giovedì 30 settembre 2010

Alla vigilia dell'Incontro di preghiera per la pace Benedetto XVI riceve il fondatore e il presidente della Comunità di Sant'Egidio con mons. Paglia

Questa mattina Papa Benedetto XVI ha ricevuto il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, il presidente Marco Impagliazzo e mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia (foto). Un'udienza si è tenuta alla vigilia dell'Incontro interreligioso di preghiera per la pace nello ''spirito di Assisi'' che si terrà a Barcellona dal 3 al 5 ottobre prossimi. L'Incontro di quest'anno ha per titolo ''Vivere insieme in un tempo di crisi. Famiglia di Dio, famiglia di popoli''. Udienza nel corso della quale, si legge in una nota diffusa dalla Comunità, sono stati affrontati anche i temi delle povertà in Europa e nel mondo. ''Ci si è soffermati sulle maggiori questioni sociali emerse a seguito della crisi economico-finanziaria di questi anni e sulle povertà in aumento in Europa. Uno dei temi evocati è stata - aggiunge Sant'Egidio - l'Africa con riferimento ai maggiori programmi di solidarietà della Comunità nel continente africano''. In questo senso, si ricorda, il programma ''Dream'', che cura 90.000 malati di Aids in 10 paesi africani e ''Bravo'' (Birth Registration for All Versus Oblivion) programma di registrazione allo stato civile dei bambini africani.

La Libreria Editrice Vaticana alla Fiera del Libro di Francoforte. 'Luce del mondo' il titolo del libro-intervista al Papa di Peter Seewald

Dal 6 al 10 ottobre la Libreria Editrice Vaticana parteciperà alla 62° edizione della Fiera del Libro di Francoforte. Lo rende noto un comunicato stampa della LEV. L’editrice vaticana, nel cui stand sarà presente la produzione della Biblioteca Apostolica Vaticana, che per l’occasione presenta il primo volume della sua monumentale storia, e dei Musei Vaticani, espone le ultime novità librarie in uno stand di oltre 80 metri quadrati al centro del quale farà bella mostra una gigantografia tridimensionale del primo volume dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. L’attenzione degli editori internazionali sarà certamente centrata sul Gesù di Nazaret per il quale si stanno ultimando le traduzioni e per il nuovo libro intervista a Benedetto XVI del giornalista tedesco Peter Seewald dal titolo “Luce del mondo”. Altro momento importante sarà il Forum Dialog del 7 ottobre (Hall 6.1 E 913) sulla produzione editoriale mondiale dei viaggi di Benedetto XVI. “Travelling with the Pope” è il titolo di questo incontro che vedrà partecipare esponenti internazionali dell’editoria cattolica e non: don Giuseppe Costa, direttore della LEV, Burkhard Menke, della casa editrice tedesca Herder, Paul Henderson, della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, Martin Fergal, dell’inglese Catholic truth society, e Pierluca Azzaro, dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. I viaggi di Benedetto XVI vengono puntualmente riportati in una collana della Libreria editrice vaticana che con la sua accattivante veste grafico-editoriale propone tutti i discorsi, omelie e interviste del Santo Padre durante i singoli viaggi. Fra l’altro si ricorda che a coronamento dei cinque anni di pontificato il segretario particolare di Sua Santità, mons.Georg Gänswein, ha pubblicato presso Herder l’edizione tedesca e con la LEV la versione italiana del volume “Benedetto XVI Urbi et orbi. Con il Papa per le vie di Roma e del mondo” che ha ottenuto il Premio Capri-San Michele 2010 per la sezione immagini-verità. In tutti i viaggi Benedetto XVI segue e mette in pratica ciò che nel discorso inaugurale del Suo ministero petrino, il 24 aprile 2005, dichiarò: “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parole e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”. La Libreria editrice vaticana e gli editori interessati alla pubblicazione dei resoconti dei viaggi papali si rendono partecipi di questa grande avventura della Chiesa attraverso questo Papa dai gesti misurati ma incisivi e dalle parole pacate e profonde che rivelano lo stile ed il coraggio di un uomo che parla di Dio.

Il Velino

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Si delinea la partecipazione dei 100mila italiani. Don Anselmi: tanti giovani continuano ad amare la Chiesa

Cento mila giovani accompagnati da più di 100 vescovi, oltre 100 le diocesi che si sono gemellate con quelle spagnole, 18 i gruppi che animeranno il Festival della Gioventù. Manca poco meno di un anno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011 e si delinea già la partecipazione italiana. Le diocesi, i gruppi, i movimenti e le aggregazioni laicali, secondo quanto riferisce in un’intervista all'agenzia SIR, il responsabile del Servizio nazionale CEI per la pastorale giovanile don Nicolò Anselmi, si stanno muovendo per organizzare una trasferta molto attesa e certamente più facile rispetto a quella di Sydney 2008 quando gli italiani furono circa 10 mila. Circa i gemellaggi con le diocesi spagnole don Anselmi spiega che “quelle liguri si sono tutte gemellate con quella spagnola di San Sebastian, quelle umbre con Santiago de Compostela, le toscane con Valencia, eccetto Massa Carrara che andrà a Madrid. Le singole diocesi di Lombardia, Marche e Piemonte hanno ciascuna la propria ‘gemella’ spagnola”. Ma sono tutte le diocesi italiane a lavorare in questa direzione. Sul numero previsto di 100mila italiani don Anselmi si dice convinto che questo “testimonia la vitalità delle nostre diocesi e senso di ecclesialità”: i giovani non partono per “farsi una vacanza in Spagna ma per fare un’esperienza di Chiesa con il Papa”. Non pesa, dunque, sui giovani lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa che pure ha “lasciato un segno”. “Sto notando – dichiara il sacerdote - che tanti nostri giovani continuano ad amare la Chiesa dimostrando maturità e fiducia, senza cadere in facili generalizzazioni dannose”. La creatività e l’organizzazione italiana riproporrà anche a Madrid quel “punto di riferimento” che è ‘Casa Italia’ allestito presso la scuola italiana vicina alla sede del Comitato organizzatore spagnolo. “Cercheremo anche di dare supporto a quei 18 gruppi italiani che animeranno il Festival culturale della GMG. Stiamo pensando, inoltre, ad una ‘Festa degli Italiani’, che però non avrà le caratteristiche di un mega raduno per mancanza di spazi adeguati”. Non mancherà la tradizionale sacca contenente, tra le varie cose, una stoffa colorata con la quale “i giovani potranno confezionarsi qualcosa di tipico, un cappellino, un rosario, un vademecum di preghiera e canti, uno stuoino e la bandiera italiana”. “Nel 2011 – ricorda don Anselmi - si festeggerà il 150° anniversario dell’unità d’Italia” e la GMG “può essere l’occasione per rinsaldare i vincoli”. Intanto, anche in preparazione alla GMG è atteso in libreria per metà ottobre un volume di preghiere, testimonianze e proposte di impegno.

SIR

Il Papa a Palermo. I vescovi siciliani: avvenimento storico che servirà a risvegliare le coscienze per guardare al futuro con maggiore speranza

“Palermo si aspetta che la visita di Benedetto XVI sia un sostegno per quanti sono alla ricerca di risposte personali al dramma creato dalla disoccupazione, dalla disgregazione familiare, dall’oppressione di una quotidianeità che sembra non avere vie di scampo nella sua oscena povertà di valori o di mezzi”. Lo sostiene l’arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Paolo Romeo, che oggi ha incontrato la stampa durante la presentazione della visita del Pontefice nella città. Lo ha fatto nella qualità di presidente della Conferenza Episcopale siciliana, insieme a mons. Mario Russotto, vescovo delegato per gli uffici della Pastorale giovanile e della famiglia, che ha presentato il convegno “Lo sguardo del coraggio…per una educazione alla speranza”, per cui 1300 i delegati delle 18 diocesi siciliane domani e dopodomani si incontreranno all’Hotel Saracen di Isola delle Femmine. L’arcivescovo enuncia a chiare lettere il significato di questa visita: “Servirà a risvegliare le coscienze, per guardare al futuro con maggiore speranza”. Ecco perchè migliaia e ancora migliaia di fedeli siciliani riempiranno le strade palermitane domenica prossima, celebrando un avvenimento che lo stesso Romeo definisce “storico”. Una data, quella del prossimo 3 ottobre, a cui si lavora da tempo, da quando Benedetto XVI ha colto l’invito della Chiesa siciliana a visitare l’Isola. Tutto è partito con una lettera, datata 23 maggio 2009: “Il Pontefice ci rispose con un sorriso – ricorda Romeo – che sarebbe venuto volentieri in Sicilia”. “La visita di Sua Santità Benedetto XVI a Palermo rappresenta il culmine di un cammino intrapreso tre anni fa da tutte le diocesi siciliane, un cammino verso il coinvolgimento dei giovani nella vita religiosa, l’incontro con le famiglie e la trasmissione della fede alle nuove generazioni. Dalla visita di Benedetto XVI voluta a gran voce da tutti noi vescovi siciliani ci aspettiamo un momento di grande stimolo nel nostro percorso di trasmissione di fede". Ma mons. Romeo, illustrando l’evento, non ha tralasciato di sottolineare che “questa visita si inserisce nel cammino delle Chiese di Sicilia, vogliamo presentare al Santo Padre e al mondo il vero volto della Sicilia, che non è fatto solo di emergenza rifiuti, dalla mafia e dai problemi sociali, ma da una storia che hanno segnato i nostri Santi”. Toccate e fuga pure su alcuni mali che affliggono la società contemporanea. Dall’agnosticismo al laicismo imperanti. “Siamo stati inondati negli ultimi anni da uno tsunami di cultura favorita dai mezzi di comunicazione che sta gradualmente e in modo drammatico desacralizzando la nostra società”. E aggiunge: “Alla radice dei vizi della società siciliana c’è la mancanza di valori etici e morali. La Chiesa non può dare soluzioni dirette ai problemi sociali, ma il suo compito è formare coscienze per contribuire a costruire una società più giusta”. Poi, con un richiamo alle parole di don Pino Puglisi e del giudice Rosario Livatino, martiri della mafia, l’arcivescovo di Palermo ha invitato: “Se ognuno di noi facesse il proprio dovere nel suo piccolo si avrebbe una società migliore“. Sollecitando poi a mettere fine alle polemiche sulla visita del Santo Padre, ha ricordato che Benedetto XVI “viene a Palermo come stimolo e incoraggiamento per la Chiesa e per la società, da educare alla speranza e al coraggio di testimoniare la fede nella vita quotidiana”. A mettere a punto il calendario degli appuntamenti è stato mons. Carmelo Cuttitta, coordinatore della Segreteria organizzativa della visita, che confessa come si è lavorato “per rendere l’incontro con il Papa il più informale e gioviale possibile, sollecitando perché vi fossero molti momenti di condivisione”. Poi Cuttitta non manca di sottolineare come eventi di questa portata possano avere risvolti positivi nella realtà più immediata: “Sarebbe bello che il Papa venisse ogni due anni, per migliorare più spesso la situazione della città”.

