giovedì 24 novembre 2011

Avvento 2011. 'Il tuo volto, Signore, io cerco': il 15 dicembre il tradizionale incontro degli universitari degli Atenei romani con Benedetto XVI

E’ in programma per giovedì 15 dicembre, alle 17.30 nella Basilica di San Pietro, il tradizionale incontro della comunità universitaria di Roma con il Santo Padre, con la recita dei Vespri. La celebrazione di quest’anno, organizzata dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, ha come tema “Il tuo volto, Signore, io cerco. La questione di Dio oggi”, e costituisce il momento più importante delle cerimonie per il ventennale dell’istituzione dell’Ufficio voluto dal Beato Giovanni Paolo II nel 1991. In occasione dell’incontro, prima dell’arrivo di Benedetto XVI, informano i promotori dell’iniziativa, giungerà in Basilica l’Icona della Sedes Sapientiae (foto), che è stata pellegrina nelle università spagnole in preparazione alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che si è svolta lo scorso agosto a Madrid. Alcuni gruppi universitari animeranno con canti e riflessioni mariane, la preparazione alla celebrazione dei Vespri presieduta dal Santo Padre. Al termine della liturgia, la delegazione universitaria spagnola, consegnerà l’icona della Sedes Sapientiae alla delegazione della Sapienza Università di Roma. Da lì, avrà inizio la “Peregrinatio Mariae” nelle cappellanie universitarie romane, che si concluderà con il Simposio Internazionale dei docenti universitari, in programma a Roma dal 21 al 23 giugno 2012.

SIR

Manifesto

Mons. Charles Brown, per dieci anni collaboratore del card. Ratzinger, sarà il nuovo nunzio apostolico in Irlanda. Tutti i fronti su cui dovrà agire

Sarà un “outsider” il nuovo nunzio apostolico della Santa Sede in Irlanda. Mons. Charles Brown (foto), questo il suo nome, non appartiene al Corpo diplomatico d’Oltretevere, è americano di New York, ma può contare su radici irlandesi, e dal 1994 è addetto di segreteria alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Circostanza che gli ha permesso di lavorare per dieci anni al fianco del card. Joseph Ratzinger. Ha studiato all’Università di Notre Dame, dove si è laureato in Storia. Ha conseguito titoli nelle università di Oxford, Toronto e al Pontificio ateneo di Sant’Anselmo a Roma. Viene descritto come un abile comunicatore, pur non avendo un particolare feeling con i media. La scelta del Vaticano è piuttosto inusuale. A favore del sacerdote, atteso da una delicata missione di ricucitura con il governo e di gestione dell’episcopato, pare abbia giocato l’appartenenza linguistica e l’età relativamente giovane (52 anni), requisiti difficili da trovare nell’attuale composizione della diplomazia d’Oltretevere. C’è chi sostiene che mons. Brown sarà avvantaggiato nell’affrontare le vicende di abusi sessuali, materia che in Vaticano è di competenza della Congregazione in cui presta servizio. La nomina, secondo quanto riporta Irish Times, avrebbe ricevuto il placet del governo di Dublino lo scorso martedì. Il Vaticano non ha ancora ufficializzato l’incarico, ma la cosa avrà tempi brevi. Mons. Brown dovrà agire sul fronte dei rapporti col governo, che si sono incrinati negli ultimi mesi, dopo le accuse di Dublino nei confronti della Chiesa Cattolica di aver ostacolato le indagini sulla diocesi di Cloyne. La situazione ha toccato i minimi storici con il richiamo del nunzio, mons. Giuseppe Leanza, e la sua successiva destinazione in Repubblica Ceca, e la chiusura dell’ambasciata di Irlanda presso la Santa Sede, che pur avallata da motivi di bilancio interni, è avvenuta con tempi e modi ambigui. C’è poi un fronte interno, riguardante i rapporti con l’episcopato. Attualmente sono sette su 26 le diocesi senza vescovo, dopo le dimissioni di alcuni presuli coinvolti nelle inchieste sugli abusi, anche se le sollecitazioni provenienti da Oltretevere devono ancora ottenere alcune rinunce. A questo quadro si aggiunge il progetto di accorpamento di alcune diocesi, il cui numero è considerato sproporzionato rispetto alla popolazione di 4,6 milioni. Sono attese a breve indicazioni del Vaticano alla Chiesa irlandese per continuare nel cammino di “rinnovamento” dopo la conclusione della prima fase della Visita apostolica, svoltasi da novembre 2010 ad aprile 2011. Una nota del Vaticano del giugno scorso annunciava per gli inizi del 2012 “una sintesi complessiva con i risultati e le prospettive evidenziate dalla visita, in vista anche della missione a livello nazionale” annunciata dal Papa nella Lettera ai cattolici d’Irlanda del 19 marzo 2010. Entro maggio 2012, inoltre, ogni Conferenza Episcopale è invitata a inviare al Vaticano le Linee guida per il trattamento dei casi di abuso su minori commessi da sacerdoti.

