lunedì 31 maggio 2010

Il Papa: la carità di Maria raggiunge il suo vertice nel donare Gesù stesso, il vero e unico tesoro di cui l'umanità ha profonda nostalgia

“Nella Vergine Maria che va a visitare la parente Elisabetta riconosciamo l’esempio più limpido e il significato più vero del nostro cammino di credenti e del cammino della Chiesa stessa. La Chiesa è per sua natura missionaria, è chiamata ad annunciare il Vangelo dappertutto e sempre, a trasmettere la fede ad ogni uomo e donna, e in ogni cultura”. Lo ha detto questa sera Benedetto XVI, concludendo il mese di maggio in Vaticano, alla piccola grotta di Lourdes riprodotta nei giardini vaticani. “Quello di Maria – ha osservato – è un autentico viaggio missionario. È un viaggio che la conduce lontano da casa, la spinge nel mondo, in luoghi estranei alle sue abitudini quotidiane, la fa arrivare, in un certo senso, sino ai confini da lei raggiungibili”. Sta proprio qui, “anche per tutti noi”, “il segreto della nostra vita di uomini e di cristiani. La nostra, come singoli e come Chiesa, è un’esistenza proiettata al di fuori di noi. Come era già avvenuto per Abramo, ci è chiesto di uscire da noi stessi, dai luoghi delle nostre sicurezze, per andare verso gli altri, in luoghi e ambiti diversi”. È il Signore che “ce lo chiede” e che, in questo cammino, “ci mette accanto Maria quale compagna di viaggio e madre premurosa”. Lo scopo più immediato del viaggio di Maria è offrire a Elisabetta, ormai anziana, “quella vicinanza affettuosa, quell’aiuto concreto e tutti quei servizi quotidiani di cui aveva bisogno”.
Elisabetta diventa così, ha evidenziato il Pontefice, “il simbolo di tante persone anziane e malate, anzi, di tutte le persone bisognose di aiuto e di amore. E quante ce ne sono anche oggi nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle nostre città!”. Ma la carità di Maria “non si ferma all’aiuto concreto, ma raggiunge il suo vertice nel donare Gesù stesso, nel ‘farlo incontrare’”. Siamo così “al cuore e al culmine della missione evangelizzatrice. Siamo al significato più vero e allo scopo più genuino di ogni cammino missionario: donare agli uomini il Vangelo vivente e personale, che è lo stesso Signore Gesù”. Gesù, ha chiarito il Papa, “è il vero e unico tesoro che noi abbiamo da dare all’umanità. È di Lui che gli uomini e le donne del nostro tempo hanno profonda nostalgia, anche quando sembrano ignorarlo o rifiutarlo. È di Lui che hanno grande bisogno la società in cui viviamo, l’Europa, il mondo intero”. “A noi – ha aggiunto – è affidata questa straordinaria responsabilità. Viviamola con gioia e con impegno, perché la nostra sia davvero una civiltà in cui regnano la verità, la giustizia, la libertà e l’amore, pilastri fondamentali e insostituibili di una vera convivenza ordinata e pacifica”. “Viviamo questa responsabilità rimanendo assidui nell’ascolto della Parola di Dio, nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”, ha concluso.

SIR


Il Papa a Cipro. In dono a Benedetto XVI dal patriarca Twal un album di immagini e parole che ripercorre il pellegrinaggio in Terra Santa del 2009

Un album in due volumi, interamente rilegati in cuoio, contenenti le foto e i testi dei discorsi tenuti nel corso del suo viaggio in Terra Santa del maggio 2009. E’ il dono che Benedetto XVI riceverà dalle mani del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, in occasione del suo viaggio apostolico, dal 4 al 6 giugno, a Cipro, che come è noto fa parte della diocesi patriarcale. L’opera è stata redatta dal direttore dei media del Patriarcato latino, Mounir Hodaly. Il dono, che riferiscono dal Patriarcato latino, “vuole essere un segno di gratitudine da parte di tutta la Chiesa di Terra Santa”, ha visto coinvolte tante persone, tra cui cinque fotografi ed un grafico. Con questa opera, è la speranza degli autori, “il Papa potrà ricordare ancora meglio i momenti di grazia del suo pellegrinaggio in Terra Santa”. La prefazione all’album è stata scritta da padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa.
SIR

Lombardi: natura sussidiaria della Visita apostolica in Irlanda, venendo dall'esterno può essere migliore nell'esprimere valutazioni obiettive

"Il successo della Visita suppone naturalmente la collaborazione aperta e cordiale - nella verità e nella carità - da parte di tutti con i visitatori": è quanto affermato dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi, in merito alla Visitazione apostolica alla Chiesa d'Irlanda annunciata questa mattina. L'indagine della Santa Sede "indica i compiti dei visitatori non solo nell'esame delle questioni relative al trattamento dei casi di abuso e all'assistenza dovuta alle vittime - spiega Lombardi - ma anche nello studio della adeguatezza e dei possibili miglioramenti delle procedure di prevenzione, alle luce dei documenti e delle direttive oggi in vigore sia per la Chiesa universale (il Motu Proprio "Sacramentorum Sanctitatis Tutela" del 2001), sia specificamente per la Chiesa in Irlanda (il documento "Safeguarding Children")". "La parola 'aiuto, assistance' dice bene la natura 'sussidiaria' dell'intervento della Santa Sede, che non si sostituisce alle autorità in carica, ma aggiunge una presenza che - venendo dall'esterno - può essere in condizioni migliori per raccogliere con obiettività informazioni ed esprimere utili valutazioni", afferma ancora il portavoce vaticano. La durata delle visite "non è specificata", ma "esse richiederanno certamente diverso tempo, anche perché i visitatori sono per lo più persone che conservano i loro attuali incarichi di grande impegno". I risultati saranno poi consegnati alla Santa Sede che "darà alle istituzioni visitate indicazioni per superare le difficoltà o prenderà le decisioni che appaiano necessarie".

Apcom

Il card. Murphy-O'Connor: speranza che la Visita sostenga l'azione della Santa Sede per la protezione dei bambini e di tutte le persone vulnerabili

La ''speranza'' che la Visita apostolica in Irlanda sostenga l'azione della Santa Sede ''con una analisi approfondita della Chiesa Cattolica in Irlanda e delle sue procedure e protocolli di salvaguardia. Mettere la protezione dei bambini e di tutte le persone vulnerabili al centro di ogni aspetto della vita della Chiesa è essenziale''. Sono le parole pronunciate oggi dal card. Cormac Murphy-O'Connor (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo emerito di Westminster, nominato visitatore dalla Santa Sede per l'arcidiocesi di Armagh. ''Non vedo l'ora - ha detto l'arcivescovo - di lavorare a questo compito con un collega cardinale e arcivescovi dagli Stati Uniti e Canada, così come di collaborare con la Conferenza Episcopale irlandese''. Il card. Murphy-O'Connor è stato artefice del Rapporto Nolan, una relazione pubblicata nel 2001 da Lord Nolan, che ha esaminato e valutato le modalità di protezione dei bambini e la prevenzione di abusi all'interno della Chiesa Cattolica in Inghilterra e Galles. La relazione contiene 83 raccomandazioni su come la Chiesa dovrebbe evitare il verificarsi di abusi sui minori all'interno della comunità cattolica e per garantire che in caso di abuso viene comunicato o sospetta, la Chiesa si occupa in modo corretto. Tutte le 83 raccomandazioni sono state attuate dalle 22 diocesi di Inghilterra e Galles.

Asca

Mons. Martin: elemento importante nel processo messo in atto dal Papa per assistere la Chiesa d'Irlanda. Collaborazione da tutta la diocesi di Dublino

Il primo plauso dall’Irlanda sull’annuncio dato questa mattina dalla Santa Sede circa l’inizio in autunno di una Visita apostolica nel Paese, arriva dall’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin (foto). In un comunicato diffuso oggi l’arcivescovo afferma di “non vedere l’ora di ricevere il documento formale che definirà la natura, i termini e gli obiettivi precisi della Visita”. La Visita apostolica, aggiunge, rappresenta “un elemento importante nel processo messo in atto da Papa Benedetto XVI per assistere la Chiesa Cattolica in Irlanda nel suo rinnovamento”. L’arcivescovo si compiace in particolare del fatto che “la Visita comincerà nel valutare la risposta data alle vittime e la qualità dell’assistenza che la Chiesa in Irlanda deve ai sopravvissuti”. Dublino accoglie inoltre “con grande favore la nomina del card. Sean O 'Malley arcivescovo di Boston, come Visitatore Apostolico per l'arcidiocesi di Dublino. L’arcivescovo ne sottolinea l’esperienza e l’impegno personale che “lo rendono particolarmente adatto” al compito “in questo momento, in cui la Chiesa di Dublino sta indagando la verità di un momento buio della sua storia e compiendo un periodo di conversione, di purificazione e di rinnovamento”. Il comunicato si conclude con la garanzia che tutte le strutture dell’arcidiocesi offriranno “piena collaborazione all'inchiesta penale in corso”.

