mercoledì 4 gennaio 2012

I compiti del Papa per i media cattolici: aiutare l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza

Se dovessi indicare un messaggio ripetuto nell’insegnamento di Papa Benedetto XVI, sarebbe l’appello a far capire, in un mondo secolarizzato come il nostro, il primato di Dio e a mostrarlo come condizione della pienezza e della felicità dell’uomo. Questo è il compito primario e urgente che Benedetto XVI desidera trasmettere a tutti gli ambiti della Chiesa e in tal senso si è pronunciato nel suo discorso di alcuni giorni fa all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha avuto come tema di studio proprio "La questione di Dio oggi". "Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di 'ricominciare da Dio', per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità", ha indicato il Papa, e allo stesso tempo ha avvertito che dimenticarsi di Dio è il male radicale che non colpisce solo la società contemporanea, ma che può minacciare anche i cristiani, i quali "non abitano un pianeta lontano, immune dalle 'malattie' del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale". Per consentire alla Chiesa di raggiungere questo obiettivo evangelizzatore fondamentale i diversi dicasteri della Santa Sede stanno lavorando nei loro rispettivi campi di competenza, seguendo le indicazioni del Santo Padre ed estendendo questo impegno apostolico a tutti gli organismi ecclesiali del mondo. Nel caso dell’influente mondo della comunicazione sociale, contemplato dai Lineamenta del prossimo Sinodo dei vescovi come uno degli scenari su cui la Nuova Evangelizzazione deve incidere in modo particolare, si tratta semplicemente, partendo dalla competenza professionale irrinunciabile della comunicazione, di curare maggiormente l’identità degli operatori e dei media cattolici, per ristabilire nel mondo il senso trascendente della vita umana che risiede solo in Dio e dalla quale derivano come verità suprema la vera libertà e il progresso dell’essere umano e della società. "Il vostro compito è quello di aiutare l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, unico Salvatore, e a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro", ha affermato Benedetto XVI nel suo discorso ai partecipanti all’ultimo Congresso mondiale della Stampa cattolica. In questa prospettiva non ha senso domandarsi se la Chiesa e le sue istituzioni debbano disporre o meno di mezzi di comunicazione cattolici o se debbano piuttosto limitarsi ad avere fedeli cristiani in quelli civili; e, nel caso dispongano di tali media, se questi devono affrontare tematiche religiose o essere generalisti. La missione affidata a tutti è quella indicata dal Santo Padre, il che deve portare a evitare posizioni escludenti e a puntare piuttosto sulle due opzioni, ma sempre con professionalità e lealtà verso la natura di ogni media, e con cristiana coerenza istituzionale e personale, facendo sempre in modo che gli operatori cattolici siano, con personale e libera responsabilità, attivi apostolicamente nel flusso circolatorio della società dell’informazione. È particolarmente necessario tener conto di ciò in Occidente, con il suo ambiente secolarizzato, il che esige la presenza di professionisti e di media cattolici coerenti, visto che lo statuto pubblico del cattolicesimo è messo in dubbio da determinate posizioni ideologiche, al punto da volerlo limitare alla sfera del privato, di modo che le convinzioni religiose vengano private di ogni operatività sociale e culturale, di influenza sul pensiero e sull’agenda pubblica, in definitiva sulla vita delle persone. In questo contesto, la comunità cattolica ha bisogno oggi più che mai per la Nuova Evangelizzazione, perché possa ricostruire il tessuto cristiano della società attuale, di mezzi e di professionisti della comunicazione con un’inequivocabile identità ed esperienza cattoliche per restituire a Dio la sua presenza nello spazio pubblico. In tal modo la Chiesa rafforzerà la sua rilevanza, dando espressione, con tutta la sua specificità, varietà e ricchezza, al pensiero pubblico dei credenti nella pluralità delle offerte di significato che oggi confluiscono nella società. A tal fine, i cattolici devono continuare a mostrare di avere risposte attuali per le domande che interessano gli uomini e le donne di oggi, come ha fatto il grande architetto cristiano Antoni Gaudí in un ambiente per nulla facile, con la bellezza della Basilica della Sagrada Família di Barcellona; lo ha detto Benedetto XVI affermando che in piena modernità, "con la sua opera (Gaudí) ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo (...). Lui stesso, aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa". Per questo motivo, un media cattolico deve riflettere il fatto che essere credenti significa essere anche moderni, per cui in esso si può scrivere o parlare di tutto ciò che riguarda l’umano e il divino, senza lasciarsi contagiare dalla diffusa opinione che la religione è qualcosa di marginale, anche negli spazi tipografici della stampa e nelle bande orarie del palinsesto dei media audiovisivi. Ogni media cattolico deve soddisfare in modo trasversale questo requisito, nel fondo e nella forma, per la qual cosa ha bisogno, poiché nulla dà ciò che non ha, dell’aiuto di buoni professionisti realmente credenti, d’imprenditori altrettanto impegnati nella fede e di un pubblico che lo sostenga, ascoltandolo o seguendolo. Ma l’identità non è negoziabile e non può limitarsi a qualcosa di astratto; deve al contrario plasmarsi in una linea editoriale chiara, che deve essere qualcosa di fattibile e pertanto di concreto. In essa si devono esprimere, e servire per valutare adeguatamente i risultati, gli obiettivi per cui un media viene creato, i quali, in modo esplicito o tacito, dipendendo dal tipo o dal modello del media, devono ispirare i suoi contenuti, e così deve essere percepita dal pubblico come indicativa di una determinata istituzione comunicativa, alla quale il pubblico risponde con l’adesione del suo ascolto o della sua lettura e dalla quale desidera prendere liberamente i solidi criteri con cui formare la propria coscienza cristiana e civica nelle mutevoli circostanze del divenire personale e sociale. Questo impegno di coerenza con l’identità e la missione di un media cattolico (si deve intendere anche di un cattolico nei mezzi di comunicazione), ha bisogno del sostegno delle risorse soprannaturali date dalla fede cristiana, poiché il compito che l’aspetta non è facile, non solo nel contesto mediatico di oggi, dove confluiscono interessi economici, politici, di potere e d’influenza estranei alla comunicazione e al sentire cristiani, che compromettono la sopravvivenza editoriale e lavorativa, ma anche nelle stesse fila cattoliche, che devono ancora comprendere appieno sia l’importanza evangelizzatrice della comunicazione sociale sia il bisogno di ricomporre, nella varietà e dispersione degli stessi suoi media, la necessaria unità verso comuni obiettivi evangelizzatori, come pure di stabilire con chiarezza, in quelli che ne hanno bisogno, i fini originali per i quali sono stati creati, e orientarli all’obiettivo che Benedetto XVI non smette mai di ricordare: la Nuova Evangelizzazione.