Marinella Bandini, Korazym.org

Il 28 novembre diecimila studenti di scuole italiane che hanno aderito al progetto 'Ambientiamoci a scuola' incontreranno Benedetto XVI

Diecimila studenti di scuole italiane che hanno aderito al progetto “Ambientiamoci a scuola”, promosso dalla Fondazione “Sorella natura”, saranno ricevuti il 28 novembre da Benedetto XVI. L’Udienza speciale che si terrà in Vaticano, riporta l’agenzia Zenit, prepara alla celebrazione della “Giornata per la Custodia del Creato”, che si celebra il 29 novembre, anniversario della proclamazione di San Francesco d’Assisi quale Patrono dei Cultori del’Ecologia. Il presidente della Fondazione, Roberto Leoni, ha ribadito che l’evento costituisce un momento importante e significativo per quanti, docenti e associazioni ambientaliste, partecipano al progetto didattico “Ambientiamoci a scuola”. L’iniziativa è finalizzata a valorizzare la cultura ambientale e a costruire percorsi formativi per un intelligente turismo scolastico e un reale recupero dei valori etici promossi dal Cantico delle creature di San Francesco. Tra le importanti iniziative portate avanti dalla Fondazione c'è quella di dotare cento scuole d’Italia, aderenti al programma, di pannelli fotovoltaici per un risparmio energetico.

Radio Vaticana

Diecimila studenti custodi del creato incontreranno il Papa

'Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?': le parole del Papa in 'Luce del mondo' tema della Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici

Si è conclusa, poche ore fa, la prima parte della XXV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, a Roma, che ha avuto inizio questa mattina e si svolgerà fino a sabato 26 novembre. Presenti, in questa prima giornata, numerosi cardinali e vescovi, provenienti dai cinque continenti, ma anche docenti universitari e presidenti o fondatori di movimenti ecclesiali cattolici. "L’Assemblea Plenaria è un momento forte della vita del Consiglio, un tempo di verifica e bilancio delle attività svolte, oltre che un’occasione per progettare insieme il futuro, individuando nuovi traguardi da raggiungere nel nostro servizio alla causa del laicato cattolico": così ha salutato i presenti il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, aggiungendo inoltre £ringrazio voi membri e consultori perché portate qui le preziose esperienze delle vostre Chiese locali, facendo sì che l’Assemblea diventi un momento di dialogo fraterno". Tema di questa XXV edizione è “La questione di Dio oggi”, un tema caro a Benedetto XVI, come ha sottolineato il cardinale, tanto che la scelta del curioso, e quanto mai attuale, sottotitolo “Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?” è tratta proprio dall’ultimo libro del Santo Padre, "Luce del mondo". La prima parte dell’Assemblea, dedicata alla riflessione sul tema scelto, ha visto l’intervento del prof. Sergio Belardinelli, docente di Sociologia nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, sul tema “Fede e non credenza del mondo di oggi”. Ad introdurre i lavori il discorso del card. Rylko sulla “Questione di Dio nel Magistero di Benedetto XVI”. "Uno dei temi-cardine del ricco Magistero di Benedetto XVI è, senza dubbio, la questione di Dio e la centralità di Dio nella vita dell’uomo – ha dichiarato il porporato - Nel suo libro 'Gesù di Nazaret' il Papa ha formulato una domanda sorprendente per la sua semplicità: 'Che cosa ci ha portato Gesù veramente?' ed ha risposto: 'Ha portato Dio, ora conosciamo il suo volto, ora conosciamo la strada che, come uomini, dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con Lui la verità sul nostro destino e la nostra provenienza. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che questo sia poco'". La questione di Dio è per l’uomo centrale e decisiva quindi: "Sì, il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma è un potere vero, duraturo. La causa di Dio sembra trovarsi continuamente in agonia. Ma si dimostra sempre come ciò che veramente permane e salva" ha soggiunto. Ancora, il porporato ha affrontato il problema della chiusura dell’uomo odierno di fronte a Dio. "Per spiegare questo, dobbiamo innanzitutto inserirlo nel contesto della crisi profonda della cultura post-moderna. Il card. Ratzinger ne ha parlato in maniera molto suggestiva nell’omelia della Messa pro eligendo Romano Pontefice: 'Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata spesso agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore'". Rylko ha terminato il discorso ricordando ancora una volta le parole di Benedetto XVI: "'Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio ma vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Soltanto attraverso uomini toccati ed illuminati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini'. Proprio qui – ha affermato in conclusione - si giocano le sorti della nuova evangelizzazione nei nostri tempi". Previste nel pomeriggio, poi, le relazioni di Luca Tuinetti, professore di filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana, che parlerà de “La domanda di Dio, tra ragione e fede” e di mons. Luis Ladaria, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, che parteciperà con un intervento dal titolo “Credo in un solo Dio. Il Dio dei cristiani, la fede nella Chiesa”. Un ultimo tassello arricchirà ulteriormente la giornata questa sera, durante la celebrazione dei Vespri. Su proposta del presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, Marcello Bedeschi, verrà consegnato al card. Rylko un prezioso reliquiario, opera dello scultore Carlo Balljana, contenente un’ampolla con il sangue del Beato Karol Wojtyla in occasione, anche, del XX anniversario della III Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi nel 1991 a Czestochowa. La reliquia sarà poi conservata presso la cappella del Pontificio Consiglio per i Laici e, in accordo con la Sezione Giovani del medesimo dicastero, verrà portata, di volta in volta, alle future Giornate Mondiali della Gioventù.