SIR

I vescovi irlandesi: piena cooperazione alla Visita apostolica, passo importante verso la guarigione, la riparazione e il rinnovamento nella Chiesa

''La Visita Apostolica sarà un'occasione per riflettere, valutare e rivedere alcuni aspetti odierni della vita della Chiesa in Irlanda'': lo scrive il Comitato permanente della Conferenza Episcopale irlandese in un comunicato sull'annuncio, dato questa mattina, della Visita apostolica voluta da Papa Benedetto XVI nella Chiesa dell'Isola dopo lo scandalo pedofilia. ''La visita - si legge nel comunicato - è un espressione della personale vicinanza di Papa Benedetto XVI ai cattolici d'Irlanda e rappresenta un altro passo importante sulla via della guarigione, della riparazione e del rinnovamento nella Chiesa d'Irlanda. Offriamo piena cooperazione con tutti coloro che saranno coinvolti''. ''La Visita Apostolica sarà l'occasione di sviluppare ancora di più l'opera intrapresa dalla Chiesa d'Irlanda per rispondere ai bisogni delle vittime di abusi, per rafforzare le procedure e linee guida gia' solide in atto per la protezione dei bambini e per lavorare ad un rinnovamento della fede''.

Asca

Il Papa a Cipro. Mons. Franco: dimensione missionaria, pastorale, ecumenica e mediorientale del viaggio. Sviluppi positivi anche in chiave politica

“Sarà un viaggio ricco di segni e di significati”: così il nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e i Territori palestinesi, mons. Antonio Franco, parla all'agenzia SIR del viaggio apostolico a Cipro di Benedetto XVI, dal 4 al 6 giugno. “E’ la prima volta di un Pontefice nell’Isola – dichiara il Nunzio – e ciò conferisce alla visita un valore particolare: per la dimensione missionaria, in quanto si pone sulle orme di San Paolo, per quella pastorale, legata all’incontro con la Chiesa di Cipro ed inoltre per l’ecumenismo, visti gli incontri con la Chiesa ortodossa locale e gli altri capi religiosi”. Tuttavia, aggiunge mons. Franco, “c’è una dimensione ancora più ampia ed quella che riguarda il Medio Oriente, verso cui Benedetto XVI continua a moltiplicare sforzi e preghiera per favorire la distensione e la pace”. Chiaro il riferimento alla pubblicazione dell’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. “L’auspicio – conclude il nunzio - è che il viaggio possa promuovere sviluppi positivi anche in chiave politica e non solo religiosa. Cipro, pur appartenendo come Chiesa al Patriarcato latino di Gerusalemme e alla Custodia di Terra Santa, politicamente è un membro dell’Ue anche se l’Isola è divisa”.

SIR

Benedetto XVI accetta le dimissioni di un vescovo irlandese in Nigeria, accusato di aver abusato una minorenne e di concubinato

Papa Benedetto XVI ha accettato le dimissioni del vescovo di Benin City in Nigeria, mons. Richard Antony Burke, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico, cioè "per gravi impedimenti". Il presule, 61 anni, di origine irlandese, è accusato di avere relazioni sessuali con ragazze minorenni e di concubinato. Il vescovo era stato sospeso lo scorso ottobre, durante il Sinodo dei vescovi per l'Africa in Vaticano, ed era stata avviata un'indagine. Il risultato dell'inchiesta era molto atteso dai cattolici africani che avevano accusato il Vaticano di 'usare due pesi e due misure' nei confronti del clero africano rispetto a quello bianco attivo in Africa, soprattutto dopo le dimissioni imposte a due vescovi di colore della Repubblica Centrafricana che vivevano in situazioni di concubinato. Mons. Burke è stato accusato da una politica canadese di origine nigeriana, Dolores Attwood, di aver avuto una relazione con lei da quando lei aveva solo 14 anni. La relazione sarebbe durata cinque anni, fino a quando Attwood lasciò il proprio Paese alla volta degli Stati Uniti.

In autunno la Visita apostolica alle arcidiocesi, a seminari e congregazioni religiose dell'Irlanda. Il Papa invita i cattolici del Paese a sostenerla

Nove ''visitatori apostolici'' con il compito di passare al setaccio tutti gli aspetti della vita della Chiesa Cattolica in Irlanda dopo lo scandalo pedofilia. Li ha nominati questa mattina Papa Benedetto XVI, mettendo in pratica così una misura già annunciata nella Lettera sullo scandalo inviata ai cattolici dell'Isola lo scorso 20 marzo. I nove visitatori sono il card. Cormac Murphy O'Connor, arcivescovo emerito di Westminster, per l'arcidiocesi di Armagh; il card. Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston, per l'arcidiocesi di Dublin; mons. Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, per l'arcidiocesi di Cashel and Emly; mons. Terrence Thomas Prendergast, arcivescovo di Ottawa, per l'arcidiocesi di Tuam. "La visita - sottolinea una nota vaticana - inizierà nelle quattro arcidiocesi metropolitane d’Irlanda (Armagh, Dublin, Cashel and Emly, Tuam) e sarà poi estesa ad alcune altre diocesi". ''Nel desiderio di accompagnare il cammino di rinnovamento dei luoghi di formazione dei futuri sacerdoti della Chiesa in Irlanda - si afferma ancora - la Congregazione per l'Educazione Cattolica coordinerà la visita dei seminari in Irlanda e del Pontificio Collegio Irlandese a Roma. Pur avendo speciale attenzione alle problematiche che hanno richiesto la visita apostolica, nell'ambito dei seminari essa terrà conto di tutti gli elementi concernenti la formazione sacerdotale. Come visitatore apostolico è stato nominato S.E. mons. Timothy Dolan, arcivescovo di New York''. ''La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica - si legge nel testo diffuso dalla Sala stampa della Santa Sede - da parte sua, organizzerà in due fasi la visita alle case religiose. Anzitutto condurrà un'indagine attraverso un questionario, inviato a tutti i Superiori degli istituti religiosi presenti in Irlanda, al fine di arrivare a un'adeguata conoscenza della situazione attuale e dei progetti circa l'osservanza e il miglioramento delle norme delle 'guidelines'. Per la seconda fase i visitatori saranno padre Joseph Tobin e il gesuita padre Gero McLaughlin per gli istituti maschili; Suor Sharon Holland e Suor Mairin McDonagh per gli istituti femminili. Essi compiranno un attento studio di valutazione dei risultati raccolti e dei possibili passi da compiere nel futuro per favorire una stagione di rinascita spirituale della vita religiosa nell'Isola''. Con la sua decisione il Papa "intende offrire un aiuto ai vescovi, al clero, ai religiosi e ai fedeli laici per affrontare adeguatamente la situazione determinata dalle tragiche vicende degli abusi compiuti da sacerdoti e religiosi nei riguardi dei minori e per contribuire al rinnovamento spirituale e morale desiderato e già avviato con decisione dalla Chiesa in Irlanda". Con la loro indagine, che riguarderà "alcune diocesi del Paese, i seminari e le congregazioni religiose", i visitatori apostolici, continua il testo, "cercheranno di approfondire le problematiche connesse con la trattazione dei casi di abuso e la dovuta assistenza alle vittime, e di verificare l’efficacia e la possibilità di miglioramento delle attuali modalità di prevenzione degli abusi, avendo come riferimento il Motu Proprio pontificio "Sacramentorum sanctitatis tutelà" e le norme dello "Safeguarding Children: Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland", commissionato e prodotto dal "National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church". Nel comunicato si legge inoltre che Benedetto XVI ha invitato tutti i fedeli irlandesi a sostenere i nove visitatori apostolici, affinché la Chiesa possa rinnovarsi e la fede rafforzarsi. ''Il Santo Padre - è scritto nella parte finale del comunicato - invita tutti i membri della Comunità cattolica irlandese a sostenere con la preghiera quest'opera di aiuto fraterno. Egli invoca la benedizione del Signore sui visitatori e su tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici d'Irlanda, affinché la visita possa essere per loro un'occasione di rinnovato fervore nella vita cristiana, possa approfondire la loro fede e rafforzare la loro speranza in Cristo nostro Salvatore''.

Il Papa a Cipro. Tutte le dirette televisive

Questo è il calendario completo delle dirette televisive del Viaggio Apostolico di Papa Benedetto XVI a Cipro. Tv2000 (SKY canale 801) e Telepace (SKY canale 802) trasmetteranno tutti gli atti e gli eventi, grazie al Centro Televisivo Vaticano. Rai Uno trasmetterà la Santa Messa della domenica.

