venerdì 12 novembre 2010

'Verbum Domini'. Padre Lombardi: da Benedetto XVI anche l’aiuto e l’esempio per ritornare alla Parola di Dio, con il libro su Gesù e le omelie

L’Esortazione Apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI è un invito a incontrare la Parola viva di Dio. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano. “Perché un nuovo documento, così ampio, sulla Parola di Dio? 45 anni fa – ha detto il portavoce vaticano – il Concilio aveva pubblicato la Costituzione "Dei Verbum", che molti considerano uno dei documenti più importanti del Concilio, alcuni il più importante, proprio perché metteva in luce la sorgente originaria della vita e della missione della Chiesa”. “Esso ha certamente avuto un ruolo fondamentale nel rinnovamento conciliare, ma – come ha rilevato mons. Ravasi – col tempo si notava 'qualche allentamento e un’assuefazione' con le conseguenze di 'genericità o vago spiritualismo o, al contrario, di aridi tecnicismi da parte degli specialisti'”. “E il card. Ouellet – ha continuato il gesuita – ha parlato con chiarezza di 'un deficit da colmare nella vita spirituale del popolo di Dio'. Insomma: la Scrittura è un libro della fede, che nasce dalla fede del popolo di Dio e può essere capito adeguatamente solo nella prospettiva di questa fede, e questa fede deve alimentare”. Il portavoce vaticano ha quindi indicato “due istanze di fondo: leggere e interpretare la Scrittura con i metodi offerti dalla scienza, ma nella luce della fede, per incontrare la Parola viva di Dio, Gesù Cristo; vivere e praticare l’ascolto e il servizio della Parola nella vita quotidiana della Chiesa per aiutare i fedeli e tutta l’umanità a incontrare Dio attraverso Gesù Cristo”. “Per questo, Benedetto XVI non ci dà solo un nuovo grande documento da studiare e assimilare: ci dà anche l’aiuto e l’esempio”, ha sottolineato. “Con il suo libro su Gesù offre a tutti noi un modello di lettura e interpretazione della Scrittura, con le sue omelie offre in particolare a tutti i sacerdoti un modello di predicazione che prende sempre le mosse dalla Parola di Dio, ma è armoniosamente ricca di teologia, di spiritualità, di riferimenti all’attualità”. Per padre Lombardi “possiamo veramente sperare – con la sua guida - nel rilancio del grande movimento voluto dal Concilio”.

I vescovi pakistani: un accorato appello al Papa perché interceda e spenda parole in favore della donna cristiana condannata a morte per blasfemia

I vescovi del Pakistan rivolgono "un accorato appello al Santo Padre perché possa pregare, intercedere, spendere parole in favore di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia. Chiediamo che le venga garantito il perdono e sia liberata. Invitiamo la comunità internazionale ad alzare la voce, fare pressioni e operare a tutti i livelli per la salvezza della donna, che è un'innocente. Diciamo a tutte le madri pakistane: Asia è una mamma come voi, difendetela, non lasciate che i suoi figli diventino orfani". Lo dice all'agenzia stampa Fides della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli mons. Bernard Shaw, vescovo ausiliare di Lahore, la diocesi dove si è registrato il caso della condanna. Quello consumato ai danni di Asia Bibi è "un autentico oltraggio alla dignità umana e alla verità. Faremo di tutto perchè il verdetto venga smentito e rovesciato in appello, presso l'Ala Corte di Lahore", afferma da parte sua Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione episcopale Giustizia e Pace, segnalando almeno altri 5 casi, solo negli ultimi due mesi, di false accuse di blasfemia e di violazioni dei diritti umani.

Apcom

Il Papa presiede una riunione dei capi dicastero della Curia romana per delineare il profilo del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione

Il Papa ha riunito oggi vescovi e cardinali a capo dei diversi dicasteri della Curia romana per meglio delineare il neonato Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. La riunione si è aperta alle 10 nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico. Il nuovo dicastero vaticano, guidato da mons. Rino Fisichella, è stato presentato alla stampa esattamente un mese fa, ma non ne è stato ancora delineato né l'organigramma, né l'esatto perimetro di azione rispetto agli altri uffici del Vaticano. Con una punta di ironia, mons. Fisichella aveva spiegato così il livello di avanzamento dell'organigramma del suo dicastero: "La prima preoccupazione è avere la carta intestata e i computer sulla scrivania...". L'occasione era la conferenza stampa per la pubblicazione del Motu Proprio "Ubicumque et semper". Nel documento papale, al secondo articolo, si precisa che l'azione del nuovo dicastero "si svolge in collaborazione con gli altri dicasteri ed organismi della Curia romana", e "al servizio delle Chiese particolari, specialmente in quei territori di tradizione cristiana dove con maggiore evidenza si manifesta il fenomeno della secolarizzazione". L'articolo tre individua, tra i compiti specifici del nuovo dicastero, la promozione dell'evangelizzazione anche attraverso l'apporto dei religiosi, dei laici e degli strumenti di comunicazione e la promozione dell'uso "del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo". L'articolo quattro precisa che, oltre a presidente, segretario e sottosegretario, il Pontificio Consiglio avrà un "congruo numero" di officiali. Per il resto, non è ancora stato deciso né il nome dei principali collaboratori di Fisichella, né come verranno divisi i compiti tra la nuova struttura e i preesistenti dicasteri che coprono argomenti che si intrecciano con l'evangelizzazione, i Pontifici Consigli per i Laici, per la Cultura, per la Comunicazione sociale, così come le Congregazioni per il clero, i religiosi e i vescovi. Tra le voci girate in Vaticano in queste settimane, anche l'ipotesi di una prossima fusione di alcuni dicasteri, a partire da quello della Cultura.

Apcom


'Verbum Domini'. Mons. Zollitsch: il Papa invita a diventare ascoltatori della Parola in modo nuovo e a farla diventare parte determinante della vita

In un comunicato stampa diffuso ieri, la Conferenza Episcopale tedesca saluta con soddisfazione la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI. Mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza Episcopale, sottolinea che “il grande merito del Santo Padre è nell'aver riunito in modo sistematico le consultazioni complete del Sinodo e averle rese utilizzabili per la teologia, per la liturgia e la pastorale. Come nelle Encicliche, Benedetto XVI riesce a non restare astratto ma a collocare la Sacra Scrittura nella vita concreta della Chiesa e del fedele”, osserva mons. Zollitsch. “La lettura di questo documento ci invita a diventare ascoltatori della Parola di Dio in un modo nuovo. La Sacra Scrittura è rivelazione di Dio. Con l'Esortazione Apostolica "Verbum Domini" il Papa ci incoraggia a ricorrere nuovamente alla Sacra Scrittura e a farla diventare sempre più una parte integrante intima e determinante della nostra vita. Mi auguro e sono certo che questo documento, grazie all'ampiezza del suo pensiero e alla sua profondità spirituale ci aiuti a superare i compiti che noi, vescovi tedeschi, siamo chiamati ad affrontare”, ha concluso Zollitsch.

SIR

'Verbum Domini'. 'Dimmi come leggi la Bibbia e ti dirò chi sei': potrebbe essere il titolo del testo papale. Il commento del card. Cottier

Dimmi come leggi la Bibbia e ti dirò chi sei. Potrebbe intitolarsi così la “Verbum Domini”, il poderoso testo, più di cento pagine presentate ieri nella sala stampa della Santa Sede, firmato da Papa Benedetto XVI come conclusione del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio svoltosi in Vaticano nell’ottobre di due anni fa. E’ un leitmotiv caro a Papa Ratzinger tanto da ricorrere più volte nel suo Magistero: la Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive in essa e, dunque, dirimente è come questa parola viene interpretata. Molte teologie errate, infatti, sono nate da una esegesi scorretta del testo biblico: “Là dove non si formano i fedeli a una conoscenza della Bibbia secondo la fede della chiesa nell’alveo della sua tradizione viva, di fatto si lascia un vuoto pastorale in cui realtà come le sette possono trovare terreno per mettere radici”, ha scritto Benedetto XVI. Il card. Georges Cottier è teologo emerito della Casa pontificia. Domenicano svizzero, per anni il suo compito è stato quello di leggere e dare il ‘nihil obstat’ a tutti i testi preparati dai collaboratori del Pontefice: documenti, discorsi, messaggi, omelie. Dice: “L’Esortazione postsinodale mostra quale sia il debito che il teologo Joseph Ratzinger, come tantissimi altri teologi tra cui il sottoscritto, deve al teologo evangelico tedesco Rudolf Karl Bultmann. Secondo Bultmann ogni metodo che vuole interpretare il testo sacro è in qualche modo un preconcetto. Lo è anche il metodo storico-critico, la ricerca di ciò che è soltanto scientificamente provabile all’interno della scrittura. Ogni metodo dice della volontà di privilegiare un aspetto piuttosto che un altro. Ratzinger, come Bultmann, chiede invece di andare oltre questa lettura parziale. Che significa che l’approccio storico-critico deve essere accompagnato da un approccio teologico-spirituale che affermi l’unità delle scritture e riconosca che l’interpretazione che la Chiesa ha dato delle scritture stesse è verità”. Benedetto XVI da tempo insiste su questo punto. Nell’introduzione alla prima parte del libro “Gesù di Nazaret” di questo ha parlato, della necessità di superare letture parziali, e dunque “fondamentaliste” del testo sacro, in favore della cosiddetta “esegesi canonica”: la lettura dei singoli testi della Bibbia nel quadro della sua interezza. Questa esegesi, ha scritto il Papa, “non è in contraddizione con il metodo storico-critico, ma lo sviluppa in maniera organica e lo fa divenire vera e propria teologia”. “Il cristianesimo non è una religione del libro, anche se la necessità di comunicare e trasmettere la parola l’ha subito resa una tradizione religiosa legata ai libri”, ha scritto ieri su L’Osservatore Romano Gian Maria Vian. Una corretta conoscenza della scrittura permette anche ai sacerdoti di predicare in modo corretto. E’ un passaggio importante del testo papale. Benedetto XVI richiama gli uomini di Chiesa a “migliorare la qualità” delle omelie e, insieme, a non predicare come fossero delle star. “Si devono evitare – dice – omelie generiche e astratte come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico”. Dice ancora il card. Cottier: “Ratzinger sa bene come un’omelia ben preparata aiuti la comprensione dei testi. E’ con questo fine che ha scritto di volere un Direttorio sull’omelia cosicché i predicatori possano trovare in esso un aiuto utile per prepararsi nell’esercizio del ministero”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Inizia la Visita apostolica nella Chiesa d'Irlanda. La prima fase da completare entro Pasqua 2011. I compiti e gli obiettivi dei visitatori

