani mentre per il prossimo 29 settembre, in occasione della festa di San Gabriele, patrono della Radio Vaticana, dovrebbe essere pronto un libro sulla storia dell'emittente negli ultimi trenta anni (esiste infatti una pubblicazione che racconta i primi cinquanta anni). Gli ultimi trenta anni della radio coincidono con i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Per commemorare il suo ottantesimo compleanno inoltre la Radio Vaticana ha invitato la sezione radiofonica della Ebu, associazione di diffusione europea, a tenere la propria assemblea annuale dopo Pasqua a Roma, e al termine dei lavori a una udienza con il Papa.

Giacomo Galeazzi, Oltretevere