“Come Chiesa vogliamo ribadire che ogni trattato internazionale che non tiene conto della dignità umana della persona umana”, compresa quella dei migranti, “va incontro a grandi difficoltà”: lo ha detto oggi mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011. “Certo è diritto degli Stati ‘regolare i flussi migratori e difendere le proprie frontiere’ – ha detto mons. Vegliò citando il Messaggio del Papa – per salvaguardare la sicurezza della Nazione, ma tale diritto deve sempre tener conto del principio appena menzionato”. “Non sempre uno Stato riesce a regolamentare il diritto alla regolazione dei flussi – ha aggiunto – e mantenere fede ai diritti scritti che riconoscono la dignità della persona. Compito della Chiesa è allora aiutare i migranti, ma anche stimolare qualche governo ad aiutarli meglio”. Il Messaggio di Benedetto XVI, ha precisato mons. Vegliò, “rafforza nella comunità internazionale la percezione dell’importanza del dialogo e promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione”. A proposito dei rom e dei provvedimenti presi di recente da alcuni Stati europei, mons. Vegliò ha detto che “nessuno vuole assimilarli, li si vuole solo controllare, perché non si può pretendere che ci siano gruppi che sfuggano ai controlli di sicurezza”. ''L'atteggiamento attuale di molti Paesi sembra contraddire gli accordi sottoscritti, manifestando talvolta comportamenti dettati dalla paura dello straniero e, non di rado, anche da mascherata discriminazione'': è questa la situazione di molti rifugiati e richiedenti asilo per padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti. ''Emerge una disparità sempre più accentuata tra gli impegni presi e la loro attuazione'', ha detto il numero tre del dicastero vaticano, aggiungendo: ''E' sotto gli occhi di tutti il ricorso a vari modi per eludere la responsabilità di accogliere e sostenere coloro che cercano rifugio e protezione umanitaria''. ''Quelli che si avventurano con mezzi di trasporto via mare (nel Pacifico, nel Mediterraneo o nel Golfo di Aden, ad esempio), ma anche quelli che utilizzano altre vie di fuga - ha proseguito mons. Bentoglio - troppo spesso si vedono trattati con pregiudizio: i loro casi non sempre vengono esaminati individualmente, mentre accade con frequenza che vengano rigettati in blocco''. Il problema dei rifugiati non riguarda affatto in maniera esclusiva i Paesi dell'Occidente, che sono ben lungi da essere i più 'generosi' su questo fronte. ''Le raccomandazioni che cogliamo nel Messaggio del Santo Padre - ha detto il missionario scalabriniano - mirano a sollecitare i singoli e la comunità internazionale a non ignorare le dimensioni di una sfida che riguarda il mondo intero''. ''In effetti - ha ricordato -, potremmo avere l'impressione che solo l'Europa stia attualmente affrontando tale problema. Ma non possiamo dimenticare che, ad esempio, il Sud Africa ha accettato 220 mila richiedenti asilo nell'arco dello scorso anno, e tale cifra corrisponde quasi al numero di persone accolte nei 27 Stati membri dell'Unione Europea messi insieme, e più di quattro volte il numero di coloro che hanno cercato asilo presso gli Stati Uniti d'America''. ''Teniamo conto - ha concluso Bentoglio - che l'80% del numero complessivo dei rifugiati e dei richiedenti asilo cerca di mantenere una certa prossimità con il Paese di origine. Dunque, assumere consapevolezza delle dimensioni del fenomeno certamente aiuta a rimettere le cose nel loro giusto ordine''.