Salvatore Cernuzio, Zenit

Il Papa: attraverso segni concreti la Caritas parla, evangelizza, educa. L’opera di carità parla di Dio, annuncia una speranza, induce a porsi domande

Questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti all’incontro promosso dalla Caritas Italiana in occasione del 40° anniversario di fondazione dell’organismo della Conferenza Episcopale italiana.
A coloro che operano nella Caritas, ha affermato il Papa nel suo discorso, “è affidato un importante compito educativo nei confronti delle comunità, delle famiglie, della società civile in cui la Chiesa è chiamata ad essere luce. Si tratta di assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità”. “Ciascuno di voi – ha proseguito - è chiamato a dare il suo contributo affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio, consapevolezza della responsabilità. È questa prospettiva che dovete rendere sempre più presente nelle Chiese particolari in cui vivete”. "Cari amici - ha detto Benedetto XVI - non desistete mai da questo compito educativo, anche quando la strada si fa dura e lo sforzo sembra non dare risultati. Vivetelo nella fedeltà alla Chiesa e nel rispetto dell'identità delle vostre istituzioni, utilizzando gli strumenti che la storia vi ha consegnato e quelli che la 'fantasia della carità' - come diceva il Beato Giovanni Paolo II - vi suggerirà per l'avvenire. Nei quattro decenni trascorsi, avete potuto approfondire, sperimentare e attuare un metodo di lavoro basato su tre attenzioni tra loro correlate e sinergiche: ascoltare, osservare, discernere, mettendolo al servizio della vostra missione: l'animazione caritativa dentro le comunità e nei territori. Si tratta di uno stile che rende possibile agire pastoralmente, ma anche perseguire un dialogo profondo e proficuo con i vari ambiti della vita ecclesiale, con le associazioni, i movimenti e con il variegato mondo del volontariato organizzato”. "Le Caritas devono essere come 'sentinelle', capaci di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di proporre vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa", specialmente quando “l’individualismo dei nostri giorni, la presunta sufficienza della tecnica, il relativismo che influenza tutti, chiedono di provocare persone e comunità verso forme alte di ascolto, verso capacità di apertura dello sguardo e del cuore sulle necessità e sulle risorse, verso forme comunitarie di discernimento sul modo di essere e di porsi in un mondo in profondo cambiamento”. "Quella dei gesti, dei segni è una modalità connaturata alla funzione pedagogica della Caritas", ha detto Benedetto XVI. "Attraverso i segni concreti, infatti, voi parlate, evangelizzate, educate. Un'opera di carità parla di Dio, annuncia una speranza, induce a porsi domande. Vi auguro di sapere coltivare al meglio la qualità delle opere che avete saputo inventare. Rendetele, per così dire, 'parlanti', preoccupandovi soprattutto della motivazione interiore che le anima, e della qualità della testimonianza che da esse promana. Sono opere che nascono dalla fede. Sono opere di Chiesa, espressione dell'attenzione verso chi fa più fatica. Sono azioni pedagogiche - ha detto il Papa - perché aiutano i più poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi". “L’umile e concreto servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire né, tantomeno, assopire la coscienza collettiva e civile – ha chiarito il Santo Padre -. Le si affianca con spirito di sincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nella piena coscienza della sussidiarietà”. Sin dall’inizio come “impegno prioritario” della Caritas c’è stato “lo sforzo di realizzare una presenza capillare sul territorio, soprattutto attraverso le Caritas diocesane e parrocchiali”. E questo “è obiettivo da perseguire anche nel presente”. “L’attenzione al territorio e alla sua animazione suscita – ha spiegato Benedetto XVI - la capacità di leggere l’evolversi della vita delle persone che lo abitano, le difficoltà e le preoccupazioni, ma anche le opportunità e le prospettive”. La carità richiede “apertura della mente, sguardo ampio, intuizione e previsione, un ‘cuore che vede’. Rispondere ai bisogni significa non solo dare il pane all’affamato, ma anche lasciarsi interpellare dalle cause per cui è affamato, con lo sguardo di Gesù che sapeva vedere la realtà profonda delle persone che gli si accostavano”. È in questa prospettiva, ha precisato il Papa, che “l’oggi interpella il vostro modo di essere animatori e operatori di carità”. Il pensiero non può non andare “anche al vasto mondo della migrazione. Spesso calamità naturali e guerre creano situazioni di emergenza”. “La crisi economica globale – ha sottolineato il Pontefice - è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici”. Per il Santo Padre, “il crescente disagio, l’indebolimento delle famiglie, l’incertezza della condizione giovanile indicano il rischio di un calo di speranza. L’umanità non necessita solo di benefattori, ma anche di persone umili e concrete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco dei fratelli condividendo un po’ della loro fatica”. In una parola, “l’umanità cerca segni di speranza. La nostra fonte di speranza è nel Signore. Ed è per questo motivo che c’è bisogno della Caritas; non per delegarle il servizio di carità, ma perché sia un segno della carità di Cristo, un segno che porti speranza”. Benedetto XVI ha, infine, esortato: “Aiutate la Chiesa tutta a rendere visibile l’amore di Dio. Vivete la gratuità e aiutate a viverla. Richiamate tutti all’essenzialità dell’amore che si fa servizio. Accompagnate i fratelli più deboli. Animate le comunità cristiane. Dite al mondo la parola dell’amore che viene da Dio. Ricercate la carità come sintesi di tutti i carismi dello Spirito”.

