venerdì 9 novembre 2012

'Ecclesia in Medio Oriente'. Per la prima volta il sito della Santa Sede parla in ebraico: nella sezione dei documenti di Benedetto XVI è stata caricata la traduzione dell'Esortazione Apostolica

Per la prima volta anche il sito internet della Santa Sede parla in ebraico: nella sezione dei documenti di Benedetto XVI è stata infatti caricata in questi giorni la traduzione dell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", promulgata in settembre durante il viaggio in Libano. Adesso, dunque, oltre che in arabo e nelle consuete altre versioni, la si potrà leggere anche nella lingua ricreata alla fine dell'Ottocento dal linguista Eliezer Ben Yehuda e parlata nello Stato di Israele. Un gesto che non stupisce, dal momento che il documento del Papa, frutto del Sinodo del 2010, intende rivolgersi a tutti i popoli del Medio Oriente e contiene anche alcuni passaggi dedicati specificamente al rapporto con gli ebrei. Ma si tratta comunque di un fatto simbolico importante: nemmeno il decreto conciliare "Nostra Aetate", punto di riferimento fondamentale nella definizione dei rapporti tra la Chiesa e il mondo ebraico, sul sito vaticano finora è mai stato riportato nella lingua parlata in Israele. La traduzione in ebraico dell'Ecclesia in Medio Oriente è dunque un segno dell'attenzione sempre maggiore della Chiesa a rivolgersi in maniera diretta anche agli ebrei che vivono in Israele. Ed è uno dei frutti dell'attività del Vicariato San Giacomo per i cattolici di espressione ebraica che, all'interno del Patriarcato latino di Gerusalemme, sta conoscendo in questi anni una nuova vitalità. È stata infatti Dima, una laica della kheillà (la piccola comunità cattolica che nella Città Santa si ritrova presso una casa intitolata ai santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù), a realizzare a tempo di record questa traduzione. Accolta con gratitudine dalla Santa Sede, come testimonia un messaggio dell'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, di cui ha dato notizia il sito del Vicariato San Giacomo annunciando la pubblicazione sul sito vaticano. Va anche aggiunto che già durante il Sinodo del 2010, sempre in collaborazione con l'organismo guidato a Gerusalemme dal gesuita padre David Neuhaus a nome del patriarca Fouad Twal, era stato compiuto dal Vaticano un gesto molto importante in questo senso. Durante i lavori, infatti, era stata realizzata una sezione ad hoc in ebraico sul sito della Radio Vaticana. E a curarla era stata chiamata da Gerusalemme un'ebrea israeliana, Hana Bendcowsky, direttore del Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations, a cui era stata data la possibilità di seguire dal primo all'ultimo tutti gli interventi di quel Sinodo. "È stata un'esperienza molto interessante - aveva commentato qualche mese dopo, in un'intervista alla rivista Terrasanta - anche per il modo in cui ci si è arrivati: è nata dallo sforzo del Vaticano di rivolgersi direttamente agli ebrei israeliani. La visita del Papa del 2009 aveva insegnato che all'opinione pubblica israeliana arriva solo quanto è funzionale all'agenda dei giornalisti. Di qui l'importanza per la Chiesa di cominciare a parlare anche in ebraico". Accanto al rapporto con l'opinione pubblica israeliana resta, comunque, anche il tema del racconto della quotidianità della vita cristiana a chi parla ebraico. E proprio in questo ambito si inserisce lo sforzo del Vicariato di San Giacomo: in queste settimane, ad esempio, ha appena pubblicato il libretto "Conosci la Messa", quarto volume del catechismo per bambini. Uno strumento che viene utilizzato sempre di più anche dai ragazzi di seconda generazione, figli di immigrati cristiani provenienti dall'Oriente o dall'Africa (filippini, indiani, thailandesi, sudanesi), che crescono in Israele con l'ebraico come loro lingua madre.

Giorgio Bernardelli, Vatican Insider

Le prime due giornate della missione in Libano del card. Sarah: un padre per i profughi siriani musulmani e cristiani. Oggi l'incontro a Beirut con le Caritas della regione