BlogSicilia, Live Sicilia


Benedetto XVI rientra in Vaticano. Mons. Semeraro: anche per noi un dono della Provvidenza averlo vicino e godere della sua presenza fisica

Papa Benedetto XVI farà rientro nel pomeriggio nel Palazzo Apostolico in Vaticano. Il Pontefice lascerà così la sua residenza estiva di Castel Gandolfo dopo un soggiorno estivo iniziato il 7 luglio e praticamente interrotto solo dalla permanenza di quattro giorni nel Regno Unito. “Il saluto che darò al Santo Padre sarà ovviamente un arrivederci e anche l’inizio dell’attesa dei nuovi incontri”: con questi “sentimenti” mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, saluta Benedetto XVI parlando con l'agenzia SIR. Per Semeraro, quello nel Regno Unito è stato “un viaggio singolare, che è stato copiosamente benedetto da Dio. Nel salutarlo al suo rientro ho visto il volto felice del Papa”. Il 27 settembre, “congedandosi dalla comunità di Castello – ricorda il vescovo –, il Pontefice ha detto di ritenere un dono della Provvidenza la serenità dei giorni trascorsi; ancora di più possiamo dirlo noi che abbiamo potuto averlo vicino e godere della sua presenza fisica”. Anzi, “l’intera Chiesa di Albano ne è stata beneficata. È immaginabile la mia personale emozione nel sentirgli dire che egli la segue ‘con speciale e orante affetto nella sua vita di fede e di testimonianza cristiana’. Raccolte all’inizio di un nuovo anno pastorale, le parole e la benedizione del Papa sono per noi di grande stimolo e incoraggiamento”. “L’estate 2010 – afferma mons. Semeraro – è stata esternamente caratterizzata non soltanto per una presenza più prolungata (85 giorni in tutto), ma anche perché per la prima volta – è accaduto il primo settembre scorso – il Papa ha tenuto un’udienza pubblica del mercoledì sulla piazza antistante il Palazzo Apostolico. La presenza di pellegrini per la preghiera domenicale dell’Angelus è stata sempre molto alta e alcune domeniche pareva che il cortile non riuscisse a contenerli tutti. Il Papa ha pure avviato una simpatica tradizione: ogni domenica alcune mamme con fra le braccia i loro figlioletti sono state accompagnate da lui per incontrarlo, parlargli e ricevere la sua benedizione”. Nel pomeriggio, conclude il vescovo, “il saluto che darò al Santo Padre sarà ovviamente un arrivederci e anche l’inizio dell’attesa dei nuovi incontri. La prossima estate, poi, ci proponiamo di essere ancora più gioiosamente vicini a Benedetto XVI, per ringraziare insieme con lui il Signore per i sessant’anni della sua ordinazione sacerdotale. Anche per questo spirituale e lieto appuntamento, il Signore lo custodisca e lo sostenga”.

Asca, SIR

Il Papa a Palermo. I numeri della visita: 100mila fedeli alla Messa e 20mila giovani in Piazza Politeama. Un servizio sms per gli aggiornamenti

La visita a Palermo di Benedetto XVI di domenica ha messo in movimento una gigantesca macchina organizzativa con numeri "importanti", secondo quanto reso noto noti oggi, nel corso di una conferenza stampa a Palermo, dall'ufficio stampa dell’evento. Ad attenderlo ci saranno le autorità ecclesiali, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della Regione Raffaele Lombardo, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, il sindaco Diego Cammarata, mons. Giuseppe Bertello, nunzio in Italia, e Antonio Zanardi Landi, ambasciatore d'Italia presso la Santa sede. Alla Messa, per la quale si attendono 100 mila fedeli provenienti da tutta la Sicilia con 650 autobus prenotati, parteciperanno 32 cardinali e vescovi, 700 sacerdoti concelebranti, 100 diaconi, 250 coristi Schola Cantorum, 10 orchestrali, 1.000 coristi, 300 ministri straordinari dell'Eucaristia, 300 accompagnatori dei ministri straordinari, 2 mila volontari. In Cattedrale (foto) sono invece previste tremila persone, tra clero, seminaristi e religiosi: inoltre nel cortile saranno allestiti dei megaschermi per permettere ai fedeli di seguire i riti che si svolgeranno in chiesa. All'incontro con i giovani a Piazza Politeama sono previste oltre 20 mila presenze, tra cui seimila scout. Infine otto reti radiotelevisive seguiranno in diretta la visita e sono accreditati 90 giornalisti, 50 fotografi, 130 cineoperatori e 30 troupe. Lo stesso ufficio stampa ha peraltro predisposto uno speciale servizio sms “per essere sempre aggiornati su tutte le novità e per ricordare gli appuntamenti collegati alla visita del Santo Padre a Palermo. Occorre semplicemente registrarsi cliccando sull’apposito spazio attivo sul sito www.ilpapaapalermo.it, oppure inviando ‘papaapalermo’ al numero 340/4399001 al costo di un sms da operatore”.

San Pietro e dintorni, SIR

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Eterović: dare la massima visibilità alla Chiesa in questa regione. L'arabo una delle lingue ufficiali

“Dare la massima visibilità alla Chiesa Cattolica in questa regione così vitale nella storia del cristianesimo, che pure da 2000 anni è attraversata da tensioni, conflitti, rivolgimenti religiosi e politici”. Nelle parole di mons. Nikola Eterović (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo segretario generale del Sinodo dei vescovi, tutta l’importanza del prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre. In un’intervista rilasciata a Terrasanta.net, il Segretario del Sinodo parla delle novità di questa assemblea speciale in cui l’arabo sarà “una delle lingue ufficiali”. “Sarà ricordato anche il ruolo della letteratura arabo-siriaca non solamente nelle tradizioni delle Chiese orientali ma anche nella formazione della cultura araba. Le comunità cristiane arabe – ricorda mons. Eterović - rappresentano un ponte naturale con l’islam. Altro tema è quello dell’educazione nella fede ed un ruolo particolare sarà riservato ai giovani. È molto importante che essi conoscano la Bibbia, sia l'Antico che il Nuovo Testamento. Questo avrà anche dei riflessi sul dialogo essenziale con l’ebraismo, che è uno dei grandi obiettivi del Sinodo, così come lo è il dialogo difficile ma necessario con l’islam”. Tra le sfide che i cristiani devono affrontare in questa regione, il Sinodo segnala quella della mancanza di libertà di religione che non si concilia con l’esigenza di testimonianza del Vangelo: “L’auspicio – spiega l’arcivescovo - è che si possa raggiungere la pace nella giustizia, e che il Sinodo possa segnare un passo avanti in questa direzione: se siamo autentici discepoli di Cristo, siamo anche operatori di pace”. “I cristiani, pur essendo una minoranza, possono dare un contributo formidabile nel cambiamento delle mentalità, a cominciare dal cuore riconciliato con Dio e con il prossimo e alla costruzione di una regione pacifica”. “Pur non avendo pretese politiche nell’assise sinodale che è di natura pastorale, - conclude mons. Eterović - non si potrà evitare di parlare anche di come migliorare concretamente la situazione di grande difficoltà in cui vivono i cristiani in molti Paesi”.

