“Non potevo non venire qui”, afferma il Papa commosso. “Era – soggiunge – ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”. Il Pontefice sottolinea quindi che con la distruzione degli ebrei, i nazisti volevano edificare un mondo senza Dio: “I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: ‘Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello’ si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno” (Preghiera in memoria delle vittime al Campo di concentramento di Birkenau, 28 maggio 2006).
Della Giornata della Memoria, Benedetto XVI parla specificamente all’Udienza generale del 28 gennaio 2009. Il Papa ribadisce che la Shoah è “un monito contro l’oblio, contra la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti”: "La Shoah insegna specialmente, sia alle vecchie sia alle nuove generazioni, che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo!” (Udienza generale, 28 gennaio 2009).
Una violenza che Joseph Ratzinger ha visto con i suoi occhi. Il Papa ricorda l’inizio della furia nazista contro gli ebrei nella cosiddetta “Notte dei Cristalli” tra il 9 e il 10 novembre 1938: “Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca” (Angelus, 9 novembre 2008).
Negli ultimi due anni, Benedetto XVI compie due visite storiche in cui commemora i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah e ancora una volta rivolge un accorato appello a non dimenticare la tragedia dell’Olocausto. L'11 maggio 2009, durante il pellegrinaggio in Terra Santa, il Papa si reca allo Yad Vashem di Gerusalemme. I nomi di coloro che persero la vita nella Shoah, afferma al Memoriale dell’Olocausto, “sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità”.
Quindi, il 17 gennaio dell’anno scorso, Benedetto XVI visita la Sinagoga di Roma e riconosce con rammarico che molti cattolici rimasero indifferenti al dramma della Shoah. Il Pontefice ribadisce l’irrevocabilità del cammino di amicizia tra ebrei e cattolici intrapreso col Concilio Vaticano II e chiede perdono per le sofferenze inflitte dai cristiani al popolo ebraico: “La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Visita alla Comunità Ebraica nella Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010).
Radio Vaticana