Venerdì 4 giugno
ore 13.00 CERIMONIA DI BENVENUTO

ore 14.15 CELEBRAZIONE ECUMENICA

Sabato 5 giugno
ore 8.15 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E INCONTRO CON LE AUTORITA’ CIVILI E CON IL CORPO DIPLOMATICO

ore 9.45 INCONTRO CON LA COMUNITA’ CATTOLICA DI CIPRO

ore 11.15 VISITA DI CORTESIA A SUA BEATITUDINE CHRYSOSTOMOS II

ore 16.30 SANTA MESSA CON SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE, DIACONI, CATECHISTI ED ESPONENTI DEI MOVIMENTI ECCLESIALI DI CIPRO

Domenica 6 giugno
ore 8.30 SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DEL SINODO PER IL MEDIO ORIENTE E RECITA DELL’ANGELUS DOMINI
Diretta su Rai Uno dalle 8.25

ore 15.30 VISITA ALLA CATTEDRALE MARONITA DI CIPRO

ore 16.45 CERIMONIA DI CONGEDO

Il Papa a Cipro. L'ambasciatore Poulides: coronamento del sostegno che il Vaticano ha sempre dato al Paese. Importante anche per il dialogo ecumenico

"Cipro è un avamposto dell’Unione Europea verso il Medio Oriente e l’Africa". Georgios Poulides, ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede dal 2003, presenta così la meta del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI, che giungerà nell’Isola venerdì 4 giugno e domenica prossima consegnerà ai vescovi l’Instrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo, nel corso della Santa Messa nel Palazzo dello Sport Elefteria di Nicosia nella quale si pregherà per la pace in Terra Santa e in tutta l'area. "Il ruolo di Cipro è emerso con chiarezza durante la crisi del Libano nell’estate 2006, quando ha sostenuto l’invio di una forza di pace europea lungo la frontiera tra Israele e Libano", ma questo è anche un Paese diviso in due, l'ultimo in Europa dopo la caduta del Muro di Berlino: "Quasi un terzo del territorio - ricorda il diplomatico - si trova, fin dal lontano 1974, sotto occupazione militare turca. In tale area i militari di Ankara hanno concentrato tutta la minoranza turco-cipriota (circa il 18 per cento della popolazione, prima sparsa lungo tutta l’isola), hanno cacciato con la forza i greco-ciprioti e tutti i cristiani, vi hanno trasferito centinaia di migliaia di coloni anatolici, infine hanno orchestrato l’autoproclamazione di uno stato-fantoccio, riconosciuto solo dalla Turchia". Già al momento dell’adesione di Cipro nel 2004 l’Unione Europea ha preso posizione su questa situazione: "E' tutta Cipro che - spiega Poulides in un'intervista al mensile Tempi - ha aderito alla Ue e tutti i cittadini di Cipro sono cittadini europei. Nei territori occupati le regole comunitarie sono sospese in attesa della riunificazione". Una situazione di stallo, nella quale continua la profanazione degli edifici sacri e dei segni cristiani, che in passato ha impedito a Papa Wojtyla di recarsi a Cipro. "La visita del Papa - commenta l'ambasciatore - è di importanza storica per Cipro. È la prima volta che un vescovo di Roma visita il nostro Paese ed è la prima visita in assoluto di Benedetto XVI in un Paese ortodosso. La visita costituisce il coronamento di un lungo sostegno che la Santa Sede ha sempre fornito alla causa di Cipro. La diplomazia vaticana tiene sempre nella massima considerazione la legalità internazionale, quindi le risoluzioni delle Nazioni Unite e di altri rilevanti organismi internazionali, che chiedono alla Turchia di ritirare le sue truppe da Cipro. La Santa Sede ci ha sempre sostenuto perché Cipro è un piccolo Paese che subisce l’aggressione di un potente vicino. Perché è la lotta della ragione contro la violenza. Per questo Papa Benedetto ha accettato ben volentieri l’invito a visitare l’Isola che gli hanno rivolto sia il presidente Christofias che l’arcivescovo Chrysostomos II". "La visita del Papa - dice in proposito l'ambasciatore - è importante anche dal punto di vista del dialogo ecumenico. La Chiesa di Cipro svolge un ruolo importante nell’ambito delle Chiese ortodosse e da tempo desiderava svolgere un ruolo egualmente importante anche nel dialogo ecumenico. Subito dopo la sua elezione, il nuovo arcivescovo Chrysostomos II ha voluto visitare il Vaticano e iniziare così una nuova era di rapporti con i cattolici. Pochi mesi dopo Chrysostomos è tornato in Italia per partecipare alle giornate mondiali per la pace organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio, con la presenza del Pontefice il primo giorno dei lavori. Poi, nel novembre 2008, queste giornate si sono tenute a Cipro e poco tempo dopo si è riunita a Pafos la commissione teologica mista cattolici-ortodossi che esamina la questione del primato papale. Con la partecipazione attiva della Chiesa di Cipro al dialogo ecumenico non solo tutte le Chiese e i Patriarcati di lingua greca partecipano pienamente al dialogo con la Chiesa cattolica, ma Cipro ha anche aiutato ad aprire la strada verso le Chiese ortodosse slave, poiché ha sempre mantenuto ottimi rapporti con il Patriarcato di Mosca".

Agi

Benedetto va al fronte orientale - il testo integrale dell'intervista

domenica 30 maggio 2010

Il Papa a Cipro. Lombardi: Benedetto XVI pellegrino in una regione cara a tutti i credenti ma ancora attraversata da troppe sofferenze e divisioni

Prima di ogni altra ragione, Benedetto XVI si recherà dal 4 al 6 giugno a Cipro, isola degli Atti degli Apostoli, come pellegrino. "Molti si domandano perché il Papa debba andare proprio a Cipro per incontrare i vescovi del Medio Oriente e consegnare loro il documento di lavoro del prossimo Sinodo, il grande incontro ecclesiale del mese di ottobre", afferma padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nell'editoriale dell'ultimo numero di "Octava Dies", il settimanale del Centro Televisivo Vaticano. La risposta, ha detto, "è facile: basta leggere gli Atti degli Apostoli, il racconto dei primi passi dell'annuncio del Vangelo nel mondo dopo la Risurrezione di Gesù. Cipro vi compare almeno sei volte". "Da Cipro proviene Barnaba, uno dei primi ad unirsi alla comunità degli apostoli a Gerusalemme. Cipro è la prima tappa - insieme travagliata e feconda - del primo viaggio missionario di Paolo, Barnaba e del futuro evangelista Marco", osserva il portavoce vaticano nell'illustrare il contesto del primo viaggio di un Papa in quest'Isola. "Ad evangelizzare Cipro - continua ancora - ritorna Barnaba dopo essersi separato da Paolo. Lungo le coste di Cipro passa e ripassa Paolo nei suoi viaggi successivi, compreso quello finale, che lo porta a Malta e a Roma". "Del resto, basta uno sguardo alla carta geografica per capire che Cipro è crocevia strategico, e quindi anche culturale e spirituale nella regione, con una storia per noi strettamente congiunta a quella della Terra Santa"."Di qui passavano le rotte dei pellegrini ebrei e cristiani verso e da Gerusalemme, le rotte dei navigatori fra Oriente e Occidente, fra Asia ed Europa". "Se da una parte dunque - ha aggiunto padre Lombardi - ci sorprende che Giovanni Paolo II non vi abbia mai messo piede, non ci può sorprendere che Benedetto XVI abbia volentieri accolto l'invito a recarvisi, visitatore e pellegrino, con un viaggio che idealmente continua quello di Malta, risalendo il Mediterraneo verso Oriente, e si ricollega pure a quello fondamentale dell'anno scorso nella Terra Santa stessa". Rivolgendo un pensiero alla maggioranza ortodossa presente su quest'isola del Mediterraneo e alla presenza turca, padre Lombardi ha affermato che "da Cipro, dunque, non si può non guardare attorno, non si può non pregare e sperare per un annuncio e servizio del Vangelo che sia fonte di dialogo, di comunione ecclesiale, di crescita umana e di pace per tutti, in una regione immensamente cara a tutti i credenti, ma ancora attraversata da troppe sofferenze e divisioni".

Zenit

La preghiera per il viaggio a Cipro, la beatificazione di Maria Pierina De Micheli e l'opera della Santa Sede durante la seconda guerra mondiale

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato che questa mattina, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, si è celebrata la beatificazione di Maria Pierina De Micheli, religiosa dell’Istituto delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires: “Giuseppina – questo il suo nome di Battesimo – nacque nel 1890 a Milano, in una famiglia profondamente religiosa, dove fiorirono diverse vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. A 23 anni anche lei imboccò questa strada dedicandosi con passione al servizio educativo, in Argentina e in Italia. Il Signore le donò una straordinaria devozione al suo Santo Volto, che la sostenne sempre nelle prove e nella malattia. Morì nel 1945 e le sue spoglie riposano a Roma nell’Istituto Spirito Santo”.
Salutando poi i pellegrini di lingua francese, ha chiesto loro preghiere per il suo viaggio apostolico a Cipro dal 4 al 6 giugno prossimi, per "incontrarsi e pregare con i fedeli cattolici e ortodossi locali e consegnare l'Instrumentum Laboris per la speciale assemblea del Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente". “Chiedo - ha detto in inglese - la vostra preghiera per la pace e la prosperità di tutto il popolo di Cipro, nonché per la preparazione dell'Assemblea Speciale”.
Infine, nei saluti ai pellegrini di lingua italiana, il Papa ha ricordato il gruppo di fedeli provenienti da Pordenone, giunti a Roma per onorare la memoria del card. Celso Costantini, del quale è stato presentato due giorni fa a Roma il volume del Diario, dal titolo "Ai margini della guerra (1938-1947)". “Questa pubblicazione – ha spiegato il Papa - è di grande interesse storico. Il cardinale Costantini, molto legato al Papa Pio XII, la scrisse quando era Segretario della Congregazione di Propaganda Fide. Il suo Diario testimonia l’immensa opera compiuta dalla Santa Sede in quegli anni drammatici per favorire la pace e soccorrere tutti i bisognosi”. Il card. Costantini è stato nunzio in Cina dal 1922 al 1934.

