giovedì 21 febbraio 2013

Esercizi spirituali. Card. Ravasi: l'albero che ci permette di essere ricchi di frutti è l’albero della Croce. E il Sapiente che è lì e che ci alimenta è Cristo. Con il battesimo, con le acque del ruscello del Battesimo siamo partecipi di quella Sapienza e di quella Croce

La sapienza è un grande dono dello Spirito Santo, la bellezza una “feritoia” sul trascendente. Queste le vie verso l’Assoluto, indicate dal card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nella meditazione di questa sera durante gli Esercizi spirituali in Vaticano alla presenza del Papa e della Curia. Dopo le meditazioni dedicate alle ‘notti’ del peccato e dell’assenza di Dio, il cardinale si è soffermato sulla ‘luce dell’alba’, illuminata dal “sapore della felicità”, attraverso l’analisi di due parole importanti per la teologia e per la filosofia: sapienza e bellezza. Il cuore della sapienza, da non identificare semplicemente con l’intelligenza ma con un’autentica “densità di umanità”, è la ricerca che porta a dare senso alla vita: “Il verbo ‘sápere’ in latino ha come primo significato avere sapore. Ed è tardo, successivo, il significato di sapere. E’ avere gusto. Per questo motivo, lo stolto si dice anche insipiente e, per certi versi, anche insipido, perché il vero sapiente è colui che dà senso alla vita”. Tante volte siamo avvolti da un’insipienza che diventa semplicemente stupidità, volgarità. Anche il mondo della comunicazione di massa – ha detto il cardinale Ravasi - spesso predilige, come in questi giorni, la pula al grano, il ‘chiacchiericcio’ alla verità. Il sapiente, invece, trova la sua gioia nella legge del Signore. E’ come “un albero piantato lungo un ruscello che dà frutto”: “Questo albero, che ci permette di essere ricchi di frutti, è l’albero della Croce. E il Sapiente che è lì e che ci alimenta è Cristo. Per cui, noi con il battesimo, con le acque del ruscello del Battesimo - idealmente - siamo partecipi di quella Sapienza e di quella Croce”. L’altra via indicata dal cardinale Ravasi è quella della bellezza, declinata nelle sue forme più alte. I salmi, in particolare, sono poesia, canto e musica e seguono la via della bellezza per pregare e per parlare di Dio. Ma questa via - ha affermato - porta anche inquietudine. La bellezza non lascia indifferenti. La ferita inferta dall’arte all’umanità è una “feritoia” aperta sull’assoluto, sul trascendente, come ricordato con queste parole, nel 2002, dall’allora card. Joseph Ratzinger: “La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al suo destino ultimo”.

Radio Vaticana

Lombardi: non stiamo a correre dietro a tutte le illazioni, le fantasie, le opinioni che vengono espresse dai media sulla fuga di documenti vaticani. I rapporti con i lefebvriani vengono affidati dal Papa al suo successore. Gli ultimi impegni pubblici di Benedetto XVI nel dettaglio

“Non stiamo a correre dietro a tutte le illazioni, le fantasie, le opinioni che vengono espresse su questo punto”. È l’invito rivolto oggi ai giornalisti da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che nel briefing odierno ha fatto riferimento ad articoli di stampa che riferiscono del rapporto fatto al Papa dai tre cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi sulla fuga di documenti riservati dal Vaticano. “Ho sentito il card. Herranz”, ha detto Lombardi ai presenti: “Non vi dovete aspettare commenti, smentite, conferme di quanto detto”. Poi, illustrando la “linea” della Santa Sede in materia, padre Lombardi ha spiegato: “La Commissione ha fatto il suo lavoro, lo ha offerto nelle mani del Santo Padre. I tre cardinali hanno concordato la linea di non rispondere su questo tema e di non concedere neanche interviste”. Poi il portavoce vaticano si è soffermato su quella che ha definito una “piccola curiosità, al termine della prima puntata di un giornale italiano” su questo argomento. “Nell’ultimo giorno del suo Pontificato, Benedetto XVI riceverà i tre cardinali in udienza privata”, si legge nell’articolo in questione. “Come sapete - ha obiettato il portavoce vaticano - il Papa non riceve i cardinali nell’ultimo giorno”, né “subito dopo vedrà i vescovi e i fedeli slovacchi in Santa Maria Maggiore”, come si legge nell’articolo: “Non ha senso - la smentita di padre Lombardi - il Papa non va a fare un’udienza pubblica in Santa Maria Maggiore, fa l’udienza in Piazza San Pietro”. Perfino il Santo citato sul finale dell’articolo, San Procopio il Decapolita, “è il quinto Santo del martirologio di quel giorno. È stato trovato con molta cura”, il commento di padre Lombardi, che ha chiosato: “Non c’è una competenza sugli argomenti vaticani, da parte di chi ha scritto”. Poi il portavoce vaticano ha allargato il discorso alla “serie di commenti e osservazioni che tendono a esercitare opinioni, pressioni”, e a descrivere la rinuncia del Papa e il clima tra i cardinali “in termini di conflitti, tensioni, organizzazioni di gruppi”. Una tendenza, per padre Lombardi, “naturale e prevedibile in una situazione di questo tipo”, ma che “in massima parte” delinea “una prospettiva totalmente estranea a quella che il Papa e la Chiesa invitano a vivere su questo tema”. “C’è un aspetto spirituale positivo, profondo - ha testimoniato il portavoce vaticano - con cui il Papa sta vivendo questi giorni, e noi con lui, nel periodo di preparazione alla Sede vacante e all’elezione del nuovo Pontefice”. Quello di Benedetto XVI, in altre parole, “è un accompagnamento in un tempo di riflessione profonda, di ricerca spirituale” orientata a “qualcosa che sia il bene della Chiesa e il suo servizio all’umanità”. Tutto questo “senza scadere in considerazioni troppo lontane dall’intenzione spirituale” del Papa e dalla “responsabilità a servizio del Vangelo, co cui la Chiesa si muove in questo tempo”. "In queste circostanze straordinarie, le disposizioni relative ai rapporti con la Fraternità sacerdotale San Pio X vengono affidate dal Santo Padre al prossimo Papa". Così il portavoce vaticano. "Non è da aspettare in questi giorni una definizione dei rapporti con i Lefebvriani". Un’udienza “ordinaria”, che seguirà “lo schema dell’Udienza generale”, anche se sarà l’ultima Udienza di Papa Benedetto XVI. A confermarlo ai giornalisti è stato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che nel briefing di oggi si è soffermato sugli ultimi impegni pubblici del Papa prima della fine del suo pontificato. Continuano, in questi giorni, gli Esercizi spirituali in Vaticano, predicati dal card. Ravasi, al termine dei quali il Papa, sabato mattina alle ore 9, nella Cappella Redemptoris Mater, dirà alcune parole, “di solito a braccio, di ringraziamento e di saluto”. Sempre sabato 23, alle ore 11.30, il Papa riceverà in udienza privata il presidente Napolitano e sua moglie. Domenica 24, l’ultimo Angelus in Piazza San Pietro, come di consueto al mezzogiorno. Orario abituale, le 10.30, anche per l’Udienza di mercoledì 27, per la quale “ci sono già più di 30mila persone che si sono prenotate”, ha reso noto padre Lombardi. Giovedì 28, alle 11.00 nella Sala Clementina, il Santo Padre “incontrerà e saluterà personalmente tutti i cardinali che saranno presenti a Roma”. “Non sarà un incontro formale, con discorsi, ma un saluto personale”, ha precisato il portavoce vaticano. Nel pomeriggio del 28 febbraio, ultimo giorno del Pontificato di Benedetto XVI la partenza dal Vaticano per Castel Gandolfo è prevista intorno alle 17.00. Il Papa subito prima si congederà dal Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, nel cortile di San Damaso, mentre il commiato con il cardinale decano, Angelo Sodano, avverrà in aeroporto. Benedetto XVI, a Castel Gandolfo, sarà ricevuto dal presidente del Governatorato, il card. Giuseppe Bertello, e dal segretario del Governatorato, mons. Giuseppe Sciacca, oltre che dal sindaco e dal parroco di Castel Gandolfo. Benedetto XVI saluterà poi le persone riunite nella piazza davanti al palazzo apostolico. Alle 18.00, ha informato padre Lombardi, dovrebbe essere terminata l’ultima giornata pubblica del Papa. Che ci sia o no un apposito “Motu Proprio” del Papa, “la data di inizio del Conclave viene stabilita dalla Congregazione dei cardinali in sede vacante”. Questo significa che “non esiste la possibilità di dire in anticipo la data prima della decisione della Commissione dei cardinali”. “Non c’è nessuno in Vaticano, neanche autorevolissimo”, ha ribadito ricordando la legislazione vigente in materia, che può pronunciarsi in merito: “Può fare una scommessa, ma non può dire qualcosa fondata sul diritto”. Domani, ha annunciato comunque il portavoce vaticano, nella Sala stampa della Santa Sede ci sarà un briefing con monsignor Arrieta per “una lettura insieme” della Costituzione apostolica “Universi dominici gregis”. “La possibilità del Motu Proprio è nelle mani del Santo Padre”, ha confermato padre Lombardi: “Non sono in grado di anticiparne la pubblicazione in questo momento”, ha aggiunto ribadendo quanto detto ieri, e cioè che il Papa “sta prendendo in considerazione” la pubblicazione del Motu Proprio. “Fino a quando non so con certezza che l’ha firmato, non posso dire altro”.

