sabato 21 gennaio 2012

Padre Lombardi: la sete spirituale del nostro tempo invoca una risposta comune credibile ed efficace di tutti i cristiani, nonostante le difficoltà

"Il tema della Nuova Evangelizzazione che ci accompagna verso il Sinodo dei vescovi del prossimo autunno è intrinsecamente ecumenico, e l’Anno della fede annunciato dal Papa avrà una dimensione ecumenica anche a livello universale". Lo afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, commentando, nell'editoriale per il settimanale "Octava Dies" del Centro Televisivo Vaticano, la catechesi di mercoledì scorso di Benedetto XVI sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che lo stesso Pontefice concluderà il 25 gennaio con i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Altre celebrazioni ecumeniche, precisa padre Lombardi, si terranno nell’Anno della fede "come ha spiegato una recente Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricordando come 'l’unità di tutti i cristiani è uno dei principali intenti del Concilio Vaticano II, di' cui ricorre il cinquantenario". "La sete spirituale del nostro tempo invoca una risposta comune credibile ed efficace, nonostante le difficoltà", spiega padre Lombardi nel suo intervento ricordando che "il Papa, parlando a una delegazione finlandese, ha osservato che 'di recente le questioni etiche sono diventate uno dei punti di divergenza tra i cristiani', ma che 'un accordo profondo tra i cristiani sulle questioni antropologiche può aiutare la società e i politici a prendere decisioni sagge e giuste riguardo a importanti temi nelle sfere della vita umana, della famiglia e della sessualità'". Insomma, osserva il portavoce vaticano, "unità per la comunione nella fede, unità per il servizio del cammino dell’umanità".

Vatican Insider

Padre Lombardi sull'unità dei cristiani: la sete di Dio obbliga a una comune risposta efficace e credibile

Il Papa: il vero diritto inseparabile dalla giustizia. La maturità cristiana conduce ad amare la legge, a volerla comprendere ed applicare con fedeltà