SIR

Il Papa a Palermo. Giornali diocesani siciliani: nel momento giusto, dobbiamo delineare orizzonti alti. Parlerà al cuore e alla mente di tutti

“Un’occasione straordinaria per la Sicilia”. Così don Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo, periodico della diocesi di Piazza Armerina, definisce la visita pastorale che il Papa compirà domenica a Palermo. “La visita di Papa Benedetto – scrive don Rabita nell’ultimo numero del periodico, in uscita in questi giorni – cade proprio nel momento giusto. Abbiamo bisogno di riprendere a volare, di delineare orizzonti alti verso i quali indirizzarci insieme, condotti dai nostri vescovi. Non per conquistare privilegi sociali o finanziamenti”. Il Papa, conclude il direttore, “sicuramente ci spronerà a studiare, progettare, lavorare di più insieme, senza personalismi né dogmatismi per una rinnovata primavera dello Spirito, memori del grande tributo di martirio e santità che la terra di Sicilia ha saputo dare alla testimonianza del Signore risorto”. “Benedetto XVI parlerà al cuore e alla mente di tutti i siciliani. Ovviamente si rivolgerà ai cattolici dell’Isola ma, secondo il suo stile semplice e chiaro, non farà mancare una appropriata ‘parola’ a coloro che si attendono qualcosa di positivo dal Successore di Pietro”. Così don Francesco Fiorino, direttore di Condividere, quindicinale della diocesi di Mazara del Vallo, sintetizza “le attese dei siciliani” per la visita del Papa. “Benedetto XVI – scrive don Fiorino nell’editoriale dell’ultimo numero del giornale, in uscita il 1° ottobre, – viene a Palermo per ricordarci che siamo ‘in debito’ verso l’amore di Colui che ‘ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga’, ma sicuramente ci spiegherà che non possiamo essere rassegnati o passivi – o peggio complici – di fronte alla violenza e alla corruzione mafiosa, né essere incapaci di ‘metterci insieme’, per offrire invece segnali di vitalità, di servizio alle persone e alla crescita della nostra Regione, vera ‘sponda’ nord dei popoli del Mediterraneo”.

SIR

mercoledì 29 settembre 2010

Il saluto del Papa al personale del Palazzo di Castel Gandolfo: accogliere e vivere ogni giorno con semplicità e gioia la Parola di verità del Signore

“Ogni cristiano è chiamato ad accogliere e a vivere ogni giorno, con semplicità e gioia, la Parola di verità che il Signore ci ha comunicato. Nel corso dei secoli la Chiesa ha conosciuto splendide figure di fedeli discepoli di Cristo che si sono nutriti assiduamente e con amore della Sacra Scrittura, ponendo in essa profonda fiducia”: lo ha detto Papa Benedetto XVI questa sera a Castel Gandolfo, durante l’udienza di congedo al personale del Palazzo e delle Ville Pontificie, tradizionale appuntamento al termine del soggiorno estivo e prima del rientro in Vaticano previsto per domani. Il Papa ha espresso la sua viva riconoscenza al personale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per il servizio svolto durante il suo soggiorno estivo. In particolare ha rivolto il suo ringraziamento al direttore, il dott. Saverio Petrillo. Nell’indirizzo di saluto, Benedetto XVI ha richiamato la figura di San Girolamo, di cui si farà memoria domani, sottolineando che è stato “un Padre della Chiesa che ha posto al centro della propria vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere. Questo eminente dottore della Chiesa ammoniva che ‘ignorare le Scritture è ignorare Cristo’. Perciò, è fondamentale che ogni cristiano – ha proseguito il Papa - viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura, leggendola non come parola del passato, ma come Parola viva, che si rivolge oggi a noi e ci interpella”. “Ciascuno possa conoscere e assimilare sempre più profondamente la Parola di Dio, stimolo e sorgente della vita cristiana per tutte le situazioni e per ogni persona. La Vergine Santa è modello di questo ascolto obbediente: imparate da Lei!”.

SIR, Radio Vaticana

UDIENZA AL PERSONALE DELLE VILLE PONTIFICIE - il testo integrale del saluto del Papa

I genitori di Chiara Badano incontrano il Papa e lo ringraziano per la Beatificazione. I saluti e i doni a Benedetto al termine dell'Udienza generale

I genitori di Chiara Badano sono andati dal Papa a ringraziarlo per la Beatificazione della figlia, avvenuta sabato a Roma. "Stiamo contemplando e toccando con mano le meraviglie dell'amore di Dio - dicono Maria Teresa e Ruggero Badano - sorpresi che abbia scelto due povere persone come noi per partecipare alla contagiosa esperienza cristiana della nostra unica figlia". Il 16 ottobre festeggeranno cinquant'anni di matrimonio. "Chiara - ricordano - l'abbiamo attesa a lungo quando non riuscivamo ad avere figli; con lei abbiamo sofferto per la malattia e la sua morte, ma ora siamo più che mai con lei nella gioia per la Beatificazione". Al Papa la famiglia Badano ha donato un biglietto autografo in cui Chiara si affida alla Madonna per avere "la forza necessaria a non mollare mai". All'Udienza generale erano presenti il vescovo e il vescovo emerito di Acqui, la postulazione e Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, con seicento giovani venuti da 42 Paesi per la Beatificazione. L'arcivescovo ortodosso della Calmucchia, Zosima, ha voluto "incontrare per la quarta volta il Papa ed esprimergli vicinanza spirituale". La sua presenza, dice l'arcivescovo Mennini, nunzio apostolico a Mosca, "conferma il continuo miglioramento dei rapporti ecumenici e il desiderio di proseguire il dialogo". Per l'incontro con il Pontefice, Zosima ha ricevuto il placet del Patriarca moscovita Kirill. Da Rotterdam cinquecento pellegrini sono venuti a Roma "per riscoprire la propria vocazione e rilanciare la missione", dice il vescovo van Luyn. Tra i presenti, Jan Franssen, governatore della provincia di Rotterdam, divenuto cattolico due anni fa. "A Rotterdam - spiega il vescovo - inizia ora la preparazione all'incontro di fine anno che organizziamo con la comunità di Taizé: un'opportunità di riflessione per la nostra società secolarizzata". Al termine dell'Udienza generale, a Benedetto XVI è stato donato un "trombino", la caratteristica arma caricata a salve che nelle montagne veronesi già dal seicento faceva le funzioni delle campane, accompagnando i momenti di festa religiosa e segnalando i pericoli. L'iniziativa è dell'associazione San Bartolomeo delle Montagne. Infine, all'arco delle Campane, il Papa ha benedetto la statua della Madonna donata dalla ditta Serpentino e Graniti di Chiuro (Sondrio). L'immagine, scolpita nella pregiata pietra della Valtellina, sarà collocata in un'edicola già preparata nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Il direttore del mensile Jesus, don Antonio Tarzia, ha regalato al Papa il volume rilegato della storia del Concilio Vaticano II curato per la rivista dei paolini da Marco Roncalli. Al Papa, a quanto si apprende, è stato regalato anche un calendario ecumenico.

L'Osservatore Romano, Apcom

Confermati i consiglieri del delegato pontificio dei Legionari di Cristo. L'arcivescovo di Villadolid visitatore apostolico del Regnum Christi

L'arcivescovo Velasio De Paolis (nella foto con Benedetto XVI), delegato pontificio per la Legione di Cristo, ha confermato all'agenza Zenit i nomi dei consiglieri che lo assisteranno nello svolgimento della missione affidatagli dal Papa. Sono padre Agostino Montan, giuseppino del Murialdo, vicario episcopale per la vita religiosa della diocesi di Roma, mons. Mario Marchesi, vicario generale della diocesi di Cremona, padre Gianfranco Ghirlanda, ex Rettore dell’Università Gregoriana di Roma, il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Dando seguito a quanto annunciato dal comunicato della Santa Sede pubblicato il 1° maggio scorso , mons. De Paolis ha anche confermato a questa agenzia la nomina di mons. Ricardo Blázquez, arcivescovo di Valladolid in Spagna, come visitatore per il “Regnum Christi”. Mons. Blázquez presterà particolare attenzione ai membri consacrati di questo movimento di apostolato nato dai Legionari di Cristo. Secondo quanto specificava il decreto firmato il 9 luglio dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, i “consiglieri personali” di mons. De Paolis “lo assistono nell’adempimento del suo ufficio” e “possono essere incaricati per compiti specifici, particolarmente per visite ad referendum”.

Zenit

Benedetto XVI: continuo a portare gli haitiani nella preghiera supplicando Dio di alleviare la loro miseria. Giovani lasciatevi guidare dagli angeli

“Continuo a portare gli haitiani nella mia preghiera, supplicando Dio di alleviare la loro miseria”. Con queste parole il Papa ha rivolto oggi uno speciale saluto ai pellegrini provenienti da Haiti, colpiti dal terremoto del 12 gennaio scorso e presenti, con una delegazione, in Piazza San Pietro per l’Udienza generale. Benedetto XVI ha auspicato che “il vostro pellegrinaggio a Roma sia per tutti voi l’occasione per approfondire la vostra relazione personale con Cristo”. Salutando poi i fedeli di lingua italiana, il Santo Padre si è rivolto in particolare ai fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, accompagnati dal vescovo Giuseppe Andrich, “convenuti a Roma per pregare sulla tomba del Servo di Dio Giovanni Paolo I in occasione dell’anniversario della sua morte”. Il Papa ha salutato inoltre i partecipanti al pellegrinaggio dei Giovani del Movimento dei Focolari promosso in occasione della Beatificazione di Chiara Badano, esortati, “sull’esempio della nuova beata, a proseguire nell’impegno di adesione a Cristo e di testimonianza evangelica”. “L'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei Santi Angeli Custodi – ha detto - ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana”. Riferendosi infine all'imminente festa degli Angeli Custodi, Benedetto XVI ha detto ai giovani: “Sentite accanto a coi la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinché tutta la vostra vita sia illuminata dalla Parola di Dio”.

SIR

Il Papa: intensificare la nostra amicizia con Dio con la preghiera e la partecipazione attenta alla Messa. La Liturgia grande scuola di spiritualità

“Un forte invito ad intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa”, partendo dalla consapevolezza che “la liturgia è una grande scuola di spiritualità”. Così il Papa ha sintetizzato la figura e l’attualità del messaggio di Santa Matilde di Hackeborn, religiosa circestense tedesca, “una delle grandi figure del monastero di Helfta”, vissuta nel XIII secolo, a cui ha dedicato la catechesi dell'Udienza generale in Piazza San Pietro. Nacque nel 1241 o 1242 nel castello del barone von Hackeborn, famiglia tra le piu nobli della Turingia, imparentata con l’imperatore Federico II, che aveva già dato una monaca, Gertrude di Hackeborn, dotata di una spiccata personalità, badessa per 40 anni, “capace di dare un’impronta peculiare alla spiritualità del monastero, portandolo ad una fioritura straordinaria quale centro di mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica”. Matilde, fin dalla fanciullezza, accolse il clima spirituale e culturale creato dalla sorella, al quale aggiungerà poi la sua personale impronta. A 7 anni, andando con la madre in visita alla sorella nel monastero di Helfta, fu così affascinata dalla vita di quel luogo che decise di entrarvi, cosa che fece a 17anni, nel 1258. “Si distingue per umiltà, fervore, amabilità, limpidezza e innocenza di vita, familiarità e intensità con cui vive il rapporto con Dio, la Vergine, i Santi. È dotata di elevate qualità naturali e spirituali”, tanto che, malgrado la giovane età diventa direttrice della scuola del monastero, direttrice del coro, maestra delle novizie, “servizi che svolge con talento e infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà”. "Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento”. Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Gertrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa. Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. “Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde –, gloria del monachesimo germanico. Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita”. “La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto”. “Alcune immagini, espressioni, applicazioni – ha detto il Pontefice – talvolta sono lontane dalla nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla liturgia, ogni momento della vita monastica”. “Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza – ha proseguito il Papa – sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico”, e così “si coglie la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, il suo pane quotidiano”, a cui Matilde “ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi”, e mostrando una “predilezione per il Vangelo”. Riferendosi alle visioni e ai momenti di estasi della Santa, Benedetto XVI ha fatto notare che “in questa sua intimità con Dio è presente il mondo intero, la Chiesa, i benefattori, i peccatori. Per lei cielo e terra si uniscono”. “La preghiera personale e liturgica, specialmente la liturgia delle ore e la Santa Messa - ha spiegato Benedetto XVI ai circa 9 mila fedeli - sono alla radice dell’esperienza spirituale di Santa Matilde di Hackeborn”, che “lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal pane eucaristico, ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa”.

SIR, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

'Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale', il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011

“Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. Questo il tema scelto dal Papa per la 45ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, domenica 5 giugno 2011. A comunicarlo è una nota diffusa oggi dalla sala stampa della Santa Sede. “Il tema – viene spiegato – si caratterizza per porre al centro di tutti i processi della comunicazione, la persona umana. Anche in un tempo così largamente dominato – e, spesso, condizionato – dalle nuove tecnologie, resta fondamentale il valore della testimonianza: accostarsi alla verità e assumersi l’impegno dell’annuncio richiede, per chi opera nel mondo dell’informazione e particolarmente per i giornalisti cattolici, la ‘garanzia’ di un’autenticità di vita che non può venir meno neppure nell’era digitale”. Nella nota viene ricordato che “non sono gli strumenti a poter modificare il livello di credibilità dei singoli operatori: né possono mutare i valori di riferimento rispetto a una comunicazione che continua a varcare le soglie di sempre nuovi traguardi tecnologici. La verità resta l’immutabile faro d’approdo anche per i new-media e, anzi, l’era digitale, allargando i confini dell’informazione e della conoscenza, può rendere idealmente più vicino ciò che rappresenta il più importante degli obiettivi per chiunque operi nel mondo dei media”. Il messaggio del Papa sarà pubblicato il 24 gennaio, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

SIR

La prossima settimana in Vaticano gli arcivescovi d'Irlanda per preparare la Visita apostolica nel Paese con i presuli incaricati dal Papa

Su invito della Congregazione dei Vescovi, i quattro arcivescovi di Irlanda si recheranno a Roma la prossima settimana in preparazione della Visita apostolica che comincerà a breve. La visita apostolica era stata annunciata a marzo nella Lettera Pastorale di Papa Benedetto XVI ai cattolici d'Irlanda. Gli arcivescovi irlandesi che si recheranno la prossima settimana a Roma sono il card. Seán Brady, arcivescovo di Armagh; mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, mons. Dermot Clifford, arcivescovo di Cashel e Emly, e mons. Michael Neary, Arcivescovo di Tuam. Si incontreranno con i quattro visitatori apostolici per preparare in anticipo la loro visita il cui scopo, si legge in una nota della Conferenze Episcopale irlandese, è “quello di offrire assistenza e di contribuire al rinnovamento spirituale e morale della Chiesa in Irlanda” nonché avviare “una riflessione, valutazione e revisione della vita della Chiesa”.

SIR

martedì 28 settembre 2010

Venerdì nell'Aula Paolo VI concerto in onore di Benedetto XVI dell'Orchestra e del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Tutto pronto per l'evento che venerì 1° ottobre vedrà esibirsi al cospetto di Papa Benedetto XVI l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L'appuntamento è nell' Aula Paolo VI di Città del Vaticano alle 18.00 ed il concerto sarà offerto da Eni. In questa occasione le compagini artistiche ceciliane saranno impegnate in un composito programma che in apertura prevede la Sinfonia n. 94 'La sorpresa' di Franz Joseph Haydn e a seguire 'Cecilia, vergine romana' per coro e orchestra di Arvo Part, dedicata dal compositore all'Orchestra e al Coro dell'Accademia. Infine verrà eseguita la Fantasia corale in Do minore per pianoforte, coro e orchestra op. 80 di Ludwig van Beethoven. Sul podio la bacchetta estone Neeme Jarvi, attuale direttore principale della Het Residentie Orkest dell'Aia. Al pianoforte, per la Fantasia corale beethoveniana, Andrea Lucchesini, mentre Ciro Visco dirigerà il coro.

Adnkronos

32 anni fa la morte di Giovanni Paolo I. Il Papa: mite e fermo, fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento, sempre disponibile al sorriso

Trentandue anni fa, il 28 settembre 1978, si spegneva Papa Albino Luciani (nella foto con Benedetto XVI), dopo appena 33 giorni di Pontificato: aveva 65 anni. Un tempo brevissimo ma intenso che gli è valso l’affetto della gente, di credenti e non credenti. Benedetto XVI lo ha definito più volte come un uomo “dolce e mite” e nello stesso tempo “forte nella fede, fermo nei principi, ma sempre disponibile all’accoglienza e al sorriso”. “Fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento”: così Benedetto XVI ricorda Giovanni Paolo I. “Da sacerdote, da vescovo e da Papa – sottolinea - fu instancabile nell’attività pastorale, stimolando costantemente clero e laicato a perseguire, nei vari campi dell’apostolato, l’unico e comune ideale della santità. Maestro di verità e catecheta appassionato, a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante semplicità che gli era solita, l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione, sottolineando la bellezza dell’amore cristiano, unica forza in grado di sconfiggere la violenza e costruire un’umanità più fraterna”. Ma è l’umiltà, afferma Benedetto XVI, la caratteristica principale di Giovanni Paolo I. “Humilitas”, in effetti, era il suo motto episcopale, una “parola che sintetizza l’essenziale della vita cristiana e indica l’indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell’autorità”: “In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l’altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: ‘Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore … Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili’. E osservò: ‘Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra’. L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale. Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente” (Angelus, 28 settembre 2008).
Uno dei passi del Vangelo preferiti da Giovanni Paolo I era l’appello di Gesù: “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
“‘Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio’, disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: ‘Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato’. Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani” (Angelus, 28 settembre 2008).
Benedetto XVI ricorda infine la devozione che Albino Luciani nutriva verso la Madonna: “Quando era Patriarca di Venezia ebbe a scrivere: ‘È impossibile concepire la nostra vita, la vita della Chiesa, senza il rosario, le feste mariane, i santuari mariani e le immagini della Madonna’. E’ bello accogliere questo suo invito e trovare, come egli fece, nell’umile affidamento a Maria il segreto di una quotidiana serenità e di un fattivo impegno per la pace nel mondo” [Parole al termine della proiezione del film "Papa Luciani: il sorriso di Dio" (8 ottobre 2006)].

Radio Vaticana

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Il sito ufficiale per seguire il viaggio in diretta, e uno per ogni tappa. Pagine su Facebook e Twitter

Il viaggio apostolico del Papa a Santiago de Compostela e Barcellona del 6 e 7 novembre potrà essere seguita in diretta sul sito www.visitadelpapa2010.org, promosso dalla Conferenza Episcopale spagnola, dove saranno anche disponibili informazioni pratiche, documentazione e collegamenti ai profili appositamente creati su Facebook e Twitter. Nella pagina web, che si può consultare in spagnolo, italiano, inglese e francese, è disponibile il programma ufficiale, un'ampia documentazione biografica sul Papa, numerosi dettagli degli altri viaggi del Pontefice in Spagna e dati riguardanti la Chiesa spagnola. Il profilo su Twitter, che si chiama "visita_b16" (Visita Benedicto XVI) aggiornerà, da ora e fino al 7 novembre, su quanto sta accadendo prima e durante il viaggio del Papa. Anche su Facebook è appena nata una pagina "Visita DEL PAPA Benedicto XVI a Santiago de Compostela y Barcelona" che ha già superato i cento interessati. A partite dalla home page dedicata all'evento è poi possibile collegarsi anche con i due siti elaborati dall'arcivescovado di Santiago e Barcellona, nei quali sono trattati ampiamente i dettagli specifici delle tappe di Benedetto XVI in ciascuna della due Chiese particolari.

PubblicaAmministrazione.net


Il Papa: la Giornata Missionaria Mondiale aiuti a comprendere che annunciare Cristo è servizio necessario e irrinunciabile a favore dell'umanità

“Perché la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale sia occasione per comprendere che il compito di annunciare Cristo è un servizio necessario e irrinunciabile che la Chiesa è chiamata a svolgere a favore dell'umanità”: è questa l’intenzione missionaria di preghiera del Papa per il mese di ottobre. Un tema sul quale Benedetto XVI si è più volte soffermato nel suo Pontificato. Tutti i battezzati sono chiamati ad annunciare il Vangelo, a rendere ragione della speranza che è in noi. E’ l’esortazione di Benedetto XVI, che in più occasioni rammenta come l’anelito missionario sia fondamentale in ogni comunità cristiana: “L’annuncio del Vangelo resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità, per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo” (Angelus, 7 ottobre 2007).
La missione dell’annuncio del Vangelo, ribadisce ancora il Papa, parte da un cuore rinnovato, trasformato dall’amore di Dio. E fa suo il richiamo di San Paolo ad ogni cristiano chiamato a diffondere la Buona Novella: "In effetti, la missione, se non è animata dall’amore, si riduce ad attività filantropica e sociale. Per i cristiani, invece, valgono le parole dell’apostolo Paolo: “L’amore del Cristo ci spinge”...Ogni battezzato, come tralcio unito alla vite, può così cooperare alla missione di Gesù, che si riassume in questo: recare ad ogni persona la buona notizia che “Dio è amore” e, proprio per questo, vuole salvare il mondo" (Angelus, 22 ottobre 2006).
“La missione – avverte il Papa – è dunque un cantiere nel quale c’è posto per tutti: per chi si impegna a realizzare" nella propria vita il Regno di Dio: “Per chi vive con spirito cristiano il lavoro professionale; per chi si consacra totalmente al Signore; per chi segue Gesù Buon Pastore nel ministero ordinato al Popolo di Dio; per chi, in modo specifico, parte per annunciare Cristo a quanti ancora non lo conoscono” (Angelus, 22 ottobre 2006).
Il Papa non manca tuttavia di rammentare che la missione è legata spesso alla persecuzione. Ricorda che l’uccisione di Santo Stefano segna l’inizio della persecuzione contro i discepoli di Gesù, che da allora sono spinti ad uscire da Gerusalemme e ad annunciare il Vangelo ai pagani: “Nella storia della Chiesa non mancherà mai la passione, la persecuzione. E proprio la persecuzione diventa, secondo la celebre frase di Tertulliano, fonte di missione di nuovi cristiani: ‘Noi cristiani ci moltiplichiamo ogni volta che da voi siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani’” (Udienza generale, 10 gennaio 2007).
Un anelito a Dio che chiamò all’evangelizzazione i primi Apostoli, ma - osserva il Pontefice - che interpella i pastori della Chiesa anche oggi di fronte a sfide storiche, sociali e spirituali. Benedetto XVI esorta ad un rinnovato impegno non solo laddove si attende una prima evangelizzazione, ma anche nelle antiche nazioni cristiane dove la secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede: “In questa prospettiva, ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo” (28 giugno 2010: Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo).

Radio Vaticana

Il Papa a Palermo. Arriva Benedetto XVI e la Sicilia si fa giovane. L'incontro in Piazza Politeama carico di aspettative e pronto a dare frutti

Piazza Politeama di Palermo sarà invasa nel pomeriggio di domenica da più di 30mila ragazzi, quanti sono attesi da tutta l’isola, per l'incontro con Benedetto XVI, in visita pastorale nel capoluogo siciliano. Dalle 16 inizierà l’attesa con l’animazione e la preghiera a cura dei diversi gruppi. Il Papa arriverà alle 18 dopo l’incontro in cattedrale. "Il programma – dice don Rosario Dispenza, incaricato regionale della Pastorale giovanile – prevede il saluto di Mario Russotto, vescovo di Caltanis­setta e delegato per la Pastorale giovanile e familiare, poi quelli di un liceale e di un universitario; al Santo Padre saranno donati tre libri delle diocesi su tematiche giova­nili e familiari, tra cui uno dal titolo "Isolabella" che ripor­ta le storie di giovani siciliani che hanno vissuto in pie­nezza la fede". L’incontro si concluderà alle 18.45. Cosa staranno pensando i giovani siciliani a pochi giorni dalla visita del Papa? Quali le loro attese? E com’è stata la preparazione nelle comunità all’attesissimo incontro del Papa con i giovani domenica pomeriggio? Chi conosce i loro desideri, i sogni e i progetti sono gli incaricati di Pastorale giovanile. Rossana Petrillo da Siracusa parla di "un rinnovato slancio dei giovani per vivificare la nostra terra seminando amore dove c’è ingiustizia, disoccupazione, sfruttamento, rassegnazione". Da mesi a Patti c’è fermento con incontri mensili sul tema della fede illuminata dalla Parola. "Siamo consapevoli dell’importanza di questo incontro – afferma don Giuseppe Di Martino – perché le parole del Papa saranno indirizzate ai giovani che hanno in mano il futuro di questa terra dalle tante contraddizioni e problemi, ma anche dalle infinite risorse di bene. Egli risponderà alle domande del loro cuore e darà uno stimolo nel compito arduo ma affascinante di conformare a Cristo la vita nella quotidianità". Nella diocesi di Messina ogni momento di incontro è stato caratterizzato dall’annuncio della visita: "È chiaro – dice don Dario Mostaccio – che l’arrivo del Papa ci entusiasma poiché attendiamo che ci sia rivolta una parola 'forte', incoraggiante, che ci risvegli dal torpore che a volte viviamo, per la difficile condizione sociale che influisce sul morale dei giovani che scappano dalla nostra terra. Vorremmo che facesse sentire la sua voce alle istituzioni, perché pensino seriamente al futuro dei nostri giovani". La visita del Papa è vista da molti come un dono in sé, latore di altri doni. Così per Giovanni Rinzivillo di Acireale: "Mi aspetto il dono del discernimento, della pazienza e della speranza. Discernimento utile ai ragazzi per capire qual è la via più giusta da seguire per la propria vita, pazienza che si lega anche alla perseveranza e al sacrificio di lottare per i valori e le idee in cui si crede, speranza di poter progettare un futuro migliore e una società più a misura d’uomo". Una visione progettuale che si ritrova anche nelle parole di don Alessandro Screpis di Nicosia: "Speriamo che il Santo Padre risvegli il desiderio di incontrarci con Cristo risorto in un tempo in cui la speranza sembra spegnersi per i tanti problemi, perché i giovani possano diventare apostoli per i loro coetanei nelle missioni popolari che partiranno in diocesi nel 2011". Ovunque la preparazione spirituale è stata ben curata, e allo stesso modo sarà il 'dopo'. "La diocesi di Noto – spiega don Maurizio Novello – costruirà il cammino pastorale di quest’anno proprio sulle parole del Papa, sperando che la sua presenza susciti un amore più profondo per la Chiesa da parte dei giovani spesso lontani o in disaccordo con essa". Da Catania arrivano già i primi frutti: sono quelli nati dalla collaborazione della Pastorale familiare e giovanile in vista dell’incontro. "I giovani – afferma Giacomo Scuto – hanno bisogno di non sentirsi soli nella Chiesa, e di non essere tacciati di bigottismo al di fuori: così sarà bello vivere insieme la festa di domenica, una festa illuminata dallo Spirito che renda ancor più familiare e amico il volto di Benedetto XVI". Entusiasmo, gioia, voglia di mettersi in gioco sono le attese dei giovani di Caltanissetta dopo un anno di cammino che, sottolinea Gaia Randazzo, "porteremo al Papa con i nostri sogni, le idee e le speranze". Il tema della speranza e di un futuro diverso è messo in luce da don Rosario Francolino di Palermo, perché in Sicilia le nuove generazioni siano aiutate dalla Chiesa a guardare il quotidiano con coraggio e in modo nuovo. "Ci risvegli e ci stimoli la visita del Pontefice – auspica don Filippo Cataldo di Trapani – come un padre che incoraggia i figli: figli che sono felici di incontrarlo e di vedere la bellezza dell’unità della Chiesa in Cristo".

Marco Pappalardo, Avvenire

lunedì 27 settembre 2010

ll Papa nel Regno Unito. Lord Patten: il viaggio un trionfo, da ricordare nel senso più profondo del termine. I suoi messaggi risuoneranno negli anni

“E' opinione unanime che la visita di Papa Benedetto XVI in Gran Bretagna sia stata un grande successo”. Lo ha confessato all'agenzia Zenit Lord Christopher Patten, incaricato del Primo Ministro britannico per il viaggio papale nel Regno Unito. “I suoi quattro giorni con noi sono stati un trionfo per Sua Santità, per la Chiesa Cattolica e per le denominazioni cristiane, per altri gruppi di fede nel Paese e per tutti coloro che hanno aiutato a organizzare la sua visita”, ha aggiunto. Il Pontefice è stato salutato da grandi folle, di cattolici e non. “Ricorderò a lungo la gente a Edimburgo quando è arrivato, la folla lungo il Mall a Londra mentre andava alla Veglia di Preghiera a Hyde Park e i tanti fedeli – giovani, anziani, di ogni razza e classe – in tutte le occasioni pastorali”. “La visita ci ha ricordato, nel caso in cui l'avessimo dimenticato, il ruolo che i gruppi di fede giocano nella nostra vita”, ha sottolineato Lord Patten. Il Papa, ha aggiunto, “è rimasto chiaramente colpito dalla prova che l'eredità cristiana è (sono parole sue) 'ancora forte e tuttora attiva in ogni strato della vita sociale' in Gran Bretagna. Abbiamo una tradizione di tolleranza e moderazione che riconosce il ruolo della religione nella vita pubblica”. Lord Patten ha quindi sottolineato che “in una serie di notevoli discorsi e omelie Papa Benedetto ha sfidato tutti noi a considerare il rapporto tra ragione e religione e l'importanza di stabilire una base etica per l'azione politica”. A suo avviso, “il discorso di Papa Benedetto nella Westminster Hall, teatro di tanta storia inglese, avrà un impatto sostanziale sul dibattito pubblico per molti anni a venire”. “Quella di Papa Benedetto tra noi è stata nel senso più profondo del termine una visita da ricordare – ha concluso –. Alcuni dei suoi messaggi e delle sue lezioni risuoneranno negli anni”.

