sabato 4 settembre 2010

Autobiografia di un pontificato: ecco come il Papa giudica e spiega il crescendo di attacchi, da dentro e fuori la Chiesa, contro di lui

Sono usciti questa estate, negli Stati Uniti e in Italia, due libri che ricostruiscono e analizzano gli attacchi sferrati da più parti contro Benedetto XVI fin dall'inizio del suo pontificato, con un crescendo che ha toccato l'acme quest'anno. Il libro di Gregory Erlandson e Matthew Bunson, editori di testate cattoliche molto diffuse negli Stati Uniti, si concentra sullo scandalo degli abusi sessuali del clero. Il libro dei vaticanisti italiani Paolo Rodari e Andrea Tornielli estende invece l'analisi a una decina di attacchi contro altrettanti atti e discorsi di Benedetto XVI: dalla lezione di Ratisbona alla liberalizzazione della messa in rito antico, dalla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani alla condanna del preservativo anti-AIDS, dall'accoglienza degli anglicani nella Chiesa Cattolica allo scandalo della pedofilia. Di ciascuno di questi episodi Rodari e Tornielli forniscono una ricostruzione molto accurata, con retroscena anche inediti.La loro conclusione è che sono in atto tre diversi attacchi contro Benedetto XVI, ad opera di tre diversi nemici. Il primo e principale è il nemico esterno. Sono le correnti d'opinione e i centri di potere ostili alla Chiesa e a questo Papa. Il secondo nemico sono quei cattolici, tra i quali non pochi sacerdoti e vescovi, che vedono in Benedetto XVI un ostacolo al loro progetto di riforma "modernista" della Chiesa. Il terzo nemico sono infine quei funzionari della Curia vaticana che invece di aiutare il Papa gli portano danno, per incapacità, per insipienza o anche per opposizione. Non risulta che questi tre fronti rispondano a un'unica regia. Ciò non impedisce però di cercare se vi sia una ragione unificante che spieghi attacchi così aspri e continui, tutti concentrati sull'attuale Papa. È quanto fanno Rodari e Tornielli nell'ultimo capitolo del loro libro, raccogliendo i pareri di vari analisti e commentatori. Ma non meno importante è sapere come lo stesso Benedetto XVI interpreta gli attacchi portati contro di lui. Nell'omelia della Messa conclusiva dell'Anno Sacerdotale, lo scorso 11 giugno, anche Benedetto XVI si è riferito a un "nemico". Così: "Era da aspettarsi che al 'nemico' questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario". E così il Papa si è espresso all'inizio del suo viaggio a Fatima, lo scorso 11 maggio: "Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa...La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E quindi la Chiesa ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione". Già da qui si intuisce che per Benedetto XVI anche l'orribile 2010 è da viversi come un anno di grazia, al pari degli anni precedenti, anch'essi costellati da attacchi alla Chiesa e al Papa. Per lui tutto si tiene. La tribolazione prodotta dal peccato è la condizione dell'umanità bisognosa di salvezza. Una salvezza che viene solo da Dio ed è offerta nella Chiesa con i sacramenti amministrati dai sacerdoti. Per questo, fa capire il Papa, il rifiuto di Dio coincide così spesso con un attacco al sacerdozio e a ciò che pubblicamente lo contrassegna, il celibato. Lo scorso 10 giugno, nella veglia di chiusura dell'Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ha detto che il celibato è un'anticipazione "del mondo della risurrezione". È il segno "che Dio c’è, che Dio c’entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura". Per questo, ha detto ancora, il celibato "è un grande scandalo". Non solo per il mondo di oggi "in cui Dio non c’entra". Ma per la stessa cristianità, nella quale "non si pensa più al futuro di Dio e sembra sufficiente solo il presente di questo mondo". Che "rendere Dio presente in questo mondo" sia la priorità della sua missione, Papa Joseph Ratzinger l'ha