"Non solo aiuti materiali, ma compassione e amore per la popolazione siriana, oltre alla vicinanza di tutta la Chiesa cattolica e la preghiera quotidiana del Pontefice". È questo il messaggio espresso dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" in missione in Libano per conto di Benedetto XVI, a tutti i profughi siriani. Ieri il porporato ha visitato i campi della valle della Bekaa (Libano orientale), dove sono concentrati centinaia di migliaia di sfollati provenienti dalla Siria. Il viaggio del card. Sarah sostituisce la visita in Siria di rappresentati della Santa Sede annunciata al Sinodo per la nuova evangelizzazione e annullata a causa delle condizioni troppo rischiose sul campo. Padre Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano e organizzatore della visita del prelato, racconta la straordinaria accoglienza ricevuta dal card. Sarah: "Al suo arrivo in uno dei campi della valle della Bekaa, egli è stato acclamato come un padre. Una folla di persone commossa si è raccolta intorno alla nostra delegazione. La quasi totalità erano musulmani, che hanno ringraziato il Vaticano, il Papa e tutta la Chiesa per il loro lavoro disinteressato. Una madre con un figlio di quattro mesi ha chiesto esplicitamente al cardinale di adottare il bambino per salvarlo da questa situazione terribile". Il sacerdote aggiunge che centinaia di persone, bambini, donne, anziani hanno lanciato un appello al Papa chiedendo di fare tutto quello che è in suo potere per influenzare le alte sfere politiche e far cessare la guerra fra esercito siriano e ribelli. Il sacerdote spiega che la situazione nei campi profughi con centinaia di migliaia di rifugiati è terribile. Il governo non ha ancora regolarizzato gli spazi e la gente costruisce la sua tenda o la sua baracca con quello che trova in giro. "La situazione - continua - è terribile: fogne a cielo aperto, acqua non potabile, cumuli di spazzatura. Nessuno ha accesso a luce e acqua; solo la Caritas ha installato dove possibile dei pannelli a energia solare". "A tutt'oggi - aggiunge padre Faddoul - la Caritas è l'unica organizzazione attiva in tutti i campi profughi della valle della Bekaa, che in questi mesi ha raccolto la maggior parte dei siriani. Speriamo di avere i fondi per continuare il nostro lavoro". Il presidente della Caritas dichiara che il Papa ha affidato al card. Sarah due messaggi: il primo è la compassione e l'amore per tutta la popolazione colpita e le sue preghiere. "Questo amore - spiega - è stato subito tradotto in modo concreto con l'invio di aiuti umanitari e denaro da parte di molte organizzazioni cattoliche straniere. Lo stesso Benedetto XVI ha contribuito personalmente con la cifra di un milione di dollari". Oltre all'impegno spirituale e materiale il Pontefice ha comunicato al popolo siriano i suoi tentativi per influenzare con continui appelli l'arena politica che si è generata intorno alla situazione siriana e che vede interessi contrapposti di varie nazioni. "Come sottolineato dal cardinale - continua padre Faddoul - il Papa vuole portare l'attenzione sulle sofferenze della popolazione siriana, che purtroppo hanno lasciato il posto ad altri interessi". Secondo padre Faddoul la popolazione dei Paesi occidentali è distratta poiché segue la situazione solo attraverso i media, e non sanno cosa accade in questa terra. Come sottolineato più volte dal Papa e dal cardinale durante questa visita, essi devono condividere il dolore di queste persone. A nome della Caritas Libano il sacerdote lancia un appello: "Aprite i vostri occhi, le vostre orecchie e il vostro cuore alla sofferenza dei vostri fratelli siriani". La visita del card. Sarah “sta procedendo davvero bene. Al programma intenso si aggiungono incontri inattesi e sorprendenti, come quello avvenuto mercoledì scorso tra il cardinale e il patriarca ortodosso di Antiochia, Ignatius IV Hazim”: così il direttore di Caritas Libano offre all'agenzia Fides un'immagine sintetica della prima giornata trascorsa in terra libanese dal presidente di "Cor Unum". Sempre mercoledì, il porporato è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica libanese, il cattolico maronita Michel Suleiman (nella foto con Benedetto XVI). Poi ha incontrato il Sinodo dei vescovi maroniti - prendendo parte al loro incontro mensile – e ha fatto visita al patriarca armeno cattolico Nerses Bedros XIX Tarmouni. A questi incontri si è aggiunto quello “a sorpresa” con l'anziano Patriarca ortodosso, nato 91 anni fa in un villaggio siriano vicino ad Hama. Racconta a Fides padre Faddoul: “Il Patriarca Ignatius normalmente risiede a Damasco. Ho saputo che in questi giorni si trovava in Libano, per un check up sanitario. Ho avvertito il nunzio apostolico, l’arcivescovo Gabriele Caccia, e il card. Sarah, che ha voluto visitare il Patriarca ortodosso in ospedale. E' stato un incontro intenso tra due uomini di Chiesa. Il patriarca ha ringraziato di cuore il cardinale, e attraverso di lui anche il Papa, per questa iniziativa, chiedendo una vicinanza e una collaborazione più stretta tra le nostre Chiese, specialmente in questi tempi difficili”. La visita del card. Sarah terminerà il 10 novembre. Oggi, egli incontrerà i rappresentanti di circa 20 agenzie caritative cattoliche operanti in Libano, Siria, Giordania, Turchia e Iraq. La riunione no-stop, dalle 9 alle 17, consentirà di coordinare l'impegno umanitario della Chiesa cattolica nella regione, valutando anche i progetti da finanziare con la donazione di Benedetto XVI.

