domenica 24 giugno 2012

Portavoce vaticano: quelle dei media sono letture parziali, il Segretario di Stato è presente alla riflessione del Papa e svolge un ruolo centrale

I tempi del Papa non sono quelli della cronaca. E mentre Benedetto XVI è impegnato a capire la situazione e seguire gli sviluppi delle indagini sullafuga di documenti, in vista di una maggiore serenità e unità nella Chiesa, alcuni osservatori interpretano ogni sua attività in chiave di lotte di potere tra ecclesiastici. "Non condivido la tendenziosità e la prospettiva di questi articoli, - afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel merito di quanto è stato pubblicato oggi da alcuni giornali - perchè si danno letture molto parziali degli incontri di ieri, e non ha senso leggerli in chiave negativa nei confronti del segretario di Stato che tra l’altro nell’incontro dei capi-dicastero, ha svolto come d’abitudine il suo ruolo di primo piano. Il Segretario di Stato - ha aggiunto padre Lombardi - è ben presente alla riflessione del Papa, svolge un ruolo centrale, e non possiamo ogni volta che partecipa o non partecipa a un incontro leggere questo fatto come un segno di appoggio o no da parte del Papa".

Vatican Insider

La piccola Federica riabbraccerà Benedetto XVI durante la visita alle zone terremotate emiliane: nel novembre 2006 in Turchia il loro primo incontro

Per la visita del Papa nei luoghi del terremoto in Emilia potrebbe esserci anche Federica Locati, la bambina italiana che venne presa in braccio dal Santo Padre nel novembre 2006 a Efeso, in Turchia, durante il viaggio apostolico nel Paese a maggioranza musulmana. La piccola ha ora quasi 7 anni e da tempo vive a Vigarano Mainarda con mamma e papà, dove alcuni anni fa la famiglia si è trasferita. L’idea che il Papa possa riabbracciare Federica è stata lanciata da una giornalista de L’Osservatore Romano e pare sia piaciuta anche alla Prefettura Vaticana. Così ora il sindaco Paron si è attivata per ottenere i permessi necessari e far sì che la bimba rappresenti la comunità vigaranese nel corso della visita di Benedetto XVI.

Estense.com

'Avvenire': il Papa vuole esser vicino ai suoi figli con la semplicità affettuosa di chi è grande e nel gesto rivela una vicinanza che riscalda cuore

"Pregheranno insieme, il Papa e i terremotati, nei luoghi che mostrano le ferite aperte e il vuoto di un presente amaro. E il gesto generoso sarà come il segno di una ripresa, di una comune volontà di speranza, un invito al coraggio, alla sopportazione tenace e al ricominciamento". Il quotidiano Avvenire presenta così la visita di Benedetto XVI in Emilia. "Una visita breve - scrive Mirella Poggialini, intellettuale e massmediologa cattolica che firma l'editoriale - quella di martedì prossimo: una benedizione e un saluto in cui il Pontefice, nei luoghi della distruzione, ricorderà la presenza di Cristo e inviterà alla fiducia. La testimonianza, fra i ruderi della chiesa crollata in cui un sacerdote si è sacrificato per salvare alla sua gente i segni di una devozione antica, che anche nel dolore più atroce e nell'incertezza più graffiante la solidarietà, che nasce dalla preghiera, illumina e guida, fino all’impossibile". "Carpi e Rovereto e Novi, e ogni altro luogo d'Emilia e di Lombardia devastato dal sisma, saranno testimoni - continua il giornale della CEI - di un abbraccio paterno, di una condivisione totale". "E' lungo un mese", osserva la Poggialini che descrive nel suo editoriale "i giorni che si sono intrecciati fra timore e ansia, dopo i terremoti". "Un mese - spiega - è la misura di un'attesa che si aggrappa alla speranza ma la sente incrinata dalla paura, e avanza il sentimento oscuro e minaccioso di una solitudine crudele". E dunque, conclude, in questa situazione più che mai "la visita del Papa nei luoghi del dolore e del terrore assume il senso di un dono, dono inatteso e perciò tanto più generoso: il Papa padre, che vuole esser vicino ai suoi figli con la semplicità affettuosa di chi è grande e nel gesto rivela una vicinanza che nasce dal cuore e il cuore riscalda".