AsiaNews, Radio Vaticana

Il Papa: nel segno della croce e nel nome del Dio vivente l’annuncio che genera la fede e ispira la preghiera. Dal Battesimo la Trinità dimora in noi

“La Trinità divina...prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: ‘Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo’”. Nella domenica della Santissima Trinità, tema della riflessione all’Angelus di questa mattina in Piazza San Pietro, Benedetto XVI non ha cercato di spiegare il mistero di Dio con riflessioni teologiche o filosofiche ma, come i Padri della Chiesa, ne ha indicato la presenza nella esistenza del cristiano. “La mente e il linguaggio umani – ha detto il Papa - sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Spesso è un segno frettoloso e indistinto sul viso, il petto e le spalle di tanti cristiani. Ma nei brevissimi istanti che servono per tracciarlo si compie un profondo atto di fede: si ricorda la Trinità divina, che sin dal giorno del Battesimo “prende dimora in noi”. Ogni volta che tracciamo il segno della croce noi ricordiamo “il nome di Dio nel quale siamo stati battezzati”. Benedetto XVI ne ha spiegato l’importanza utilizzando la meditazione di un grande teologo, Romano Guardini, il quale fa emergere i significati spirituali che si addensano dietro un gesto che rischia di essere un mero automatismo: “Lo facciamo prima della preghiera, affinché...ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato...Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima,...e tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino”. Poco prima, il Papa aveva parlato del mistero della Trinità, simboleggiata dal segno di Croce, affermando che essa, “in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali”. “Morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo. La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede”. Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente “è, perciò, contenuto l’annuncio che genera la fede e ispira la preghiera”, ha proseguito Benedetto XVI, sottolineando quindi la centralità del sacerdozio nella diffusione, tramite i Sacramenti, delle verità della fede che discendono dalla Trinità. Dopo mesi in cui si dibatte nei media solo il problema dei preti pedofili, il Pontefice ha offerto alcuni spunti positivi dell’opera dei sacerdoti nella Chiesa. Riferendosi al Vangelo di oggi, in cui Gesù promette agli Apostoli che “quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”, il Papa ha aggiunto: “Così avviene nella liturgia domenicale, quando i sacerdoti dispensano, di settimana in settimana, il pane della Parola e dell’Eucaristia. Anche il Santo Curato d’Ars lo ricordava ai suoi fedeli: ‘Chi ha accolto la vostra anima – diceva – al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo?...sempre il sacerdote’”. Il Papa ha concluso la riflessione prima dell’Angelus citando Sant’Ilario di Poitiers, che nei primi secoli della Chiesa pregava perché la fede ricevuta col Battesimo rimanesse in lui “retta” e “incontaminata” fino all’“ultimo respiro”.

AsiaNews, Radio Vaticana


sabato 29 maggio 2010

Adorazione Eucaristica nella Basilica Vaticana di riparazione e espiazione per gli abusi commessi da sacerdoti. Il duro monito di mons. Scicluna

Una mattina di adorazione eucaristica e di preghiera per l'espiazione degli abusi commessi da alcuni sacerdoti si è svolta questa mattina all'altare della Cattedra in San Pietro nella Basilica Vaticana. Promossa dagli studenti delle Università pontificie a Roma, come gesto di solidarietà nei confronti di Benedetto XVI, l'iniziativa è stata patrocinata dal card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica e vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano. All’adorazione eucaristica è seguita la meditazione guidata da mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, che è partito dal duro monito di Gesù, come riportato dal Vangelo di Marco: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”. Mons. Scicluna ha riproposto l'interpretazione che del passo diede San Gregorio Magno nella Regola Pastorale, al secondo capitolo della parte prima, dedicata ai “Requisiti del pastore d’anime”, e intitolato “Non occupino il posto del governo delle anime coloro che nel loro modo di vivere non adempiono a quanto hanno appreso con lo studio”. Nel commentare la frase di Gesù, San Gregorio Magno scriveva: “La macina d’asino significa quel faticoso ritornare su se stessi della vita del secolo, e il profondo del mare indica la condanna eterna. Pertanto, chi rivestitosi dell’apparenza della santità rovina gli altri con la parola e con l’esempio, sarebbe certo stato meglio per lui che lo avessero trascinato a morte le sue azioni terrestri quand’era nello stato laicale, piuttosto che le sue funzioni sacre lo avessero indicato agli altri - nella sua colpa - come esempio da imitare. Giacché se almeno fosse caduto da solo lo avrebbe tormentato una pena infernale comunque più tollerabile”. Il Promotore di Giustizia vaticano ha ricordato che la ''Chiesa ha sempre avuto cura per bambini e deboli'' e che il bambino è ''icona del discepolo che vuole essere grande nel Regno dei Cieli''. Per questo, ha aggiunto, ''accogliere il Regno di Dio come un bambino significa accoglierlo con cuore puro, con docilità, abbandono, fiducia, entusiasmo, speranza''. ''Quanto invece diventa arida la terra e triste il mondo - ha proseguito - quando questa immagine così bella, quando questa icona così santa è calpestata, infranta, infangata, abusata, distrutta. Esce dal cuore di Gesù un grido di eco profonda, 'lasciate che i bambini vengano a me': non glielo impedite, non siate d'inciampo nel loro cammino verso di me, non ostacolate il loro progresso spirituale, non lasciate che siano sedotti dal maligno, non fate dei bambini l'oggetto della vostra impura cupidigia''.

Radio Vaticana, Asca

Il Papa: padre Ricci felice sintesi fra annuncio del Vangelo e dialogo con la cultura del popolo. Dall'incontro con Cristo frutti di bene per la Cina

Padre Ricci è stato anzitutto un missionario, andato in Cina “per portarvi il Vangelo”. E così ha plasmato anche un importante “dialogo fra le culture” , fra la Cina e l’Occidente. È quanto ha affermato oggi Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI gremita di migliaia di pellegrini provenienti dalla diocesi Macerata, patria di Matteo Ricci, e da tutte le diocesi delle Marche, in occasione del quarto centenario della morte del grande missionario gesuita. Salutando i vescovi e i fedeli in aula, il Papa ha salutato anche i cinesi con un sonoro “Nimen hao!”, "come state?". Per capirne la grandezza, non solo religiosa e mai troppo a lungo celebrata, è sufficiente affacciarsi nel “Museo del Millennio” di Pechino: in quelle sale, “solo due stranieri sono ricordati fra i grandi della storia”: uno è Marco Polo, l’altro è padre Matteo Ricci, spentosi a Pechino il 11 maggio 1610. Il “privilegio straordinario” di essere sepolto in terra cinese, “impensabile per uno straniero”, dà la misura, ha spiegato il Papa, della stima che arrivò a circondare padre Ricci, fin nelle stanze dell’imperatore. Tra le figure di “grande statura” che si distinsero per “lo zelo e il coraggio di portare Cristo in terre nuove e lontane”, padre Ricci, ha affermato il Pontefice, “è un caso singolare di felice sintesi fra l’annuncio del Vangelo e il dialogo con la cultura del popolo a cui lo si porta, un esempio di equilibrio tra chiarezza dottrinale e prudente azione pastorale. Non solo l’apprendimento profondo della lingua, ma anche l’assunzione dello stile di vita e degli usi delle classi colte cinesi, frutto di studio e di esercizio paziente e lungimirante, fecero sì che padre Ricci venisse accettato dai cinesi con rispetto e stima, non più come uno straniero, ma come il ‘Maestro del grande Occidente’”. Il Pontefice ha detto che nell’opera di questo missionario “non devono essere separati” il suo impegno per “l’inculturazione cinese dell’annuncio evangelico e la presentazione alla Cina della cultura e della scienza occidentali”. In effetti, in molti eventi celebrativi del IV centenario della morte, si è rischiato di presentare Matteo Ricci solo come un mediatore culturale. “Padre Ricci – ha detto il Papa - non si reca in Cina per portarvi la scienza e la cultura dell’Occidente, ma per portarvi il Vangelo, per far conoscere Dio”. E ha aggiunto: “É proprio mentre porta il Vangelo, che padre Ricci trova nei suoi interlocutori la domanda di un confronto più ampio, così che l’incontro motivato dalla fede, diventa anche dialogo fra culture; un dialogo disinteressato, libero da mire di potere economico o politico, vissuto nell’amicizia, che fa dell’opera di padre Ricci e dei suoi discepoli uno dei punti più alti e felici nel rapporto fra la Cina e l’Occidente”. Benedetto XVI ha ricordato anche “il ruolo e l’influsso” che nell’opera di Ricci hanno avuto i suoi amici cinesi: “Le scelte da lui compiute non dipendevano da una strategia astratta di inculturazione della fede, ma dall’insieme degli eventi, degli incontri e delle esperienze che andava facendo, per cui ciò che ha potuto realizzare è stato grazie anche all’incontro con i cinesi; un incontro vissuto in molti modi, ma approfonditosi attraverso il rapporto con alcuni amici e discepoli, specie i quattro celebri convertiti, ‘pilastri della nascente Chiesa cinese’”. In particolare, il Papa ha ricordato due di questi amici e discepoli: l’allora famoso scienziato e letterato Xu Guangqi, che fra l’altro convinse padre Ricci a tradurre in cinese la più importante opera di geometria della Grecia antica, gli “Elementi” di Euclide, come pure Li Zihzao, altro studioso convertito al cristianesimo che aiutò il religioso gesuita a realizzare una moderna edizione del mappamondo, che schiuse ai cinesi una nuova immagine del pianeta. Il ricordo di Ricci e dei suoi amici, ha continuato Benedetto XVI devono essere un’occasione di preghiera per “la Chiesa in Cina e per l’intero popolo cinese, come facciamo ogni anno, il 24 maggio, rivolgendoci a Maria Santissima, venerata nel celebre Santuario di Sheshan a Shanghai; e siano anche di stimolo ed incoraggiamento a vivere con intensità la fede cristiana, nel dialogo con le diverse culture, ma nella certezza che in Cristo si realizza il vero umanesimo, aperto a Dio, ricco di valori morali e spirituali e capace di rispondere ai desideri più profondi dell’animo umano”. Il Papa ha concluso con un saluto e un apprezzamento alla Cina e al desiderio di un rapporto più profondo fra essa e il cristianesimo: “Anch’io, come padre Matteo Ricci, esprimo oggi la mia profonda stima al nobile popolo cinese e alla sua cultura millenaria, convinto che un loro rinnovato incontro con il Cristianesimo apporterà frutti abbondanti di bene, come allora favorì una pacifica convivenza tra i popoli”.