AsiaNews, Fides

Domenica, nella Cappella Sistina in Vaticano, la Cappella Musicale Pontificia guidata da mons. Palombella eseguirà alla presenza del Papa la Missa 'L’Anno Santo' di mons. Georg Ratzinger

Domenica 11 novembre, nella Cappella Sistina in Vaticano, la Cappella Musicale Pontificia eseguirà alla presenza del Papa la Missa “L’Anno Santo” di mons. Georg Ratzinger (foto). Sotto la direzione di mons. Massimo Palombella, la Cappella Musicale Pontificia Sistina aprirà il programma con un canto gregoriano, "Nos autem gloriari", per poi passare al Kyrie e al Gloria della Missa. Seguirà il Credo dalla "Missa Papae Marcelli" di Giovanni Pierluigi da Palestrina che precederà Sanctus, Benedictus e "Agnus Dei, ancora dalla Missa “L’Anno Santo”. A conclusione sarà eseguito un brano dello stesso Palombella, "O sacrum convivium" e il "Tu es Petrus" di Colin Mawby. Il concerto privato si inserisce nell’ambito dell’undicesimo Festival internazionale di musica e arte sacra che, sempre domenica 11 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, proporrà in serata il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da Ulrich Stötzel.

L'Osservatore Romano

È il reverendo Justin Welby il 105° arcivescovo di Canterbury: nomina soprendente e sconvolgente. Williams: persona di grazia, pazienza, saggezza e umorismo. Il benvenuto della Conferenza Episcopale inglese