Agi

Fonti vaticane: dimissioni di Bertone pura fantasia che contraddice quanto il Papa ha ribadito più volte. Quando disse: l’uomo resta dov’è e basta!

"Pura fantasia che contraddice in pieno quanto il Papa ha ribadito più volte". Sarebbe questa la reazione della Santa Sede, a quanto apprende l'agenzia Adnkronos da autorevoli fonti vaticane vicine al Pontefice, dopo la lettura dei giornali di oggi in cui si ipotizza un cambio della guardia alla Segreteria di Stato a ottobre. "Continua la contrapposizione tra articoli alla Dan Brown e le ripetute parole del Santo Padre - spiega la fonte - che, dall'estate scorsa a oggi, ha espresso più volte un'incondizionata fiducia ai suoi collaboratori e in particolare al suo principale collaboratore, il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone (foto)". Benedetto XVI aveva ribadito ancora a maggio la fiducia e l'incoraggiamento ai più stretti collaboratori e a tutti coloro che quotidianamente con fedeltà, spirito di sacrificio e nel silenzio aiutano nell'adempimento del ministero. Parole chiare e inequivocabili che hanno trovato conferma a Milano, quando il Papa ha voluto accanto a sè proprio il suo Segretario di Stato. "Gli stessi ispiratori - prosegue la fonte - non essendo riusciti a ottenere le dimissioni del Papa, ci provano ora con il suo principale collaboratore". Era l’estate del 2009, il Vaticano era nel pieno delle polemiche per il caso Williamson (il vescovo lefevbriano antisemita e negazionista a cui fu tolta la scomunica) e a Castel Gandolfo ci fu una riunione tra Papa Benedetto XVI e quattro importanti cardinali: Camillo Ruini, Angelo Scola, all’epoca Patriarca di Venezia, Angelo Bagnasco, presidente della CEI e l’austriaco Christoph Schonborn. I quattro porporati, come narra la leggenda, suggerirono al Papa la rimozione del Segretario di Stato, Tarcisio Bertone (colpevole di non aver saputo gestire lo scandalo), ma Joseph Raztinger rispose lapidario: “Der mann bleibt wo er list, und basta!”, l’uomo resta dov’è e basta! E’ l’estate del 2012 e si torna ancora a discutere del Segretario di Stato, ma questa volta per arrivare alle sue dimissioni si è messa in piedi un’operazione, il Vatileaks, che coinvolge dipendenti del Vaticano, giornalisti e indirettamente anche qualche prelato che non perde occasione di dire la sua, magari con qualche scivolone. Bertone deve mollare, forse si ritira prima di dicembre (il 2 dicembre compirà 78 anni), al suo posto arriva un diplomatico straniero. Sono queste le voci che circolano in queste ore dopo la riunione di ieri tra il Papa e cinque cardinali (sempre Ruini, l’australiano Pell, il canadese Ouellet, il francese Tauran e lo slovacco Tomko, membro della commissione cardinalizia d’inchiesta sul Vatileaks) che, secondo un’altra leggenda, avrebbero chiesto anche loro al Pontefice la testa del Segretario di Stato. Se volessimo immaginare un altro imperativo in lingua tedesca del Papa rivolto a chi semina scompiglio, di certo potrebbe suonare più o meno così: “Sarò io a decidere se e quando il Segretario di Stato, che gode della mia piena fiducia, lascerà l’incarico”. Parole che abbiamo immaginato ma che potrebbero benissimo esser pronunciate da Papa Ratzinger, alla luce dell’attacco spregiudicato (proveniente adesso anche dall’estero) al suo più grande collaboratore e a tutta la Chiesa. Anzi, qualcosa di simile il Papa l’ha davvero pronunciato: era il 30 maggio scorso e al termine dell’Udienza generale Benedetto XVI ha detto: “Rinnovo la mia fiducia e incoraggiamento ai miei piu’stretti collaboratori e a tutti quelli che quotidianamente con fedeltà, spirito di sacrificio e in silenzio mi aiutano nell’adempimento del mio ministero”. Perché, dopo nemmeno un mese il Papa avrebbe dovuto cambiar idea? Ma soprattutto ci si chiede: perché da anni si fa la guerra al Segretario di Stato? Un cardinale in pensione, ex diplomatico e con un importante incarico di Curia alle spalle, ha provato a spiegarmi il perché e ha usato una sintesi perfetta: “E’ troppo salesiano”. In che senso? “Nel senso che la tradizione ha sempre visto Segretari di Stato diplomatici, che hanno svolto il loro compito da dietro una scrivania, lavorando nell’ombra e senza muoversi troppo dal Vaticano. Il card. Bertone invece – continua il porporato - sin da quando era segretario dell’ex Sant’Uffizio, ha sempre avuto in ufficio la valigia pronta, per partire immediatamente qualora lo avessero chiamato. E’ nel suo spirito salesiano ed evangelizzatore: viaggiare, incontrare gente, predicare ai fedeli. Uno spirito nuovo che non tutti qui dentro accettano”. E proprio per questo l’ultima voce che sta circolando è quella che vorrebbe un diplomatico straniero come imminente successore di Tarcisio Bertone. Una voce messa in giro proprio dai nemici del Segretario di Stato, magari gli stessi che lo hanno minacciato di morte e che ora stanno sparando le ultime pallottole, sperando in un cambio di rotta del Papa. Ma Papa Ratzinger, ne siamo certi, ha ancora diversi imperativi da pronunciare.

Adnkronos - Fabio Marchese Ragona, Stanze Vaticane

Benedetto XVI: la visita nelle zone colpite dal terremoto nel Nord Italia segno della solidarietà di tutta la Chiesa. Accompagnatemi con la preghiera

Benedetto XVI, dopo la recita dell'Angelus dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, ha ricordato che "in Italia ricorre oggi la Giornata per la carità del Papa". Quindi ha ringraziato "tutte le comunità parrocchiali, le famiglie e i singoli fedeli per il loro sostegno costante e generoso, che va a vantaggio di tanti fratelli in difficoltà". "A questo proposito", il Santo Padre ha ricordato "che dopodomani, a Dio piacendo, farò una breve visita nelle zone colpite dal recente terremoto nel Nord Italia". A queste parole è scattato un applauso. "Vorrei che fosse segno della solidarietà di tutta la Chiesa, e perciò invito tutti ad accompagnarmi con la preghiera" ha concluso il Pontefice.

TMNews

Il Papa: la Vergine Maria aiuti tutti a seguire Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, che il Battista annunciò con grande umiltà e ardore profetico

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. "Oggi, 24 giugno, celebriamo la solennità della nascita di San Giovanni Battista. Se si eccettua la Vergine Maria, il Battista è l'unico Santo di cui la liturgia festeggia la nascita, e lo fa perchè essa è strettamente connessa al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio", ha esordito il Papa. Fin dal grembo materno, infatti, "Giovanni è il precursore di Gesù: il suo prodigioso concepimento è annunciato dall'Angelo a Maria come segno che 'nulla è impossibile a Dio', sei mesi prima del grande prodigio che ci dà salvezza, l'unione di Dio con l'uomo per opera dello Spirito Santo". I quattro Vangeli, ha proseguito il Pontefice, "danno grande risalto alla figura di Giovanni il Battista, quale profeta che conclude l'Antico Testamento e inaugura il Nuovo, indicando in Gesù di Nazaret il Messia, il Consacrato del Signore. In effetti, sarà lo stesso Gesù a parlare di Giovanni in questi termini: 'Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la via. In verità io vi dico: fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui'". Il Santo Padre ha ricordato anche che "il padre di Giovanni, Zaccaria - marito di Elisabetta, parente di Maria -, era sacerdote del culto ebraico. Egli non credette subito all'annuncio di una paternità ormai insperata, e per questo rimase muto fino al giorno della circoncisione del bambino, al quale lui e la moglie dettero il nome indicato da Dio, cioè Giovanni, che significa 'il Signore fa grazia'". Animato dallo Spirito Santo, Zaccaria così parlò della missione del figlio: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perchè andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati". Tutto questo, ha sottolineato Benedetto XVI, "si manifestò trent'anni dopo, quando Giovanni si mise a battezzare nel fiume Giordano, chiamando la gente a prepararsi, con quel gesto di penitenza, all'imminente venuta del Messia, che Dio gli aveva rivelato durante la sua permanenza nel deserto della Giudea". Per questo "egli venne chiamato 'Battista', cioè 'Battezzatore'". Quando un giorno, da Nazaret, venne Gesù stesso a farsi battezzare, "Giovanni dapprima rifiutò, ma poi acconsentì, e vide lo Spirito Santo posarsi su Gesù e udì la voce del Padre celeste che lo proclamava suo Figlio". Ma "la sua missione non era ancora compiuta: poco tempo dopo, gli fu chiesto di precedere Gesù anche nella morte violenta: Giovanni fu decapitato nel carcere del re Erode, e così rese piena testimonianza all'Agnello di Dio, che per primo aveva riconosciuto e indicato pubblicamente". Sottolineando come "la Vergine Maria aiutò l'anziana parente Elisabetta a portare a termine la gravidanza di Giovanni", il Papa ha auspicato: "Ella aiuti tutti a seguire Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, che il Battista annunciò con grande umiltà e ardore profetico".

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Lombardi: giornalista americano Greg Burke nominato consulente per la comunicazione della Segreteria di Stato. Curerà anche rapporto con Sala Stampa

Il giornalista "Greg Burke assumerà presto servizio nell'ambito della Segreteria di Stato come Advisor per la comunicazione. Questa nuova figura avrà la finalità di contribuire a integrare l'attenzione alle questioni della comunicazione nel lavoro della Segreteria di Stato e a curare il rapporto con il servizio della Sala Stampa e delle altre istituzioni comunicative della Santa Sede". Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Sono un po' nervoso, ma molto emozionato. Diciamo che sarà una sfida": così Burke ha commentato il nuovo ruolo di principale consulente della comunicazione della Segreteria di Stato vaticana. Dopo le voci trapelate da alcune fonti, Burke ha confermato la notizia della sua nomina, aggiungendo che la posizione gli era già stata offerta due volte in passato. La nomina a consulente per la comunicazione del giornalista americano, eccellente professionista che ha fatto da corrispondente del Time da Roma, e attualmente ricopre lo stesso incarico per Fox News, sta a indicare che finalmente in Segreteria di Stato si è percepito adeguatamente il problema, dopo le ultime settimane caratterizzare da una serie di autogol mediatici. A partire ad esempio dalla divulgazione pilotata delle motivazioni del licenziamento del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi: al di là del merito, una distruzione morale e professionale di una persona nominata appena tre anni prima, alla quale era stata data una grande fiducia. Un evento senza precedenti nella storia recente della Santa Sede, accompagnato pure dalla sgradevole concomitanza di un parere psichiatrico, inviato ai superiori di Gotti da un solerte professionista fatto sedere accanto al presidente dello IOR durante una festa allo scopo di esaminarlo di nascosto. Ma anche il comunicato seguito alla perquisizione al sequestro dei documenti in possesso di Gotti Tedeschi, diffuso dalla Sala Stampa vaticana ma preparato in Segreteria di Stato, non è stata una scelta felice: doveva richiamare i sacrosanti diritti sovrani dello Stato della Città del Vaticano, ma la comunicazione ha finito, involontariamente, per far passare l’idea che Oltretevere si temessero le carte raccolte dall’ormai ex presidente dello Ior. Anche l’intervista con Famiglia Cristiana del card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, un comprensibile sfogo da parte del primo collaboratore del Papa diventato uno dei principali bersagli dei vatileaks, non ha ottenuto un grande effetto: scaricare tutta la colpa soltanto sui giornalisti "Dan Brown", in particolare sui giornalisti italiani, definendo "menzogne" e "calunnie" ciò che era stato detto dai "corvi" e sullo Ior, ha finito per essere un messaggio troppo semplificatorio rispetto ai contenuti dei documenti pubblicati negli ultimi sei mesi e alle tensioni interne che oggettivamente emergono dalla loro lettura. Ecco dunque che la Segreteria di Stato ha deciso di correre ai ripari, creando l’inedita figura del "consulente per la comunicazione", una sorta di supervisore che ricalca quello del direttore delle comunicazioni della Casa Bianca. Burke, 45 anni, è americano ed è membro dell’Opus Dei, come lo era il predecessore di Lombardi, Joaquín Navarro-Valls. L’Opera fondata da San Josémaria Escrivá, nelle sue espressioni accademiche, ha sempre curato con particolare attenzione l’aspetto della comunicazione, come confermano i seguitissimi corsi della Pontificia Università della Santa Croce e i seminari internazionali per i comunicatori legati alla Chiesa che annualmente vi vengono svolti con successo.

TMNews, LaPresse News, Vatican Insider

GMG 2011. Cena offerta dall'arcivescovo di Madrid a più di 200 volontari, in ringraziamento per il grande lavoro. In dono il dvd e il libro ufficiale

Più di 200 persone dello staff che ha organizzato la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, al 16 al 21 agosto 2011, hanno partecipato, lo scorso 18 giugno, alla cena offerta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, come ringraziamento per il lavoro svolto dai volontari, affinchè i “frutti della GMG” continuino e non rimangano soltanto nel ricordo. La cena ha avuto luogo nel Seminario Conciliare di Madrid. Il card. Rouco, felice di poter rivivere quei giorni con i volontari dei diversi ambiti di lavoro, a espresso il suo principale obiettivo: “Che la Missione Madrid si radichi tra i giovani, senza distinzioni”. Nel quadro dell’Anno della fede, convocato dal Papa Benedetto XVI per tutta la Chiesa universale, l’arcidiocesi di Madrid vuole che dall’esperienza della GMG sorga uno spirito missionario forte ed una chiamata alla nuova evangelizzazione. A questo è stato chiamato “Missione Madrid”. Il card. Rouco ha affermato che “partiamo da una crisi economica e sociale così grave che é causa di un gran male, ma é necessario analizzare in profondità come e quando è nata questa crisi. Benedetto XVI ci fa vedere che siamo davanti ad una crisi antropológica, una crisi dell’uomo, insomma, una crisi di fede. Questa crisi di fede e morale colpisce Madrid, che non è un oasi di fede e di vita cristiana piena. Per questo dobbiamo rispondere alla chiamata del Papa ad evangelizzare di nuovo, con una determinazione speciale ed un risposta fatta di preghiera ed apostolato”. Ai volontari riuniti ha ripetuto il suo ringraziamento. “La Chiesa in genere, il Papa, la Chiesa diocesana vi ringraziano per il vostro lavoro. Siete uniti alla grazia, alla grazia di Dio. Dio vi offre un amore gratuito, che si dona senza chiedere niente in cambio. Tutto questo è in rapporto con la gratitudine, che è quello che io vogli esprimervi adesso, dopo quasi tre anni di lavoro”. Il cardinale ha consegnato a ognuno dei partecipanti un dvd con tutti gli atti della GMG ed il libro ufficiale Intitolato “Una verdadera cascada de luz” (Una vera cascata di luce), che furono le parole pronunciate dal Papa Benedetto XVI appena tornato a Roma: “E' stato un evento ecclesiale emozionante; circa due milioni di giovani di tutti i continenti hanno vissuto con gioia una formidabile esperienza di fraternità, d’Incontro con il Signore, di condivisione e di crescita nella fede: una vera cascata di luce”. Il libro, edito da EDICE, include 224 fotografie accompagnate da tutti i discorsi della GMG; c’è anche il Messaggio previo scritto dal Papa e la Lettera di Ringraziamento inviata dal Santo Padre al cardinale nella conclusione della Giornata a Madrid. Il card. Rouco ha consegnato un esemplare al Papa lo scorso 2 aprile durante l’udienza del Papa al Comitato Organizzatore della GMG 2011. Il cardinale arcivescovo di Madrid ha firmato i libri di tutte le persone che glielo chiesero e ha parlato con vivacità con tutti i giovani, in un ambiente festoso e di soddisfazione per quanto vissuto insieme.