Il Papa nel Regno Unito. La preparazione al viaggio che sarà anche virtuale. Nichols: presenterà alla società l'importanza della fede in Dio

Un momento storico, da preparare nei minimi dettagli, e non solo dal punto di vista spirituale. L'attesa per il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito, dal 16 al 19 settembre, sta crescendo. Il Papa viene non solo a trovare i cattolici ma a dare una testimonianza del messaggio cristiano. Lo scrive il primate cattolico di Inghilterra e Galles, mons. Vincent Nichols in un messaggio indirizzato ai cattolici britannici, pubblicato dal settimanale cattolico The Universe, riguardante il viaggio. Per mons. Nichols i cattolici britannici potrebbero essere convinti che "il Papa verrà a trovare la comunità cattolica, ma il suo compito principale non è esattamente questo. Verrà per offrire alla nostra società una testimonianza del Vangelo come messaggio di speranza e di amore, come base ferma e affidabile per la vita moderna". Si tratta di una visita "storica", importantissima per il futuro dei cattolici in Gran Bretagna. "Storico" perché, scrive il presule, si tratta della "prima visita di Stato di un Papa, della prima beatificazione ad avere luogo in questo Paese, il card. Newman è il primo confessore della fede ad essere beatificato in oltre 600 anni. Benedetto XVI arriva con il compito delicato di presentare alla nostra società, nella sua maniera ragionata ed elegante, l'importanza cruciale per il nostro mondo della fede in Dio e dell'arricchimento che essa porta con sé". Un obiettivo difficile "se si considerano le tensioni sociali e le voci stizzite alle quali siamo abituati oggi". Per Nichols il viaggio è anche un modo per ricordare ai cittadini britannici che sono "esseri spirituali, molto più della somma totale dei nostri risultati materiali, portati all'amore e alla bellezza e capaci di amare Dio". In un momento di austerità economica come quello attuale "la qualità dei rapporti tra tutte le persone diventa molto importante per il nostro benessere comune". Il presidente dei vescovi inglesi non ha dubbi: "Il compito dei cattolici britannici è sostenere il Pontefice, essergli vicino, dare credibilità al messaggio che offre a tutti con la testimonianza di vita". Saranno solo 400 mila i cattolici in grado di partecipare fisicamente ai momenti più importanti del viaggio papale, per questo spiega Alexander des Forges, responsabile delle relazioni con i media britannici e esteri, per il viaggio "parrocchie, associazioni e scuole potrebbero organizzarsi per garantire un accesso tecnologico e permettere così a tutti i loro fedeli di seguire ogni fase della visita almeno in modo virtuale". Una convinzione rafforzatasi dopo la partecipazione di Des Forges al viaggio del Papa in Portogallo "per capire come gestire quella del Regno Unito. A Londra - dice - molti immigrati cattolici di Paesi come l'Italia, la Polonia, il Brasile e le Filippine saluteranno il Papa mentre passa in auto. La maggior parte dei 6 milioni di cattolici britannici e chiunque altro lo desideri, potrà seguire e partecipare agli eventi papali nelle scuole, nei conventi e in altre luoghi ecumenici grazie a un collegamento televisivo garantito dal "Catholic Media Centre", l'Ufficio stampa della Chiesa Cattolica e che sarà attivo dal momento dell'arrivo del Papa fino a quello della sua partenza. Secondo Des Forges la "visita virtuale" può essere organizzata a corsi contenuti come verrà presto spiegato agli addetti stampa delle varie diocesi e ai parroci grazie anche ai tanti volontari che lavorano nei media britannici e nelle relazioni pubbliche che si sono offerti per rendere questa visita fruibile ai più. Di ritorno dal Portogallo, dove ha preso visione delle misure di sicurezza della polizia locale in vista di settembre, Meredydd Hughes, capo della polizia del South Yorkshire che coordina la sicurezza per il viaggio del Papa, ha spiegato al settimanale cattolico The Tablet che "a Benedetto XVI verrà evitato il contatto con le folle perché si prevedono proteste di vari gruppi per temi come contraccezione, aborto, omosessualità e pedofilia". Le misure di sicurezza in Gran Bretagna saranno più severe di quelle in Portogallo perché "il Regno Unito è più a rischio ad attacchi terroristici", ha detto Hughes. Per questo motivo Benedetto XVI farà grande uso della 'Papamobile'. "Il pubblico potrà avvicinarsi il necessario per vederlo ma restando a distanza di sicurezza". Chi vorrà protestare potrà far sentire la propria voce senza disturbare Messe e veglie. Intanto i movimenti cattolici intensificano la preparazione. La charity "Aid to the Church in need", Aiuto alla Chiesa che soffre, ha lanciato un appello perché si celebrino Messe per il viaggio del Papa.

SIR Europa

Il Papa a Cipro. Il primate ortodosso Chrisostomos espellerà dal Santo Sinodo per un anno i prelati contrari al viaggio. La sicurezza di Benedetto XVI

L'arcivescovo Chrisostomos II (nella foto con Benedetto XVI), primate della potente Chiesa greco-ortodossa di Cipro, non ne può proprio più di coloro che non gradiscono il viaggio del Papa sull'Isola e, con uno stile che non gli è insolito, ha detto a chiare note che, se non cambieranno atteggiamento, li espellerà per un anno dal Santo Sinodo, la massima autorità della Chiesa locale. E' questo l'ultimo sviluppo della vicenda che vede opposti da giorni almeno cinque alti prelati del Sinodo e il primate in quella che è la prima grave spaccatura nell'ambito delle alte sfere della Chiesa di Cipro dall'elezione di Chrisostomos nel 2006. Chrisostomos, come ha dichiarato al diffuso giornale locale Phileleftheros, è dunque deciso a riportare drasticamente l'ordine tra i ribelli, tra cui in particolare si distingue il battagliero arcivescovo di Limassol Athanasios che ha definito il Papa ''un eretico'', che si sono dichiarati contrari alla venuta sull'Isola di Benedetto XVI. Così, ha deciso il primate, chiunque boicotterà i festeggiamenti per il benvenuto al Papa e non sarà presente alla cerimonia in programma il pomeriggio del 4 giugno a Pafos verrà espulso dal Sinodo per un anno. Nonostante la maggioranza della popolazione di Cipro sia di fede greco-ortodossa, il viaggio del Papa, il primo di un Pontefice in 2000 anni, è comunque sentito come un fatto storico e di prestigio per tutta l'Isola la cui stampa segue con attenzione tutte le questioni connesse all'arrivo di Papa Ratzinger. La sicurezza è uno dei temi più seguiti, soprattutto da quando, 48 ore fa, hanno cominciato a diffondersi voci secondo cui gruppi di fanatici greco-ortodossi potrebbero arrivare dalla Grecia a dar manforte ai locali contestatori del Papa. In questo contesto le autorità cipriote hanno predisposto rigide misure di sicurezza per garantire che il viaggio si svolga al meglio, mobilitando 400 agenti di polizia. Intorno al Pontefice inoltre, sono state predisposte diverse ''aree di sicurezza''. La prima, denominata ''Prima zona'', è lo spazio fisico immediatamente intorno alla persona di Papa Ratzinger: a vegliare sulla sua sicurezza, scrive la stampa cipriota, saranno uomini dei servizi Vaticani. Subito intorno alla ''Prima zona'', c'è la ''Seconda zona'' che sarà sotto la responsabilità di decine di agenti dell'antiterrorismo armati, non si sa se in uniforme o in borghese, e dei servizi segreti ciprioti, il Kyp. Per finire tiratori scelti dell'antiterrorismo saranno appostati sui tetti degli edifici circostanti tutti i luoghi aperti che il Pontefice andrà a visitare.