detto più volte, in particolare nella memorabile lettera da lui rivolta ai vescovi di tutto il mondo il 10 marzo 2009. Ma legare alla questione di Dio quella del sacerdozio e del celibato sacerdotale non è così scontato. Eppure è proprio ciò che Benedetto XVI fa costantemente. Ad esempio, alla fine del 2006, tracciando un bilancio del suo viaggio in Baviera che aveva fatto colpo per la lezione di Ratisbona, dopo aver sottolineato che "il grande problema dell'Occidente è la dimenticanza di Dio", ha proseguito dicendo che "è questo il compito centrale del sacerdote: portare Dio agli uomini". Ma il sacerdote "può farlo soltanto se egli stesso viene da Dio, se vive con e da Dio". E il celibato è segno di questa dedizione piena:"Il nostro mondo diventato totalmente positivistico, in cui Dio entra in gioco tutt’al più come ipotesi ma non come realtà concreta, ha bisogno di questo poggiare su Dio nel modo più concreto e radicale possibile. Ha bisogno della testimonianza per Dio che sta nella decisione di accogliere Dio come 'terra' su cui si fonda la propria esistenza". Non sorprende quindi che, nell'imminenza della sua elezione a Papa, Joseph Ratzinger abbia invocato una riforma della Chiesa che cominciasse col purificare dalla "sporcizia" anzitutto i ministri di Dio. Non sorprende che abbia inventato e indetto un Anno Sacerdotale finalizzato a condurre il clero a una vita santa. Non sorprende che la liturgia sia così centrale, in questo pontificato. Per la liturgia il sacerdote vive. È al sacerdote che Dio "ha dato di preparare la mensa di Dio per gli uomini, di dare loro il suo corpo e il suo sangue, di offrire loro il dono prezioso della sua stessa presenza". La liberalizzazione della Messa in rito antico, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, l'accoglienza data alle comunità anglicane più legate alla tradizione sono parti di questo stesso disegno. E puntualmente sono tutte oggetto di attacco. C'è una misteriosa lucidità di visione che unifica gli attacchi all'attuale pontificato. Come se in essi agisse una "mano invisibile", nascosta ai suoi stessi attori. Una mano, una mente, che intuisce il disegno di fondo di Benedetto XVI e quindi fa di tutto per contrastarlo. Nel Vangelo di Marco c'è un "segreto messianico" che accompagna la vita di Gesù e resta celato ai suoi stessi discepoli. Ma non al "nemico". Il diavolo è colui che riconosce da subito in Gesù il Messia salvatore. E lo grida. Il paradosso degli attacchi di oggi alla Chiesa è che, proprio mentre la vogliono ridurre all'impotenza e al silenzio, ne svelano l'essenza, come luogo del Dio che perdona. "Dottore serafico" è l'epiteto di San Bonaventura da Bagnoregio, uno dei primi successori di San Francesco alla testa dell'ordine da lui fondato. Potrebbe essere applicato anche a Benedetto XVI, per come guida la Chiesa nella tempesta. Nella catechesi da lui dedicata lo scorso 10 marzo a questo Santo, da lui molto studiato già da giovane teologo, Papa Ratzinger ha espresso il suo pensiero anche sui "nemici" interni alla Chiesa. A quelli che, scontenti, pretendono una palingenesi radicale della Chiesa, un nuovo cristianesimo spirituale fatto di nudo Vangelo senza più gerarchie né precetti né dogmi, Benedetto XVI ha detto che dallo spiritualismo all'anarchia il passo è breve. La Chiesa "è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di grazia". Progredisce ed evolve, ma sempre in continuità con la tradizione.A quelli che per riformare la Chiesa puntano tutto su nuove strutture di comando e nuovi comandanti, ha detto che "governare non è semplicemente un fare, ma soprattutto pensare e pregare": cioè "guidando e illuminando le anime, orientando a Cristo". Gli attacchi che si concentrano su Papa Benedetto sono per lui la prova di quanto sia alta la scommessa che egli lancia agli uomini d'oggi, a tutti, anche agli increduli: "Vivere come se Dio ci fosse".

