Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa si è soffermato ancora sul tempo liturgico del Natale e sul mistero di Dio fatto uomo, “che inizia la sera del 24 dicembre con la vigilia e si conclude con la celebrazione del Battesimo del Signore. L’arco dei giorni – ha detto - è breve, ma denso di celebrazioni e di misteri e si raccoglie tutto intorno alle due grandi solennità del Signore: Natale ed Epifania". “Il Natale – ha esordito il Santo Padre – celebra il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme", l’Epifania indica "soprattutto un aspetto del Mistero: Dio si rivela nella natura umana di Cristo". "L’Epifania richiama una pluralità di eventi che hanno come oggetto la manifestazione del Signore: in modo particolare l’adorazione dei Magi, che riconoscono in Gesù il Messia atteso, ma anche il Battesimo nel fiume Giordano con la sua teofania, la voce di Dio dall'alto, e il miracolo alle Nozze di Cana come primo 'segno' operato da Cristo". Per Benedetto XVI, "nella festa del Natale si sottolinea il nascondimento di Dio nell’umiltà della condizione umana, nel Bambino di Betlemme. Nell’Epifania, invece, si evidenzia il suo manifestarsi, l’apparire di Dio attraverso questa stessa umanità”. “Qual è la prima reazione davanti a questa straordinaria azione di Dio che si fa bambino, si fa uomo?”, si è chiesto il Papa. “È la gioia”, la risposta, la stessa con cui inizia la Messa di Natale. È la gioia, infatti, "il tema che apre il Vangelo, ed è il tema che lo chiude, perché Gesù Risorto rimprovererà agli Apostoli proprio di essere tristi, incompatibile col fatto che Lui rimane uomo per sempre". Questa gioia, ha spiegato il Santo Padre, “nasce dallo stupore del cuore nel vedere come Dio agisce nella storia, è una gioia che nasce dal contemplare il volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per sempre nella nostra umanità, con noi. Il Natale è gioia perché Dio che è il bene, la vita, la verità dell’uomo si abbassa fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare”. La Chiesa, ha proseguito il Papa, “contempla questo ineffabile mistero e i testi della liturgia di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia”: Natale è “il punto in cui Cielo e terra si uniscono, e varie espressioni che sentiamo in questi giorni sottolineano la grandezza di quanto è avvenuto: il lontano è diventato vicino. In quel Bambino, bisognoso di tutto, ciò che Dio è: eternità, forza, santità, vita, gioia, si unisce a ciò che siamo noi: debolezza, peccato, sofferenza, morte”. La teologia e la spiritualità del Natale parlano di “un mirabile scambio tra la divinità e l’umanità”, ha osservato Benedetto XVI citando le celebri omelie di San Leone Magno per questa festività. “Il primo atto di questo meraviglioso scambio – ha spiegato Benedetto XVI - si opera nell’umanità stessa del Cristo. Il Verbo ha assunto la nostra umanità e, in cambio, la natura umana è stata elevata alla dignità divina”. Il secondo atto dello scambio consiste “nella nostra reale ed intima partecipazione alla divina natura del Verbo”: Il Natale, così, è “la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio”. "E così il sogno dell’umanità cominciato in Paradiso – ha aggiunto il Papa a braccio - essere come Dio, si realizza in modo inaspettato, non per la grandezza dell’uomo che non si può fare Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così ci fa entrare nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere". “Dove si rende presente in modo reale questo meraviglioso scambio, perché operi nella nostra vita e la renda un’esistenza di veri figli di Dio?”. Nell’Eucaristia, la risposta del Papa: “Quando partecipiamo alla Santa Messa noi presentiamo a Dio il pane e il vino, frutto della terra, perché Egli li accetti e li trasformi donandoci Se stesso e facendosi nostro cibo, affinché ricevendo il suo Corpo e il suo Sangue partecipiamo alla sua vita divina”. “La liturgia natalizia è pervasa di luce”, ha fatto notare il Papa: “La venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo, riempie la Notte Santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto degli uomini lo splendore di Dio Padre. Avvolti dalla luce di Cristo, siamo invitati con insistenza dalla liturgia natalizia a farci illuminare la mente e il cuore dal Dio che ha mostrato il fulgore del suo Volto”. “Nel Mistero dell’Incarnazione Dio – ha ricordato - dopo aver parlato ed essere intervenuto nella storia mediante messaggeri e con segni, ‘è apparso’, è uscito dalla sua luce inaccessibile per illuminare il mondo”. L’Epifania “è un invito rivolto alla Chiesa, ma anche a ciascuno di noi, a prendere ancora più viva coscienza della missione e della responsabilità verso il mondo nel testimoniare e portare la luce nuova del Vangelo”. “Il Vangelo è la luce da non nascondere, da mettere sulla lucerna. La Chiesa non è la luce – ha proseguito il Papa - ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale”. “Il Natale – ha spiegato il Papa - è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; è manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della novità, della luce di Dio agli altri”. “Ancora a tutti l’augurio di un tempo natalizio benedetto dalla presenza di Dio!”, ha concluso Benedetto XVI.
Radio Vaticana, SIR
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa