mercoledì 13 giugno 2012

Seewald: tradimento non per portare all'attenzione qualche irregolarità, bensì con l'obiettivo di danneggiare fortemente il governo di Benedetto XVI

L’agenzia cattolica in lingua tedesca Kath.net, nei giorni scorsi ha pubblicato una lunga sui vatileaks ponendo 16 domande a Peter Seewald (nella foto con Benedetto XVI), il giornalista tedesco che ha scritto due libri-intervista con l’allora card. Ratzinger, "Il sale della terra" e "Dio e il mondo", e uno con Benedetto XVI, "Luce del mondo". Seewald è un giornalista molto stimato da Papa Ratzinger e le sue parole sui vatileaks sono dunque significative. Il sito Korazym.org, diretto da Angela Ambrogetti, ha messo online la traduzione italiana (curata da Simona Storioni) dell’intera intervista. Ecco alcuni passaggi. "Il tradimento non è una bella cosa, sebbene sia fin troppo umano. Il fatto che non si fermi nemmeno davanti alla Chiesa è già dimostrato dall’esempio degli apostoli. Solo i risultati delle indagini potranno gettare luce sui retroscena della vicenda vaticana, che ha tutte le caratteristiche di una parabola. Tutto il resto è speculazione. In base alle informazioni di cui dispongo, una cosa è certa, ovvero che Vatileaks implica un’azione preparata nei dettagli, condotta in modo sistematico e coperta con professionalità. E tutto ciò non per portare all’attenzione qualche irregolarità, bensì con l’obiettivo di danneggiare fortemente il governo di Benedetto XVI". Sul coinvolgimento del segretario personale del Papa, don Georg Gänswein, Seewald dice: "Il fatto che la persona più vicina al Papa debba essere screditata non è un punto contro di lui, bensì a suo favore. È impossibile fare da scudo e non essere colpiti da qualche freccia nello scontro. Chi, per giunta, come Georg Gänswein, smaschera anche il traditore, diventa a maggior ragione un bersaglio da prendere di mira". Seewald dopo aver affermato che l’importanza delle rivelazioni contenute nei vatileaks è stata "decisamente" sopravvalutata, invita però a non minimizzare: "Ciò che fa paura non è soltanto la rivelazione di segreti e di irregolarità riguardanti la banca vaticana, ma anche il comportamento poco fraterno di molti monsignori e vescovi tra di loro. Non può essere ignorata una nomenclatura, insediata da lungo tempo, che sembra orientarsi più a Macchiavelli che a Gesù, costituita da risaputi tiratori di fili, che dalla fede tessono politica, dalla politica intrighi e dagli intrighi intrecci di potere. Tra l’altro, spesso lo fanno per pura abitudine, a partire da una mentalità in base alla quale queste cose fanno semplicemente parte del gioco". Benedetto XVI è un Papa debole? "'Quando sono debole, è allora che sono forte', ha detto San Paolo", risponde Seewald, singolare coincidenza con la catechesi del Papa all'Udienza generale di questa mattina. "Da questo punto di vista, questo papa è, di fatto, un papa debole. Ma lo capisce solo chi ha imparato a pensare con l'intelligenza della fede, secondo l'insegnamento di Cristo. Il potere non è in grado di modificare il mondo per il meglio. E non è il mero management a poter mantenere o addirittura salvare la Chiesa. Nella sua incrollabile fiducia nella forza dello Spirito, dunque, il papa può scrivere dritto anche sulle righe storte e, come Gesù, andare avanti con collaboratori che, in un certo senso, gli sono capitati". Benedetto XVI è un Papa forte? "Fisicamente Benedetto non è un gigante, ma è abbastanza pesante da poter pestare i piedi a qualcuno".

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi - TMNews

I servi infedeli e il tradimento nei confronti del Successore di Pietro: parla Peter Seewald

Superiore dei lefebvriani ricevuto dal card. Levada per comunicargli quanto deciso dal Papa riguardo alle modifiche proposte al preambolo dottrinale

Il superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, è stato ricevuto questo pomeriggio in Vaticano dal card. Joseph W. Levada (nella foto con Benedetto XVI), prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che gli comunicherà quanto deciso dal Papa riguardo alle modifiche proposte al "preambolo dottrinale" posto dalla Santa Sede come pre-condizione al rientro tradizionalisti lefebvriani in comunione con la Chiesa Cattolica. Lo scrive I.Media, agenzia stampa francese di informazione religiosa. Il dialogo tra la Santa Sede e i lefebvriani è giunto a un passo decisivo. Dopo aver studiato con attenzione il testo del preambolo dottrinale con le modifiche chieste dal superiore della Fraternità San Pio X, Benedetto XVI avrebbe preso la sua decisione e l’avrebbe comunicata al card. Levada e al segretario dell'ex Sant'Uffizio, l’arcivescovo Luis Ladaria Ferrer, durante l’udienza concessa a entrambi sabato scorso. Il testo della dichiarazione dottrinale è top secret, ma sarà pubblicato, così era stato assicurato fin dall’inizio, nel caso in cui l’accordo tra la Santa Sede e la Fraternità fondata da mons. Lefebvre venisse formalizzato. Non è possibile sapere, dunque, se siano state apportate modifiche o precisazioni al testo che Fellay aveva rispedito a Roma a metà aprile, e che i cardinali della Feria Quarta della Congregazione per la dottrina della fede hanno esaminato e discusso il 15 maggio. Nelle prossime ore la risposta papale potrebbe essere comunicata al superiore lefebvriano. Starà lui dare o meno l’assenso definitivo al preambolo. Se Fellay, dopo aver ricevuto la risposta vaticana, firmerà la dichiarazione dottrinale, l’accordo sarà annunciato ufficialmente. Rimarrà invece in ogni caso aperta la questione riguardante gli altri tre vescovi lefebvriani, Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson, i quali avevano contestato con una dura lettera finita poi sul web il cammino di Fellay verso l’accordo con Roma. Anche nel caso il superiore della San Pio X firmi la dichiarazione dottrinale, le posizioni dei tre vescovi saranno esaminate singolarmente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

TMNews - Andrea Tornielli, Vatican Insider

Presentati al Papa il restauro del prospetto sud della Basilica Vaticana. Comastri: immagine della bellezza che la Chiesa deve sempre recuperare

Da oggi si può ammirare il prospetto sud della Basilica Vaticana proprio com’era all’epoca della costruzione. Cinque anni esatti di restauro hanno restituito "come nuova" la parte più antica, realizzata personalmente da Michelangelo. Stamani, sul piazzale Santa Marta, i lavori sono stati presentati al Papa, prima dell’Udienza generale, dal cardinale arciprete Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, accompagnato dal delegato mons. Vittorio Lanzani. Presenti quanti hanno partecipato ai lavori e i benefattori che hanno sostenuto l’iniziativa. "È importante recuperare la bellezza - ha detto il card. Comastri a L'Osservatore Romano - così vediamo in quest’opera anche l’immagine della bellezza che la Chiesa deve sempre recuperare nel suo cammino della storia". È stato un lavoro imponente, iniziato nel maggio 2007, su quattordicimila metri quadrati, il doppio della facciata della Basilica, che ha comportato la pulitura, il consolidamento e la protezione del prezioso marmo travertino. Presto inizierà il restauro del prospetto ovest: i ponteggi sono già in fase di montaggio.

L'Osservatore Romano

30° anniversario dell'istituzione del Pontificio Consiglio della Cultura. Un documentario di 'Rai Storia' e il nuovo sito web del dicastero

Si celebrano in questi giorni i 30 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito da Giovanni Paolo secondo il 20 maggio 1982. Per l’occasione, si è svolto ieri in Vaticano un convegno durante il quale è stato proiettato il documentario di Rai Storia dedicato al trentennale ed è stato presentato il nuovo sito del consiglio, all’indirizzo www.cultura.va. “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Queste parole, pronunciate dal Beato Giovanni Paolo II nel 1982, testimoniano la particolare attenzione con la quale Papa Wojtyla guardava alle opere dell’ingegno umano, fin da quando, ancora arcivescovo di Cracovia, invitava artisti, intellettuali e scienziati per ascoltare il punto di vista di ambienti spesso esterni al mondo della Chiesa. Una sensibilità innata, che trovava terreno fertile nella “sua” Polonia, un Paese che era riuscito a superare i rovesci della storia solo mantenendo la propria identità culturale davanti a chi voleva annientarla. Un percorso umano e pastorale che spiega, insieme alle considerazioni sullo sviluppo umano attraverso la cultura nella grande Costituzione conciliare "Gaudium et Spes", alcuni dei perché che indussero Giovanni Paolo II a istituire nel 1982 il Pontificio Consiglio della Cultura, “affinché la civiltà dell'uomo si apra sempre di più al Vangelo, e i cultori delle scienze, delle lettere e delle arti si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone al servizio del vero, del buono e del bello”. Il card. Paul Paupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura dal 1998 al 2007, fu una delle persone più vicine al Papa in quei momenti: “All’inizio del Pontificato, Papa Giovanni Paolo II mi fece creare il Pontificio Consiglio della Cultura, con un comitato internazionale, con uomini e donne di cultura di tutto il mondo. La preoccupazione fondamentale - me lo ripeteva ogni volta - era di aiutare tutta la Chiesa a prendere coscienza dell’importanza che ha la cultura e, invece che dall’esterno, creare una cultura cristiana dall’interno”. Nel 1993, il Pontificio Consiglio per i Non Credenti, istituito da Paolo VI nel 1965, venne incorporato nella nuova struttura, dando lo slancio ad un percorso culminato nel 2011 con l’ideazione del “Cortile dei gentili”, incontri itineranti tra pensatori laici e cristiani sui grandi temi dell’umanità, fortemente voluti dal card. Gianfranco Ravasi (nella foto con Benedetto XVI), successore di Paupard dal 2007. Il dialogo sincero, lontano tanto dal fondamentalismo quanto dal sincretismo, è infatti una delle linee guide dell’azione Consiglio, assieme alla ricerca di linguaggi di comunicazioni nuovi e incisivi, come testimonia il successo del profilo twitter dello steso card. Ravasi: “La cultura ha una sfida terribile ai nostri giorni, perché ci troviamo in una società, in un mondo, che tendenzialmente ama il grigio, ama l’indifferenza, ama la banalità, la superficialità, rifugge dalle domande che artigliano la coscienza e che generano problemi, che generano spiegazioni. Ecco, per questo motivo dobbiamo riportare ancora l’uomo - come diceva Pascal 'quell’uomo che supera sempre l’uomo' - riportarlo ancora a interrogarsi sui significati ultimi. Questo è anche lo scopo ultimo della cultura”. Oggi, il Pontificio Consiglio della Cultura si occupa anche di arte, come ad esempio la mostra per i 60 anni di sacerdozio di Papa Benedetto XVI, e di scienza, con il progetto “Stoq” che unisce insieme astronomia, tecnologia e teologia. Imminenti sono le aperture di nuovi dipartimenti, uno dedicato al rapporto tra economia e gratuità, l’altro dedicato allo sport e alle sue interrelazione tra momenti di festa, gestione del tempo libero e riti di massa. “Un ambito - afferma ancora Ravasi - è già quasi aperto, ed è il dialogo con gli organismi internazionali. Pensiamo, per esempio, all’Unesco, con il quale abbiamo già tanti rapporti: bisogna incrementarli, comunque, maggiormente. Penserei anche a un altro percorso da seguire: andare a individuare, all’interno della società contemporanea, dove l’umanità ora soprattutto si incontra, non necessariamente attorno a spazi, ma anche alla virtualità. Ecco, allora, l’importanza di individuare quali siano i temi che maggiormente vengono discussi, per riuscire alla fine a costruire anche uno specifico dipartimento sui temi maggiori”. A 30 anni dalla sua fondazione, il Pontificio Consiglio per la Cultura è una delle istituzioni che raccoglie più compiutamente le grandi aspirazioni del Concilio Vaticano II, perché “la sintesi tra fede e cultura non è solo un’esigenza della cultura, ma anche della fede".