SIR, Ansa

Esercizi spirituali. Card. Ravasi: nella società non sempre si dà la possibilità di ricominciare. Questo invece nella Bibbia non esiste, c’è quell’immagine che Dio getta alle spalle i tuoi peccati, in modo che non li guarda più, quindi non ci sono più. È la cancellazione vera

Riconciliazione e penitenza, l’assenza di Dio e il nulla. Su questi temi si è sviluppata la meditazione odierna del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, incaricato di predicare gli Esercizi spirituali per la Quaresima al Papa e alla Curia romana. Dopo aver visto il limite che portiamo a Dio, il dolore nella forma fisica e morale, il card. Ravasi propone la meditazione sul delitto, il castigo e il perdono. “Il peccato – evidenzia il porporato – è un atto personale e nasce dalla libertà umana”. E’ ribellione, rivolta, un deviare la meta ma soprattutto un allontanarsi da Dio: “Il peccato è una realtà, prima di tutto, e soprattutto, teologica; può avere anche risvolti psicologici, ma è teologica. Per cui, non potrà mai essere equiparato - il Sacramento della Riconciliazione - ad una seduta psicanalitica, perché è assolutamente fondamentale la consapevolezza di Dio che il peccatore ha”. E’ nella conversione che si trova la via giusta, nel cambiare la rotta e dunque nel cambiare mentalità – come predicava Gesù - lasciando alle spalle le cose alle quali siamo aggrappati. Un percorso che inevitabilmente implica la fatica. E qui Ravasi rilegge la seconda Lettera ai Corinzi di San Paolo, evidenziando un punto sottinteso, un termine giuridico che esprime il legame tra l’uomo e Dio: “Catallasso, catallaghè: questo verbo, tecnicamente parlando, è il verbo che indica l’atto del giudice che tenta di far riconciliare due sposi in disaccordo tra loro. È quel gesto che ormai è diventato famoso - c’è anche nella nostra giurisprudenza ed in molti Paesi - nei casi di separazione e di divorzio: il giudice, di solito, in maniera puramente formale, dice se si vuole giungere ancora ad un accordo. Paolo usa questo verbo, quasi della riconciliazione giuridica; per cui è un verbo che però ha alle spalle la dimensione nuziale - appunto, quel legame che noi avevamo con Dio - legame nuziale che si è infranto con il peccato”. Nel percorso faticoso verso il perdono non manca la tensione, l’attesa, il “fremito profondo”, dice il cardinale Ravasi, per giungere ad essere uomini nuovi: “Nella società non sempre si dà la possibilità di ricominciare: alcuni sono ormai bollati, anche se è vero che nella legislazione ci sono tentativi di ricomporre e riproporre ancora alla società uno che ha sbagliato. Però, rimane sempre questa sorta di timbro sulla persona che è stata - magari a ragione - giudicata peccatrice. Questo invece nella Bibbia non esiste; nel Profeta Isaia, soprattutto, c’è quell’immagine che Dio getta alle spalle i tuoi peccati, in modo che non li guarda più, quindi non ci sono più. È la cancellazione vera”. L’assenza e il nulla: l’uomo senza Dio è la seconda meditazione del card. Ravasi. Un tema – sottolinea il porporato - che nel Salterio è presente in modo ripetuto nel Salmo 14 e nel Salmo 53. Si entra così nel mondo dell’ateismo pratico. Assenza e nulla: due termini che non sono sinonimi; semplicisticamente la prima è nostalgia di Dio mentre il nulla è il vero male della cultura odierna: “E’ l’indifferenza, è la superficialità è la banalità. E’ per questo che io continuo a pensare come si può incidere in qualche modo in questa sorta di nebbia, in questa sorta di mucillagine; è una cosa molle che però non ha nessuna nostalgia, è proprio il vuoto, il nulla, non il vuoto con l’attesa. Ecco, noi, pastoralmente, incontriamo più spesso purtroppo questa seconda forma di ateismo”. Poi, sul silenzio di Dio, il porporato ricorda le tante volte che un credente avverte questo orizzonte: “Pensiamo anche a noi stessi, tutte le volte che abbiamo provato, magari attraverso la tiepidezza, attraverso lo scoraggiamento, il silenzio di Dio, l’assenza. Per noi non era del tutto scomparso dall’orizzonte però non Lo sentivamo più. Vorrei che noi tutti, che siamo vescovi, la maggior parte di noi, pensassimo un po’ al clero, a molti preti che vivono questa esperienza e magari non hanno quella capacità di elaborazione che dovrebbero avere, che noi dovemmo dare loro. Credo che soprattutto quanti tra di voi sono stati vescovi di Chiese, pastori di Chiese, questa testimonianza la potete dare voi”. Eppure il salmista, dopo aver provato il silenzio di Dio, riesce - in conclusione del Salmo 22 - ad esclamare: “Tu mi hai risposto!”. Così la preghiera diventa un inno di ringraziamento che è segno di fiducia dopo le ore vuote, perché le nostre suppliche non cadono mai nel nulla. Infine, al termine della sua meditazione, il cardinale Ravasi offre un nuovo spunto di riflessione riportando le ultime parole del drammaturgo dell’assurdo Eugene Ionesco, un ateo che prima di morire scrisse queste frasi: “Pregare. Non so chi. Spero Gesù Cristo ”.

