giovedì 27 gennaio 2011

Bagnasco: dal Papa l’umiltà del tratto, chiarezza della verità, sapienza del dialogo, libertà davanti al mondo, coraggio dal sapersi nelle mani di Dio

Di fronte a “una cultura nichilista ridente e triste”, i sacerdoti non devono “aver paura delle possibili incomprensioni, delle critiche”, seguendo l’esempio del Papa, che “ci insegna l’umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), nell’omelia della Messa di chiusura del Consiglio permanente della CEI, che si conclude oggi ad Ancona. Ai preti, ha spiegato il cardinale, spetta il compito di “mantenere la professione della nostra speranza senza vacillare”, in modo da “rispondere all’attesa non solo della comunità cattolica, ma anche dell’intera società che esige da noi – nonostante limiti e debolezze – le parole che echeggiano quelle del Signore, che sono testimoniate da duemila anni di storia cristiana, che sono bagnate dal sangue dei martiri di ieri e di oggi”. Citando San Tommaso, il presidente della CEI ha affermato che “siamo richiamati e sospinti perché la luce del nostro sacerdozio sia a servizio del mondo, si ponga in relazione con i molti ambiti della vita, e illumini circa le perenni questioni: il mistero del dolore e della morte, il senso del nostro esistere, il destino di ciascuno, la meta di questo straordinario e drammatico universo, il bene morale”. “Tutto ciò - ha proseguito il cardinale – fa parte dell’enigma di fondo” per cui “ogni uomo è per se stesso, enigma che può anche essere rimosso dalla coscienza collettiva” – come ad esempio la “cultura nichilista ridente e triste”, che lo “vorrebbe esorcizzare” - ma che “prima o poi ritorna incomprimibile con tutta la sua implacabile forza”. “Intensificare la nostra vita spirituale”: questo l’invito del card. Bagnasco, per il quale il compito dei pastori consiste nel “restare fedeli alla verità tutta intera, con i suoi richiami inderogabili, ma senza mai scoraggiare o, peggio, condannare l’uomo, rinchiudendolo nelle sue prigioni interiori, privandolo del futuro”. “Come sacerdoti che hanno la grazia di essere ministri della riconciliazione – ha affermato il cardinale – sappiamo che le anime desiderano avere indicate le mete sublimi e senza sconti della vita cristiana, riconoscere i propri peccati, rinnovare il cammino della conversione; ma nel contempo sono, come tutti, mendicanti di misericordia e di fiducia”. Altra “tentazione” da rifuggire, secondo il card. Bagnasco, è “la tentazione di trascurare”, che non appartiene ad una Chiesa esortata dal Papa “ad un’opera di rinnovamento del cuore e della vita, come il fondamento e la condizione di ogni vera riforma”. “Siamo chiamati ad essere davanti alle nostre comunità per dare l’esempio”, ha concluso il presidente della CEI.

SIR