Radio Vaticana

Ouellet: il Papa mi ha chiesto di venire a Lough Derg e chiedere perdono per tempi in cui membri della Chiesa abusavano di bambini, a Dio e a vittime

Il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, legato pontificio a Dublino per la celebrazione del 50° Congresso Eucaristico internazionale, ha intrapreso ieri, su richiesta di Benedetto XVI, un pellegrinaggio di riconciliazione e penitenza per le vittime di abusi sessuali. Lo ha fatto sapere mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, durante la Santa Messa di ieri pomeriggio, nel terzo giorno del Congresso. Il pellegrinaggio si è svolto al Santuario di Lough Derg, chiamato il 'Purgatorio di San Patrizio', dove da secoli gli irlandesi si recano per chiedere grazie speciali. Il cardinale ha svolto una Via Crucis, secondo la tradizione del Santuario. Durante il pellegrinaggio il card. Ouellet ha incontrato un gruppo rappresentativo di vittime di abusi sui minori nella Chiesa. Il cardinale ha detto di essere profondamente commosso del suo incontro con i sopravvissuti di abuso e che avrebbe riferito della riunione a Papa Benedetto XVI, al suo ritorno a Roma. Erano presenti uomini e donne, vittime di abuso in ambito ecclesiale e istituzionale, provenienti da diverse parti dell’isola d’Irlanda. Secondo quanto riporta un comunicato della Conferenza Episcopale irlandese, l’incontro è durato due ore durante le quali “ogni sopravvissuto ha parlato della sua esperienza personale di abuso e dell’impatto sulla sua vita”. Il cardinale ha anche celebrato una Messa nella Basilica di St.Patrick e durante l’omelia ha detto: “Papa Benedetto XVI mi ha chiesto, come suo legato pontificio, di venire a Lough Derg e chiedere perdono a Dio per i tempi in cui membri della Chiesa hanno abusato sessualmente di bambini, non solo in Irlanda, ma ovunque nella Chiesa”. "Vengo qui - ha aggiunto - con il preciso intento di cercare il perdono di Dio e delle vittime, per il grave peccato di abuso sessuale sui bambini compiuto dai chierici. Abbiamo imparato nel corso degli ultimi decenni quanto dolore e quanta disperazione hanno causato gli abusi alle migliaia di vittime. Abbiamo imparato anche che la risposta a questi crimini data da alcune autorità della Chiesa è stata spesso inadeguata e inefficiente per fermare i crimini, nonostante le chiare indicazioni contenute nel Codice di diritto canonico”. “In nome della Chiesa - ha quindi proseguito il rappresentante del Papa a Dublino - chiedo scusa ancora una volta alle vittime, alcune delle quali ho incontrato qui a Lough Derg”. “Ripeto qui ciò che il Santo Padre ha detto alle vittime nella sua Lettera ai cattolici d’Irlanda: ‘È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza’”. Il cardinale ha ripetuto che “la tragedia degli abusi sessuali su minori” soprattutto “se compiuti da membri del clero, è fonte di grande vergogna e lo scandalo è enorme” ed ha ribadito “l’impegno della Chiesa Cattolica per creare un ambiente sicuro”.

TMNews, SIR

Delegazione del Comitato di Beatificazione e Canonizzazione di Giuseppe Toniolo consegna al Papa le reliquie del Beato 'economista di Dio'

Durante l’Udienza generale di questa mattina, una delegazione del Comitato di Beatificazione e Canonizzazione del Beato Giuseppe Toniolo ha consegnato al Papa le reliquie dell’“economista di Dio”, venerate il giorno della Beatificazione, il 29 aprile scorso, e custodite in un reliquiario. Della delegazione hanno fatto parte mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi e postulatore della causa di Beatificazione di Toniolo, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica, i presidenti della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) Francesca Simeoni e Stefano Nannini e la vicepostulatrice Silvia Correale. Sabato 16 giugno il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiederà la celebrazione eucaristica durante la riunione del Consiglio nazionale dell’AC a Roma, in questa occasione alcune reliquie del Beato saranno inserite nell’altare della cappella dei Santi e Beati dell’AC della Domus Mariae.