Furio Morroni, Ansa

venerdì 28 maggio 2010

Ecco quali sono le donne alla 'conquista' della Chiesa di Benedetto XVI, il Papa che più ha valorizzato la presenza femminile in Vaticano

Il primo fu Antonio Pisano, detto Pisanello, che all’inizio del '400 fece una medaglia dedicata all'imperatore Giovanni VIII Paleologo. Poi vennero artisti importanti come Benvenuto Cellini e Gian Lorenzo Bernini: tutti rigorosamente di sesso maschile. Così fino a Benedetto XVI. E’ lui a cambiare consuetudine. E a chiamare un’artista donna a raffigurare la medaglia papale, quella per i suoi cinque anni di pontificato. La pittrice è italiana e si chiama Simona Weller. Su www.simonaweller.com c’è scritto che “dipinge con le parole”. E forse è anche per questo che Papa Ratzinger l’ha scelta tra i tanti artisti che si sono proposti. Perché doveva raffigurare un tema basato sulla sacra scrittura, le parole di Paolo “Mihi vivere Christus est”. Simona Weller non è l’unica donna che Benedetto XVI ha valorizzato dentro la Curia romana. Del resto, l’aveva detto già nel luglio del 2007 il suo principale collaboratore, il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone: “Non ci sono molte ragioni per cui la metà dei posti della curia romana non possano essere occupati da donne”. Pochi mesi prima era stata la moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, in Vaticano per una conferenza alla Pontificia Accademia delle Scienze, a chiedere, con un filo di sfrontatezza, che metà dei posti della Curia romana fossero affidati a delle donne. Una richiesta analoga a quella chesempre lei fece nel 2003 a Giovanni Paolo II: “Si dovrebbe eliminare il sessismo che ancora domina in Vaticano” disse. E, più recentemente, è stata una delle firme di punta de L’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, a esprimersi in questo senso. Lo scorso 11 marzo, mentre i casi di pedofilia nel clero tedesco erano sotto la lente d’ingrandimento dei media, scrisse che in queste “dolorose e vergognose situazioni possiamo ipotizzare che una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti”. Anche perché la presenza delle donne nella Chiesa “si è mantenuta quasi sempre al di fuori delle sfere decisionali e degli ambiti di elaborazione culturale”. E ancora: “Si può capire, quindi, come la pressione delle escluse, spesso, peraltro, senza ragioni di merito, possa farsi sentire, anche se sommessamente”. Papa Ratzinger ha fatto molto per avere più donne in Curia. E con lui diversi cardinali. Si sa che molti porporati hanno da tempo sostituito i giovani preti che facevo loro da segretari particolari con delle donne. I cardinali Raffaele Farina, Angelo Comastri e Giovanni Lajolo, ad esempio, hanno come principali collaboratrici delle laiche. In curia la donna più alta in grado è una salesiana: suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per i religiosi. Ma sono tante anche le laiche. Barbara Jatta, ad esempio, è la responsabile del gabinetto delle stampe e disegni della Biblioteca apostolica vaticana. Barbara Frale, invece, lavora all’Archivio segreto vaticano e ha scritto diversi libri sulla Sindone e sui templari. Silvia Guidi è la prima redattrice donna de L’Osservatore Romano. Per certi versi leggendaria è la figura di Birgit Wansing, dell’Istituto di Schönstatt. Oggi lavora in segreteria di stato, ma per anni stava alla Dottrina delle fede dove era l’unica in grado di decifrare la minuta calligrafia del card. Ratzinger. Più conosciuta è invece la professoressa di musica Ingrid Stampa: in passato collaboratrice domestica nell’appartamento di Ratzinger di piazza della Città Leonina, lavora anch’essa alle dipendenze di Bertone. Quest’ultimo si è portato in segreteria di stato dall’ex Sant’Uffizio la focolarina Eurosia Bertolassi. Insieme a lei c’è anche Maria Sebastiana Posati (questioni amministrative) e María Isabel Tellería Tapia (desk europeo). Negli altri “ministeri” romani lavorano molte donne. Tanto che si può dire che Papa Ratzinger, più di altri Pontefici, ha fatto molto per valorizzare la presenza femminile in Vaticano.

Paolo Rodari, Il Foglio

Il Papa a Malta. Benedetto XVI scrive ai detenuti: condividete la condizione di Paolo. Nei media locali ancora spazio al successo del viaggio

"Prego affinché possiate trovar conforto nel sapere che condividete la condizione dello stesso San Paolo, il quale, benché prigioniero, ebbe la libertà di rallegrarsi nel Signore". Sono parole di carità e di speranza che confermano lo stile pastorale di Benedetto XVI. Le aveva indirizzate a un gruppo di detenuti maltesi alla vigilia del suo viaggio nel piccolo arcipelago del Mediterraneo, compiuto il 17 e 18 aprile scorsi. Il messaggio è stata la risposta a una sollecitazione giunta alla Nunziatura apostolica in Malta dal Corradino correctional facility, che si trova a Paola, in cui si confidava che Benedetto XVI potesse auspicare un provvedimento di clemenza da parte del Governo. Firmata da 330 dei 570 reclusi nella struttura, la petizione è stata resa nota dall'associazione From Darkness to Light, "Dal buio alla luce". Nella sua risposta, datata 13 aprile, Papa Ratzinger ha spiegato ai detenuti quanto desiderasse far giungere loro il più profondo apprezzamento per i sentimenti espressi e per il sostegno delle loro preghiere. Quindi ha assicurato di voler ricordare, durante il pellegrinaggio, "quanti, in qualsiasi modo soffrono: i malati, gli anziani, coloro che sono costretti a rimanere in casa e chi è in carcere". Infine, ha invocato su detenuti e familiari l'intercessione di San Paolo, l'apostolo che proprio da prigioniero in viaggio verso Roma per essere processato, in seguito al naufragio dell'imbarcazione che lo conduceva verso la capitale dell'impero, riparò a Malta e la evangelizzò. Nonostante la stampa internazionale abbia parlato del viaggio quasi esclusivamente nell'ottica dell'incontro tra il Papa e le vittime di abusi sessuali da parte del clero, il pellegrinaggio di Benedetto XVI ha avuto un enorme successo, tanto che continua ad avere spazio sui mezzi di comunicazione locali. "Il vero protagonista - ci ha detto l'arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona - è stata la gente. I media, che continuano a parlare della visita del Papa, hanno potuto verificare la realtà del popolo di Malta e di Gozo", cattolico per il 98 per cento. "Ora tutte le persone che erano presenti hanno la responsabilità di attirare altri verso la Chiesa - ha aggiunto il presule - e di offrire loro un'esperienza che li incoraggi a rimanere con noi. Questo compito è anzitutto di noi vescovi e dei sacerdoti - ha concluso - ma si estende all'intera comunità: ognuno può dare il proprio contributo per far sì che lo stesso clima che si respirava durante la visita papale possa essere esteso alla vita quotidiana". Intanto a conferma dell'attenzione del Pontefice verso il mondo delle carceri, ci sarà a breve l'incontro con gli ospiti della Casa circondariale di Sulmona, nel contesto della visita nella cittadina abruzzese, in programma domenica 4 luglio. Un'opera di misericordia, che si aggiunge alla visita al carcere minorile romano di Casal del marmo del 18 marzo 2007.

L'Osservatore Romano

'Pagina nera della comunità cristiana': il dossier del mensile 'Jesus' sullo scandalo pedofilia con interviste a Lombardi, mons. Golser e don De Maio

Jesus, il mensile di cultura e attualità religiosa dei Periodici San Paolo dedica un ampio servizio alla pedofilia nella Chiesa dal titolo “Pagina nera della comunità cristiana”. La testimonianza di vittime e attivisti, ma non solo. Dai fatti all’analisi di tre importanti interlocutori: il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, mons. Karl Golser, vescovo di Bolzano-Bressanone e don Mario De Maio, sacerdote psicoanalista. Dalle interviste, riporta un comunicato stampa, le misure che la Chiesa adotta per affrontare e risolvere il problema nella sua complessità. “A me sembra che una valutazione obiettiva e una conoscenza effettiva del suo ruolo faccia emergere che il Papa ha indicato una linea di rigore morale e di rinnovamento. Mi sembra assolutamente chiaro che egli è un testimone del cammino giusto dell’istituzione della Chiesa per affrontare il problema” dichiara padre Lombardi. Che aggiunge: “La Chiesa, come ha detto anche il Papa soprattutto nelle ultime settimane, ha vissuto una forte esperienza di sofferenza e un forte stimolo a rendersi conto dell’urgenza della purificazione e dell’impegno a evitare in tutti i modi che questi errori si ripetano”. ''La crisi degli abusi sessuali da parte del clero non è superata. Penso a tutte le persone che si stanno rivolgendo ai centri di ascolto che si sono aperti o che hanno intensificato la loro attività. Sono vicende da affrontare con processi molto lunghi di risanamento e di dialogo''. Posizione “attivista” quella di mons. Golser, che ha istituito un ufficio diocesano per la segnalazione di casi di molestie: “Un esame di coscienza. ‘Le vittime hanno la priorità’: questo deve essere il motore e il nucleo del nostro agire. Le vittime non sono nostri nemici, ma coloro per i quali siamo responsabili. Intendiamo assumerci la responsabilità e parlare con le vittime. Occorre esaminare a fondo le accuse”. E ancora: “A proposito dei media vorrei sottolineare che gran parte di essi, con i loro articoli, non hanno fomentato una campagna di odio contro la Chiesa, ma hanno messo a tema i suoi errori. Senza la pressione dei media, questa crisi non sarebbe stata esaminata così a fondo. Ci potranno essere anche dei media che hanno abusato del tema, ma molti servizi d’informazione hanno contribuito a creare un clima costruttivo di dialogo”. Sintetizza: “Dobbiamo chiederci se adesso non sarebbe meglio predicare di meno e dialogare di più”. E conclude: “Auspichiamo che in futuro non si arrivi a una pastorale sterilizzata, in cui ogni contatto e ogni accompagnamento di minori da parte di sacerdoti siano visti con diffidenza. Un’ossessiva paura di abusi sessuali non porterebbe a un sano rapporto con il corpo e la sessualità, ma a nuovi blocchi psicologici”. Infine, l’analisi di don De Maio improntata sulla necessità di una nuova formazione per i giovani sacerdoti: “I recenti scandali ci hanno finalmente costretto a porci un altro problema: quello della formazione e dell’accompagnamento dei giovani sacerdoti, usciti da quella campana di vetro che è ancora il seminario. Quale accompagnamento viene fatto alla vita pastorale? Spesso un giovane prete viene lasciato solo, magari già con la responsabilità di una parrocchia. Servirebbe, per il primo quinquennio almeno, un tutoraggio pastorale e spirituale discreto, amichevole, non certo ispettivo”. Aggiunge: “Bisogna ripensare a tutto il percorso formativo. A partire dalla scansione degli esami. Bisogna creare itinerari più personalizzati, e un ambiente in cui il seminarista adulto si senta accolto e aiutato anzitutto a capire sé stesso. Oserei dire che si dovrebbe pensare a un modello di formazione individuale, su misura per ogni giovane. Ci sono esperienze qua e là che hanno iniziato a considerare questo cambiamento, ma il modello è rimasto in genere ancora quello legato al passato”. Tra i documenti, la ricostruzione dei fatti più noti, dall’attualità ai casi meno recenti, e la “mappa” globale sullo scandalo della pedofilia all’interno della Chiesa. Dagli Stati Uniti, all’Irlanda, alla Germania, Belgio per giungere dei casi italiani.