È Justin Welby (foto), 56 anni, il 105° arcivescovo di Canterbury. Sarà lui a prendere il posto di Rowan Williams e a guidare oltre la Chiesa di Inghilterra anche la Comunione anglicana che conta 80 milioni di fedeli sparsi in 160 Paesi del mondo. Dopo giorni di indiscrezioni, a darne conferma è un comunicato diffuso oggi dalla Chiesa di Inghilterra mentre è in corso alla Lambeth Palace una conferenza stampa. Welby dunque prende il testimone lasciato dall’arcivescovo Wiliams che ha guidato la Comunione anglicana dal 2003: era il 16 marzo di quest’anno quando Rowan Williams dette l’annuncio delle sue dimissioni dicendo che aveva preso la direzione di un importante college universitario a Cambridge. Al successore di Williams, che se ne va dopo 10 anni, toccherà il difficile compito di mantenere unite le tre fazioni della Chiesa, quella anglocattolica, quella evangelica e quella liberale trovando una via per sopravvivere alle divisioni sull’ordinazione delle donne vescovo e dei matrimoni gay. Divisioni che coinvolgono, oltre alla “Chiesa di Inghilterra”, l’intera comunione anglicana. La scelta del nuovo arcivescovo è stata fatta con una certa difficoltà dalla Crown Nominations Commission. La Regina ha approvato la nomina di Justin Welby a 105° arcivescovo di Canterbury. L’annuncio ufficiale è contenuto in un comunicato diffuso dalla Chiesa di Inghilterra e in contemporanea sul sito di sito di Downing street. 56 anni, vescovo di Durham, Welby, si legge nel comunicato ufficiale, sarà insediato come arcivescovo di Canterbury nella Cattedrale di Canterbury il 21 marzo 2013. "Io non credo che nessuno potrebbe essere più sorpreso di me per l‘esito di questo processo”. “Essere nominato arcivescovo di Canterbury è allo stesso tempo sconvolgente e sorprendente. E’ sconvolgente a causa di quelli che mi hanno preceduto, e la responsabilità che la carica ha. E‘ sorprendente, perché è qualcosa che non non mi sarei mai potuto aspettare che accadesse”. "Una delle cose più difficili - prosegue il vescovo Welby - sarà lasciare Durham. Io lavoro con un gruppo di meravigliosi colleghi più anziani, clero e laici. E’ una parte meravilgiosa del paese”. “Sopraffatto e sorpreso, la prima reazione è stata di dire: ‘Oh no!’”: così durante la sua prima conferenza stampa, Justin Welby ha raccontato le sue emozioni quando la segretaria del primo ministro David Cameron gli ha telefonato per dirgli che sarebbe stato il successore di Rowan Williams. Per Williams il nuovo primate anglicano ha avuto parole di grande stima. “Uomo di spiritualità contagiosa, incredibile coraggio fisico e mentale”, ha detto Welby, che ha definito il predecessore “uno dei più grandi arcivescovi di tutti i tempi”. Ripensando al passato, dopo aver invitato tutti i presenti a una preghiera, il neo-arcivescovo ha reso omaggio alle esperienze che l’hanno formato, le società del petrolio, la Chiesa d’Inghilterra, la parrocchia di Nuneaton, le diocesi di Liverpool e Durham della quale è ancora vescovo. Welby è passato poi alle sfide del futuro parlando “di un momento chiave nella storia della Chiesa che ha grandi opportunità, forse nascoste, ma presenti” e di “fame spirituale”. Welby ha parlato degli “eroi dimenticati” di questa Chiesa, “lo zoccolo duro dei parrocchiani che, in 16.000 chiese, contribuiscono con 22 milioni di ore di volontariato”. Il neo-arcivescovo di Canterbury ha anche detto di aver scritto ai primati anglicani che guiderà durante la “Lambeth Conference” del 2018 e ha ricordato che, tra 10 giorni, al Sinodo della Chiesa d’Inghilterra, voterà a favore delle donne vescovo invitando anche gli altri membri a fare altrettanto. Welby ha reso omaggio alla spiritualità benedettina e ignaziana e, in particolare, alla dottrina sociale della Chiesa cattolica che lo ha formato. “Sono del tutto ottimista - ha detto -, perché la grazia di Dio è più forte dei nostri più grandi fallimenti. La Provvidenza ha sempre aiutato me e mia moglie”. Parlando della Chiesa ha detto che è importante che cresca e si adatti e che diventi un posto dove “possiamo non essere d’accordo pur rispettandoci a vicenda”. Il nuovo leader degli anglicani ha ricordato che i problemi della sessualità sono uno dei nodi più difficili per la Chiesa. Ha condannato l’omofobia e si è detto a favore delle unioni civili ma contrario alle unioni tra persone dello stesso sesso. “Sono sempre contrario al linguaggio dell’esclusione - ha affermato -, perché dobbiamo ricordarci di Gesù e del suo amore per noi”. Welby ha detto di essere stato influenzato dal Beato John Henry Newman, uno dei teologi più importanti della nostra epoca, e ha assicurato che si farà consigliare da vescovi con più esperienza di lui e dai primati quando ne avrà bisogno. "Sono felice per la nomina del reverendo Justin Welby a Canterbury. Ho avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con lui in diverse occasioni e sono sempre stati momenti da cui ne sono uscito arricchito e incoraggiato”. Così l’arcivescovo Rowan Williams accoglie la nomina. Justin Welby, dice Williams, “ha una straordinaria gamma di capacità ed è una persona di grazia, pazienza, saggezza e umorismo; porterà a questo Ufficio sia una ricca esperienza pastorale sia un acuto senso delle priorità internazionali, per la Chiesa e il mondo. Gli auguro - con Caroline e la famiglia - ogni benedizione, e spero che la Chiesa d’Inghilterra e la Comunione anglicana condividano la mia soddisfazione per questa nomina e lo sostengano con la preghiera e con amore". "A nome della Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, accolgo con favore la notizia della nomina dell’attuale vescovo di Durham, Rev. Justin Welby a prossimo arcivescovo di Canterbury”. Così l‘arcivescovo cattolico di Westminster, mons. Vincent Nichols in un comunicato diffuso oggi. "So che il vescovo Welby porterà tanti doni personali e esperienza al suo nuovo ruolo. Come futuro Primate della Chiesa d‘Inghilterra, sono sicuro che il suo ministero, come quello del suo predecessore arcivescovo Rowan Williams, offrirà un‘importante testimonianza cristiana in questo paese nei prossimi anni. Nella fedeltà alla preghiera di nostro Signore Gesù Cristo perchè i suoi discepoli siano una cosa sola, spero che faremo il possibile per rafforzare i legami di amicizia cristiana e missione già stabiliti fra la Chiesa cattolica e la Chiesa d‘Inghilterra. Non vedo l‘ora di lavorare a stretto contatto con il vescovo Welby al servizio del bene comune e nella comune testimonianza che possiamo dare a tutte le persone nella nostra terra”.

SIR

Il saluto a Benedetto XVI dell'81° Assemblea generale dell'Interpol: saldamente legati assieme nel nostro comune impegno per il rispetto e la protezione della dignità delle persone, dei loro diritti fondamentali e dello Stato di diritto

"La perdita di ogni vita umana è una perdita per l’umanità intera", perché "questa è una grande famiglia di cui siamo tutti responsabili". Citando le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso alle autorità del Libano del 15 settembre scorso, il segretario generale dell’Interpol, Ronald K. Noble, ha espresso i sentimenti di gratitudine a nome dei partecipanti all’udienza. Un’assemblea senza precedenti per intensità e partecipazione: così il segretario ha definito l’assemblea romana dell’Interpol, organismo del quale "dal 2008 - ha ricordato - lo Stato della Città del Vaticano è entrato a far parte". Da allora "l’Interpol e tutti i 190 Paesi suoi membri hanno potuto contare sul sostegno della Gendarmeria vaticana". Soffermandosi sulla eterogeneità dell’organismo, Noble ha notato che "benché parliamo lingue diverse, le nostre uniformi non siano tutte uguali e professiamo differenti fedi, rimaniamo saldamente legati assieme nel nostro comune impegno per il rispetto e la protezione della dignità delle persone, dei loro diritti fondamentali e dello Stato di diritto". Il segretario generale dell’Interpol ha concluso ribadendo la necessità di un’ampia assunzione di responsabilità da parte di tutti per "far rispettare la legge e tutelare la vita umana in tutto il mondo". A nome del Governo italiano ha ringraziato il Papa il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri. Sottolineando la "conosciuta sensibilità" del Pontefice "per la pace e la giustizia nel mondo", il ministro ha parlato di una sfida, quella posta da criminalità trasnazionale e dal terrorismo, la cui entità ha raggiunto dimensioni tali "che nessun Paese, neppure il più potente - ha detto - può farvi fronte da solo" Di qui la necessità di quella cooperazione internazionale di cui è concreta espressione l’Interpol, formata da "uomini e donne - ha sottolineato Cancellieri - di tutti i Paesi del mondo, uomini diversi per lingua, cultura e religione e tuttavia uniti e animati da una profonda fiducia in un mondo meno brutale, più giusto e più umano". Una connotazione, quella sottolineata dal ministro italiano, resa evidente proprio dalla straordinaria partecipazione che ha caratterizzato i lavori dell’81ª assemblea generale dell’importante organismo, svoltasi a Roma dal 5 all’8 novembre. Vi hanno preso parte i rappresentanti di 190 Paesi, tra i quali circa 100 ministri dell’Interno o cariche equivalenti, chiamati a confrontarsi sul fenomeno della criminalità organizzata a livello internazionale. Gli onori di casa li ha fatti proprio il ministro Cancellieri. Tra i numerosi interventi ricordiamo quello dell’arcivescovo Mamberti nella giornata inaugurale (del quale abbiamo pubblicato la traduzione italiana del testo integrale nell’edizione di mercoledì 7 novembre), e la relazione tenuta dal comandante della Gendarmeria della Città del Vaticano, Domenico Giani, il quale ha trattato il tema della difesa del patrimonio artistico religioso. Giani ha significativamente messo in evidenza il ruolo che in ogni attività, e dunque anche in quella di sicurezza, svolge l’elemento umano. Citando le parole dello storico ateniese Tucidide, che scriveva: "lo spessore di una fortezza non conta quanto la volontà di difenderla", Giani le ha riattualizzate e presentate come le linee guida dell’attività specifica della Gendarmeria vaticana, ritenendo "essenziale, per proteggere al meglio le strutture nelle quali sono custoditi i tesori dell’arte religiosa, oltre naturalmente l’attuazione di misure di protezione specifiche, una buona preparazione dei custodi supportata dal convincimento personale dell’importanza dell’incarico che svolgono. Se sono consapevole di ciò che proteggo, del valore che esso rappresenta per me e per il mio popolo, la mia azione di vigilanza sarà sicuramente più efficace". E l’arte religiosa, ha concluso, rappresenta un patrimonio per l’umanità intera poiché, in un linguaggio universale esprime "il senso del mistero racchiuso nell’anima" che "trova il suo completamento nella fede".

L'Osservatore Romano

Il Papa: la violenza è inaccettabile ed è doveroso reprimere il crimine ma occorre farlo sempre nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto. Terrorismo e criminalità organizzata forme più gravi di attività criminali

Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti all’81° Assemblea Generale dell’INTERPOL, che ha riunito a Roma i rappresentanti degli organismi di polizia di 190 Stati membri, tra cui dal 2008 figura anche il Vaticano.
“Nella nostra epoca la famiglia umana soffre a causa di numerose violazioni del diritto e della legalità, che in non pochi casi sfociano in episodi di violenza e fatti criminosi. Pertanto, è necessario tutelare i singoli e le comunità con un costante e rinnovato impegno e attraverso adeguati strumenti”. “In queste giornate di studio e di confronto - ha affermato Benedetto XVI - avete focalizzato la vostra attenzione sullo sviluppo della cooperazione internazionale nella lotta contro la criminalità. In effetti, è importante incrementare la collaborazione e lo scambio di esperienze proprio nel momento in cui, a livello globale, assistiamo ad un’estensione delle fonti di violenza provocate da fenomeni transnazionali che frenano il progresso dell’umanità”. “Siamo consapevoli - ha poi proseguito - che la violenza oggi si manifesta sotto nuove forme. Alla fine della cosiddetta guerra fredda tra i due blocchi occidentale e orientale, sono nate grandi speranze, specialmente dove una forma di violenza politica istituzionalizzata è stata fermata da movimenti pacifici che rivendicavano la libertà dei popoli”. “Oggi, questo fenomeno è così pericoloso - ha proseguito il Papa - che costituisce un grave fattore di destabilizzazione delle società e, talvolta, mette a dura prova la stessa supremazia dello Stato. La Chiesa e la Santa Sede incoraggiano quanti si adoperano per combattere la piaga della violenza e del crimine, in questa nostra realtà che assomiglia sempre più ad un ‘villaggio globale’”. "Le forme più gravi delle attività criminali possono essere individuate nel terrorismo e nella criminalità organizzata" ha affermato il Papa. "Il terrorismo, una delle forme più brutali della violenza - ha osservato il Pontefice - semina odio, morte, desiderio di vendetta. Questo fenomeno, da strategia sovversiva tipica di alcune organizzazioni estremistiche finalizzata alla distruzione delle cose e all'uccisione delle persone, si è trasformato in una rete oscura di complicità politiche, utilizzando anche sofisticati mezzi tecnici, ingenti risorse finanziarie ed elaborando progetti su vasta scala". "Dal canto suo - ha proseguito il Papa - la criminalità organizzata prolifera nei luoghi della vita quotidiana e spesso agisce e colpisce al buio, al di fuori di ogni regola; realizza i suoi affari attraverso numerose attività illecite e immorali come la tratta delle persone, una forma moderna di schiavitù, i traffici di beni o di sostanze, quali la droga, le armi, le merci contraffatte, giungendo anche al traffico di farmaci, utilizzati in gran parte dai poveri, che uccidono invece di curare". In particolare, Benedetto XVI ha definito "esecrabile" il commercio illecito che "riguarda gli organi umani di vittime innocenti: esse subiscono drammi e oltraggi che speravamo essere finiti per sempre dopo le tragedie del XX secolo ma che, purtroppo, ricompaiono attraverso le violenze generate dalle attività criminali di persone e organizzazioni senza scrupoli. Questi delitti infrangono le barriere morali progressivamente erette dalla civiltà e ripropongono una forma di barbarie che nega l'uomo e la sua dignità". "L'odierno incontro con voi, operatori della polizia internazionale - ha detto il Papa - mi offre l'opportunità di ribadire ancora una volta che la violenza, nelle sue diverse forme terroristiche e criminali, è sempre inaccettabile, perché ferisce profondamente la dignità umana e costituisce un'offesa all'intera umanità. È doveroso quindi reprimere il crimine, nell'ambito di regole morali e giuridiche, poiché l'azione contro la criminalità va sempre condotta nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto. Infatti la lotta alla violenza deve mirare certamente ad arginare il crimine e a difendere la società, ma anche al ravvedimento e alla correzione del criminale, che rimane sempre persona umana, soggetto di diritti inalienabili e come tale non va escluso dalla società, ma recuperato". "Al tempo stesso - sono state le parole del Papa - la collaborazione internazionale contro la criminalità non può esaurirsi soltanto in operazioni di polizia. È essenziale che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali inaccettabili azioni criminose; occorre prestare speciale attenzione ai fattori di esclusione sociale e di indigenza che persistono nella popolazione e che costituiscono un veicolo di violenza e di odio. È necessario anche un particolare impegno sul piano politico e pedagogico per risolvere i problemi che possono alimentare la violenza e per favorire le condizioni affinché essa non nasca e non si sviluppi". "Pertanto - ha concluso Benedetto XVI - la risposta alla violenza e al crimine non può essere delegata alle sole forze dell'ordine, ma richiede la partecipazione di tutti i soggetti che possono incidere su questo fenomeno. Sconfiggere la violenza è un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e gli organismi preposti, ma la società nel suo complesso: le famiglie, le agenzie educative tra cui la scuola e le realtà religiose, i mezzi di comunicazione sociale e tutti i singoli cittadini. Ciascuno ha la sua specifica parte di responsabilità per un futuro di giustizia e di pace". Al termine del suo discorso il Pontefice ha rinnovato "ai dirigenti e all'intera Interpol l'espressione della mia gratitudine per la sua azione, non sempre facile e non sempre compresa da tutti nella sua giusta finalità. Non può mancare il mio pensiero riconoscente per l'apprezzata collaborazione che l'Interpol offre alla Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, specialmente in occasione dei miei Viaggi internazionali".

SIR, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’81° ASSEMBLEA GENERALE DELL’INTERPOL - il testo integrale del discorso del Papa
 

Benedetto XVI nomina segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica mons. Angelo Vincenzo Zani, finora sotto-segretario del dicastero, elevandolo alla dignità arcivescovile

Papa Benedetto XVI ha nominato mons. Angelo Vincenzo Zani, sacerdote della diocesi di Brescia, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, finora Sotto-Segretario della medesima Congregazione, elevandolo al contempo ad arcivescovo titolare di Volturno. La notizia è stata comunicata questa mattina dalla Sala Stampa Vaticana. "Ho accettato con trepidazione la decisione del Santo Padre - scrive mons. Zani al vescovo di Brescia mons. Luciano Monari - al quale sono profondamente grato per la benevola fiducia riposta nella mia persona".

Corriere della Sera.it

RINUNCE E NOMINE

Dal Concistoro per i nuovi cardinali ai Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo: il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa da novembre 2012 a gennaio 2013

Il calendario degli impegni pubblici del Papa si presenta intenso come sempre a partire da sabato 24 novembre con la celebrazione nella Basilica di San Pietro del Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi cardinali. La mattina dopo, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, Messa nella Basilica di San Pietro alle 9.30 con i nuovi cardinali. L’Avvento si apre con i Primi Vespri celebrati con gli Universitari degli Atenei Romani e delle Università Pontificie. Poi sabato 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, appuntamento a Piazza di Spagna, alle 16.00 per l’ Atto di venerazione all’Immacolata. Domenica 16 dicembre, III di Avvento “Gaudete” il Papa si reca in visita pastorale alla Parrocchia romana “San Patrizio al Colle Prenestino” e alle 9.30 celebra la Santa Messa. La comunità è quella vicina a Corcolle dove per lungo tempo si è discusso se realizzare la discarica di Roma. Gli appuntamenti di Natale vanno dalla Messa della Notte alle 22.00 nella Basilica, alla Benedizione Urbi et Orbi del 25 mattina dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, a mezzogiorno. Sabato 29 dicembre il Papa prega con i giovani di Taizé che quest’anno svolgono l’Incontro Europeo a Roma: appuntamento alle 18.00 nella Basilica vaticana. Il 31 dicembre i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum di fine anno si celebrano alle 17.00. Subito dopo il Papa si reca a visitare il presepe di Piazza San Pietro. Primo gennaio con la Messa nella Basilica Vaticana per la Solennità della Madre di Dio e la XLVI Giornata Mondiale della Pace. Appuntamento rispettato per l’Epifania domenica 6 gennaio con la Messa in Basilica alle 9.30 e domenica 13 per la Festa del Battesimo del Signore in Cappella Sistina, alle 9.45 con la Santa Messa e il Battesimo di alcuni bambini. Gennaio si chiude il 25, venerdì, con la Solennità della Conversione di San Paolo: nella Basilica di San Paolo fuori le Mura alle 17.30 la celebrazione dei Vespri.

Korazym.org

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 - GENNAIO 2013)

Tutto pronto per il Papa su Twitter. Lombardi: è possibile si cominci entro la fine dell’anno. Da mesi è stato aperto e bloccato l'account '@BenedictusPPXVI' ma non è detto sarà quello definitivo

Da anni circolano una quantità di fake improbabili, ovvero falsi profili, ma adesso sta arrivando quello vero: è tutto pronto per il debutto di Benedetto XVI su Twitter. Dal Vaticano non ci sono ancora annunci ufficiali sulla data e padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, si limita a confermare che "è possibile si cominci entro la fine dell’anno". Del resto la decisione era stata presa a febbraio, il Pontefice ha già dato il suo assenso e "naturalmente sarà lui ad approvare ogni messaggio" aveva spiegato l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. L’indirizzo twitter del Papa non è ancora pubblico. Del resto molte variazioni intorno ai nomi Benedetto XVI e Joseph Ratzinger sono già occupate da fake e blog vari. Ad ogni buon conto, da mesi Oltretevere è stato aperto e bloccato il nome "@BenedictusPPXVI", anche se non c’è ancora conferma che alla fine sarà scelto quello. Nel frattempo il Consiglio per le Comunicazioni Sociali aveva già creato l’indirizzo, non personale, "@Pope2YouVatican". Non che a Benedetto XVI, a 85 anni e mezzo, tocchi cominciare a "twittare" di persona. Una volta, in realtà, lo ha fatto per lanciare il portale del Vaticano, nel giugno 2011 sfiorò un tablet che gli avevano posato sulla scrivania per inviare il primo "tweet" mai spedito da un Papa: "Cari amici, ho appena dato l’avvio a www.news.va. Sia lodato Gesù Cristo! Con le mie preghiere e la mia benedizione, Benedictus XVI". Ma il Pontefice non usa il computer e scrive i suoi libri a mano: per la precisione, usando una matita. L’idea, piuttosto, è di diffondere attraverso Ttwitter pensieri tratti dagli Angelus e dai suoi interventi più importanti. Dopo avere ottenuto, chiaro, il nulla osta del Santo Padre.