Ha inizio la Visita apostolica in Irlanda voluta dal Papa per rispondere al dolore provocato dagli abusi commessi da sacerdoti e religiosi ed aiutare la Chiesa “nel suo cammino di rinnovamento”, annunciata nella Lettera di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi e messa a punto nei mesi successivi. A darne l’annuncio è un comunicato stampa della Santa Sede che delinea nei dettagli “un chiaro piano per la Visita” indicandone finalità, compiti e tempi. Un’indagine a tappeto, che vede protagonisti un pool di 9 visitatori che saranno impegnati in quattro arcidiocesi del Paese, nei seminari irlandesi, le case religiose. La prima fase della Visita dovrà essere completata entro la Pasqua del 2011 in modo che i risultati possano essere studiati a maggio. Dopodichè sarà “discusso un piano per il futuro”, che la Santa Sede riferirà “con un apposito comunicato” al tempo opportuno. Una volta completata la Visita e “dopo aver studiato tutto il materiale presentato” la Santa Sede “renderà nota una sintesi complessiva dei risultati della visita”. Almeno per questa prima fase, si raccomanda, “attesa la delicata natura della materia in oggetto e a motivo del rispetto per le persone coinvolte, i visitatori manterranno grande riservatezza e non concederanno interviste”. Obiettivo della visita è verificare “l’efficacia delle procedure seguite al presente nel rispondere ai casi di abuso e delle forme di assistenza attualmente offerte alle vittime”. Nel comunicato, si elencano una serie di importanti precisazioni. La prima: “La Visita non sarà un’indagine circa casi individuali di abuso, né un processo per giudicare eventi del passato”. Questo significa che “la Visita non interferirà in alcun modo con l’ordinaria attività delle autorità giudiziarie, né con l’attività delle Commissioni di inchiesta stabilite dal Parlamento irlandese, né con il lavoro di qualsiasi autorità legislativa che abbia competenza nel campo della prevenzione dell’abuso sui minori”. Altra precisazione è che “la Visita non intende sostituirsi alla legittima autorità dei vescovi locali o dei superiori religiosi, che mantengono la propria responsabilità nella gestione dei casi di abuso”. Nella nota vaticana si sottolinea inoltre che “non è previsto che ai Visitatori siano indirizzate denunce di casi nuovi o vecchi di abusi” perché “se ce ne fossero, esse devono essere riportate ai rispettivi ordinari o superiori maggiori, che hanno il dovere di informare l’autorità civile ed ecclesiastica competente, in conformità con le vigenti leggi civili ed ecclesiastiche”. Il comunicato passa a questo punto in rassegna le varie visite apostoliche previste nelle strutture della Chiesa irlandese. Nelle 4 arcidiocesi metropolitane, i visitatori “in conformità con la legge civile del luogo”, si renderanno “disponibili ad incontrare quanti sono stati profondamente feriti da abusi e vogliono essere incontrati ed ascoltati, iniziando dalle vittime stesse e dalle loro famiglie”. Queste persone, si raccomanda, saranno ricevute “nella stessa maniera paterna con cui il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in più occasioni ha ricevuto e ascoltato quanti hanno subito il terribile crimine di abuso”. Nella nota viene anche suggerito che ciascuna arcidiocesi “organizzi una celebrazione penitenziale” alla presenza del visitatore con iniziative di “preghiera, digiuno ed opere di carità”. Capillare la visita apostolica nei seminari irlandesi: sono coinvolti il “St. Patrick’s College” di Maynooth, il Pontificio Collegio Irlandese di Roma, il “Saint Malachy College” di Belfast, lo “All Hallows College” di Dublino e il “Milltown Institute of Theology and Philosophy” di Dublino. Studenti e formatori potranno esrpimere la propria opinione sul seminario attraverso una dichiarazione firmata. “Il Visitatore – si legge nella nota - esaminerà tutti gli aspetti della formazione sacerdotale” e condurrà, con l’aiuto di suoi assistenti, “colloqui individuali con tutti i membri dell’equipe formativa, con tutti i seminaristi e, laddove possibile, con le altre parti normalmente coinvolte nella vita del seminario”. Anche qui la nota precisa che non è compito del visitatore “incontrare vittime di abusi” che potranno essere ricevute dal visitatore delle arcidiocesi metropolitane. Sarà invece data l’opportunità di un colloquio individuale a ciascun sacerdote che abbia concluso gli studi nei precedenti tre anni. Per le case religiose la visita consisterà in una prima fase nella risposta ad un questionario, relativo al coinvolgimento degli Istituti in casi di abusi, alla risposta offerta alle vittime, e all’osservanza dei protocolli contenuti in “Safeguarding Children, Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland”.

