lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE!



"Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2, 10-12)

Inaugurato in Piazza San Pietro il presepe offerto al Papa dalla Basilicata. Benedetto XVI dalla finestra del suo studio privato accende il lume della pace

Un grande applauso all'indirizzo di Benedetto XVI ha suggellato questo pomeriggio l'inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro, donato quest’anno dalla Basilicata. Momenti di musica si sono alternati a meditazioni, fino alla preghiera conclusiva guidata dal cardinale Angelo Comastri, arciprete Basilica di San Pietro, che ha parlato del Natale come mistero di puro e gratuito amore, lezione di umiltà di Dio per tutti noi. Quindi, come consuetudine, verso le 18.00 il Papa dalla finestra del suo studio privato ha acceso il "lume della pace" posto sul davanzale, la cui fiammella è stata attinta da una lanterna già accesa con la fiamma della “Luce di Betlemme”, proveniente dalla grotta della Natività e diffusa in tanti Paesi e località d’Europa. Ambientato nel paesaggio dei Sassi di Matera, patrimonio dell’Unesco, il presepe presenta scene di vita quotidiana, animate da oltre 100 statuine di terracotta, alte fra i 28 e i 22 cm. E' stato donato a Papa Benedetto XVI dall'artista Franco Artese, di Grassano (Matera).

Radio Vaticana

Natale 2012. Il Magistero del Papa: Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro, ha percorso la parte più lunga del cammino

Se non cerchiamo Cristo, non lo troveremo. Se non lo desideriamo, non lo incontreremo. Così ha detto ieri mattina Benedetto XVI, nell’ultimo Angelus prima del Natale. E questa sera, alle 22.00, il Papa sarà nella Basilica di San Pietro per presiedere la Messa solenne della Natività. Sul significato dell’attesa di Gesù, il magistero del Pontefice si è arricchito negli anni di espressioni di grande densità spirituale. Il Natale non è un paese per balocchi, la festa in cui officiare il rito di panettoni più o meno cinematografici, esibire gastronomie tradizionali o innovative. Tutto questo, pur ridimensionato dai morsi della crisi, si è accumulato come una lenta frana davanti all’ingresso di quella Grotta illuminata da una stella, fino a offuscare, e in molti casi a ostruire del tutto, l’unica, vera “prima visione” della storia, quella del Bambino venuto a portare il solo dono che veramente conta, la pace agli uomini di buona volontà. Se dunque i cristiani per primi, ha osservato anni fa il Papa, non recuperano gli occhi dei pastori e il loro stupore semplice davanti alla mangiatoia, il Natale ontinuerà a essere per tanti un bene di consumo e non il Bene sommo.
"Se non si riconosce che Dio si è fatto uomo, che senso ha festeggiare il Natale? Si svuota tutto. Dobbiamo innanzitutto noi cristiani riaffermare con convinzione profonda e sentita la verità del Natale di Cristo per testimoniare di fronte a tutti la consapevolezza di un dono inaudito che è ricchezza non solo per noi, ma per tutti” (19 dicembre 2007).
Benedetto XVI non fa sconti. Un po’ come tanta paccottiglia che in questi giorni passa spesso di mano imbellita da grosse coccarde colorate, si fa strada nel mondo, ha affermato il Pontefice con vari accenti, la propaganda di coloro che offrono una “salvezza a basso prezzo”. Ma ce n’è un’altra conquistata a prezzo ben più alto, iniziata in una notte di Betlemme e che da quella notte ha bisogno dell’eco di cuori disponibili.
Nascendo fra noi, Gesù Bambino non ci trovi distratti o impegnati semplicemente ad abbellire con le luminarie le nostre case. Allestiamo piuttosto nel nostro animo e nelle nostre famiglie una degna dimora dove Egli si senta accolto con fede e amore” (20 dicembre 2006).
Fede e amore, queste sono le “coperte” di cui ha bisogno Gesù Bambino. Coperte sotto le quali offrire riparo a quei tanti convinti, per vari motivi, che questa notte per loro non nascerà nessuno: “Le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l’intera umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo” (17 dicembre 2008).
Molte volte, ha affermato Benedetto XVI, qualche uomo ha cercato di diventare dio per covare personali disegni di gloria. L’unica certezza è che invece un giorno Dio è diventato uomo, nella gloria di una stalla. E che il suo è un disegno d’amore per tutti: “Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui” (24 dicembre 2009).
 