Sandro Magister, www.chiesa

Il Papa a Carpineto Romano. Domani Benedetto XVI sulle orme di Leone XIII, per ribadire alcuni principi che gli stanno a cuore su società e economia

Nel bicentenario della nascita di Papa Leone XIII, Benedetto XVI si recherà domani a Carpineto Romano (foto), paese natale di Gioacchino Pecci, a circa 80 chilometri da Roma. Il Papa presiederà la Santa Messa alle ore 9.30; subito dopo farà ritorno in elicottero a Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus. È un filo solido quello che lega Benedetto XVI al suo predecessore Leone XIII. Per questo la visita a Carpineto Romano sarà per Papa Ratzinger l’occasione di ribadire alcuni principi che gli stanno particolarmente a cuore in campo sociale ed economico. Così come fece Leone XIII con la "Rerum novarum" nel 1891, anche Benedetto XVI, con la "Caritas in veritate" del 2009, non si limita a un’analisi del tempo, ma formula proposte. Per Papa Ratzinger come per Papa Pecci, non è l’uomo per l’economia, ma l’economia per l’uomo. Ne discende che l’economia, per essere al servizio dei singoli e delle comunità, va ancorata ai valori che il diritto naturale riconosce come universali: il primato della persona sullo stato, il principio di sussidiarietà, la valorizzazione dei corpi intermedi, la libertà di intrapresa, la condanna dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la dignità del lavoro. Joseph Ratzinger, inoltre, proprio come Papa Pecci, è un antiperfettivista. Non esistono sulla terra mondi ideali e occorre guardarsi da chi li annuncia. Il realismo cristiano non chiede certamente di cadere nell’apatia, ma mette in guardia dai sogni palingenetici che puntualmente riducono alcuni uomini a strumento di altri. Su questo sfondo generale, la proposta di Benedetto XVI è di tornare alla realtà. Se Leone XIII denunciava da un lato il marxismo e dall’altro il capitalismo selvaggio, Benedetto XVI lancia l’allarme contro i moderni nemici. L’economia di carta ha dimostrato tutta la sua pericolosità e conduce al disastro. La concentrazione delle decisioni in pochi supergruppi sfocia in nuove forme di sfruttamento. La finanza è uno strumento: se diventa un fine si va al collasso. Le responsabilità vanno allargate e condivise. Un nuovo ordine mondiale è necessario e, al centro, deve esserci l’uomo. Anche l’economia, come ogni altro ambito umano, si nutre di verità. Se la verità viene meno, ecco l’ingiustizia. La globalizzazione offre opportunità, ma va governata. Occorre una civilizzazione dell’economia. Tutti questi spunti saranno ripresi da Benedetto XVI nel sottolineare la modernità di Leone XIII, il pastore che guidò la Chiesa mentre la rivoluzione industriale cambiava il mondo con una velocità mai vista prima. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior e fra i più ascoltati consiglieri economici del Papa, ha scritto che non esiste un’economia cattolica, ma esistono i cattolici in economia. È soprattutto a loro che Papa Benedetto si rivolge nel chiedere un sussulto morale, ammonendo che solo ciò che è veramente morale è anche veramente logico e razionale.

Radio Vaticana - Aldo Maria Valli, Europaquotidiano.it

A ottobre l'annuncio del Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. Diciannove le 'berrette' a disposizione del Papa. I futuri porporati

Prima della fine del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, Benedetto XVI annuncerà un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. L’annuncio potrebbe avvenire durante l’Udienza generale di mercoledì 20 ottobre; e il Concistoro, come è prassi, avrebbe luogo un mese più tardi, nella Solennità di Gesù Re dell'Universo. Dal primo gennaio 2011 il numero dei cardinali elettori scenderà a 101, su 120 posti disponibili; quindi Papa Ratzinger avrà a disposizione almeno diciannove “berrette”. Ma è probabile che l’anno successivo vi sia l’annuncio di un ulteriore Concistoro, anche perché i tre anni che sono trascorsi dal precedente anno fatto sì che le aspettative siano superiori ai posti disponibili. Riceveranno la berretta alcuni capi dicastero: Angelo Amato, Prefetto dei Santi, Raymond Leo Burke, Prefetto della Segnatura Apostolica, Kurt Koch, responsabile dei rapporti con Ortodossi, Protestanti, ed Ebrei, Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, Francesco Monterisi, arciprete della Basilica di San Paolo, Paolo Sardi, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta. E inoltre i titolari delle diocesi di Palermo, Paolo Romeo, e di Firenze, Giuseppe Betori. Negli Stati Uniti riceverà la berretta l’arcivescovo di Washington, Donald W. Wuerl. O’Brien, arcivescovo di Baltimore, e Dolan, arcivescovo di New York, dovranno attendere perché le loro diocesi hanno cardinali emeriti sotto gli ottanta anni, e quindi in grado di partecipare a un eventuale Conclave. Questa regola non si applica a Firenze perché il cardinale emerito è titolare di un dicastero pontificio. In America del Nord riceverà la berretta quasi certamente Thomas Christopher Collins, di Toronto). In Europa al momento sono in lista Reinhard Marx (Monaco), Kazimierz Nycz (Varsavia), Braulio Rodríguez Plaza (Toledo), Vincent Nichols (Westminster), Willem Jacobus Eijk (Utrecht) e André-Joseph Léonard (Malines-Bruxelles). In Asia verranno nominati tre cardinali: Malcolm Ranjith (Colombo), Charles Maung Bo (Yangon) e Peter Takeo Okada (Tokyo). Mentre in Sud America sono certi: Nicolás Cotugno Fanizzi (Montevideo), e Orani João Tempesta (Rio de Janeiro). Un terzo cardinale dovrebbe venire dal Brasile. Tre i candidati africani: Laurent Monsengwo Pasinya (Kinshasa), Simon-Victor Tonyé Bakot (Yaoundé) e Cyprian Kizito Lwanga (Kampala). Non è ancora caduta l’ipotesi di attribuire rango cardinalizio al Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, il cui titolare è attualmente l’ex nunzio Fouad Twal.

Marco Tosatti, San Pietro e dintorni