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i prelati uditori, gli officiali e gli avvocati del Tribunale della Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario. Il diritto canonico, ha esordito il Papa, trova nelle verità di fede il suo fondamento e il suo stesso senso. E l’interpretazione “è strettamente legata alla concezione stessa della legge della Chiesa”. Il Pontefice ha sottolineato che ''l'ermeneutica del diritto canonico è strettamente legata alla concezione stessa della legge della Chiesa. Qualora si tendesse a identificare il diritto canonico con il sistema delle leggi canoniche, la conoscenza di ciò che è giuridico nella Chiesa consisterebbe essenzialmente nel comprendere ciò che stabiliscono i testi legali". Per il Papa "risulta evidente l'impoverimento che questa concezione comporterebbe: con l'oblio pratico del diritto naturale e del diritto divino positivo, come pure del rapporto vitale di ogni diritto con la comunione e la missione della Chiesa, il lavoro dell'interprete viene privato del contatto vitale con la realtà ecclesiale". ''Negli ultimi tempi - ha aggiunto il Papa - alcune correnti di pensiero hanno messo in guardia contro l'eccessivo attaccamento alle leggi della Chiesa, a cominciare dai Codici, giudicandolo, per l'appunto, una manifestazione di legalismo. Di conseguenza, sono state proposte delle vie ermeneutiche che consentono un approccio più consono con le basi teologiche e gli intenti anche pastorali della norma canonica, portando ad una creatività giuridica in cui la singola situazione diventerebbe fattore decisivo per accertare l'autentico significato del precetto legale nel caso concreto. La misericordia, l'equità, l''oikonomia' così cara alla tradizione orientale, sono alcuni dei concetti a cui si ricorre in tale operazione interpretativa. Conviene notare subito che questa impostazione non supera il positivismo che denuncia, limitandosi a sostituirlo con un altro in cui l'opera interpretativa umana assurge a protagonista nello stabilire ciò che è giuridico''. Benedetto XVI ha osservato anche che ''manca il senso di un diritto oggettivo da cercare, poichè esso resta in balìa di considerazioni che pretendono di essere teologiche o pastorali, ma alla fine sono esposte al rischio dell'arbitrarietà. In tal modo l'ermeneutica legale viene svuotata: in fondo non interessa comprendere la disposizione della legge, dal momento che essa può essere dinamicamente adattata a qualunque soluzione, anche opposta alla sua lettera. Certamente vi è in questo caso un riferimento ai fenomeni vitali, di cui però non si coglie l'intrinseca dimensione giuridica''. “Esiste un'altra via – ha ribadito - in cui la comprensione adeguata della legge canonica apre la strada a un lavoro interpretativo che s'inserisce nella ricerca della verità sul diritto e sulla giustizia nella Chiesa”. "Il vero diritto è inseparabile dalla giustizia. Il principio - ha spiegato il Papa - vale ovviamente anche per la legge canonica, nel senso che essa non puo' essere rinchiusa in un sistema normativo meramente umano, ma deve essere collegata a un ordine giusto della Chiesa, in cui vige una legge superiore. In quest'ottica la legge positiva umana perde il primato che le si vorrebbe attribuire, giacché il diritto non si identifica più semplicemente con essa; in ciò, tuttavia, la legge umana viene valorizzata in quanto espressione di giustizia, anzitutto per quanto essa dichiara come diritto divino, ma anche per quello che essa introduce come legittima determinazione di diritto umano". Per rispondere poi alla “domanda cruciale” su quel che è giusto in ciascun caso “occorre sempre guardare alla realtà che viene disciplinata, e ciò non solo quando la legge sia prevalentemente dichiarativa del diritto divino, ma anche quando introduca costitutivamente delle regole umane”. In tale prospettiva realistica, “l'interpretazione della legge canonica deve avvenire nella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambientale: è un richiamo allo stesso humus della legge canonica e delle realtà da essa regolate. Il 'sentire cum Ecclesia' ha senso anche nella disciplina, a motivo dei fondamenti dottrinali che sono sempre presenti e operanti nelle norme legali della Chiesa”. "La maturità cristiana – ha proseguito - conduce ad amare sempre più la legge e a volerla comprendere ed applicare con fedeltà". "Questi atteggiamenti di fondo si applicano a tutte le categorie di interpretazione: dalla ricerca scientifica sul diritto canonico, al lavoro degli operatori giuridici in sede giudiziaria o amministrativa, fino alla ricerca quotidiana delle soluzioni giuste nella vita dei fedeli e delle comunità". Secondo Benedetto XVI "occorre spirito di docilità per accogliere le leggi, cercando di studiare con onestà e dedizione la tradizione giuridica della Chiesa per potersi identificare con essa e anche con le disposizioni legali emanate dai Pastori, specialmente le leggi pontificie nonché il magistero su questioni canoniche, il quale è di per sé vincolante in ciò che insegna sul diritto". "Riflessioni – ha spiegato – che acquistano una peculiare rilevanza nell'ambito delle leggi riguardanti l’atto costitutivo del matrimonio, la sua consumazione e la ricezione dell’Ordine sacro, e di quelle attinenti ai rispettivi processi". "Qui la sintonia con il vero senso della legge della Chiesa diventa una questione di ampia e profonda incidenza pratica nella vita delle persone e delle comunità e richiede una speciale attenzione". "Vanno anche applicati - ha affermato il Pontefice - tutti i mezzi giuridicamente vincolanti che tendono ad assicurare quell'unità nell'interpretazione e nell'applicazione delle leggi che è richiesta dalla giustizia: il magistero pontificio specificamente concernente questo campo, contenuto soprattutto nei discorsi alla Rota Romana; la giurisprudenza della stessa Rota Romana, le norme e le dichiarazioni emanate da altri dicasteri della Curia romana". Quindi l’esortazione del Papa “all’unità ermeneutica” che “non mortifica in alcun modo le funzioni dei tribunali locali, chiamati a confrontarsi per primi con le complesse situazioni reali che si danno in ogni contesto culturale”. “Ciascuno di essi infatti – ha concluso - è tenuto a procedere con un senso di vera riverenza nei riguardi della verità sul diritto, cercando di praticare esemplarmente, nell’applicazione degli istituti giudiziali e amministrativi, la comunione nella disciplina, quale aspetto essenziale dell'unità della Chiesa”.

