martedì 26 ottobre 2010

Nel 2012 il Sinodo dedicato alla nuova evangelizzazione. Mons. Fisichella: rinnovare la capacità della Chiesa di riportare il Vangelo all'uomo di oggi

Domenica Benedetto XVI ha annunciato di voler dedicare la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, nel 2012, al tema "Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Lo ha fatto durante la Messa presieduta nella Basilica Vaticana a conclusione dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. “Durante i lavori dell’Assemblea – ha detto il Santo Padre – è stata spesso sottolineata la necessità di riproporre il Vangelo alle persone che lo conoscono poco, o che addirittura si sono allontanate dalla Chiesa”. “Spesso – ha continuato – è stato evocato l’urgente bisogno di una nuova evangelizzazione anche per il Medio Oriente. Si tratta di un tema assai diffuso, soprattutto nei Paesi di antica cristianizzazione”. Ed ha aggiunto: “Anche la recente creazione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione risponde a questa profonda esigenza”. È con un sentimento di "grande meraviglia", "stupore», "gioia profonda" ma anche con un senso di "profonda responsabilità" che l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del neo istituito Pontificio Consiglio, ha accolto la notizia. Ora si tratta di preparare il Sinodo, ha detto Fisichella a Radio Vaticana, nella linea dettata dal Papa nella Lettera Apostolica che ha istituito il dicastero, il Motu Proprio "Ubicumque et semper": "L’esigenza di rinnovare tutto quello che è la capacità della Chiesa di dover essere in grado di riportare ancora il Vangelo di Gesù Cristo all’uomo di oggi".

Zenit, Avvenire

La conferenza stampa: il Messaggio del Papa promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti combattendo contro nuove forme di discriminazione

“Come Chiesa vogliamo ribadire che ogni trattato internazionale che non tiene conto della dignità umana della persona umana”, compresa quella dei migranti, “va incontro a grandi difficoltà”: lo ha detto oggi mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011. “Certo è diritto degli Stati ‘regolare i flussi migratori e difendere le proprie frontiere’ – ha detto mons. Vegliò citando il Messaggio del Papa – per salvaguardare la sicurezza della Nazione, ma tale diritto deve sempre tener conto del principio appena menzionato”. “Non sempre uno Stato riesce a regolamentare il diritto alla regolazione dei flussi – ha aggiunto – e mantenere fede ai diritti scritti che riconoscono la dignità della persona. Compito della Chiesa è allora aiutare i migranti, ma anche stimolare qualche governo ad aiutarli meglio”. Il Messaggio di Benedetto XVI, ha precisato mons. Vegliò, “rafforza nella comunità internazionale la percezione dell’importanza del dialogo e promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione”. A proposito dei rom e dei provvedimenti presi di recente da alcuni Stati europei, mons. Vegliò ha detto che “nessuno vuole assimilarli, li si vuole solo controllare, perché non si può pretendere che ci siano gruppi che sfuggano ai controlli di sicurezza”. ''L'atteggiamento attuale di molti Paesi sembra contraddire gli accordi sottoscritti, manifestando talvolta comportamenti dettati dalla paura dello straniero e, non di rado, anche da mascherata discriminazione'': è questa la situazione di molti rifugiati e richiedenti asilo per padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti. ''Emerge una disparità sempre più accentuata tra gli impegni presi e la loro attuazione'', ha detto il numero tre del dicastero vaticano, aggiungendo: ''E' sotto gli occhi di tutti il ricorso a vari modi per eludere la responsabilità di accogliere e sostenere coloro che cercano rifugio e protezione umanitaria''. ''Quelli che si avventurano con mezzi di trasporto via mare (nel Pacifico, nel Mediterraneo o nel Golfo di Aden, ad esempio), ma anche quelli che utilizzano altre vie di fuga - ha proseguito mons. Bentoglio - troppo spesso si vedono trattati con pregiudizio: i loro casi non sempre vengono esaminati individualmente, mentre accade con frequenza che vengano rigettati in blocco''. Il problema dei rifugiati non riguarda affatto in maniera esclusiva i Paesi dell'Occidente, che sono ben lungi da essere i più 'generosi' su questo fronte. ''Le raccomandazioni che cogliamo nel Messaggio del Santo Padre - ha detto il missionario scalabriniano - mirano a sollecitare i singoli e la comunità internazionale a non ignorare le dimensioni di una sfida che riguarda il mondo intero''. ''In effetti - ha ricordato -, potremmo avere l'impressione che solo l'Europa stia attualmente affrontando tale problema. Ma non possiamo dimenticare che, ad esempio, il Sud Africa ha accettato 220 mila richiedenti asilo nell'arco dello scorso anno, e tale cifra corrisponde quasi al numero di persone accolte nei 27 Stati membri dell'Unione Europea messi insieme, e più di quattro volte il numero di coloro che hanno cercato asilo presso gli Stati Uniti d'America''. ''Teniamo conto - ha concluso Bentoglio - che l'80% del numero complessivo dei rifugiati e dei richiedenti asilo cerca di mantenere una certa prossimità con il Paese di origine. Dunque, assumere consapevolezza delle dimensioni del fenomeno certamente aiuta a rimettere le cose nel loro giusto ordine''.