Zenit

Prolusione del card. Bagnasco: guardare al Papa nell'essere determinati a rimuovere dal costume ecclesiale un delitto angosciante come la pedofilia

Il “grande fermento per l’avvio del nuovo anno pastorale” che stanno vivendo le comunità cristiane nel nostro Paese, la vitalità delle parrocchie anche nel periodo estivo appena trascorso, le problematiche della Chiesa universale e l’“evento storico” del viaggio papale nel Regno Unito: sono stati questi i temi trattati in apertura della prolusione ai lavori del Consiglio Episcopale permanente, che sono iniziati oggi pomeriggio a Roma, dal presidente della CEI card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI). Una prolusione nella quale il cardinale ha voluto riprendere alcune parole di Papa Benedetto di ritorno dal viaggio nel Regno Unito. “Il Papa stesso – ha detto il presidente della CEI - tracciando un primo bilancio, ha confidato che il viaggio confermava una sua ‘profonda convinzione’, ossia che ‘le antiche nazioni dell’Europa hanno un’anima cristiana, che costituisce un tutt’uno col ‘genio’ e la storia dei rispettivi popoli”. Così ha poi aggiunto: “Considerando che con i suoi discorsi egli ha inteso rivolgersi all’’intero Occidente, dialogando con le ragioni di questa civiltà’, ritengo che potrebbe essere utile riprendere – in una prossima circostanza, al di là dunque di quanto riusciremo a fare in questo Consiglio Permanente – alcuni nuclei tematici della visita e far sì che parlino alla nostra vita e alla missione delle nostre comunità”. Il ricordo del martirio del vescovo Luigi Padovese e degli otto medici occidentali uccisi in Afghanistan, oltre che di tanti altri cristiani in varie parti del mondo fa dire al card. Bagnasco, che “l’intolleranza religiosa assume allora la forma della cristianofobia. Uccidere appare l’unico modo per restare impermeabili al linguaggio dell’altruismo, che spaventa i violenti e inevitabilmente li eccita”. Così il cardinale aggiunge: “Vorremmo sperare che il mondo libero ed evoluto non continui a sottovalutare questa emergenza, ritenendola in fondo marginale o irrilevante”, auspicando quindi che i responsabili delle Nazioni Unite “garantiscano in modo reale, senza distinzioni e ovunque, la professione pubblica e comunitaria delle convinzioni religiose di ognuno”. Nel viaggio nel Regno Unito il Papa ha usato "parole nuove e dure di condanna per i responsabili" di abusi sessuali sui minori e a Benedetto XVI il card. Bagnasco invita i vescovi italiani a guardare nella rimozione di questo "delitto angosciante" dal "costume ecclesiale". "Come non pensare anche a quei sacerdoti che si sono macchiati di inqualificabili crimini, con abusi su bambini e ragazzi, segnando con ciò in maniera profonda le loro giovani esistenze?", si è domandato Bagnasco, che aveva appena sottolineato come "il vero pericolo viene da chi, insieme al corpo, uccide anche l'anima". Sulla lotta alla pedofilia del clero, Bagnasco ha elogiato il Papa con questi termini: "Il suo parlare sincero e disarmato, che nulla nasconde anche di ciò che è fortemente amaro; il suo rivelarsi realmente determinato a rimuovere dal costume ecclesiale un delitto angosciante; il suo umile metter mano alle regole, per renderle più cogenti, com'è accaduto con le nuove norme 'De gravioribus delictis', senza tuttavia mistificare i dati di una condizione - quella del pedofilo - esistenzialmente tragica...sono alcune delle vibrazioni che il Papa è riuscito a trasmettere, e che in una congiuntura particolarmente critica gli hanno procurato un raggio di interlocuzione per nulla scontato. E' ciò, d'altra parte, che lo rende sempre più caro al popolo cristiano e spinge anche impensabili osservatori ad apprezzarne il messaggio, secondo un profilo meno angusto". "Le sue parole - verso i responsabili e verso le vittime - sono anche le nostre, mentre come vescovi, sempre alla luce delle direttive della Santa Sede, continuiamo - ha concluso Bagnasco - quell'opera di più esigente discernimento e di rigorosa formazione dei candidati al sacerdozio, di accompagnamento del nostro clero, di decisa vigilanza, di intervento, di sostegno umano e cristiano per tutti". L’istituzione del “Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione” è stata messa in evidenza dal card. Bagnasco nella parte centrale della prolusione. Dopo aver richiamato l’esigenza di una “rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede”, il cardinale ha evidenziato la diffusione di un certo “indifferentismo religioso” auspicando che la Chiesa continui “ad offrire il proprio innamoramento per Dio come il suo unico tesoro”. Allo stesso modo, richiamando il Convegno ecclesiale di Verona dell’ottobre 2006, ha anche auspicato che “il cittadino italiano non accantoni la questione-Dio, non la rimuova ritenendola anti-umana, e lasci affiorare la nostalgia che si nasconde in essa”. A questo proposito ha rilanciato la proposta del Papa di dare vita all’esperienza del “cortile dei gentili”, come esperienze ed ambiti nei quali “le persone possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio”. Ha fatto quindi appello ai sacerdoti affermando: “Il sacerdozio comporta un continuo e costoso lavorìo interiore, al fine di perdere se stessi per ritrovarsi. Di più: il sacerdote deve arrivare all’identificazione di sè con l’ ‘io’ di Cristo”, parlando del celibato sacerdotale “come un andare ‘verso il mondo della risurrezione, verso la novità di Cristo, verso la nuova e vera vita’”.

SIR, Apcom

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Aggiunto nel programma del viaggio un incontro di Benedetto XVI con il premier spagnolo Zapatero

Il premier socialista spagnolo Josè Luis Zapatero (foto) si incontrerà brevemente con Benedetto XVI a Barcellona il prossimo 7 novembre durante la tappa nella città del viaggio papale: lo ha annunciato oggi il vicepremier Maria de la Vega ai media spagnoli. L'incontro non era previsto dal programma ufficiale diffuso qualche giorno fa dalla Sala stampa della Santa Sede. Dopo aver incontrato oggi il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, De la Vega ha riferito che anche i re di Spagna saranno presenti a Barcellona per ricevere il Santo Padre, mentre il 6 novembre, quando il Papa sarà a Santiago de Compostela, in Galizia, verrà accolto da lei stessa e dai principi di Spagna. De la Vega ha definito molto cordiale l'incontro con Bertone, al quale ha anche regalato una maglietta della nazionale spagnola, attuale campione del mondo.

Ansa

Il Papa: vivo il mio ministero con i sentimenti del pellegrino sulle vie del mondo con speranza e semplicità portando il messaggio salvifico di Cristo

“Fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri fratelli”. A rivelarlo è il Papa, nella lettera inviata oggi a mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e a mons. Julian Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, in occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge nella città spagnola da oggi fino al 30 settembre. “Io stesso mi recherò tra non molto pellegrino alla tomba dell’Apostolo San Giacomo, l’amico del Signore”, ha ricordato Benedetto XVI ricordando il suo prossimo viaggio apostolico. “In questo momento storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo - le parole del Papa - va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari. Innanzi tutto per la loro straordinaria capacità di richiamo, che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale”. “A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso”. Così il Papa ha sintetizzato l’esperienza spirituale del pellegrinaggio, esortando a “far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri”, dove ci si comporta “con devozione, rispetto e decoro”. Per il Papa, inoltre, “va curata con grande scrupolosità l’accoglienza del pellegrino, dando il giusto risalto alla dignità e bellezza del santuario; ai momenti e agli spazi di preghiera; all’attenzione alle pratiche di pietà”. I santuari, inoltre, “devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla Celebrazione Eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale”. In questo modo, osserva, “si manifesterà chiaramente che l’Eucaristia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione”. “Diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione precisa – ha spiegato infatti il Pontefice - il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta”. “Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio”.Il Vescovo di Roma esorta quindi i partecipanti al Congresso a “incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia”. “In tal modo – conclude – il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore”.