Radio Vaticana, Asca, AsiaNews

UDIENZA AL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO - il testo integrale del discorso del Papa

Nella memoria di Sant'Agnese presentati al Papa gli agnelli benedetti la cui lana servirà per la tessitura dei sacri pallii dei metropoliti

Un gesto rituale e antico, nella Cappella Urbano VIII del Palazzo Apostolico, ha caratterizzato nella tarda mattinata di oggi gli impegni di Benedetto XVI. Dopo l’udienza al Tribunale della Rota Romana, sono stati presentati al Papa, come ogni 21 gennaio, memoria liturgica di Sant’Agnese, due agnelli benedetti stamani nella omonima Basilica in Via Nomentana, e la cui lana servirà per la tessitura dei sacri pallii. Si tratta delle stole di lana bianca, ornate di sei croci nere, custodite in un’urna presso la Confessione di San Pietro e imposte dal Pontefice ogni anno, il 29 giugno, ai nuovi arcivescovi metropoliti, durante la Messa solenne dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Gli agnelli sono tradizionalmente allevati dalle religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna e vengono offerti al Papa dai Canonici Regolari Lateranensi nella memoria liturgica di Sant’Agnese, la martire romana che nell’iconografia tradizionale è spesso raffigurata con un agnello.

Radio Vaticana

PRESENTAZIONE DEGLI AGNELLI BENEDETTI NELLA FESTA LITURGICA DI SANT’AGNESE

'Ireland Stand Up', un gruppo di laici cattolici irlandesi chiede la riapertura dell'Ambasciata vaticana e di invitare Benedetto XVI nel Paese