Cristina Del Olmo, Korazym.org

Porpore e poltrone: all'ex Sant’Uffizio Levada lascia, in pole position Müller. In arrivo il nuovo Bibliotecario, accelerazioni per cambio di Bertone

Sono due le nomine importanti, entrambe cardinalizie, attese in Vaticano prima dell’inizio delle vacanze estive. La più significativa è quella del secondo successore di Joseph Ratzinger alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede: incarico delicato e cruciale non soltanto perché proprio il tema della fede rappresenta il cuore del Pontificato di Benedetto XVI, ma anche perché passano per quel dicastero i dossier scottanti riguardanti i casi di abusi sui minori come pure la gestione del dialogo con la Fraternità San Pio X. Il cardinale statunitense William Levada, 76 anni, intende ritirarsi negli Usa. Dopo mesi di riflessioni da parte del Papa, sembra profilarsi la scelta di chiamare quale nuovo prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Ludwig Müller, 64 anni, vescovo di Ratisbona. Salvo sorprese dell’ultima ora (tra i candidati erano stati presi in considerazione anche un prelato americano e un cardinale francese), dovrebbe essere lui a insediarsi al posto di Levada nei prossimi mesi. Un’altra nomina attesa è quella del Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Dopo aver accolto la rinuncia presentata dall’uscente card. Raffaele Farina, 79 anni il prossimo settembre, il ruolo è rimasto vacante. Nei Sacri Palazzi circola con insistenza il nome di un candidato, l’attuale segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’arcivescovo francese Jean-Louis Bruguès, 68 anni, domenicano. Ma, anche in questo caso, sono possibili sorprese dell’ultima ora, perché il Papa potrebbe anche decidere di nominare alla Biblioteca, dove per tradizione si rimane in carica ben oltre i 75 anni, un porporato curiale vicino alla scadenza del mandato. Il prossimo 2 dicembre compirà 78 anni il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Tre anni fa, al compimento dell’età delle dimissioni, Benedetto XVI aveva confermato il suo braccio destro con una lettera affettuosa, rispedendo al mittente le richieste di un cambio. Nell’intervista con La Stampa, lo scorso marzo, Bertone a questo proposito aveva affermato: "Servire il Santo Padre è sempre una forte esperienza di carità pastorale, per come egli guida la Chiesa con limpido giudizio e mite fermezza. È ovvio, però, che il mio servizio continua o si conclude secondo la volontà e la decisione di Benedetto XVI". In molti permane l’impressione che il Pontefice desideri proseguire tenendo al suo fianco il collaboratore che si è scelto poco dopo l’elezione del 2005 (anche se la nomina è stata annunciata nel giugno 2006 e l’insediamento è avvenuto nel settembre successivo) almeno per altri due anni e mezzo, cioè fino a quando il Bertone compirà 80 anni. Secondo altri osservatori, invece, proprio in questi giorni Benedetto XVI avrebbe cominciato a prendere in considerazione la possibilità di cambiare il suo "primo ministro". È vero che il Papa, nelle scorse settimane, in piena bufera per i vatileaks, ha rinnovato la piena fiducia nei suoi collaboratori, ed è vero che l’esito prevedibile nel breve periodo in casi come questo è un rafforzamento dell’entourage esistente piuttosto che un suo indebolimento. Ma è altrettanto vero che l’eventuale nomina di un nuovo Segretario di Stato non sarebbe legata ai vatileaks quanto piuttosto a ragioni anagrafiche, vista l’età del "primo ministro" vaticano. Bertone, che non proveniva dalle fila della diplomazia pontificia, era stato scelto a motivo dell’ottimo rapporto di collaborazione e fiducia che si era instaurato con il card. Ratzinger tra il 1995 e il 2002, negli anni in cui era stato segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal futuro Papa, e che in questi anni non si è mai interrotto. La conoscenza personale da parte del Papa, come pure l’aver collaborato direttamente con lui, prima o dopo l’elezione, sono criteri da tenere in considerazione nell’ipotizzare l’identikit dell’eventuale successore di Bertone, nel caso l’unica persona in grado di decidere il cambio, Joseph Ratzinger, intenda davvero procedere in questo senso, dopo aver preso in considerazione tutti i possibili candidati e avendone individuato uno di sua totale fiducia. Un’altra questione dirimente riguarda la nazionalità: il fatto che il Pontefice non sia italiano farebbe pensare naturalmente a un "braccio destro" italiano. Giovanni Paolo II, eletto nell’ottobre 1978, mantenne nell’incarico il cardinale francese Jean Villot, ma disse che l’avvento di un Papa non italiano avrebbe fatto ricadere la scelta su un Segretario di Stato italiano, come avvenne nel marzo successivo, dopo l’improvvisa morte dello stesso Villot, con la nomina di Agostino Casaroli e nel 1991 di Angelo Sodano. Ma non si può affatto escludere che Benedetto XVI, invece, decida diversamente. Infine, un’ultima questione dirimente riguarda la scelta di indirizzarsi o meno su un prelato con esperienza diplomatica.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Diplomazia vaticana tentata dalla via dei ribelli anti Assad. Il Papa conferma il viaggio in Libano e reclama un intervento internazionale a Damasco