José María Gil Tamayo, L'Osservatore Romano

Mons. Zavala, vescovo ausiliare di Los Angeles, è padre di due figli, a dicembre lo confessa al Papa. Benedetto XVI ha accettato le sue dimissioni

Ha aspettato di incontrare Benedetto XVI, lo scorso dicembre, e ha approfittato dell'udienza per confessare al Papa di essere padre di due ragazzi ormai adolescenti. Per questo ha chiesto di lasciare il suo incarico. Il Pontefice, in conformità ai canoni 411 e 401, comma 2 del diritto canonico, che fanno riferimento a motivi di salute o altri impedimenti, ha accettato le dimissioni dell'arcivescovo ausiliare di Los Angeles, Gabino Zavala, 60 anni, presidente di Pax Christi Usa. La notizia, diffusa dall'agenzia dei vescovi americani Catholic News Service, è stata confermata dalla Sala Stampa vaticana. Il Catholic News Service ha pubblicato una nota alla diocesi in cui l'arcivescovo di Los Angeles Josè Gomez afferma di avere "tristezza e notizie difficili da condividere": mons. Gabino, continua, "mi ha informato ai primi di dicembre che è padre di due figli adolescenti, che vivono con la madre in un altro Stato. Mi ha anche detto di aver sottoposto la sue dimissioni al Santo Padre a Roma, e che questi le ha accettate. Da allora, non è più stato nel ministero e vivrà in forma privata. L'arcidiocesi ha raggiunto la madre e i bambini per fornire la cura spirituale e i finanziamenti per assistere i figli con i costi dell'università. L'identità della famiglia - ha spiegato il vescovo Gomez - non è nota al pubblico e voglio rispettare il loro diritto alla privacy".