SIR, TMNews, AsiaNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA CARITAS ITALIANA NEL 40° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI e i detenuti, una sollecitudine di tutto il Pontificato: dalla visita al carcere minorile di Roma all'incontro con quelli di Sulmona

Il 18 dicembre prossimo Benedetto XVI si recherà in visita pastorale alla Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia a Roma. Non è il primo incontro di Benedetto con la realtà carceraria. Per la Quaresima del 2007, il 18 marzo, Benedetto XVI aveva visitato i ragazzi di Casal del Marmo, il carcere minorile di Roma dove si trovano una cinquantina di ragazzi tra i 14 e i 18 anni adolescenti, soli, per lo più stranieri ed emarginati. Ha voluto ascoltarli, celebrare per loro la Santa Messa, pregare con loro e soprattutto essere testimone dell’amore di Dio, che, aveva ricordato il Papa, è “Padre misericordioso e fedele, nonostante gli errori dei figli...E’ un’opportunità per decidere di “alzarsi e partire”, abbandonare cioè il peccato e scegliere di tornare a Dio. Facciamo insieme questo cammino di liberazione interiore”.
Il 12 marzo del 2008 furono i detenuti di Lanciano ad essere ricevuti dal Papa al termine di un'Udienza generale in Piazza San Pietro. Accompagnati dagli agenti della Polizia Penitenziaria, un gruppo di detenuti della Casa Circondariale di Lanciano ha potuto partecipare all'Udienza grazie ad un permesso speciale del Tribunale di Sorveglianza. Li ha guidati il vescovo della diocesi abruzzese, mons. Carlo Ghidelli. Benedetto XVI, nella catechesi aveva parlato anche della condizione dei detenuti e delle sofferenze causate dall'ingiustizia presente in tanta parte della giustizia umana. “Ogni detenuto - disse - per qualunque motivo sia finito in carcere, intuisce quanto sia pesante questa particolare condizione umana”. Il Papa aveva ricordato la figura di Cassiodoro e Boezio. “Anche nel carcere – aveva assicurato il Pontefice – rimane la possibilità della preghiera, del dialogo con Colui che ci salva. Il fatto elimina la possibilità della preghiera, mentre la Provvidenza ci permette di stare in amicizia con Dio”. “L’avversa fortuna – aveva aggiunto Benedetto XVI riferendosi ancora alla condizione di chi si trova carcerato – permette di discernere i falsi amici dai veri e fa capire che nulla è più prezioso per l’uomo di un’amicizia vera. Le difficoltà della vita non soltanto rivelano quanto l’avversa fortuna sia effimera e di breve durata, ma si dimostrano perfino utili per individuare e mantenere gli autentici rapporti tra gli uomini”. Ai detenuti di Lanciano il Papa aveva riservato un saluto speciale: “Auspico che quest'incontro spinga ciascuno a riaffermare la propria fervida adesione agli insegnamenti del Vangelo”. A nome dei detenuti, uno degli accompagnatori donò al Papa un berretto verde con lo stemma di un gruppo di volontariato. Benedetto XVI subito lo indossò con un grande sorriso.

Dal Papa anche i detenuti di Monza che hanno donato a Benedetto XVI nel giugno del 2009 una "tenda della parola" realizzata nella falegnameria della casa circondariale di via Sanquirico. Si tratta di un porta Bibbia di quelli che da alcuni anni i reclusi della struttura brianzola realizzano nella falegnameria interna alle mura di via Sanquirico. Per Papa Ratzinger ne hanno realizzato uno speciale, in rovere bianco, con impressi la stella di Davide e lo stemma del Pontefice. Il modello, comunque, rimane simile a quelli prodotti per la casa editrice San Paolo che ha commissionato proprio al laboratorio gestito dalla cooperativa sociale 2000 le "tende" vendute nelle librerie del gruppo editoriale. In tutto dalla casa circondariale ne sono uscite un paio di migliaia. Grazie proprio alla San Paolo e all’ideatore della "tenda della parola" don Marco Valentini, del porta Bibbia usato nelle chiese come nelle case si era parlato nel Sinodo dei vescovi nell'ottobre 2008. E da qui era nata l’idea di far conoscere anche al Papa il lavoro dei reclusi, donandogli un modello prodotto in carcere.
E nell’aprile del 2010 il Papa ha scritto un messaggio ai detenuti maltesi durante il viaggio nell'isola del Mediterraneo. Nella Lettera inviata in risposta ad un loro messaggio in occasione del suo viaggio apostolico nell’isola, il Papa espresse il suo “più profondo apprezzamento” per i sentimenti espressi nel messaggio e ringrazia di cuore i detenuti che gli assicurano il sostegno delle loro preghiere. I detenuti si dicono in qualche modo confortati dal fatto che il primo evangelizzatore dell’Isola sia stato San Paolo, giunto a Malta come prigioniero e dunque condividendo la loro condizione. E Benedetto XVI sottolineò come San Paolo “benché prigioniero, ebbe la libertà interiore di ‘rallegrarsi nel Signore’ , persuaso che ‘né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo, nostro Signore”. Il Papa concluse la sua Lettera dicendosi vicino a quanti sono in carcere e invocando su di loro la sua benedizione “pegno di forza e pace nel Signore”.
Il 4 luglio del 2010 altro incontro con il mondo delle carceri a Sulmona (foto). "Sono felice di essere con voi. Avrei voluto incontrarvi tutti", perciò "portate il mio saluto" agli altri detenuti. "Vi sono sempre vicino e prego affinché il Signore vi aiuti in questo cammino non facile: vi porterò nel mio cuore e di cuore vi auguro che possiate trovare la via per dare un contributo alla società, secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato. Nella mia preghiera siete sempre presenti". Con parole improvvisate, lontano da microfoni e telecamere, Benedetto XVI ha salutato così una delegazione della casa circondariale di Sulmona, durante la visita pastorale alla città, in occasione dell'anno giubilare voluto dai vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise per l'ottavo centenario della nascita di San Pietro Celestino. Un breve saluto, non previsto dal programma, richiesto dal cappellano, il marista Franco Messori, mentre nella casa sacerdotale attigua al vescovado presentava al Pontefice il direttore dell'istituto Sergio Romice, alcuni agenti di custodia e cinque rappresentanti, il più giovane era Catalin, ha poco più di trent'anni e viene dalla Romania, dei 420 detenuti e internati che affollano la struttura. "Ho chiesto al Papa - ha confidato il cappellano - una parola di luce e di speranza, perché incontrando questi cinque uomini il suo messaggio giunga a tutti i detenuti abruzzesi e delle altre case circondariali d'Italia". Padre Messori non condivide la definizione di "carcere dei suicidi" data dai media alla struttura detentiva sulmonese, ma evidenzia la necessità di maggiori fondi per l'istruzione e il lavoro. "Senza queste due cose - spiega - non ci sono possibilità di reinserimento". Anche per questo all'incontro privato con Benedetto XVI, durato una decina di minuti, ha partecipato anche la responsabile dei programmi educativi.


Angela Ambrogetti, Korazym.org

Il Papa nomina vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla, ausiliare di Milano. Inizia il ricambio ai vertici della curia del capoluogo lombardo

Novara ha un nuovo vescovo e per la seconda volta il Papa decide di inviare sulla cattedra di San Gaudenzio un ausiliare di Milano. Questa mattina la Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato la nomina di Franco Giulio Brambilla (nella foto con Benedetto XVI) quale successore di Renato Corti, vescovo di Novara dal dicembre 1990. Mons. Franco Giulio Brambilla, teologo, è stato fino ad oggi vicario episcopale per la cultura nella diocesi di Milano e preside della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Nato il 30 giugno 1942 a Missaglia, in Brianza, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Milano nel 1975 dal cardinale Giovanni Colombo. Si è laureato alla Pontificia Università Gregoriana nel 1985 con una tesi sulla cristologia di Schillebeeckx. Ha insegnato teologia per molti anni, prima al seminario di Seveso e poi a Venegono, è stato relatore al Convegno della Chiesa italiana di Verona nell’ottobre 2006 e ha collaborato a lungo con il cardinale Camillo Ruini per la stesura di testi e documenti. Nel 2007 Benedetto XVI l’ha nominato vescovo ausiliare di Milano ed è stato consacrato dal card. Dionigi Tettamanzi. Anche il predecessore di Brambilla sulla cattedra di Novara, mons. Renato Corti, arrivava da Milano. Originario del comasco, prete dal 1959, Corti era diventato vescovo ausiliare dell’arcivescovo Carlo Maria Martini nella primavera del 1981. Figura di spicco dell’episcopato italiano, ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Cei oltre ad essere consultore e membro di importanti congregazioni vaticane. L’avvicendamento a Novara avviene perché mons. Corti ha compiuto nel marzo scorso 75 anni, l’età delle dimissioni che devono essere presentate al Papa, e ha fatto sapere di non desiderare proroghe. Come sarà l’episcopato del nuovo vescovo Brambilla? Non è facile fare previsioni. Anche se può essere illuminante un passaggio di una sua lezione tenuta nell’ambito del recente Congresso Eucaristico nazionale di Ancona. "Forse volete andarvene anche voi? Così dice Gesù a questa Chiesa che non si lascia più bruciare dal roveto ardente della sua Pasqua, che baratta i poveri con la cura del corpo del Signore, o si nasconde dietro gli orpelli luccicanti di una celebrazione eucaristica trionfante per non riconoscere gli ultimi che bussano alla nostra porta". "Forse, volete andarvene anche voi? – ripetè mons. Brambilla riecheggiando le parole di Gesù - Sì, Signore, così tu smascheri la nostra vita spirituale scialba ed esangue, il nostro fare indaffarato e vuoto, il nostro agire senza misericordia e magnanimità, la nostra comunione tiepida e psichica, la nostra passione civile timida e incerta, la nostra carità ostentata e talvolta interessata, la nostra missione senza slancio e speranza. E, su tutto, i nostri linguaggi ecclesiali che non edificano vita, ma spargono scoramento e sfiducia. Forse, volete andarvene anche voi? Gesù ci sfida a leggere il nostro tempo, a non tirarci indietro di fronte ai mutamenti sociali e culturali, a non avere una fede timida e impaurita, a non pensare che la nostra epoca sia più grama di quando i cristiani sono stati gettati nel mondo romano, germanico, nella scoperta del mondo nuovo, nella prova drammatica della rivoluzione francese, nel tempo tragico delle ideologie totalitarie". Quella di oggi è la prima nomina episcopale di un ambrosiano dopo l’arrivo nella grande diocesi lombarda del card. Angelo Scola. La promozione a una sede importante, confinante con l’arcidiocesi di Milano e legata da vincoli molto forti che risalgono alla stessa figura del patrono milanese San Carlo Borromeo, segna anche l’avvio del ricambio ai vertici della curia del capoluogo lombardo. Il nuovo arcivescovo di Milano, Angelo Scola, arrivando in diocesi aveva annunciato che avrebbe comunicato nuove nomine, incarichi e trasferimenti nella curia ambrosiana a Pasqua del 2012, dopo essersi preso il tempo necessario per conoscere la nuova realtà, e facendo così in modo che i nuovi incaricati potessero affiancarsi per qualche tempo ai predecessori.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

RINUNCE E NOMINE

La possibile agenda dei viaggi di Benedetto XVI nel 2012: oltre a Messico e Cuba, il Papa potrebbe recarsi l'anno prossimo in Libano e in Ucraina