La diplomazia vaticana lavora di cesello. Spesso è nelle sfumature che mostra i propri obiettivi. Così anche rispetto al Medio Ooriente, e in particolare rispetto alla Siria, paese teatro di un conflitto intestino sempre più sanguinoso. Se inizialmente, all’esordio della rivolta contro il regime del presidente Bashar el Assad, la Santa Sede è rimasta sostanzialmente in silenzio assecondando la linea dei rappresentanti delle Ccristiane con sede a Damasco favorevoli al regime, ora qualcosa sembra cambiare. Lì dove il meglio della diplomazia vaticana è all’opera, i migliori nunzi risiedono oggi in Medio Oriente, la Santa Sede prova a imbastire una nuova strategia. Tanto che a meno di tre mesi da quel viaggio del Papa in Libano nel quale tutti i movimenti e le dichiarazioni saranno letti anche in chiave siriana – il programma è stato confermato. Il viaggio avrà luogo dal 14 al 16 settembre anche se fino all’ultimo la Santa Sede si riserva di valutarne la fattibilità – è stato Benedetto XVI a chiedere, incontrando i partecipanti all’assemblea della Riunione delle opere in aiuto alle Chiese orientali, che “cessi ogni spargimento di sangue e la violenza, che porta solo dolore e morte”. Il Papa ha parlato di “un conflitto che dura da troppo tempo” e ha chiesto a tutti, regime compreso, di scrivere la parola fine sul conflitto in atto. Sembra poco ma non lo è. Dietro questo impalpabile ma reale cambiamento di rotta c’è anche la testimonianza resa al New York Times (nel quasi silenzio dei media europei) da padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita fondatore della comunità monastica siro-cattolica di Deir Mar Musa, il quale dopo trent’anni di permanenza nel paese è stato cacciato via, costretto al ritorno in Italia. L’accusa di Dall’Oglio è forte e smentisce la vulgata che vuole i cristiani di Siria assaltati dagli estremisti islamici oppositori del regime. La sua visione delle cose è l’opposto: “Le Chiese cristiane sono state bombardate e distrutte dai cannoni dell’esercito di Assad”, ha detto al NYT. Parole confermate anche da fonti sul campo dell’agenzia AsiaNews: “In Siria è prematuro parlare di odio religioso contro i cristiani. In un anno di conflitto gli estremisti islamici non hanno attaccato nemmeno una chiesa”. E ancora: “A tutt’oggi gli unici danni ai luoghi di culto sono frutto di bombardamenti e scontri fra esercito e miliziani e non di attacchi mirati. Per le fonti, in questo clima di caos e violenza, chiunque potrebbe attaccare un monastero, un convento, una chiesa o un religioso senza essere punito. Situazioni ben peggiori si registrano in Iraq, Turchia, Egitto e anche in Giordania, dove si assiste a uno strisciante sentimento anticristiano radicato nella società e spesso fomentato dalle stesse istituzioni”. Secondo al-Sarjoun Akkadi, capo del comitato di coordinamento cristiano a Latakia, una delle poche organizzazioni cristiane che apertamente si oppongono al governo, “i cristiani sono stati spaventati per