SIR

Il pensiero di Benedetto XVI ai giovani già in vacanza e agli studenti impegnati negli esami. Il saluto ai legionari di Cristo presenti a Roma

Un pensiero del Papa agli studenti, in un momento in cui cominciano le vacanze e altri si cimentano con gli esami. ''Cari giovani - ha detto Benedetto XVI nei saluti ai gruppi italiani, al termine dell'Udienza generale, nell'Aula Paolo VI in Vaticano - per molti vostri coetanei sono già iniziate le vacanze, mentre per altri questo è tempo di esami. Vi aiuti il Signore - ha aggiunto - a vivere questo periodo con serenità, sperimentando la sua costante protezione''. Il Papa ha quindi salutato "i legionari di Cristo che si apprestano a trascorrere un periodo di esperienza pastorale": "Incoraggio ciascuno a vivere questa tappa del cammino formativo come momento di grazia e di generosa disponibilità".

Ansa, TMNews

Benedetto XVI: Congresso Eucaristico internazionale a Dublino preziosa occasione perché l’Eucaristia sia sempre cuore pulsante della vita della Chiesa



“Vorrei invitarvi a unirvi spiritualmente ai cristiani di Irlanda e del mondo, pregando per i lavori del Congresso, perché l’Eucaristia sia sempre il cuore pulsante della vita di tutta la Chiesa”. È l’invito rivolto oggi da Benedetto XVI ai circa 8mila partecipanti all’Udienza generale nell'Aula Paolo VI. “Rivolgo ora il mio affettuoso pensiero e il mio benedicente saluto - le parole del Papa - alla Chiesa in Irlanda, dove a Dublino, alla presenza del card. Marc Ouellet, mio legato, si svolge il 50° Congresso Eucaristico internazionale sul tema: ‘L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi’”. “Numerosi vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici provenienti dai diversi Continenti prendono parte a questo importante evento ecclesiale”, ha testimoniato il Papa, definendo l’iniziativa “una preziosa occasione per riaffermare la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa”. “Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’Altare con il supremo Sacrificio di amore della Croce si dona a noi, si fa nostro cibo per assimilarci a Lui, per farci entrare in comunione con Lui”, il commento del Santo Padre: “E attraverso questa comunione siamo uniti anche tra di noi, diventiamo una cosa sola in Lui, membra gli uni degli altri”.

SIR

Il Papa: Dio opera meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza e inadeguatezza all'incarico. Affidiamoci a Lui come fragili vasi di creta

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nel raggiungere l’Aula Paolo VI, il Papa ha fatto una breve sosta in Piazza Santa Marta per la presentazione dei lavori di restauro della Basilica Vaticana. Nella catechesi il Santo Padre ha ripreso la Sua riflessione sulla preghiera nelle Lettere di San Paolo. L'Apostolo delle Genti, di fronte a chi contestava la legittimità del suo apostolato, non elenca “le comunità che ha fondato, i chilometri che ha percorso”. Non si limita a ricordare le difficoltà e le opposizioni che ha affrontato per annunciare il Vangelo “ma indica il suo rapporto con il Signore, un rapporto così intenso da essere caratterizzato anche da momenti di estasi, di contemplazione profonda; quindi non si vanta di ciò che ha fatto lui, della sua forza, delle sua attività e successi, ma si vanta dell’azione che ha fatto Dio in lui e tramite lui”. “L’incontro quotidiano con il Signore e la frequenza ai sacramenti” – ha aggiunto il Santo Padre – permettono di aprire mente e cuore “alla sua presenza, alle sue parole, alla sua azione”. “E Dio ci attira verso di sé, ci fa salire il monte della santità, perché siamo sempre più vicini a Lui, offrendoci lungo il cammino luci e consolazioni”.Il Signore ha attirato a sé San Paolo, in modo totale, al momento della sua conversione sulla via di Damasco. E all’Apostolo il Risorto rivela che la “la forza si manifesta pienamente nella debolezza”. In San Paolo, ha spiegato il Papa, non prevalgono le debolezze, le persecuzioni e le angosce sofferte per il Signore perché in lui dimora “la potenza di Cristo”: “Il suo atteggiamento fa comprendere che ogni difficoltà nella sequela di Cristo e nella testimonianza del suo Vangelo può essere superata aprendosi con fiducia all’azione del Signore”. San Paolo è ben consapevole di essere “un vaso di creta” in cui Dio pone “la ricchezza e la potenza della sua Grazia”. Ma comprende con chiarezza come affrontare e vivere ogni evento: “Nel momento in cui si sperimenta la propria debolezza, si manifesta la potenza di Dio, che non abbandona, non lascia soli, ma diventa sostegno e forza...Questo vale anche per noi. Il Signore non ci libera dai mali, ma ci aiuta a maturare nelle sofferenze, nelle difficoltà, nelle persecuzioni. La fede, quindi, ci dice che, se rimaniamo in Dio, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, ci sono tante difficoltà, quello interiore invece si rinnova, matura di giorno in giorno proprio nelle prove”. Nella misura in cui cresce “la nostra unione con il Signore e si fa intensa la nostra preghiera”, comprendiamo che non è la potenza dei nostri mezzi che realizza il Regno di Dio "ma è Dio che opera meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza, la nostra inadeguatezza all'incarico. Dobbiamo, quindi, avere l’umiltà di non confidare semplicemente in noi stessi, ma di lavorare, con l'aiuto del Signore, nella vigna del Signore, affidandoci a Lui come fragili vasi di creta”. “Solo la fede, il confidare nell'azione di Dio è la garanzia di non lavorare invano”. In un mondo in cui il rischio è di confidare solamente “sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani”, si deve riscoprire “la potenza della preghiera”. “Contemplare il Signore – ha affermato il Papa – è, allo stesso tempo, affascinante e tremendo”. “Affascinante perché Egli ci attira a sé e rapisce il nostro cuore verso l’alto, portandolo alla sua altezza dove sperimentiamo la pace, la bellezza del suo amore; tremendo perché mette a nudo la nostra debolezza umana, la nostra inadeguatezza, la fatica di vincere il Maligno che insidia la nostra vita, quella spina conficcata anche nella nostra carne”. Per affrontare ogni avversità, come San Paolo, è importante preservare “la fedeltà del rapporto con Dio”, soprattutto nelle situazioni di aridità, di difficoltà, di apparente assenza di Dio: “Quanto più spazio diamo alla preghiera, tanto più – ha osservato Benedetto XVI – vedremo che la nostra vita si trasformerà e sarà animata dalla forza concreta dell’amore di Dio”. Così avvenne, ha ricordato infine il Papa, per la Beata Madre Teresa di Calcutta, che “nella contemplazione di Gesù trovava la ragione ultima e la forza incredibile per riconoscerlo nei poveri e negli abbandonati, nonostante la sua fragile figura”: “La contemplazione di Cristo nella nostra vita non ci estranea dalla realtà, bensì ci rende ancora più partecipi delle vicende umane, perché il Signore, attirandoci a sé nella preghiera, ci permette di farci presenti e prossimi ad ogni fratello nel suo amore”.

Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Le celebrazioni di Benedetto XVI da luglio a settembre: la visita a Frascati, la Messa dell'Assunta a Castel Gandolfo e il viaggio in Libano

Due Messe presiedute in due cittadine dei Castelli Romani e un atteso ritorno in Medio Oriente. È questa, in estrema sintesi, l’agenda papale compresa tra i mesi di luglio e settembre prossimi. Secondo quanto comunicato dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, mons. Guido Marini, Benedetto XVI compirà una visita pastorale a Frascati domenica 15 luglio, alle 9.30, durante la quale presiederà la celebrazione eucaristica. Esattamente un mese più tardi, il 15 agosto, solennità dell’Assunta, il Pontefice presiederà alle 8.00 la Messa nella chiesa parrocchiale di San Tommaso da Villanova. Ancora un mese, e tra il 14 e il 16 settembre prossimi, Benedetto XVI volerà in Libano per un importante viaggio apostolico che avrà il suo centro nella promulgazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale per il Medio Oriente, frutto dell’Assemblea Speciale del Sinodo svoltosi in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010. Benedetto XVI dovrebbe trasferirsi il 2 luglio nel Palazzo Apostolico sulle pendici del lago Albano.

Radio Vaticana, TMNews

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (LUGLIO - SETTEMBRE 2012)

In questa Chiesa nonostante tutto: le profezie di Joseph Ratzinger. Nei suoi interventi il ritratto impietoso dell’istituzione fondata da Cristo