Radio Vaticana

Georg Ratzinger: da mio fratello una decisione umana ispirata da Dio. Non desidera mettere il suo successore in difficoltà. Il suo incarico pubblico è finito, e al centro della sua vita futura ci sarà soltanto la responsabilità verso il Signore e la meditazione

Georg Ratzinger (foto), fratello di Benedetto XVI, intervistata oggi sul Corriere della Sera da Paolo Lepri, dice che la scelta del Pontefice non può essere letta come una rivolta contro la tradizione. "La sua missione è stata un’altra – spiega. Guidare la gente a vivere nella parola di Dio. Una missione difficile, in una società secolarizzata". il suo gesto di rinuncia non è stata "assolutamente una sconfitta personale. Nella vecchiaia l’uomo perde tante capacità. Lo vedo in me stesso. La vecchiaia è una frattura nella vita, che ci impedisce di fare quello che prima era normale. La guida della Chiesa richiede qualcuno che sia in possesso di tutte le sue energie, perché ci sono tante domande a cui bisogna rispondere". Don Georg racconta che quella del fratello non è stata una “decisione solitaria”: "È stata una decisione umana ispirata da Dio. Non so con chi ne abbia parlato oltre che con me. Ma quando mi ha detto che voleva dimettersi, la scelta definitiva era stata già fatta". E rispetto ai timori del teologo Hans Küng, che, per il prossimo Conclave ha parlato della possibile presenza di un "Papa ombra", don Georg è molto netto: "No, mio fratello non vuole essere un 'Papa ombra'. Non desidera mettere il suo successore in difficoltà. Il suo incarico pubblico è finito, e al centro della sua vita futura ci sarà soltanto la responsabilità verso Dio e la meditazione. Credo però che continuerà a chiamarsi Benedetto XVI". E il prossimo Papa, chi sarà? Lei chi sceglierebbe? "Tra i cardinali ci sono tante persone capaci e meritevoli. Ma vorrei dire che il nuovo Papa dovrà essere un persona radicata profondamente nella fede e che la fede dovrà guidare la sua vita. È necessario che abbia un grande rispetto per i deboli. Un’altra qualità indispensabile è il realismo, per capire cosa è possibile e cosa è impossibile fare. Avrà bisogno di una enorme energia, perché ne serve molta per dirigere una comunità così grande e per fare arrivare con forza il suo messaggio. Forse andrebbe scelto un uomo più giovane". Benedetto XVI "ha dimostrato di essere salito sul trono di Pietro non per vanità ma per responsabilità. Lo ha accettato per responsabilità e lo ha lasciato per responsabilità. E questo è stato molto apprezzato dalla gente». Non sarebbe ora di aprire al sacerdozio femminile, chiede l’intervistatore. "No, – risponde – la questione è stata già risolta, dogmaticamente e definitivamente. Il sacerdozio è riservato agli uomini, che agiscono nel nome di Cristo e riflettono la sua immagine". Non è questa presunta apertura alla modernità che cambierà le cose. Se certi cattolici si allontanano dalla Chiesa è perché scandalizzati da altri eventi, tra i quali don Georg cita gli abusi sessuali dei sacerdoti, aggiungendo una significativa postilla: "Un problema terribile, per il quale bisogna rammaricarsi molto. Episodi di questo genere non accadono purtroppo solo all’interno della Chiesa, ma dovunque. Quando riguardano la Chiesa, la reazione è sproporzionata". Infine, un’ultima battuta sulla figura di Benedetto XVI: "Vorrei solo dire che la definizione di Panzerkardinal non aveva assolutamente niente a che fare con lui. Non è di acciaio. È un uomo molto sensibile. Lui inquadra i problemi e sa che sono il riflesso di un mondo pieno di aspetti diversi. E, in ogni caso, anche quando è stato colpito, ha sempre avuto la fermezza di mantenere la propria opinione, con l’aiuto della fede".