quarant’anni ed è stato fatto loro credere che il regime protegge le minoranze, ma si tratta di una menzogna”. Dice ancora: “Quanto a Dall’Oglio, se non fosse italiano sarebbe stato arrestato, se non ucciso”. La tesi di Dall’Oglio è una: “Le chiese sono state distrutte dai bombardamenti indiscriminati dell’esercito siriano, questa assoluta evidenza è negata solo da coloro che in malafede perseguono un progetto politico”. Dall’Oglio, che ha più volte chiesto l’invio massiccio di osservatori delle Nazioni Unite, dice di aver visto “uno dei leader della rivoluzione di fronte a quindici salme del suo paese, suoi parenti, sunniti per altro, gridare e far gridare: ‘una sola Siria per i sunniti, per i cristiani, per tutti’”. E ancora: “Ci sono molti cristiani che usano la paura dell’islamismo musulmano per giustificare un allineamento totale con la repressione a prescindere da ogni considerazione sui diritti dell’uomo”. In tale drammatica situazione “la comunità internazionale è percepita come irresponsabile”. Che il Papa visiti il Libano con un occhio alla Siria è evidente. Sul campo Benedetto XVI cercherà il massimo dell’imparzialità anche per volare più alto dell’appoggio di alcuni leader religiosi cristiani al regime. “Egli viene per dare un indirizzo ai cristiani, che sono divisi sulla politica e sul da fare nella gravissima crisi siriana” ha detto recentemente padre Samir Khalil Samir, gesuita, esperto di islam e professore a Beirut. Anche per Samir una parte delle comunità cristiane siriane, in particolare le loro gerarchie, “preferiscono il regime non democratico, assolutista di Assad, perché sembra garantire sicurezza e una larga libertà religiosa”. Ma oltre le gerarchie, oltre la classe di popolo più agiata, c’è la base. Dice Samir: “Chi cerca un po’ di giustizia e democrazia non può essere con il governo, soprattutto, chi in politica la pensa diversamente dal governo non può esprimersi a rischio di prigione e torture”.Il Papa cercherà di mantenere una linea equilibrata. Ma senz’altro spenderà parole per i cristiani. E per la popolazione che soffre la repressione del regime. Il viaggio del Papa è anche un invito alla comunità internazionale perché agisca. Recentemente è stato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a spiegare che “la Santa Sede esorta le parti interessate” ma anche “tutta la comunità internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per risolvere la crisi attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Parole rilanciate anche dal nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari, che parlando alla Radio Vaticana ha detto che “bisogna tenere in vita a tutti i costi il piano di Kofi Annan perché altrimenti non si riesce a vedere un’alternativa”. Ha ricordato in merito padre Dall’Oglio: “Ci aggrappiamo a questa iniziativa Onu come naufraghi a una zattera. Qui si prova forse per la prima volta ad interrompere un ciclo violento di guerra civile con la non violenza”.

Paolo Rodari, Il Foglio