Anche se in maniera del tutto ufficiosa si stanno delineando gli impegni internazionali di Papa Benedetto XVI per il 2012. I viaggi all’estero potrebbero essere tre: Messico e Cuba, Libano ed Ucraina. Oltre alla trasferta nei due Paesi dell'America Latina, altro viaggio quello in Libano, preannunciato sempre dai media in particolare dal quotidiano libanese al-Safir che ha citato fonti della Chiesa maronita locale, secondo cui sono in corso contatti tra il Vaticano e il Patriarcato maronita per organizzare questo evento. Secondo le fonti, l’eventuale viaggio del Papa avrà l’obiettivo nell’ambito di una nuova strategia vaticana di ribadire la necessità di proteggere i cristiani del Libano e di tutto il Medio Oriente in un contesto politico sempre più turbolento. Benedetto XVI potrebbe anche firmare e consegnare nel Paese l'Esortazione Apostolica post-sinodale dell'Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, svoltosi in Vaticano nell'ottobre 2010. E lunedì 28 novembre potrebbe arrivare l’invito ufficiale dal primo ministro libanese Najib Mikati che sarà ricevuto in udienza da Benedetto XVI. Altro viaggio atteso quello in Ucraina che potrebbe svolgersi in autunno. E quest’anno sarà proprio l’Ucraina ha donare l’ albero di Natale per Piazza San Pietro e gli alberi più piccoli per l’appartamento del Papa e per la Curia. L’appuntamento è per l’accensione ufficiale il 16 dicembre alle 16.30 con canti e specialità della nazione. Le differenti Chiese Cattoliche di Ucraina hanno piena comunione con il Papa di Roma e l’una con l’altra. I loro contesti storici, tuttavia, e le loro tradizioni teologiche e liturgiche sono significativamente diversi. Queste Chiese Cattoliche sono Chiese sui iuris, sono in piena e visibile comunione con la Sede Apostolica Romana, ma hanno strutture eparchiali (diocesane), vita liturgica, ordinamento canonico, particolarità storiche e culturali diverse. A ricevere il Papa a Leopoli sarebbe l’arcivescovo Mieczysław Mokrzycki, presidente della Conferenza Episcopale locale, più conoscito per anni come don Mietek, segretario di Giovanni Paolo II , e per qualche tempo anche di Benedetto XVI.

Angela Ambrogetti, Il Portone di Bronzo

Esposizione in Vaticano con una panoramica sull’opera dell’architetto Gaudì della Sagrada Família, un omaggio al Papa a un anno dalla consacrazione