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Convegno di studio su Giovanni Paolo I. Juan Manuel Prada: anche quando tutto sembra avvolto nel buio, questa luce brillerà. La Chiesa fedele, con a capo Benedetto XVI, sopravviverà alle calunnie

“In questo tormentato momento in cui i giornali cercano di macchiare la Chiesa agli occhi dei fedeli non dobbiamo dimenticare che, anche nei momenti di maggior sofferenza, Dio manterrà sino alla fine dei tempi le sue promesse sull’infallibilità della dottrina del Supremo Magistero. Anche quando tutto sembra avvolto nel buio, questa luce brillerà”. Lo ha detto ieri lo scrittore Juan Manuel Prada, intervenendo nell’aula vecchia del Sinodo in Vaticano, al convegno di studio su Papa Giovanni Paolo I (nella foto con l'allora card. Ratzinger) dal titolo "Ostensus magis quam datus". Il convegno è stato promosso da L’Osservatore Romano e dal Messaggero di Sant’Antonio in occasione dei cento anni dalla nascita di Albino Luciani. Lo scrittore e opinionista spagnolo ha spiegato che la prematura e imprevista morte di Papa Giovanni Paolo I, il 28 settembre 1978 dopo un brevissimo Pontificato di appena 33 giorni, commosse il mondo. Papa Luciani che aveva lanciato innumerevoli testimonianze di bonarietà di simpatia e di semplicità come Vvscovo di Vittorio Veneto e poi come Patriarca di Venezia iniziò il suo Pontificato sotto il motto "Humilitas". Rifiutò l’incoronazione e la cerimonia di intronizzazione del suo inizio di Pontificato venne sostituita con una semplice investitura. Nei pochi giorni da Pontefice, Giovanni Paolo I riuscì a creare una atmosfera di ottimismo e di rinnovamento intorno alla sua figura. La sua morte improvvisa commosse tutta la cristianità, ma nel contempo una parte del mondo dei mass media, affascinata dal morboso, pieno di pregiudizi sulla Chiesa, ostile alla Santa Sede ed all’istituzione Pontificia. ha messo in moto “una gigantesca ondata di speculazioni giornalistiche, zeppe di teorie rocambolesche e cospiratorie, raccontando di scenari deliranti”. È stato così che per mesi e anni sono stati pubblicati e diffusi libri, film, romanzi, articoli, per sostenere la tesi dell’assassinio di Giovanni Paolo I. Prada ha precisato che, nonostante l’assoluta mancanza di un benché minimo indizio, è stata diffusa l’idea che Giovanni Paolo I sia stato avvelenato e i mandanti del presunto assassinio sarebbero stati interessi mafiosi, logge massoniche con agganci in Curia, conservatori e progressisti che per ragioni diverse temevano i progetti innovativi di Papa Luciani. Lo scrittore spagnolo ha fatto l’analisi di una lunga lista di libri e film più o meno noti che hanno esasperato l’immaginazione pur di diffondere la leggenda del Papa avvelenato. Obiettivo di queste pubblicazioni è stata quella di presentare il Vaticano come un covo di intrighi, lotte di potere tra le alte gerarchie ecclesiastiche, descritte come una sorta di società segrete dedite alla cospirazione e all’adulterazione del Vangelo. “In questo difficile momento – ha concluso Prada - nel quale il fumo di cui parlava Paolo VI continua a essere presente in mezzo a noi, la natura martoriale della Chiesa fedele, con a capo Benedetto XVI, risplende più che mai. Che San Michele Arcangelo lo difenda nella lotta”.

Antonio Gaspari, Zenit

Card. Bertone: la grazia a Paolo Gabriele la decide il Papa, in quanto suo primo collaboratore, sono suo servitore. Fonti vaticane: perdonare non significa che non si debba scontare una pena

Il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha respinto l'accusa formulata ieri sul quotidiano Libero dal giornalista Antonio Socci, secondo la quale egli avrebbe bloccato la grazia che il Papa avrebbe voluto concedere a Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), l'ex maggiordomo condannato dal tribunale vaticano per furto di documenti riservati della Santa Sede. "La grazia la decide il Papa, nonostante le battute di qualche vostro collega", ha risposto il porporato ai cronisti che lo hanno interpellato a margine dell'inaugurazione dell'Anno accademico dello Studio Rotale. "Sono intimamente unito al Santo Padre e, in quanto suo primo collaboratore, sono suo servitore". Il perdono cristiano non va confuso con la grazia: è quanto fanno notare all'agenzia Asca qualificate fonti vaticane commentando l'articolo di Libero. ''Perdonare - spiegano in Vaticano - è una cosa, ed è un dovere almeno provarci per ogni cristiano, ma questo non significa che non ci debba essere una riparazione e che non si debba scontare una pena. Perdonare una persona non equivale a concedere la grazia legale, che rimane una decisione che spetta al Papa''.

TMNews, Asca