La Repubblica.it, TMNews

RINUNCIA DI AUSILIARE DI LOS ANGELES (U.S.A.)

Gli auguri del Papa per il 2012: Dio, che nella nascita di suo Figlio ha inondato di gioia il mondo intero, disponga opere e giorni nella sua pace

Il triplice saluto di Benedetto XVI che, come di consueto, chiude l’appuntamento del mercoledì con i fedeli, nella prima Udienza generale del 2012, si è tramutato in un triplice augurio per il nuovo anno. “A voi, cari giovani – ha detto il Papa – auguro di saper considerare ogni giorno come un dono di Dio, da accogliere con riconoscenza e vivere con rettitudine. Per voi, cari malati, il nuovo anno porti consolazione nel corpo nello spirito. E voi, cari sposi novelli, sforzatevi di imitare la Santa Famiglia di Nazareth, realizzando un’autentica comunione d’amore e di vita”. Rivolgendo un “cordiale benvenuto ai pellegrini italiani”, Benedetto XVI, interrotto a più riprese dagli applausi delle oltre settemila persone riunite nell’Aula Paolo VI, ha augurato a tutti “serenità e pace per il nuovo anno”, riecheggiando così l’augurio per il 2012 con cui aveva aperto la catechesi dell’Udienza generale odierna: “Di tutto cuore porgo a voi e alle vostre famiglie i miei affettuosi voti augurali: Dio, che nella nascita del Cristo suo Figlio ha inondato di gioia il mondo intero, disponga opere e giorni nella sua pace”. La prima catechesi papale di quest’anno si è conclusa con una vera ovazione al Pontefice, di cui i fedeli hanno scandito a più riprese il nome, in un clima molto festoso.

SIR

Il Papa: Natale è manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato nella nostra esistenza, per esserne noi portatori agli altri