"Farò più rumore da morto che da vivo", aveva profetizzato padre Pio. Deve averlo ascoltato dall’al di là il card. Ercole Consalvi, Segretario di Stato di Pio VII dal 1800 al 1806 e dal 1814 al 1823. Di lui, in questi giorni in cui procedono le indagini sui Vatileaks, si cita ripetutamente la risposta che diede a Napoleone Bonaparte quando voleva distruggere la Chiesa: "Non ci riuscirà, maestà. Non ci siamo riusciti neanche noi". Una frase che avrebbe potuto pronunciare anche Joseph Ratzinger. Sono note, infatti, le sue meditazioni sulla sporcizia della Chiesa, durante la Via Crucis del 2005 al Colosseo. Parole che ben si sposano con quelle del card. Consalvi. Lunedì pomeriggio, parlando a braccio nella sua cattedrale, la Basilica di San Giovanni in Laterano, per l’annuale convegno della sua diocesi di Roma, Benedetto XVI ha spiazzato tutti gli ascoltatori. Senza giri di parole, sviluppando in trenta minuti un’affascinante meditazione sul sacramento del Battesimo, ha messo in guardia i fedeli dalla "pompa del diavolo", termine con il quale il Papa ha ricordato che anticamente si indicavano i "divertimenti del male con la loro apparente bellezza ma in realtà con tutta la loro crudeltà", ma che significa anche «un modo di vivere dove non conta la verità ma l’apparenza". "Lascio a ognuno di voi - ha detto Benedetto XVI ai sacerdoti, religiosi e laici della diocesi di Roma - riflettere sulla pompa del diavolo e su questa cultura a cui diciamo no, per emanciparci e liberarci. Conosciamo anche oggi una cultura dove non conta la verità ma conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è la maschera in realtà per confondere e creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, dove la menzogna si presenta con la veste della verità e dell’infamazione, contro questa cultura che cerca il benessere materiale e nega Dio diciamo no". Davanti a tante contraddizioni nella Chiesa perché Joseph Ratzinger ha accettato persino il difficile compito di guidarla, dopo il lungo regno di Giovanni Paolo II, nel conclave che lo ha eletto Papa? A questa domanda c’è una risposta chiara e soddisfacente. La troviamo nella conferenza che il professore Ratzinger, all’epoca docente ordinario di Dogmatica all’Università di Ratisbona, tenne, il 4 giugno 1970, su invito dell’Accademia Cattolica di Baviera. Il tema era davvero molto accattivante: "Perché sono ancora nella Chiesa". "Di motivi per non essere più nella Chiesa - affermava - oggi ce ne sono molti e diversi tra loro. A voltare le spalle alla Chiesa si sentono spinti non più solo coloro ai quali la fede della Chiesa è diventata estranea, ai quali la Chiesa appare troppo arretrata, troppo medievale, troppo ostile al mondo e alla vita, bensì anche coloro che amarono nella Chiesa la sua figura storica, la sua liturgia, la sua inattualità, il suo riverbero di eternità. A questi ultimi sembra che la Chiesa si stia svendendo alla moda e stia quindi perdendo la propria anima: sono delusi come un innamorato che deve vivere il tradimento di un grande amore e considerano seriamente di voltarle le spalle. D’altra parte - proseguiva Joseph Ratzinger - vi sono però anche motivi molto contrastanti per rimanere nella Chiesa: in essa restano non solo quelli che conservano in modo instancabile la loro fede nella sua missione, o quelli che non si vogliono staccare da una vecchia e cara abitudine (anche se ne fanno scarso uso). Oggi rimangono in essa con maggior vigore proprio coloro che rifiutano la sua intera essenza storica e contestano con passione il significato che i suoi ministri cercano di darle o di conservarle. Sebbene essi vogliano rimuovere ciò che la Chiesa fu ed è, sono anche determinati a non lasciarsi mandare fuori da essa, per trasformarla in ciò che secondo loro essa dovrebbe diventare. […] Sono nella Chiesa - precisava - perché credo che, ora come prima e a prescindere da noi, dietro la nostra Chiesa vive la Sua Chiesa e che io non posso stare vicino a Lui se non rimanendo vicino e dentro alla Sua Chiesa. Sono nella Chiesa perché, nonostante tutto, credo che nel profondo essa non sia nostra, bensì proprio Sua. In termini molto concreti: malgrado tutte le sue debolezze umane, è la Chiesa che ci dà Gesù Cristo e solo grazie a essa noi possiamo riceverlo come una realtà viva, potente, che mi sfida e mi arricchisce qui e ora". C’è un altro testo che è bene rileggere in questi tempi di Vatileaks. Si tratta dell’intervento che il card. Ratzinger tenne, nel 1990, all’annuale meeting di Comunione e Liberazione che si tiene a Rimini. Più di qualcuno aveva ipotizzato che quest’anno il Papa sarebbe ritornato al tradizionale appuntamento di CL. Così, invece, non sarà. Il titolo della conferenza del 1990 era già emblematico: "Una compagnia sempre riformanda". "Non c’è bisogno di molta immaginazione - precisò subito il card. Ratzinger - per indovinare che la compagnia di cui qui voglio parlare è la Chiesa". E aggiunse: "La parola e la realtà della Chiesa sono cadute in discredito". Ma perché essa "riesce sgradita a così tante persone, e addirittura anche a credenti, anche a persone che fino a ieri potevano essere annoverate tra le più fedeli o che, pur tra sofferenze, lo sono in qualche modo ancora oggi?", si domandava. "I motivi sono tra loro molto diversi, anzi opposti, a seconda delle posizioni. Alcuni - rispondeva il porporato bavarese - soffrono perché la Chiesa si è troppo adeguata ai parametri del mondo d’oggi; altri sono infastiditi perché ne resta ancora troppo estranea. Per la maggior parte della gente, la scontentezza nei confronti della Chiesa comincia col fatto che essa è un’istituzione come tante altre, e che come tale limita la mia libertà. La sete di libertà è la forma in cui oggi si esprimono il desiderio di liberazione e la percezione di non essere liberi, di essere alienati. L’amarezza contro la Chiesa - proseguiva - ha però anche un motivo specifico. Infatti, in mezzo a un mondo governato da dura disciplina e da inesorabili costrizioni, si leva verso la Chiesa ancora e sempre una silenziosa speranza: essa potrebbe rappresentare in tutto ciò come una piccola isola di vita migliore, una piccola oasi di libertà, in cui di tanto in tanto ci si può ritirare. L’ira contro la Chiesa o la delusione nei suoi confronti hanno perciò un carattere particolare, poiché silenziosamente ci si attende da essa di più che da altre istituzioni mondane. In essa si dovrebbe realizzare il sogno di un mondo migliore. Quanto meno, si vorrebbe assaporare in essa il gusto della libertà, dell’essere liberati: quell’uscir fuori dalla caverna, di cui parla Gregorio Magno ricollegandosi a Platone". Concludendo il suo intervento al meeting di CL Ratzinger tracciava il profilo della Chiesa. "Essa - affermava il porporato - non è soltanto il piccolo gruppo degli attivisti che si trovano insieme in un certo luogo per dare avvio a una vita comunitaria. La Chiesa non è nemmeno semplicemente la grande schiera di coloro che alla domenica si radunano insieme per celebrare l’Eucarestia. E infine, la Chiesa è anche di più che Papa, vescovi e preti, di coloro che sono investiti del ministero sacramentale. Tutti costoro che abbiamo nominato fanno parte della Chiesa, ma il raggio della compagnia in cui entriamo mediante la fede, va più in là, va persino al di là della morte. Di essa fanno parte tutti i Santi, a partire da Abele e da Abramo e da tutti i testimoni della speranza di cui racconta l’Antico Testamento, passando attraverso Maria, la Madre del Signore, e i suoi apostoli, attraverso Thomas Becket e Tommaso Moro, per giungere fino a Massimiliano Kolbe, a Edith Stein, a Piergiorgio Frassati. Di essa fanno parte tutti gli sconosciuti e i non nominati, la cui fede nessuno conobbe tranne Dio; di essa fanno parte gli uomini di tutti i luoghi e tutti i tempi, il cui cuore si protende sperando e amando verso Cristo, 'l’autore e perfezionatore della fede', come lo chiama la lettera agli Ebrei (12,2). Non sono - concludeva il card. Ratzinger - le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e il nostro cammino. Essi, i Santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell’umano, l’eterno nel tempo. Essi sono i nostri maestri di umanità, che non ci abbandonano nemmeno nel dolore e nella solitudine, anzi anche nell’ora della morte camminano al nostro fianco". Parole di un’attualità sconcertante che oggi possono essere d’aiuto per meditare sugli eventi della cronaca e rivedere la luce del sole al di sopra del volo dei corvi.

