giovedì 24 novembre 2011

Mons. Charles Brown, per dieci anni collaboratore del card. Ratzinger, sarà il nuovo nunzio apostolico in Irlanda. Tutti i fronti su cui dovrà agire

Sarà un “outsider” il nuovo nunzio apostolico della Santa Sede in Irlanda. Mons. Charles Brown (foto), questo il suo nome, non appartiene al Corpo diplomatico d’Oltretevere, è americano di New York, ma può contare su radici irlandesi, e dal 1994 è addetto di segreteria alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Circostanza che gli ha permesso di lavorare per dieci anni al fianco del card. Joseph Ratzinger. Ha studiato all’Università di Notre Dame, dove si è laureato in Storia. Ha conseguito titoli nelle università di Oxford, Toronto e al Pontificio ateneo di Sant’Anselmo a Roma. Viene descritto come un abile comunicatore, pur non avendo un particolare feeling con i media. La scelta del Vaticano è piuttosto inusuale. A favore del sacerdote, atteso da una delicata missione di ricucitura con il governo e di gestione dell’episcopato, pare abbia giocato l’appartenenza linguistica e l’età relativamente giovane (52 anni), requisiti difficili da trovare nell’attuale composizione della diplomazia d’Oltretevere. C’è chi sostiene che mons. Brown sarà avvantaggiato nell’affrontare le vicende di abusi sessuali, materia che in Vaticano è di competenza della Congregazione in cui presta servizio. La nomina, secondo quanto riporta Irish Times, avrebbe ricevuto il placet del governo di Dublino lo scorso martedì. Il Vaticano non ha ancora ufficializzato l’incarico, ma la cosa avrà tempi brevi. Mons. Brown dovrà agire sul fronte dei rapporti col governo, che si sono incrinati negli ultimi mesi, dopo le accuse di Dublino nei confronti della Chiesa Cattolica di aver ostacolato le indagini sulla diocesi di Cloyne. La situazione ha toccato i minimi storici con il richiamo del nunzio, mons. Giuseppe Leanza, e la sua successiva destinazione in Repubblica Ceca, e la chiusura dell’ambasciata di Irlanda presso la Santa Sede, che pur avallata da motivi di bilancio interni, è avvenuta con tempi e modi ambigui. C’è poi un fronte interno, riguardante i rapporti con l’episcopato. Attualmente sono sette su 26 le diocesi senza vescovo, dopo le dimissioni di alcuni presuli coinvolti nelle inchieste sugli abusi, anche se le sollecitazioni provenienti da Oltretevere devono ancora ottenere alcune rinunce. A questo quadro si aggiunge il progetto di accorpamento di alcune diocesi, il cui numero è considerato sproporzionato rispetto alla popolazione di 4,6 milioni. Sono attese a breve indicazioni del Vaticano alla Chiesa irlandese per continuare nel cammino di “rinnovamento” dopo la conclusione della prima fase della Visita apostolica, svoltasi da novembre 2010 ad aprile 2011. Una nota del Vaticano del giugno scorso annunciava per gli inizi del 2012 “una sintesi complessiva con i risultati e le prospettive evidenziate dalla visita, in vista anche della missione a livello nazionale” annunciata dal Papa nella Lettera ai cattolici d’Irlanda del 19 marzo 2010. Entro maggio 2012, inoltre, ogni Conferenza Episcopale è invitata a inviare al Vaticano le Linee guida per il trattamento dei casi di abuso su minori commessi da sacerdoti.

Marinella Bandini, Korazym.org