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa si è soffermato ancora sul tempo liturgico del Natale e sul mistero di Dio fatto uomo, “che inizia la sera del 24 dicembre con la vigilia e si conclude con la celebrazione del Battesimo del Signore. L’arco dei giorni – ha detto - è breve, ma denso di celebrazioni e di misteri e si raccoglie tutto intorno alle due grandi solennità del Signore: Natale ed Epifania". “Il Natale – ha esordito il Santo Padre – celebra il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme", l’Epifania indica "soprattutto un aspetto del Mistero: Dio si rivela nella natura umana di Cristo". "L’Epifania richiama una pluralità di eventi che hanno come oggetto la manifestazione del Signore: in modo particolare l’adorazione dei Magi, che riconoscono in Gesù il Messia atteso, ma anche il Battesimo nel fiume Giordano con la sua teofania, la voce di Dio dall'alto, e il miracolo alle Nozze di Cana come primo 'segno' operato da Cristo". Per Benedetto XVI, "nella festa del Natale si sottolinea il nascondimento di Dio nell’umiltà della condizione umana, nel Bambino di Betlemme. Nell’Epifania, invece, si evidenzia il suo manifestarsi, l’apparire di Dio attraverso questa stessa umanità”. “Qual è la prima reazione davanti a questa straordinaria azione di Dio che si fa bambino, si fa uomo?”, si è chiesto il Papa. “È la gioia”, la risposta, la stessa con cui inizia la Messa di Natale. È la gioia, infatti, "il tema che apre il Vangelo, ed è il tema che lo chiude, perché Gesù Risorto rimprovererà agli Apostoli proprio di essere tristi, incompatibile col fatto che Lui rimane uomo per sempre". Questa gioia, ha spiegato il Santo Padre, “nasce dallo stupore del cuore nel vedere come Dio agisce nella storia, è una gioia che nasce dal contemplare il volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per sempre nella nostra umanità, con noi. Il Natale è gioia perché Dio che è il bene, la vita, la verità dell’uomo si abbassa fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare”. La Chiesa, ha proseguito il Papa, “contempla questo ineffabile mistero e i testi della liturgia di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia”: Natale è “il punto in cui Cielo e terra si uniscono, e varie espressioni che sentiamo in questi giorni sottolineano la grandezza di quanto è avvenuto: il lontano è diventato vicino. In quel Bambino, bisognoso di tutto, ciò che Dio è: eternità, forza, santità, vita, gioia, si unisce a ciò che siamo noi: debolezza, peccato, sofferenza, morte”. La teologia e la spiritualità del Natale parlano di “un mirabile scambio tra la divinità e l’umanità”, ha osservato Benedetto XVI citando le celebri omelie di San Leone Magno per questa festività. “Il primo atto di questo meraviglioso scambio – ha spiegato Benedetto XVI - si opera nell’umanità stessa del Cristo. Il Verbo ha assunto la nostra umanità e, in cambio, la natura umana è stata elevata alla dignità divina”. Il secondo atto dello scambio consiste “nella nostra reale ed intima partecipazione alla divina natura del Verbo”: Il Natale, così, è “la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio”. "E così il sogno dell’umanità cominciato in Paradiso – ha aggiunto il Papa a braccio - essere come Dio, si realizza in modo inaspettato, non per la grandezza dell’uomo che non si può fare Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così ci fa entrare nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere". “Dove si rende presente in modo reale questo meraviglioso scambio, perché operi nella nostra vita e la renda un’esistenza di veri figli di Dio?”. Nell’Eucaristia, la risposta del Papa: “Quando partecipiamo alla Santa Messa noi presentiamo a Dio il pane e il vino, frutto della terra, perché Egli li accetti e li trasformi donandoci Se stesso e facendosi nostro cibo, affinché ricevendo il suo Corpo e il suo Sangue partecipiamo alla sua vita divina”. “La liturgia natalizia è pervasa di luce”, ha fatto notare il Papa: “La venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo, riempie la Notte Santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto degli uomini lo splendore di Dio Padre. Avvolti dalla luce di Cristo, siamo invitati con insistenza dalla liturgia natalizia a farci illuminare la mente e il cuore dal Dio che ha mostrato il fulgore del suo Volto”. “Nel Mistero dell’Incarnazione Dio – ha ricordato - dopo aver parlato ed essere intervenuto nella storia mediante messaggeri e con segni, ‘è apparso’, è uscito dalla sua luce inaccessibile per illuminare il mondo”. L’Epifania “è un invito rivolto alla Chiesa, ma anche a ciascuno di noi, a prendere ancora più viva coscienza della missione e della responsabilità verso il mondo nel testimoniare e portare la luce nuova del Vangelo”. “Il Vangelo è la luce da non nascondere, da mettere sulla lucerna. La Chiesa non è la luce – ha proseguito il Papa - ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale”. “Il Natale – ha spiegato il Papa - è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; è manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della novità, della luce di Dio agli altri”. “Ancora a tutti l’augurio di un tempo natalizio benedetto dalla presenza di Dio!”, ha concluso Benedetto XVI.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Decreto di erezione dell’Ordinariato della Cattedra di San Pietro: equivalente a una diocesi, include gli ex anglicani ora in piena comunione con Roma

Con un decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 1° gennaio è stato eretto, nel territorio della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, l’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro. Il nuovo Ordinariato nasce in conformità con la Costituzione Apostolica “Anglicanorum coetibus” del 4 novembre 2009, in cui Benedetto XVI ha deliberato l’istituzione di Ordinariati Personali attraverso i quali i fedeli anglicani “possono entrare, anche corporativamente, in piena comunione con la Chiesa Cattolica”. “L’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro – si legge nella traduzione italiana del decreto, pubblicata su L’Osservatore Romano - è giuridicamente equivalente a una diocesi e include quei fedeli, di ogni categoria e condizione di vita che, essendo originariamente appartenuti alla Comunione anglicana, sono ora in piena comunione con la Chiesa Cattolica”. Tali fedeli sono affidati alla sollecitudine pastorale dell’ordinario personale, al quale “devono manifestare per iscritto” il loro “desiderio” di entrare a far parte della Chiesa Cattolica, per poi seguire “un programma di formazione catechetica”. Per i candidati, che in precedenza erano ministri nella Comunione anglicana, deve esserci “un programma specifico di formazione teologica, nonché di preparazione spirituale e pastorale, prima dell’ordinazione nella Chiesa Cattolica”.

SIR

Il decreto di erezione dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro