Per la prima volta anche il sito internet della Santa Sede parla in ebraico: nella sezione dei documenti di Benedetto XVI è stata infatti caricata in questi giorni la traduzione dell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", promulgata in settembre durante il viaggio in Libano. Adesso, dunque, oltre che in arabo e nelle consuete altre versioni, la si potrà leggere anche nella lingua ricreata alla fine dell'Ottocento dal linguista Eliezer Ben Yehuda e parlata nello Stato di Israele. Un gesto che non stupisce, dal momento che il documento del Papa, frutto del Sinodo del 2010, intende rivolgersi a tutti i popoli del Medio Oriente e contiene anche alcuni passaggi dedicati specificamente al rapporto con gli ebrei. Ma si tratta comunque di un fatto simbolico importante: nemmeno il decreto conciliare "Nostra Aetate", punto di riferimento fondamentale nella definizione dei rapporti tra la Chiesa e il mondo ebraico, sul sito vaticano finora è mai stato riportato nella lingua parlata in Israele.
La traduzione in ebraico dell'Ecclesia in Medio Oriente è dunque un segno dell'attenzione sempre maggiore della Chiesa a rivolgersi in maniera diretta anche agli ebrei che vivono in Israele. Ed è uno dei frutti dell'attività del Vicariato San Giacomo per i cattolici di espressione ebraica che, all'interno del Patriarcato latino di Gerusalemme, sta conoscendo in questi anni una nuova vitalità. È stata infatti Dima, una laica della kheillà (la piccola comunità cattolica che nella Città Santa si ritrova presso una casa intitolata ai santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù), a realizzare a tempo di record questa traduzione. Accolta con gratitudine dalla Santa Sede, come testimonia un messaggio dell'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, di cui ha dato notizia il sito del Vicariato San Giacomo annunciando la pubblicazione sul sito vaticano.
Va anche aggiunto che già durante il Sinodo del 2010, sempre in collaborazione con l'organismo guidato a Gerusalemme dal gesuita padre David Neuhaus a nome del patriarca Fouad Twal, era stato compiuto dal Vaticano un gesto molto importante in questo senso. Durante i lavori, infatti, era stata realizzata una sezione ad hoc in ebraico sul sito della Radio Vaticana. E a curarla era stata chiamata da Gerusalemme un'ebrea israeliana, Hana Bendcowsky, direttore del Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations, a cui era stata data la possibilità di seguire dal primo all'ultimo tutti gli interventi di quel Sinodo. "È stata un'esperienza molto interessante - aveva commentato qualche mese dopo, in un'intervista alla rivista Terrasanta - anche per il modo in cui ci si è arrivati: è nata dallo sforzo del Vaticano di rivolgersi direttamente agli ebrei israeliani. La visita del Papa del 2009 aveva insegnato che all'opinione pubblica israeliana arriva solo quanto è funzionale all'agenda dei giornalisti. Di qui l'importanza per la Chiesa di cominciare a parlare anche in ebraico".
Accanto al rapporto con l'opinione pubblica israeliana resta, comunque, anche il tema del racconto della quotidianità della vita cristiana a chi parla ebraico. E proprio in questo ambito si inserisce lo sforzo del Vicariato di San Giacomo: in queste settimane, ad esempio, ha appena pubblicato il libretto "Conosci la Messa", quarto volume del catechismo per bambini. Uno strumento che viene utilizzato sempre di più anche dai ragazzi di seconda generazione, figli di immigrati cristiani provenienti dall'Oriente o dall'Africa (filippini, indiani, thailandesi, sudanesi), che crescono in Israele con l'ebraico come loro lingua madre.
Giorgio Bernardelli, Vatican Insider
Giorgio Bernardelli, Vatican Insider