Il Velino

Il dossier del mensile Jesus:




Bagnasco: possibile che vi siano state coperture di casi di abuso anche in Italia. La preoccupazione dei vescovi è il bene vero delle singole vittime

"E' possibile che vi siano state coperture di abusi sessuali anche in Italia. Nel caso che ciò venga accertato, anche in base ai casi emersi, il giudizio della Chiesa è quello noto: si tratta di una cosa sbagliata che va corretta e superata". E' quanto ha detto oggi, durante la conferenza stampa di chiusura della 61° Assemblea generale della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI). L'arcivescovo di Genova ha risposto in merito al fatto che anche nel nostro Paese vi possano essere stati insabbiamenti di vicende di pedofilia dato il numero di 100 procedimenti canonici negli ultimi dieci anni per abusi sessuali comunicato dalla stessa Conferenza Episcopale italiana. In merito invece all'ipotesi di un incontro con le vittime degli abusi sulla scorta di quanto ha già fatto Benedetto XVI, il card. Bagnasco ha precisato che ciò può avvenire oppure no a seconda della valutazione che verrà data del bene delle vittime. "Non esistono - ha detto - dei modelli di comportemento assoluti, la cosa più importante è quella di rispettare i criteri di fondo che sono quelli dati dal Papa". Ad ogni modo, qualora nella diocesi di Genova, arrivi una segnalazione relativa a casi di abuso sessuale, la persona che ha fatto la denuncia ''viene ricevuta immediatamente, io sono sempre pronto e disponibile, in qualsiasi momento''. ''Poi - ha aggiunto - naturalmente bisogna fare ogni verifica, ma la disponibilità non è in discussione. Poi sarà il vescovo a decidere se la persona deve parlare con il vicario, con il provicario, ecc. Ma non è difficile accedere all'autorità ecclesiastica. Io stesso rispondo a moltissime lettere e richieste, su altre questioni, relative a vicende personali''. “La preoccupazione dei vescovi è il bene vero delle singole vittime. Ed è ciò che presiede al discernimento e agli interventi. Non è un enunciato ovvio o scontato”. “Le Linee-guida della Congregazione per la dottrina della fede – ha spiegato il cardinale – non sono un riferimento nuovo ma una ripresa e precisazione dei documenti della Santa Sede”. Ad oggi, ha aggiunto, “sono il testo più aggiornato, autorevole ed esplicito esistente, al quale i vescovi italiani si riferiscono per il discernimento nelle singole diocesi”. Il presidente della Cei ha precisato che i vescovi italiani “non hanno ritenuto necessario elaborare altri documenti perché le Linee-guida sono il riferimento più concreto per orientarsi dinanzi a questo fenomeno terrificante”. In merito all'eventualità che venga istituito, come in altri Paesi, un referente per le singole diocesi per raccogliere le denunce dei casi di pedofilia, Bagnasco ha spiegato che in Italia ''il referente naturale è il vescovo. A lui può fare riferimento chiunque voglia comunicare qualcosa su questo tema''. Il tutto con ''chiarezza e trasparenza''. Il porporato ha così risposto anche al direttore de L'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, che in un'intervista pubblicata questa mattina su un quotidiano italiano, ha avanzato la proposta di osservatori parrocchiali per monitorare il fenomeno.

Adnkronos, SIR

L'inchiesta sugli abusi dei gesuiti tedeschi: 250 minori abusati da religiosi e educatori, casi avvenuti negli anni '70 e '80 insabbiati dai superiori

Un’inchiesta che "ha fatto emergere una realtà scandalosa, che ha coperto di vergogna e disonore il nostro ordine". Così padre Stefan Dartmann, il provinciale dei gesuiti della Germania, ha commentato l’indagine svolta dall’avvocato Ursula Raue su incarico dell’autorità ecclesiastica dopo le notizie di abusi sessuali emerse negli scorsi mesi. Nel rapporto conclusivo dell’inchiesta si parla di almeno 205 minori abusati da religiosi, insegnanti ed educatori nelle scuole gestite dai gesuiti tedeschi. Sarebbe solo una stima prudente, ha sottolineato l’avvocato Raue: forse non tutto è ancora venuto alla luce. Nel rapporto si parla di ulteriori 50 casi di abusi che non riguardano i gesuiti ma "altre istituzioni". Sono dodici i religiosi accusati di abusi, sei dei quali già deceduti, mentre accuse analoghe sono rivolte ad altre 32 persone, in gran parte educatori e docenti. I casi elencati nel rapporto sono avvenuti negli anni ’70 e ’80. L’avvocato Raue ipotizza che i responsabili delle scuole abbiano coperto gli autori degli abusi. Un comportamento riconosciuto pubblicamente da padre Dartmann: "L’atteggiamento non era solo dei singoli ma innegabilmente diffuso in ampie cerchie dell’ordine".

Avvenire

Il Papa: nell'incontro tra i popoli e nel dialogo tra le culture rispettando le identità l'avvenire delle società. Conciliare i diritti e la sicurezza

L’avvenire delle nostre società poggia sull’incontro dei popoli, per questo gli Stati sono chiamati a condividere le responsabilità del crescente fenomeno immigratorio, riconoscendo la dignità di ogni persona, in un contesto in cui siano rispettati i diritti ma anche i doveri degli stranieri: è quanto ha detto il Papa all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che si sta svolgendo in Vaticano sul tema della corresponsabilità degli Stati e degli organismi internazionali. Il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per quelle convenzioni internazionali che regolano la circolazione delle persone mirando “a garantire la protezione dei diritti umani fondamentali e a combattere la discriminazione, la xenofobia e l’intolleranza”. “E’ apprezzabile lo sforzo di costruire un sistema di norme condivise che contemplino i diritti e i doveri dello straniero, come pure quelli delle comunità di accoglienza, tenendo conto, in primo luogo, della dignità di ogni persona umana, creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Ovviamente, l'acquisizione di diritti va di pari passo con l'accoglienza di doveri”. “La responsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali – ha affermato il Pontefice - si esplica specialmente nell'impegno di incidere su questioni che, fatte salve le competenze del legislatore nazionale, coinvolgono l'intera famiglia dei popoli, ed esigono una concertazione tra i Governi e gli Organismi più direttamente interessati” come “l'ingresso o l'allontanamento forzato dello straniero, la fruibilità dei beni della natura, della cultura e dell'arte, della scienza e della tecnica, che a tutti deve essere accessibile”. L’obiettivo è quello di promuovere la pace in una “fase critica che le istituzioni internazionali stanno attraversando, impegnate a risolvere le questioni cruciali della sicurezza e dello sviluppo, a beneficio di tutti”. “È vero che, purtroppo, assistiamo al riemergere di istanze particolaristiche in alcune aree del mondo, ma è pure vero che ci sono latitanze ad assumere responsabilità che dovrebbero essere condivise”. “Inoltre – ha aggiunto - non si è ancora spento l'anelito di molti ad abbattere i muri che dividono e a stabilire ampie intese, anche mediante disposizioni legislative e prassi amministrative che favoriscano l’integrazione, il mutuo scambio e l’arricchimento reciproco”. “In effetti, prospettive di convivenza tra i popoli possono essere offerte tramite linee oculate e concertate per l’accoglienza e l’integrazione, consentendo occasioni di ingresso nella legalità, favorendo il giusto diritto al ricongiungimento familiare, all'asilo e al rifugio, compensando le necessarie misure restrittive e contrastando il deprecabile traffico di persone”. Si tratta di conciliare “il riconoscimento dei diritti della persona e il principio di sovranità nazionale” con il riferimento “alle esigenze della sicurezza, dell'ordine pubblico e del controllo delle frontiere”. Il Papa ha rinnovato quindi il suo “appello agli Stati affinché promuovano politiche in favore della centralità e integrità della famiglia” così come “l’apertura alla vita”: “L’avvenire delle nostre società poggia sull'incontro tra i popoli, sul dialogo tra le culture nel rispetto delle identità e delle legittime differenze. In questo scenario la famiglia mantiene il suo ruolo fondamentale. Perciò la Chiesa, con l’annuncio del Vangelo di Cristo in ogni settore dell’esistenza, porta avanti ‘l'impegno… a favore non solo dell'individuo migrante, ma anche della sua famiglia, luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori’”. Benedetto XVI invita infine a lasciarsi ispirare dal Beato Giovanni Battista Scalabrini, definito “Padre dei migranti” da Giovanni Paolo II, e di cui il prossimo 1° giugno si ricorderanno i 105 anni della nascita al cielo.