Il Papa si congeda da Castel Gandolfo: Vincenzo de' Paoli susciti un rinnovato impegno di solidarietà, per cooperare all'edificazione del bene comune

Nel discorso che ha pronunciato questo mattina congedandosi da Castel Gandolfo al termine del periodo di soggiorno estivo nella località a una trentina di chilometri da Roma, Benedetto XVI ha ricordato San Vincenzo de' Paoli, di cui ricorreva la memoria liturgica, definendolo “apostolo della carità”. Il Papa ha ricevuto in udienza nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo le delegazioni del Comune, le autorità civili e militari, le comunità religiose e i dipendenti delle Ville Pontificie che hanno assicurato il servizio durante il periodo estivo. “Nell'accomiatarmi da voi, mi piace affidare alla vostra considerazione la figura di San Vincenzo de’ Paoli, di cui oggi celebriamo la memoria”, ha detto ai presenti. “Questo apostolo della carità, così caro al popolo cristiano e conosciuto specialmente attraverso le Suore da lui fondate, fu proclamato da Papa Leone XIII 'patrono universale di tutte le opere di carità sparse nel mondo'”. “Con la sua incessante azione apostolica”, ha spiegato, “fece in modo che il Vangelo diventasse sempre più faro luminoso di speranza e di amore per l'uomo del suo tempo, ed in particolare per i più poveri nel corpo e nello spirito”. “Il suo esempio virtuoso e la sua intercessione suscitino nelle vostre comunità e in ciascuno di voi un rinnovato impegno di solidarietà, cosicché gli sforzi di ognuno cooperino all'edificazione del bene comune”, ha auspicato. Nel suo discorso, il Pontefice ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato per far sì che il suo soggiorno estivo fosse il più confortevole possibile, iniziando dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, e da tutta la diocesi, che ha detto di seguire “con speciale e orante affetto nella sua vita di fede e di testimonianza cristiana”. Ha quindi ringraziato il parroco di Castel Gandolfo e la comunità parrocchiale, insieme ai “diversi Istituti religiosi maschili e femminili che qui vivono ed operano per servire in letizia il Vangelo e i fratelli”, e il sindaco e i membri dell'amministrazione comunale, esprimendo la sua “sincera riconoscenza per il contributo indispensabile che offrono, nell'ambito delle loro competenze, affinché Castel Gandolfo possa accogliere adeguatamente i numerosi pellegrini che qui vengono da ogni parte del mondo”. “Per vostro tramite, desidero far pervenire ai vostri concittadini il mio vivo apprezzamento per la ben nota cortesia e l'attenzione premurosa con cui mi circondano e seguono la mia attività al servizio della Chiesa universale”, ha aggiunto il Papa. I suoi ringraziamenti sono poi andati ai dirigenti e agli addetti ai diversi servizi del Governatorato, come il Corpo della Gendarmeria, la Floreria, le direzioni dei Servizi Sanitari e dei Servizi Tecnici, la Guardia Svizzera Pontificia. Allo stesso modo, ha ringraziato i funzionari e gli agenti delle diverse forze dell’ordine, “per la loro puntuale ed efficiente opera”, e gli ufficiali e avieri del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare. “Cari amici, a tutti voi rivolgo un 'grazie' speciale per la sollecitudine e la professionalità con cui vi siete adoperati nel venire incontro alle mie esigenze, a quelle dei miei collaboratori e di quanti, durante i mesi estivi, sono venuti a Castello per farmi visita”, ha affermato. “Ringrazio Dio e sono grato a tutti voi, perché ogni cosa si è svolta sempre nell'ordine e nella tranquillità”.“Per ciascuno di voi e per le vostre famiglie assicuro un costante ricordo nella preghiera”, ha concluso.

domenica 26 settembre 2010

Il trionfo del Papa schivo. Cinque anni di un successo di pubblico che ha stupito i critici. L’enigma di pochi gesti e molte (grandi) parole