'Luce del mondo'. Il Papa: una comunità di persone che vive nella fede, il compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite

''Non siamo un centro di produzione, non siamo un'impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa'': Benedetto XVI non usa giri di parole nel suo nuovo libro-intervista intitolato ''Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi'', che sarà presentato il 23 novembre, in contemporanea in tutto il mondo, e che il settimanale Panorama anticipa sul numero in edicola da oggi. Il riferimento è agli scandali finanziari che hanno travolto il Vaticano, ma non solo. Il Papa non si è sottratto ad alcuno degli interrogativi posti dal giornalista bavarese Peter Seewald (nella foto con Benedetto XVI). Oltre 90 domande che fanno già tremare la Curia Romana, 284 pagine nell'edizione italiana: nessuno infatti ha letto le bozze del libro (in tedesco) tranne Joseph Ratzinger, che le ha riviste attentamente, la sua collaboratrice personale, Ingrid Stampa, che ha supervisionato anche la traduzione italiana, e un cardinale di fiducia del Papa, probabilmente il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Joseph Levada, che ha riletto il testo per una verifica dal punto di vista teologico e dottrinale. Benedetto XVI non ha fatto leggere il manoscritto nemmeno al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Perciò c'è molta attesa. Il Papa parla di pedofilia, Islam, preti sposati, divorzio, contraccezione, riforme della Chiesa, liturgia, rapporti con gli ortodossi, autorità del Pontefice. E si sofferma anche sulla figura del suo predecessore, Giovanni Paolo II. Le risposte non sono mai scontate, come quando, riporta Panorama, elenca i veri obiettivi della Chiesa: ''Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite''.

Asca

La 'Sakineh' di cui non si parla: in Pakistan una donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Legge strumento di discriminazioni e violenze

Il Pakistan ha "varcato una linea" condannando a morte una donna cristiana per blasfemia. Asia Bibi, madre di due bambini, operaia agricola di 37 anni, ha ricevuto la sua sentenza da un tribunale del Punjab domenica sera. E’ stata giudicata colpevole di blasfemia, commessa di fronte ad alcuni colleghi di lavoro, in una discussione molto animata avvenuta nel giugno 2009 a Ittanwali. Alcune delle donne che lavoravano con lei cercavano di convincerla a rinunciare al cristianesimo e a convertirsi all’islam. Durante la discussione, Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro. Le musulmane si sono offese, e dopo aver picchiato Bibi l’hanno chiusa in una stanza. Secondo quanto raccolto da Release International una piccola folla si è radunata e ha cominciato a insultare lei e i bambini. La polizia l’ha presa in custodia, salvandola da una folla feroce. L’organizzazione caritativa, che sostiene i cristiani perseguitati, ha detto che su pressione dei leader musulmani locali è stata sporta denuncia per blasfemia contro la donna. Il direttore di Release International, Andy Dipper, ha espresso il suo shock verso la sentenza di domenica. “Il Pakistan ha varcato una linea – ha detto – condannando a morte una donna per blasfemia”. Bibi inoltre è stata multata dell’equivalente di due anni e mezzo di del suo stipendio. Un’altra donna cristiana, Martha Bibi (non è parente di Asia), è sotto processo per blasfemia a Lahore. “Occorre salvare la vita” a Asia Bibi e per questo “è urgente lanciare una campagna sostenuta da leader per i diritti umani e governi...Nessuno deve rimanere in silenzio”: è l’appello che il prof. Asghar Ali Engineer, studioso musulmano indiano fa attraverso l'agenzia AsiaNews. Altri messaggi giunti ad AsiaNews chiedono che la comunità internazionale si muova per Asia Bibi con una campagna simile a quella lanciata per salvare la vita a Sakineh, la donna iraniana che è nel braccio della morte, condannata per adulterio. “In Pakistan, spiega il prof. Asghar, è ormai evidente che le leggi contro la blasfemia sono divenute un comodo strumento nelle mani di coloro che vogliono colpire le minoranze. La legge sulla blasfemia è stata introdotta per dare legittimità al dittatore Zia ul-Haq e non ha alcun rapporto evidente con gli standard dottrinali della legge islamica classica”. “Questa legge infamante – spiega lo studioso musulmano, direttore del Centro studi per la società e il secolarismo - è usata con impunità contro le minoranze religiose da quelli che sono spinti da inimicizie personali, guadagni monetari, materiali o politici o perfino per rubare terre...Non c’è nulla di religioso in tutto questo”. L’appello di Asghar Ali Engineer avviene quasi in contemporanea con la condanna della sentenza da parte dell’All India Christian Council. In una dichiarazione diffusa martedì dal segretario generale, il cattolico John Dayal, l’Aicc domanda al governo indiano di sollevare il caso alla Commissione Onu per i diritti umani e chiede al governo pakistano e alla comunità internazionale di “salvare la vita della donna”. Anche il prof. Asghar punta il dito contro i governi: “Il governo del Pakistan – dice – è responsabile per assicurare la protezione della vita delle minoranze. Noi possiamo solo condannare questi atti crudeli contro l’umanità. Va detto con tristezza: quando i governi di tante rispettabili nazioni rimangono in silenzio, noi possiamo solo condannare questi atti. Per questo è essenziale una campagna internazionale per fermare tutto questo”. Secondo i dati della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa Cattolica, dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. La legge sulla blasfemia costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite.