Radio Vaticana

Natale 2012. In compagnia di Benedetto, con le pagine del suo 'piccolo libro': fa parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono, dai criteri dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta

Viene Natale, impossibile lasciar fuggire la pienezza del mistero insieme allo scorrere delle poche ore del tempo, di questo piccolo pugno di giornate natalizie. L’appuntamento è più importante, più profondo e più duraturo. Quest’anno lo viviamo accompagnati dall’ultimo libro del Papa. Benedetto ci ha offerto il suo lavoro, il suo “viaggio”, sperando che sia condiviso: “Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù”. Il cammino inizia con la domanda così centrale nei Vangeli: di dove è Gesù? Da dove viene? chi è veramente? Riguarda ciascuno di noi, oggi. La “Parola” scritta rimane “aperta”, perché lo Spirito parli ancora oggi. I racconti delle origini di Gesù, le genealogie, vengono mirabilmente esplicitate da Giovanni: “Giovanni - scrive Benedetto - ha riassunto il significato più profondo delle genealogie e ci ha insegnato a comprenderle anche come spiegazione della nostra stessa origine, della nostra vera ‘genealogia’. Come le genealogie alla fine s’interrompono, perché Gesù non è stato generato da Giuseppe, bensì molto realmente è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, così questo vale ora anche per noi: la nostra vera ‘genealogia’ è la fede in Gesù, che ci dona una nuova provenienza, ci fa nascere ‘da Dio’”. Tra le tante indicazioni, la sottolineatura del “cuore” dell’attenzione di Gesù all’uomo peccatore (a lui e per lui viene): “L’uomo è un essere relazionale. Se è disturbata la prima, la fondamentale relazione dell’uomo - la relazione con Dio -, allora non c’è più alcun’altra cosa che possa veramente essere in ordine. Di questa priorità si tratta nel messaggio e nell’operare di Gesù: Egli vuole, in primo luogo, richiamare l’attenzione dell’uomo al nocciolo del suo male e mostrargli: se non sarai guarito in questo, allora, nonostante tutte le cose buone che potrai trovare, non sarai guarito veramente”. La piena e “carnale” umanità del Dio fatto uomo esige un’attenzione assai più che lo schierarsi nel facile credo-non credo: “Questo deve farci pensare, deve rimandarci al rovesciamento di valori che vi è nella figura di Gesù Cristo, nel suo messaggio. Fin dalla nascita Egli non appartiene a quell’ambiente che, secondo il mondo, è importante e potente. Ma proprio quest’uomo irrilevante e senza potere si rivela come il veramente Potente, come Colui dal quale, alla fine, dipende tutto. Fa quindi parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono, dai criteri dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta”. Dare più credito alle scelte di Dio, finalmente maturare la certezza di Paolo che esclama: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1,25). Che augurarci per questo Natale? Di entrare nella “buona notizia” della notte di Natale: accogliere come i pastori il dono di conoscere il mistero e divenirne messaggeri e apostoli; condividere lo stupore sperimentato da chi sentiva la notizia, la capacità di aprire gli occhi di fronte alla novità di Dio; entrare più a fondo nel cammino della fede, come Chi “conservava questi eventi, tenendoli insieme nel suo cuore” (Lc 2,19). Buon Natale: tenendo stretto nel cuore tutto quello che il Signore vorrà donare.

Bonifacio Mariani, SIR