di Paolo Rodari
Il Foglio

Dopo il trionfalismo carismatico di Karol Wojtyla, il pudore monastico di Joseph Ratzinger. Due stili diversi che rispecchiano due caratteri dissimili. Due stili che portano a un unico risultato: l’entusiasmo delle folle.
Di Giovanni Paolo II i fedeli applaudivano il gesto, la frase a effetto, gli slanci teatrali, a volte trascurandone quasi del tutto l’argomentare. Di Benedetto XVI seguono le omelie, tendono le orecchie durante i discorsi, ascoltano ogni parola con un’attenzione che sbalordisce esperti e analisti. Così è accaduto in Inghilterra e Scozia, durante il recente viaggio: “Ratzinger si è imposto come uomo mite, umile, che parla in modo gentile”, ha detto il vaticanista del Times Richard Owen. “Riflessioni profonde, proposte a voce bassa”.
Più che altrove, lo stile di Benedetto XVI ha trovato un suo compimento nel Regno Unito: difficile immaginare, prima della partenza per quello che in molti avevano definito il “viaggio più difficile”, centomila persone a Hyde Park, cuore della City, in totale silenzio per un’ora e mezza ad ascoltare una sacra liturgia.
Quale il segreto di Joseph Ratzinger? Quale la strategia comunicativa? Una sola: non avere strategie. L’ha spiegato lo stesso Pontefice sul volo che lo portava dieci giorni fa verso Edinburgo. Gli ha chiesto padre Federico Lombardi, portavoce vaticano: cosa possono fare i cattolici per rendere la Chiesa più attrattiva? Ha risposto il Papa: “Una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata, perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro: serve non per sé, per essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità e le grandi forze di amore, di riconciliazione che vengono sempre dalla presenza di Gesù Cristo”.
Ecco il segreto di Joseph Ratzinger, per molti “Panzer cardinal”, per altri addirittura “Rotweiler di Dio” divenuto Papa: non volere attrarre nessuno. Piuttosto fare un passo indietro e mettere al centro della scena un Altro. E’ questo uno stile tutto suo e che, a dispetto delle mille e più strategie comunicative che spesso diversi organi ecclesiastici, dalla Curia romana alle varie Conferenze Episcopali fino alle singole diocesi, cercano di adottare, s’impone con autorevolezza dirompente.
Lo stile del Papa è sobrio, soprattutto a contatto con le masse. Ogni appuntamento pubblico sembra per lui liturgia. E, infatti, fuori delle Messe, delle catechesi, delle benedizioni, Benedetto XVI è un minimalista. “Il Papa non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la chiesa all’obbedienza alla parola di Dio”, disse quando prese possesso della Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano, il 7 maggio 2005. Un criterio che per Papa Ratzinger è un programma di governo: di suo fa pochissimo, al centro della scena non c’è mai lui, ma l’essenziale, ovvero Gesù Cristo vivo e presente nei sacramenti della Cchiesa.
I primi mesi di Pontificato di Benedetto XVI lasciarono senza parole gli analisti di cose vaticane. La folla presente alle Udienze del mercoledì e in Piazza San Pietro agli Angelus della domenica, era esattamente raddoppiata rispetto agli ultimi mesi di Giovanni Paolo II. Dati certi vennero resi noti dalla Prefettura della Casa Pontificia, l’organismo vaticano che governa le udienze. Nei mesi tra maggio e settembre, nel 2004, andarono alle Udienze di Giovanni Paolo II in 194 mila. Negli stessi mesi, nel 2005, a quelle di Benedetto XVI andarono in 410 mila. Così anche per gli Angelus: 262 mila presenze in cinque mesi con Papa Wojtyla, 600 mila negli stessi mesi del 2005 con Papa Ratzinger.
Benedetto XVI non compie gesti a effetto, non martella frasi roboanti, non incoraggia applausi e osanna. Si sottrae alle feste di massa. Ama arrivare agli appuntamenti pubblici solo per celebrare e predicare. Anche i viaggi hanno programmi strettissimi, quasi volesse fuggire dal superfluo, da ciò che va oltre lo stretto necessario.
Roma, Piazza San Pietro, 16 ottobre 2005. Benedetto XVI incontra i bambini della prima comunione. L’appuntamento ha un programma singolare: prima il Papa risponde a braccio ad alcune domande, poi, sempre coi bambini, fa mezz’ora di adorazione eucaristica. C’è chi sostiene in Vaticano: “Un azzardo dopo anni di appuntamenti più somiglianti a festival musicali che ad altro”. Il Papa arriva in piazza puntuale. Esce in papamobile dall’Arco delle Campane. I bambini applaudono e urlano slogan. Il Papa saluta. Poi scende dall’auto e inizia a parlare. A poco a poco cala il silenzio. Il Papa insegna loro teologia. Un bambino gli domanda: “La mia catechista mi ha detto che Gesù è presente nell’Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo!”. Risposta. “Sì, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e sono essenziali. Per esempio, non vediamo la nostra ragione. Tuttavia abbiamo la ragione”. Poi il silenzio si fa totale. Il Papa s’inginocchia innanzi all’Eucaristia. Tutti guardano oltre il Papa, verso dove lui guarda. In meno di un’ora l’attenzione di una folla sui generis, centomila bambini, è completamente catturata. Una scena, quest’ultima, rivista nell’agosto del 2005, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia: il Papa che di colpo s’inginocchia innanzi all’Eucaristia. I ragazzi che si zittiscono e s’inginocchiano. Intorno un silenzio surreale che mette a disagio soltanto i cronisti delle varie tv e radio collegate. Per circa un’ora non sanno più che dire.
Passano venti mesi dall’elezione di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. Benedetto XVI diviene un caso di studio mondiale. La White Star, una casa editrice collegata alla National Geographic Society, pubblica “Benedetto XVI, l’alba di un nuovo papato”. Gli autori sono un grande fotografo italiano, Gianni Giansanti, e l’ex caporedattore della sede romana di Time, Jeff Israely. Il libro nasce con un motivo esplicito: studiare il “caso Ratzinger”, il motivo del successo del ‘Panzer cardinal’ divenuto successore di san Pietro. Scrive Israely: “I gesti del suo predecessore hanno impressionato il mondo. Benedetto XVI fa invece notizia con la forza della sua prosa. Ma le sue parole non rappresentano un puro esercizio intellettuale: sono una manifestazione della sua fede e umanità. Nel messaggero si rende visibile il messaggio”. Scrive pochi giorni dopo il vaticanista Sandro Magister su L’Espresso: “Giovanni Paolo II dominava la scena. Benedetto XVI offre alle folle la sua nuda parola. Ma cura di spostare l’attenzione a qualcosa che è al di là di se stesso”.
Forse è soltanto un caso. Ma è da notare il fatto che sui giornali britannici i giorni successivi la partenza del Papa da Londra domenica scorsa due parole erano presenti più di altre: successo e nostalgia. Successo del Papa sulla folla: duecentomila persone che lo rincorrono lungo le strade di Londra mentre si avvicina a Hyde Park per la Veglia per la Beatificazione del card. John Henry Newman non è cosa da poco. Nostalgia per la sua partenza. Anna Arco, vaticanista britannica, collaboratrice di numerose pubblicazioni specializzate e redattrice del londinese Catholic Herlad ha confessato di soffrire di “ppd”, e cioè di “post papal depression”. Forse, nella gigantesca mole di articoli scritti in queste ore per fare un bilancio dei quattro giorni di Benedetto XVI nel Regno Unito, non c’è battuta migliore per dare una misura, seppur immediata, di quanto sia la dimensione del successo pastorale, ecclesiale, spirituale e umano della visita del Papa. Un successo di folla che ha stupito lo stesso Benedetto XVI che ha dichiarato mercoledì scorso durante l’Udienza generale: la visita è stata “un evento storico”. Ha scritto Antonio Socci su Libero: “Ratzinger non è tipo che usa le parole a vanvera. Ha spiegato che è stato un evento storico anzitutto perché ha rovesciato tutte le previsioni”. L’ha scritto anche Damian Thompson sul Telegraph: i britannici hanno visto “le cose come sono”. Hanno “visto” il Papa. L’hanno “sentito parlare” e si sono fatti conquistare.
C’è un enigma che riguarda le folle di Benedetto XVI durante i suoi viaggi fuori i confini italiani. In questo enigma la folla inglese è la protagonista ultima in ordine di tempo. Ultima a fare che? A convertirsi al Papa. Dato in partenza sempre sconfitto, Benedetto XVI guadagna punti appena atterra sul suolo straniero. Guadagna sul popolo. Sulla gente che, a sentire i più, dovrebbe essergli ostile. E tutto ciò è un enigma. Un mistero che puntualmente si ripresenta. I suoi quattordici viaggi all’estero hanno sempre capovolto le fosche previsioni di ogni vigilia. È avvenuto così anche nei luoghi più ostici. In Turchia nel 2006, negli Stati Uniti e in Francia nel 2008, in Israele e Giordania l’anno dopo. Ovunque colpisce la sua audacia. A Ratisbona, nel 2006, svelò dove affonda la radice ultima della violenza religiosa, in un’idea di Dio sganciata dalla razionalità. Scoppiarono polemiche. Venti di fanatismo e proteste in tutto il mondo. Papa Ratzinger sembrava sconfitto. Ma fu grazie a quella lezione che oggi tra i musulmani sono più forti le voci che invocano una rivoluzione illuminista anche nell’islam, la stessa che c’è già stata nel cattolicesimo degli ultimi secoli. Fu grazie a quella lectio magistralis se oggi qualcuno, anche la dove l’islam è più fanatico, accetta un confronto coi cattolici.
Benedetto XVI inizialmente ferisce. Colpisce il cuore della società odierna, il suo pensiero. Ferendo, stana ciò che egli ritiene falso. Per questo, le sue parole, nel tempo restano. Non passano. Fu la scorsa primavera che durante un’Udienza del mercoledì paragonò l’ora presente della Chiesa a quella dopo San Francesco. Anche allora c’erano nella cristianità correnti che invocavano una “età dello Spirito”, una nuova Chiesa senza più gerarchia, né precetti, né dogmi. Oggi qualcosa di simile avviene quando si invoca un Concilio Vaticano III che sia “nuovo inizio e rottura”. Un nuovo inizio verso dove? Le mete, in fin dei conti, non sono altro che proclami che già hanno fatto scuola, con risultati mediocri e pochi nuovi adepti conquistati alla causa, nelle comunità protestanti: l’abolizione del celibato del clero, il sacerdozio per le donne, la liberalizzazione della morale sessuale, un governo della Chiesa senza il primato petrino. A tutto questo Papa Ratzinger oppone una nuova modalità di governo della chiesa, il suo pensiero “illuminato dalla preghiera”. Joseph Ratzinger parla della fede. Di Dio. Di Gesù Cristo. Della Chiesa nel mondo, nella società, nel discorso pubblico. Della fede dentro il vivere di tutti i giorni, con le sue rilevanze private ma anche pubbliche. Non cerca il consenso della gente. Non si piega alle mode del mondo. Accetta la sfida di portare nel mondo la spada che è il Vangelo. E per questo, alla lunga, vince. Ciò che dice resta.
C’è chi reagisce male alle sue parole, come tante e tante bufere mediatiche in questo pontificato dimostrano. C’è chi si ribella e vuole arrestare il Papa per “crimini contro l’umanità”. Ma c’è anche chi si lascia ferire dal suo dire e inizia a seguirlo. Ci sono intellettuali che vorrebbero non parlasse più. Ci sono intellettuali che addirittura non lo fanno parlare, come il “caso Sapienza” dimostra. Ma ce ne sono altri, e le platee dell’Università di Ratisbona, del Collegio dei Bernardini a Parigi e del Parlamento di Westminster a Londra lo dimostrano, che dopo lo scetticismo iniziale non possono fare altro che alzarsi in piedi e applaudirlo. E’ quest’ultimo il pubblico più sofisticato di Benedetto XVI. Un pubblico tutto suo. Diverso dalle grandi folle. Spesso si tratta di circoli ristretti. Tutti plaudenti innanzi al teologo divenuto Papa. “Da Rottweiler di Dio a Pontefice più amato, il migliore”, scrisse sul New York Times qualche mese fa, in piena tempesta mediatica per il problema dei preti pedofili, il trentenne conservatore Ross Douthat, opinionista tra i più puntuti degli Usa. Un’opinione, questa, trasversale, e presente soprattutto nel mondo degli intellettuali di lingua anglosassone. Un’opinione positiva fattasi più forte proprio nei giorni peggiori del pontificato di Benedetto XVI, appunto i mesi scorsi del grande attacco per la questione pedofilia. Hendrik Hertzberg sul New Yorker, dopo aver ricordato Martin Lutero e l’attuale crisi di potere e di cultura della Chiesa, spese parole di elogio per Benedetto XVI. Proprio in quei giorni, si diffuse un appello con settanta firme del mondo francofono. Firmarono intellettuali, filosofi, giornalisti, drammaturghi, docenti universitari, artisti e personalità varie. Tra i firmatari vi furono Jean-Luc Marion, dell’Académie Française, professore a Parigi e a Chicago. Quindi Remi Brague, professore di filosofia e membro dell’Institut. Lo scrittore Françoise Taillandier. La filosofa Chantal Del sol. L’attore Michael Lonsdale. Il matematico Laurent Lafforgue. E tanti altri.
Ratzinger parla ai più umili e agli intellettuali, dunque. E a tutti dice qualcosa. Non ha strategie comunicative. Sembra preoccupato soltanto della verità, del contenuto del suo dire.
Un paio di anni fa è uscito “Ratzinger professore” di Gianni Valente, un libro contenente gli anni dello studio e dell’insegnamento di Ratzinger nel ricordo degli allievi e dei colleghi, anni che vanno dal 1946 al 1977. Ratzinger, si racconta, fu fin dall’inizio capace di catturare l’attenzione dei suoi studenti. Come? Introdusse un modo nuovo di fare lezione. Racconta un suo ex alunno: “Leggeva le lezioni in cucina a sua sorella Maria, persona intelligente ma che non aveva mai studiato teologia. Se la sorella manifestava il suo gradimento, questo era per lui il segno che la lezione andava bene”. Uno studente di quei tempi dice: “La sala delle sue lezioni era sempre stracolma, gli studenti lo adoravano. Aveva un linguaggio bello e semplice. Il linguaggio di un credente”.
Il professor Ratzinger non faceva sfoggio di erudizione accademica né usava un tono oratorio abituale a quei tempi. Esponeva le lezioni in modo piano, con un linguaggio di limpida semplicità anche nelle questioni più complesse. Molti anni dopo, lo stesso Joseph Ratzinger spiegò il segreto del successo delle sue lezioni: “Non ho mai cercato di creare un mio sistema, una mia particolare teologia. Se proprio si vuol parlare di specificità, si tratta semplicemente del fatto che mi propongo di pensare insieme con la Chiesa e ciò significa soprattutto con i grandi pensatori della fede”. Gli studenti percepivano, attraverso le sue lezioni, non solo di ricevere nozioni di scienza accademica, ma di entrare in contatto con qualcosa di grande, con il cuore della fede cristiana. Questo il segreto del giovane professore di teologia, che attirava gli studenti. Questo è forse l’unico suo segreto ancora oggi: non mettere se stesso al centro della scena, ma qualcosa di grande oltre lui, il cuore della fede cristiana. E poi, il segreto più importante: l’assenza di una strategia comunicativa. Papa Ratzinger non cerca il consenso.