AsiaNews

Il vescovo anglicano Newton: entro nella Chiesa Cattolica per ragioni positive, in risposta alla preghiera del Signore 'che tutti siano uno'

In una lettera inviata alla sua congregazione, il vescovo anglicano Keith Newton di Richborough ha spiegato perché non sta lasciando la Chiesa d'Inghilterra per ragioni negative, ma per motivi positivi. In una lettera pastorale diffusa questo martedì, il vescovo Newton ha confermato la sua decisione, annunciata con altri quattro presuli lunedì, e ha espresso la “speranza” che la sua congregazione comprenda che la sua risoluzione non è motivata da “reazioni negative relative ai problemi della Chiesa d'Inghilterra”. Il presule ha spiegato di aver preso questa decisione “per ragioni positive in risposta alla preghiera di nostro Signore la notte prima di morire, 'che tutti siano uno'”. La Costituzione "Apostolica Anglicanorum coetibus", pubblicata un anno fa, ha offerto a gruppi di anglicani un modo per entrare nella Chiesa Cattolica attraverso l'istituzione di Ordinariati personali, un nuovo tipo di struttura canonica, in cui potranno mantenere alcuni elementi delle loro tradizioni liturgiche e spirituali. Nella sua lettera, il vescovo Newton ha espresso gratitudine ai fedeli di Richborough, che ha servito per più di otto anni. “Non riesco a esprimere tutta la mia gratitudine per il calore, l'amicizia e il sostegno che ho sperimentato da parte di tanti sacerdoti e tanti fedeli laici. Non l'ho meritato, ma ringrazio Dio per tutto ciò che ho ricevuto da voi”, ha scritto. Il vescovo afferma che la sua decisione ha richiesto una lunga lotta interiore: “Se è vero che [la questione dell'ordinazione di donne] è stata un fattore importante, non è stato quello più significativo”. “Il mio pellegrinaggio mi sta ora portando in una direzione diversa”, ha aggiunto. Il presule ha sottolineato che la pubblicazione dell'"Anglicanorum coetibus" è giunta come “una sorpresa, e ha cambiato completamente il panorama per gli anglo-cattolici”. Il vescovo Newton si è quindi riferito all'Anglican-Roman Catholic International Commission, introdotta da Papa Paolo VI e dall'arcivescovo Michael Ramsey nel 1967, che ha incoraggiato l'unità tra le due Chiese. Molti membri del clero anglicano, ha dichiarato, hanno sperato in una simile unità per anni; con l'accettazione di alcune questioni come l'ordinazione femminile e “altre questioni dottrinali e morali” da parte della Chiesa d'Inghilterra, tuttavia, quell'unità “sembra ora una speranza molto più lontana”. Anche se le sue dimissioni non saranno effettive fino al 31 dicembre, ha concluso il vescovo, non condurrà “alcun servizio episcopale pubblico fino a quel momento”.

Zenit