Tempi.it

Da mio fratello atto di responsabilità. E ora non sarà un Pontefice ombra: intervista a Georg Ratzinger

Benedetto XVI nomina arcivescovo di Tunisi mons. Ilario Antoniazzi, fino ad oggi parroco di Rameh e direttore generale delle scuole del Patriarcato latino di Gerusalemme

Benedetto XVI ha nominato mons. Ilario Antoniazzi, del clero del Patriarcato di Gerusalemme, arcivescovo di Tunisi. Mons. Antoniazzi succede a mons. Maroun Lahham, che è stato nominato vescovo ausiliare e vicario patriarcale per la Giordania il 19 gennaio 2012. Mons. Antoniazzi è stato fino ad oggi parroco di Rameh e direttore generale delle scuole del Patriarcato Latino in Israele. Alla notizia della nomina il patriarca latino, Fouad Twal, a nome dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, ha salutato mons. Antoniazzi augurandogli “di fare sempre la volontà di Dio con gioia e riconoscenza. Ne hai fatto l’esperienza durante la tua vita di sacerdote al servizio di comunità in Giordania, in Galilea e ora in Tunisia. Tre ambienti diversi l’uno dall’altro, ma tre ambienti aperti a gustare la Parola di Dio che hai offerto loro e che continuerai a farlo nel tuo nuovo campo di apostolato”.

SIR

NOMINA DELL’ARCIVESCOVO DI TUNIS (TUNISIA) 

Mons. Antoniazzi nuovo arcivescovo di Tunisi: portare la pace, ma anche i diritti

Mons. Viganò: il momento storico della partenza del Papa verso Castelgandolfo sarà trasmessa in diretta e in mondovisione. Racconteremo l'avvenimento nel rispetto della sua persona e di informare i fedeli che lo vogliono accompagnare in questo momento così importante

Le ultime ore in Vaticano del Pontificato di Benedetto XVI saranno riprese in dirette dalle telecamere. Lo ha detto mons. Edoardo Maria Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, spiegando che la partenza in elicottero del Santo Padre “sarà un momento storico”. Anche la Rai si sta preparando alla trasmissione in diretta dell’evento. Le immagini saranno trasmesse in tutti e cinque i continenti. Il CTV ha schierato 26 telecamere per seguire gli avvenimenti attuali, il conclave e le prime apparizioni pubbliche del futuro Pontefice. “Stiamo pensando di raccontare questo avvenimento nel rispetto della persona del Papa e di informare i fedeli che vogliono accompagnare Benedetto XVI in questo momento così importante”, ha aggiunto mons. Viganò. Le telecamere saranno quindi appostate nel Palazzo Apostolico e vi permarranno continuerà fino alle 17.00, del 28 febbraio, ora in cui il Papa prenderà l’elicottero alla volta di Castel Gandolfo, dove tre ore dopo avranno effetto le sue dimissioni ed inizierà il periodo di sede vacante. Come potranno le telecamere riprendere il Papa senza invadere la sua privacy? In una dichiarazione all’agenzia Ansa, mons. Viganò ha detto che “il dettaglio non è definito”, tuttavia l’auspicio è quello di coprire il più possibile, passo dopo passo. Il direttore del CTV, che è anche presidente della Fondazione Ente Mostra, e professore presso la Pontificia Università Lateranense, ha sottolineato che domenica scorsa, per la prima volta, una telecamera è entrata nello studio del Papa, durante la preghiera dell’Angelus. Domenica scorsa “siamo riusciti a filmare il Papa di spalle: in gergo giornalistico si chiama ‘controcampo’”, ha detto Viganò. “In termini di immagini, abbiamo pensato all’idea di un grande abbraccio tra il Papa e la folla radunata in Piazza San Pietro”. Oltre che alla diretta, ha proseguito, le immagini saranno disponibili per la distribuzione. Si otterrà una documentazione storica unica, l’ultimo giorno del pontificato che potrà essere utilizzata da studiosi, ricercatori e documentaristi al servizio di reti televisive.

Zenit