“Un forte invito ad intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa”, partendo dalla consapevolezza che “la liturgia è una grande scuola di spiritualità”. Così il Papa ha sintetizzato la figura e l’attualità del messaggio di Santa Matilde di Hackeborn, religiosa circestense tedesca, “una delle grandi figure del monastero di Helfta”, vissuta nel XIII secolo, a cui ha dedicato la catechesi dell'Udienza generale in Piazza San Pietro. Nacque nel 1241 o 1242 nel castello del barone von Hackeborn, famiglia tra le piu nobli della Turingia, imparentata con l’imperatore Federico II, che aveva già dato una monaca, Gertrude di Hackeborn, dotata di una spiccata personalità, badessa per 40 anni, “capace di dare un’impronta peculiare alla spiritualità del monastero, portandolo ad una fioritura straordinaria quale centro di mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica”. Matilde, fin dalla fanciullezza, accolse il clima spirituale e culturale creato dalla sorella, al quale aggiungerà poi la sua personale impronta. A 7 anni, andando con la madre in visita alla sorella nel monastero di Helfta, fu così affascinata dalla vita di quel luogo che decise di entrarvi, cosa che fece a 17anni, nel 1258. “Si distingue per umiltà, fervore, amabilità, limpidezza e innocenza di vita, familiarità e intensità con cui vive il rapporto con Dio, la Vergine, i Santi. È dotata di elevate qualità naturali e spirituali”, tanto che, malgrado la giovane età diventa direttrice della scuola del monastero, direttrice del coro, maestra delle novizie, “servizi che svolge con talento e infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà”. "Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento”. Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Gertrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa. Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. “Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde –, gloria del monachesimo germanico. Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita”. “La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto”. “Alcune immagini, espressioni, applicazioni – ha detto il Pontefice – talvolta sono lontane dalla nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla liturgia, ogni momento della vita monastica”. “Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza – ha proseguito il Papa – sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico”, e così “si coglie la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, il suo pane quotidiano”, a cui Matilde “ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi”, e mostrando una “predilezione per il Vangelo”. Riferendosi alle visioni e ai momenti di estasi della Santa, Benedetto XVI ha fatto notare che “in questa sua intimità con Dio è presente il mondo intero, la Chiesa, i benefattori, i peccatori. Per lei cielo e terra si uniscono”. “La preghiera personale e liturgica, specialmente la liturgia delle ore e la Santa Messa - ha spiegato Benedetto XVI ai circa 9 mila fedeli - sono alla radice dell’esperienza spirituale di Santa Matilde di Hackeborn”, che “lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal pane eucaristico, ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa”.