Il Papa: una sola famiglia, migranti e popoli che li accolgono. Il dialogo per una serena e fruttuosa convivenza. Gli Stati rispettino gli impegni

Un appello al rispetto dei diritti dei rifugiati, nei confronti dei quali “la Comunità internazionale ha assunto impegni precisi” e un invito alla “fraternità” e alla “solidarietà” nei confronti di tutti i migranti, perché parte della stessa “famiglia umana”. Sono contenuti nel Messaggio di Benedetto XVI per la 97° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica 16 gennaio 2011 sul tema: "Una sola famiglia umana", reso noto questa mattina. Il fenomeno globale delle migrazioni mette sempre più in luce che i popoli di tutto il mondo formano una ''sola famiglia umana'', una ''sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perchè si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze''. ''Il Concilio Vaticano II - ricorda il Pontefice - afferma che 'tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine poichè Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra; essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti'. Così, noi 'non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle'''. ''La strada - nota ancora Papa Ratzinger - è la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorso sono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione, nelle sue diverse espressioni: interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa necessaria''. Di fronte alla globalizzazione con il suo superamendo dei ''confini geografici e culturali'', la Chiesa ''non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall'unita' della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene''. Tutti “fanno parte di una sola famiglia – scrive il Papa -, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione”. “Il mondo dei migranti è vasto e diversificato – sottolinea il Papa più avanti -. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell'uomo e di società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell'umanità a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano”. Benedetto XVI ricorda, citando l'Enciclica di Paolo VI "Populorum progressio", che "la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli" è causa profonda del sottosviluppo e quindi “incide fortemente sul fenomeno migratorio”. “La fraternità umana – osserva il Papa - è l'esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con l'altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sé agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunità politica locale, nazionale e mondiale”. “Al tempo stesso – sottolinea -, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l'identità nazionale”. In merito alla situazione dei rifugiati e degli altri migranti forzati, il Papa ricorda che “nei confronti di queste persone, che fuggono da violenze e persecuzioni, la Comunità internazionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccupazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armoniosa”. Anche nel caso dei “migranti forzati”, prosegue Benedetto XVI nel Messaggio, “la solidarietà si alimenta alla ‘riserva’ di amore che nasce dal considerarci una sola famiglia umana”, mentre “accogliere i rifugiati e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di umana solidarietà, affinché essi non si sentano isolati a causa dell’intolleranza e del disinteresse”. “Ciò significa – precisa - che quanti sono forzati a lasciare le loro case o la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie, contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita”. Il Papa accenna anche alla situazione degli studenti esteri, considerati dei “’ponti’ culturali ed economici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciò va proprio nella direzione di formare ‘una sola famiglia umana’". “È questa convinzione che deve sostenere l'impegno a favore degli studenti esteri – dice - e accompagnare l'attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristrettezze economiche o il disagio di sentirsi soli nell'affrontare un ambiente sociale e universitario molto diverso, come pure le difficoltà di inserimento”.