Più di cinquemila persone hanno gremito lo scorso 6 novembre le bellissime navate della basilica della Sagrada Família di Barcellona per commemorare con una celebrazione eucaristica il primo anniversario della sua solenne dedicazione, presieduta da Benedetto XVI il 7 novembre 2010. In quel momento culminante della cerimonia, dopo aver ascoltato la lettura della lettera del Papa rivolta al cardinale-arcivescovo nel suo giubileo sacerdotale e il messaggio del cardinale segretario di Stato, a nome del Pontefice, a tutta la comunità diocesana, i partecipanti hanno visto apparire sugli schermi televisivi installati in tutta la Basilica la figura di Benedetto XVI. E hanno potuto ascoltare dalle sue labbra le parole che aveva pronunciato quella mattina stessa durante la recita dell’Angelus. Il Papa aveva detto: "Ricordo che un anno fa, a Barcellona, ho avuto la gioia di dedicare la basilica della Sagrada Família, ammirevole sintesi di tecnica, bellezza e fede, ideata dal servo di Dio Antoni Gaudí, geniale architetto". La comunità riunita quel pomeriggio nella Sagrada Família ha accolto il messaggio e le parole del Papa con un lungo applauso. In quel momento tutti abbiamo potuto rivivere il clima gioioso di quell’altra domenica, il 7 novembre 2010, quando Benedetto XVI era fra noi per dedicare il tempio della Sagrada Família, al quale ha concesso il titolo di Basilica minore con la bolla "Templum Dei et Christifidelium communitatis", datata e suggellata con l’Anello del Pescatore quello stesso giorno nella città di Barcellona. Nell’ascoltare le parole del Papa, mi sono ritornate in mente quelle che aveva pronunciato nella sede dell’arcivescovado di Barcellona, all’ora di pranzo, nel giorno della dedicazione della Basilica: "Della celebrazione di questa mattina conserverò un ricordo indelebile". Ė stata per noi una grande emozione sentirci dire nuovamente che la sua giornata barcellonese aveva suscitato grande gioia nel suo cuore di padre. Anche noi conserviamo un ricordo commosso e grato della visita del Papa a Barcellona, quel 6 e 7 novembre. Ci siamo sentiti, allora come adesso, profondamente amati dal Papa e chiamati a rivitalizzare la nostra fede cattolica e a stringere i vincoli di comunione con il successore di Pietro. Sono i fatti e i sentimenti che desideriamo esprimere con l’iniziativa della mostra "Gaudí e la Sagrada Família a Barcellona. Arte. Scienza e spiritualità" che si inaugurerà il 24 novembre nel Braccio di Carlo Magno, accanto a piazza San Pietro, e che si potrà visitare fino al 15 gennaio del prossimo anno. Grande è stata la nostra gioia nel poter portare nella Città Eterna l’opera di un architetto geniale e di un cristiano esemplare, il cui processo di beatificazione è già stato avviato. Antoni Gaudí, il creatore della Basilica della Sagrada Família, è un catalano ogni giorno sempre più universale. Questa mostra a Roma vuole essere soprattutto un atto di ringraziamento al Papa per i motivi appena esposti e anche al Pontificio Consiglio della Cultura e al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, per l’interesse e la sensibilità dimostrati verso la basilica della Sagrada Família e verso la figura del suo geniale architetto, senza dimenticare le due iniziative promosse da questi dicasteri che si terranno il prossimo anno a Barcellona: la sessione del "Cortile dei gentili" e simultaneamente la realizzazione della "Missione Metropolis" a Barcellona e in altre undici grandi città europee. La mostra è suddivisa in cinque sezioni al fine di inquadrare dal punto di vista storico e artistico la figura di Gaudí e la sua opera. La prima sezione presenta così la vita e l’opera dell’architetto e il processo edilizio seguito nella basilica fin dal suo inizio, nel 1882. La seconda sezione propone uno sguardo d’insieme sulle opere di Gaudí: per comprendere il tempio della Sagrada Família bisogna infatti conoscere anche gli altri edifici ideati da questo architetto; in essi ritroviamo gli elementi formali, cromatici e simbolici applicati in seguito alla sua opera emblematica. Un’altra sezione sarà quella dedicata a scienza e tecnologia. Gaudí è molto più che l’autore di forme originali ed esuberanti. La sua architettura ha un fondamento razionale e i suoi calcoli una base scientifica. Si è potuto constatare tutto ciò con l’aiuto dell’informatica. Nella sezione dedicata alla spiritualità si mette invece in evidenza il fatto che tutti gli elementi architettonici e ornamentali presenti nella basilica della Sagrada Família, al di là della loro funzionalità, fanno riferimento al messaggio cristiano. La mostra terminerà con una proiezione audiovisiva che racchiude i momenti più significativi della cerimonia di dedicazione del tempio da parte di Benedetto XVI, e ripercorre l’architettura interna ed esterna della Basilica. L’arcidiocesi di Barcellona e la Catalogna sono orgogliose di poter presentare a Roma una parte importante della loro cultura millenaria fondata sulle loro radici cristiane e che reca frutti di arte e di spiritualità, Benedetto XVI, nell’omelia della dedicazione della Basilica, si è chiesto: "Cosa significa dedicare questa chiesa?". E ha risposto: "Nel cuore del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un umile e gioioso atto di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte. Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime". La presenza della Basilica al centro della nostra città di Barcellona, visibile da ogni suo punto, ha un significato profondo e benefico in un’epoca in cui l’uomo pretende di edificare la propria vita voltando le spalle a Dio, come se Dio non esistesse. È la presenza della trascendenza in mezzo alla vita secolare della città. Per questo il Papa, in quella omelia, ci ha detto che Gaudí "aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa". Gaudí per la sua arte cercava ispirazione in Oriente e soprattutto in Grecia ed era un grande ammiratore della cultura mediterranea, soprattutto della sua luce. Per questo crediamo che una rinnovata comprensione della sua opera accomuni tutti noi popoli delle rive del Mediterraneo. Speriamo che questa mostra riesca a trasmettere nel cuore della cattolicità un messaggio in cui si uniscono arte, scienza e spiritualità, a partire da quei tre libri dei quali, come ci ha magistralmente ricordato il Papa a Barcellona, Gaudí "si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia". Gaudí diceva che nel tempio della Sagrada Família tutto è provvidenziale. Oggi, di fronte all’urgenza dell’evangelizzazione, a Barcellona disponiamo di un monumento religioso bellissimo, originalissimo e ricchissimo di simbologia biblica, ecclesiologia, catechetica e liturgica, che costituisce un eccellente strumento per evangelizzare gli uomini e le donne del nostro tempo.

Lluís Martínez Sistach, cardinale arcivescovo di Barcellona, L'Osservatore Romano

A colloquio con il curatore della mostra "Gaudí e la Sagrada Família de Barcelona.Arte,scienza e spiitualità" al Braccio di Carlo Magno in Vaticano: radici matematiche di un genio

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA "GAUDÍ E LA SAGRADA FAMÍLIA DE BARCELONA. ARTE, SCIENZA E SPIRITUALITÀ" (CITTÀ DEL VATICANO, 24 NOVEMBRE 2011 - 15 GENNAIO 2012)