Radio Vaticana


Il Papa all'ambasciatore del Benin: fraternità e giustizia principi fondamentali per costruire una società illuminata e combattere la corruzione

Promuovere la fraternità vuol dire sviluppare un elemento di stabilità e sviluppo sociale, così come combattere la corruzione in ambito politico significa radicare nelle coscienze il principio dell’equità. Su entrambi i fronti è attivo lo Stato del Benin, ha riconosciuto questa mattina Benedetto XVI, che ha ricevuto il nuovo ambasciatore del Paese africano, Comlanvi Théodore Loko, per la presentazione delle Lettere credenziali. La moneta del Benin ricorda ogni giorno a ciascun abitante i tre valori sui quali il Paese è stato costruito e vuole scrivere la sua storia: “Fraternità, Giustizia, Lavoro”. Benedetto XVI ha trovato in questo “vero compendio” uno spunto per una riflessione sullo stato attuale che vive questa piccola nazione dell’Africa occidentale, stretta tra il Togo e la Nigeria e affacciata sull’Atlantico. Il Papa ha anzitutto messo in risalto il valore della sacralità della vita, “verso la quale – ha chiesto – è necessario trarre le conseguenze di ciò che la riguarda, in particolare in ambito legislativo”. Quindi ha aggiunto: “Espressione concreta della pari dignità di tutti i cittadini, la fraternità è un principio fondamentale e una virtù basilare per costruire una società autenticamente illuminata, perché essa consente di valorizzare tutte le potenzialità umane e spirituali. La fraternità deve anche portare alla ricerca della giustizia la cui assenza è sempre motivo di tensioni sociali e causa di molte conseguenze negative”. “Chiedo a Dio – ha proseguito il Pontefice – di benedire gli sforzi di tutti coloro che lavorano per costruire una società fondata sulla giustizia e la pace, nel riconoscimento dei diritti di tutti i membri della nazione. Il raggiungimento di questo ideale richiede unità fraterna, l'amore di giustizia e la valorizzazione del lavoro”. Al contrario, ha poi proseguito, è “la ricerca di interessi personali a scapito del bene comune” il male da combattere, poiché “corrode le istituzioni pubbliche, impedendo il pieno sviluppo degli esseri umani”. Di qui, l’appello a politici, uomini del mondo economico e sociale: voi, ha affermato il Papa, siete “come la ‘coscienza vigile’ che assicura la trasparenza nelle sue strutture e l’etica che anima la vita di ogni società”. “Costoro devono essere giusti. La giustizia accompagna sempre la fraternità. Si tratta di un fattore di efficienza ed equilibrio sociale, che permette agli abitanti del Benin di rendersi partecipi attraverso le loro risorse umane e naturali, di vivere dignitosamente e garantire il futuro dei propri figli”. Dalla giustizia al lavoro, per il Papa fondamentale per contribuire alla crescita prospera del Benin ma anche per insegnare un altro valore, quello della solidarietà, come dimostrato dalla nazione africana in occasione del terremoto di Haiti. Come esempio, Benedetto XVI ha indicato la figura del card. Bernardin Gantin, scomparso due anni fa. “Questo straordinario uomo della Chiesa non era solo un nobile figlio della sua nazione – ha ricordato il Papa – ma anche un vero costruttore di ponti tra culture e continenti. Sono certo che la sua figura sarà un esempio per molti in Benin, in particolare per i giovani”. Mentre il suo ministero ecclesiale, ha concluso, “stimolerà gli uomini e le donne della Chiesa a un servizio sempre più generoso e responsabile per il bene del vostro amato Paese, che l'anno prossimo festeggia il 150° anniversario della sua evangelizzazione”.

Radio Vaticana

All'Ambasciatore del Benin (28 maggio 2010) - il testo integrale del discorso del Papa

giovedì 27 maggio 2010

Superficiale articolo di 'Time' sullo scandalo abusi nella Chiesa e sull'improbabile 'mea culpa' di Benedetto XVI davanti ai preti di tutto il mondo

"Perché essere Papa significa non dover mai dire mi spiace": il settimanale Time punta oggi i riflettori sullo scandalo della pedofilia nella Chiesa con la cover story sulla crescente pressione su Benedetto XVI perché faccia 'mea culpa' per i decenni di abusi e insabbiamenti nella Chiesa e sul perché questo 'mea culpa' appare improbabile. "Mentre un influente cardinale ha suggerito che Benedetto potrebbe scusarsi in pubblico all'inizio di giugno, le parole di queste scuse sarebbero comunque limitate dalla teologia, dalla storia e dalla stessa persona e dall'ufficio del Papa", scrive il settimanale. Secondo Time "é improbabile che le scuse, se arriveranno, soddisfino i molti membri del gregge cattolico che chiedono una assunzione di responsabilità più in linea con i tempi, non solo dichiarazioni puntellate da arcane filosofie religiose". La difficoltà, scrivono gli inviati di Time, è che in Vaticano "la preoccupazione è che le scuse diminuiscano il 'magisterium', che è stato fino ad oggi la base del potere del Papa nel mondo nel corso della storia. Il 'magisterium' ha un ruolo chiave nella dottrina dell'infallibilità", scrive Time. Parlando col settimanale un alto funzionario Vaticano ha pronosticato immense conseguenze per l'intera Chiesa: "Nella storia ci sono momenti chiave. Ora siamo davanti a uno di questi momenti". Di scuse pubbliche da parte del Papa si è parlato molto nelle ultime settimane: un'ipotesi è che Benedetto potrebbe fare 'mea culpa' nell'Incontro internazionale dei sacerdoti in programma il 9, 10 e 11 giugno in Vaticano a conclusione dell'Anno Sacerdotale. Time però cita una fonte vaticana secondo cui il Papa non ha in mente programmi del genere: "Ci sono problemi anche con l'occasione: decine di migliaia di bravi preti che stanno facendo del loro meglio stanno per venire a Roma. Se il messaggio è sulla pedofilia, sarà come dire: alla fine è stata colpa vostra. Se Benedetto vuole fare 'mea culpa', avrebbe molto più senso convocare un Sinodo dei vescovi di tutto il mondo".

Marco Tosatti, San Pietro e dintorni

Anno Sacerdotale. Il 9 giugno in Vaticano 'Sacerdoti oggi', una serata di testimonianze e arte sul sacerdozio organizzata da Focolari e Schönstatt

I sacerdoti dei movimenti dei Focolari e di Schönstatt, in collaborazione con il Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale e con altre associazioni ecclesiali, hanno organizzato un atto con testimonianze e apporti artistici sul sacerdozio nell'attualità, nel contesto delle celebrazioni conclusive dell'Anno Sacerdotale. L'incontro, intitolato "Sacerdoti oggi", riunirà nel pomeriggio del 9 giugno, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, sacerdoti e anche alcuni religiosi, religiose e laici, di oltre 70 nazionalità e dei cinque continenti. Il prefetto della Congregazione per il Clero, il card. Cláudio Hummes, presiederà i Vespri con cui si concluderà il pomeriggio. Il card. Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago del Cile ed ex presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano, offrirà una testimonianza teologica. Tra le persone che interverranno ci sono un sacerdote dell'Irlanda che spiegherà la sua esperienza personale sulla fedeltà alla chiamata di Dio, i sopravvissuti a un assalto al seminario minore di Buta (Burundi) e un sacerdote proveniente dalla Germania che ha superato il problema dell'alcolismo con l'aiuto della sua comunità. Altri apporti parleranno dell'esperienza della malattia, della vita affettiva e del celibato vissuti in un contesto di fraternità. Si affronterà poi la pastorale nell'ambiente multiculturale e plurireligioso di oggi e, dal Brasile, giungerà la testimonianza di una vasta azione di evangelizzazione insieme ai laici nel sud del Paese. La parte artistica sarà affidata all'International Multiartistic Performing Group Gen Verde, insieme a sacerdoti di varie parti del mondo, ha reso noto all'agenzia Zenit il servizio di informazione dei Focolari. Le coreografie saranno realizzate dai seminaristi del Centro internazionale di spiritualità di comunione Vinea mea, di Loppiano (Firenze). Il programma è diviso in tre momenti che affrontano tre aspetti diversi dell'identità dei sacerdoti oggi: "Uomini di Dio", "Fratelli tra i fratelli" e "Profeti di un mondo nuovo". Ciascuna di queste parti verrà introdotta da un pensiero di Benedetto XVI in video. Nella parte conclusiva, verranno proposti alcuni pensieri di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, e di padre José Kentenich, fondatore di Schönstatt. Nel pomeriggio, alcuni momenti verranno dedicati al dialogo dei partecipanti, in piccoli gruppi, sui temi sviluppati. "Sacerdoti oggi" "intende porgere una risposta, soprattutto con il linguaggio delle testimonianze e dell'arte, alle gravi sfide poste ai sacerdoti oggi dalla Chiesa e dalla società", spiegano gli organizzatori. Si potrà seguire in diretta attraverso i satelliti del Centro Televisivo Vaticano, su Tv2000, Telepace e altre reti televisive, e anche su Internet.