Francesco Grana, Orticalab

Trapani, diocesi di Gomorra. Le carte segrete che hanno indotto il Papa a rimuovere Micciché aggravano il quadro già inquietante dell'inchiesta

Trapani, diocesi di Gomorra. Violazione della clausura in un covento di suore, cinquanta immobili della Curia svenduti agli amici a un decimo del loro valore, ammanchi milionari nei bilanci, lettere di censura dei ministri vaticani dei Religiosi e dei vescovi. Le carte segrete che hanno indotto la Santa Sede a rimuovere lo scorso mese il presule trapanese Francesco Micciché aggravano il quadro già inquietante delineato dall'inchiesta della procura. Ogni documento apre squarci da far-west ecclesiastico tra procedure canoniche calpestate, abusi di potere, contabilità truccata. Per esempio, a fine novembre il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, chiede conto a Micciché (su segnalazione del dicastero per gli Istituti di vita consacrata) di una perquisizione al monastero benedettino dell'Angelo Custode ad Alcamo. Era accaduto, infatti, l'impensabile,in barba alla configurazione giuridica "sui iuris" del convento. Alle cinque di mattina, infatti, la guardia di finanza e il pm avevano bussato alla porta del convento, "alla presenza del vescovo che ne ha autorizzato l'accesso". Gli investigatori cercavano l'atto di cessione del complesso storico (valore due milioni di euro) all'economo diocesano don Ninni Treppiedi, sospeso dal ministero sacerdotale per le irregolarità amministrative. Le suore, però, fanno quadrato attorno al sacerdote già da tempo in lotta con il suo vescovo per la gestione finanziaria della diocesi e si barricano dentro. Per un'ora Micciché aveva cercato di mediare e, quando sono ormai erano arrivati i vigili del fuoco per fare irruzione in canonica, le religiose si piegarono alla perquisizione. A condizione che il vescovo si allontasse e che fosse nominato un bibliotecario come loro fiduciario. I finanzieri finalmente entrarono,ma non trovarono nel monastero i documenti (poi rintracciati nell'abitazione di un amico egiziano) con cui le suore avevano nominato amministratore ed erede universale don Treppiedi, che di Alcamo era anche l'arciprete. Per le compravendite superiori al milione di euro occorre l'autorizzazione della Santa Sede e l'affare milionario si blocca. Ma i guai per Micciché sono appena inziati. Finisce, infatti, sotto accusa in Vaticano per aver permesso alle forze dell'ordine quell'invasione della clausura che ha "violato l'intimità delle monache e creato disagi alle consacrate". Inclusa la "gravissima ispezione da parte delle guardie all'interno del tabernacolo". A Micciché viene intimato di riferire a Roma i motivi che lo hanno "spinto ad autorizzare un simile atto, eseguito con una modalità che non si addice al comportamento di un vescovo". Subito dopo i fulmini dei ministri vaticani, il Pontefice invia a Trapani con pieni poteri il "visitatore" Mogavero. Parte l'inchiesta della Santa Sede e l'incaricato papale, ex numero tre della CEI e presidente degli affari giuridici, lavora ad una relazione minuziosa da consegnare personalmente a Benedetto XVI. Nel vortice di accuse di scandali sessuali, malaffare e corruzione, Mogavero, da esperto giurista, lascia da parte le voci e si basa solotanto su atti incontrovertibili. E cioè, i documenti contraffatti o mancanti di operazioni immobilari insensate, portate a termine scavalcando controlli e passaggi obbligati della procedura canonica. Ne esce un ritratto sconcertante. Fino a un certo punto Micciché e Treppiedi avevano concluso affari in totale sintonia, poi il loro patto andò in frantumi. Mogavero ricostruisce tutto ciò sulla base di pezzi di carta e interrogatori. In sei mesi l'inchiesta è diventata un faldone di prove schiaccianti contro entrambi i contendenti. Poche settimane dopo aver ricevuto la relazione di Mogavero, la Santa Sede destutuisce Micciché e conferma la sospensione di Treppiedi. Con reati, conti Ior e giro di bonifici sarà ora la magistratura laica a vedersela. La scure vaticana è già calata su una vicenda che, tra intrecci affaristici-mafiosi e ombre massoniche, si configura come uno scontro di potere economico e politico combattuto dentro il recinto sacro. Una faida senza esclusione di colpi tra tonache, cordate occulte siciliane e romane, prestanome di malavitosi. E l'impressione che qui in tanti qui si servano della Chiesa invece di servirla.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider

Il memoriale di Ettore Gotti Tedeschi indirizzato al Papa: si ricostruiscono anche gli scontri sulla retroattività della legge antiriciclaggio

Ad aprire il memoriale di Ettore Gotti Tedeschi (nella foto con Benedetto XVI) sono solo due parole: "caro monsignore". L'ex presidente dello Ior, accusato di ipotesi di riciclaggio, lo avrebbe scritto a partire dal 2009, anno in cui ha assunto la più alta carica nella banca del Vaticano. Dopo che ieri Gotti Tedeschi è stato sentito quattro ore dai pubblici ministeri di Roma, si è appreso che le 10 pagine, scritte al computer, sarebbero state indirizzate al segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein, perché lo facesse avere al Papa. Gli allegati al memoriale sarebbero circa 50, tra mail e appunti vari. Tra di essi anche documenti diretti al Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone, al card. Attilio Nicora, presidente dell'Aif, autorità di vigilanza finanziaria vaticana, al direttore generale dello Ior Paolo Cipriani. In un foglio inviato a Bertone, Gotti Tedeschi avrebbe anche parlato anche dei contrasti avuti con Cipriani. Nell'interrogatorio l'ex presidente dello Ior avrebbe anche toccato il nodo relativo a un conto Ior presso JP Morgan che la banca americana decise di chiudere a fine marzo 2012. Al Segretario di Stato Bertone, che chiedeva spiegazioni, Gotti spiegò che, a suo avviso, la banca americana aveva giustificati motivi per chiudere i rapporti con lo Ior in quella fase, non avendo ricevuto dall'Istituto le informazioni richieste. Oltre al memoriale ci sarebbe un appunto di un paio di pagine che Gotti Tedeschi aveva preparato temendo per la propria incolumità. L'ex presidente dello Ior lo avrebbe fatto arrivare a persone di sua fiducia, tra cui un avvocato e un giornalista. Da quanto si è appreso, nel memoriale non si parla di specifici conti, ma si fa un discorso più generale legato al mandato con cui Gotti Tedeschi era stato chiamato allo Ior e che egli vedeva, a suo giudizio, disatteso. Il documento è una relazione che fotografa la situazione, con l'intenzione di mettere padre Georg al corrente. In particolare Gotti avrebbe ripercorso l'iter della legge antiriciclaggio vaticana, una norma voluta da Benedetto XVI per adeguare la Santa Sede e lo stesso Ior agli standard europei di trasparenza. Sotto accusa sarebbero i freni che Gotti Tedeschi avrebbe incontrato all'interno dell'ambiente vaticano, specialmente quando si è trattato di passare agli aspetti interpretativi della normativa. Uno dei passaggi più dibattuti è stato infatti quello della retroattività della legge e della possibilità quindi di applicarla ai casi precedenti al primo aprile 2011, data di entrata in vigore. Quanto ai conti, c'è una disamina generale sulle procedure che si sarebbero dovute seguire. Procedure che Gotti Tedeschi individua nelle indicazioni fornite dalla società finanziaria Deloitte, con cui lo Ior avrebbe avuto un rapporto di consulenza. Ma la collaborazione con l'advisor si sarebbe interrotta a luglio perché all'interno del board dello Ior, riporterebbe il documento, furono avanzate critiche sui costi richiesti dalla società

Lettera43

'Progetto di Dio: la creazione', volume che raccoglie per la prima volta in italiano sei riflessioni pronunciate nel 1985 dal card. Ratzinger

La casa editrice Marcianum Press pubblica il libro "Progetto di Dio: la creazione" (foto) di Joseph Ratzinger, sei riflessioni scritte nel 1985 dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, rimaste finora inedite in italiano. Il volume contiene nella loro immutata forma orale le sei 'Lezioni carinziane' che Joseph Ratzinger, allora cardinale, pronunciò nel settembre 1985 nella Casa vescovile di cultura di Sankt Georgen sul Lago di Laeng, in Austria. "In questa pubblicazione, unica nel suo genere, le riflessioni del card. Joseph Ratzinger risaltano l'eccezionale capacità di eloquenza, la sbalorditiva erudizione e la profondità e finezza di pensiero dell'attuale Papa", si legge in una nota dell'editore. "Nei saggi, che mantengono la freschezza del discorso orale, la teologia della creazione viene collocata all'intersezione con alcune questioni tipiche della teologia fondamentale, ma sempre nella luce di un pensiero teologico-fondamentale, dialogico, in contesto, capace di entrare senza esitazioni in tutte le questioni di maggiore attualità". 'All'inizio Dio creò', 'Creazione e Ragione', 'L'Uomo come progetto di Dio', 'Peccato e salvezza', 'Sull'immagine della Chiesa nel Vaticano II', 'Unità e pluralismo': sono i titoli delle sei lezioni carinziane, arricchite da altri tre testi sempre sul tema della creazione pronunciati in contesti diversi da Benedetto XVI.

TMNews

Benedetto XVI, "Progetto di Dio: la creazione" (Marciaum Press). Comunicato stampa ed introduzione