Il governo irlandese è sottoposto alle sempre più pressanti richieste di un ampio gruppo di laici cattolici, sostenuto da membri di diversi partiti politici, finalizzate alla riapertura dell’Ambasciata della Santa Sede. Il 18 gennaio, oltre cento membri del gruppo, noto con il nome di "Ireland Stand Up", si sono incontrati per cinque ore con un terzo dei membri del Parlamento irlandese. Hanno partecipato alla riunione 50 su 166 membri della Camera bassa del Parlamento (il Dail) e 25 dei 60 membri della Camera alta (il Seanad). Particolarmente significativa è stata la presenza del sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri (Department of Foreign Affairs, DFA), Lucinda Creighton, insieme ad alcuni rappresentanti del Taoiseach (Primo Ministro) e ad altri ministri, nonché del nuovo ambasciatore irlandese della Santa Sede, David Cooney, che riveste anche il ruolo di segretario generale del DFA. Secondo i commentatori politici, la presenza di queste figure dimostra chiaramente la serietà con la quale il governo di coalizione sta prendendo in considerazione questa campagna. Il 3 novembre 2011, il governo di Dublino ha annunciato la decisione di chiudere l’Ambasciata della Santa Sede nominando un ambasciatore non residente come rappresentante diplomatico, per la prima volta in 81 anni. Il governo ha dichiarato di aver preso quest’iniziativa ‘per ragioni economiche’; tuttavia, è opinione di molti che i motivi di questa decisione siano più inerenti alla sfera politica che a quella economica. Poco dopo, alcuni laici cattolici hanno dato vita al gruppo "Ireland Stand Up" per promuovere la riapertura dell’ambasciata. Mary E. Fitzgibbon, portavoce del Gruppo, afferma che la campagna è stata ispirata dalla reazione di una madre dublinese, offesa dalla chiusura dell’ambasciata. Il gruppo si avvale dei social media e di altri mezzi di comunicazione per esortare la popolazione nazionale a scrivere al Governo, chiedendogli di ritornare sui propri passi, riaprire l’ambasciata e invitare Papa Benedetto XVI al Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà nel mese di giugno a Dublino. Stando a quanto affermato dal gruppo, più di 15.000 persone hanno già fatto sentire la loro voce. Durante l’incontro di Dublino, che ha suscitato il grande interesse della stampa irlandese, la Fitzgibbon ha ripercorso la storia del rapporto fra Irlanda e Santa Sede a partire dal 432, anno in cui Papa Celestino I inviò San Patrizio in Irlanda, fino alla costituzione dello Stato irlandese e all'instaurazione di relazioni diplomatiche nel 1929. “Non crediamo che sia stata una decisione di natura economica”, ha aggiunto. Significativamente, Colm Keaveney, parlamentare del Partito Laburista, membro della coalizione di governo, si è dichiarato d’accordo. “Personalmente, ritengo che il governo sia in grado di sostenere questa spesa”, ha affermato. Un altro parlamentare, Brian O’Domnhaill, membro del principale partito dell’opposizione, Fianna Fail, si è chiesto perché il governo abbia deciso di chiudere proprio l’Ambasciata della Santa Sede e non quella del Malawi. Il sottosegretario Lucinda Creighton ha risposto per conto del governo che la presenza diplomatica dell'Irlanda presso la Santa Sede “è davvero importante, non solo per i cattolici irlandesi, ma anche con riferimento alla strategia del Ministero degli Affari Esteri”. “La nostra condotta in materia di politica estera è perfettamente in linea col programma del Vaticano. Operiamo a livello internazionale, in particolar modo in Africa, a favore dei diritti umani, della lotta contro la fame, a sostegno della libertà in ogni sua forma. Portiamo avanti la nostra missione in perfetto accordo col Vaticano”, ha dichiarato, così come riportato in un articolo pubblicato su The Irish Examiner. “Parlando di affari esteri in senso stretto”, ha proseguito, “trovo davvero auspicabile un ulteriore consolidamento dei nostri rapporti col Vaticano. Naturalmente questo non è possibile al momento, ma provvederemo senz’altro a tempo debito”. Quando i tempi saranno maturi, ha aggiunto, “sarò sicuramente la prima a impegnarmi perché ciò avvenga”. In un suo intervento trasmesso dalla rete televisiva irlandese RTE, la Fitzgibbon ha espresso soddisfazione per i risultati dell’incontro a nome di tutti coloro che stanno partecipando alla campagna. “Ho l’impressione che stiano prendendo la questione davvero a cuore. Si sono dimostrati tutti estremamente aperti al dialogo”, ha affermato. La portavoce ha inoltre rivelato che i parlamentari hanno invitato il Gruppo a parlare dinanzi alla Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento irlandese.

Gerard O’Connell, Vatican Insider

irelandstandup.org

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (3). Il Papa: la preghiera 'slancio supplementare' di fede, di carità e di speranza per la ricerca

"'Pregate continuamente'. Gli altri ammonimenti perderebbero infatti forza e coerenza, se non fossero sostenuti dalla preghiera. L’unità con Dio e con gli altri si costruisce innanzitutto mediante una vita di preghiera, nella costante ricerca della 'volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi' (cfr 1 Ts 5,18). L’invito rivolto da San Paolo ai Tessalonicesi è sempre attuale. Davanti alle debolezze ed ai peccati che impediscono ancora la piena comunione dei cristiani, ognuna di queste esortazioni ha mantenuto la sua pertinenza, ma ciò è particolarmente vero per l’imperativo 'pregate continuamente'. Che cosa diventerebbe il movimento ecumenico senza la preghiera personale o comune, affinché 'tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te' (Gv 17,21)? Dove trovare lo 'slancio supplementare' di fede, di carità e di speranza di cui ha oggi un particolare bisogno la nostra ricerca dell’unità? Il nostro desiderio di unità non dovrebbe limitarsi ad occasioni sporadiche, ma divenire parte integrante di tutta la nostra vita di preghiera".

25 gennaio 2008