mercoledì 13 giugno 2012

30° anniversario dell'istituzione del Pontificio Consiglio della Cultura. Un documentario di 'Rai Storia' e il nuovo sito web del dicastero

Si celebrano in questi giorni i 30 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito da Giovanni Paolo secondo il 20 maggio 1982. Per l’occasione, si è svolto ieri in Vaticano un convegno durante il quale è stato proiettato il documentario di Rai Storia dedicato al trentennale ed è stato presentato il nuovo sito del consiglio, all’indirizzo www.cultura.va. “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Queste parole, pronunciate dal Beato Giovanni Paolo II nel 1982, testimoniano la particolare attenzione con la quale Papa Wojtyla guardava alle opere dell’ingegno umano, fin da quando, ancora arcivescovo di Cracovia, invitava artisti, intellettuali e scienziati per ascoltare il punto di vista di ambienti spesso esterni al mondo della Chiesa. Una sensibilità innata, che trovava terreno fertile nella “sua” Polonia, un Paese che era riuscito a superare i rovesci della storia solo mantenendo la propria identità culturale davanti a chi voleva annientarla. Un percorso umano e pastorale che spiega, insieme alle considerazioni sullo sviluppo umano attraverso la cultura nella grande Costituzione conciliare "Gaudium et Spes", alcuni dei perché che indussero Giovanni Paolo II a istituire nel 1982 il Pontificio Consiglio della Cultura, “affinché la civiltà dell'uomo si apra sempre di più al Vangelo, e i cultori delle scienze, delle lettere e delle arti si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone al servizio del vero, del buono e del bello”. Il card. Paul Paupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura dal 1998 al 2007, fu una delle persone più vicine al Papa in quei momenti: “All’inizio del Pontificato, Papa Giovanni Paolo II mi fece creare il Pontificio Consiglio della Cultura, con un comitato internazionale, con uomini e donne di cultura di tutto il mondo. La preoccupazione fondamentale - me lo ripeteva ogni volta - era di aiutare tutta la Chiesa a prendere coscienza dell’importanza che ha la cultura e, invece che dall’esterno, creare una cultura cristiana dall’interno”. Nel 1993, il Pontificio Consiglio per i Non Credenti, istituito da Paolo VI nel 1965, venne incorporato nella nuova struttura, dando lo slancio ad un percorso culminato nel 2011 con l’ideazione del “Cortile dei gentili”, incontri itineranti tra pensatori laici e cristiani sui grandi temi dell’umanità, fortemente voluti dal card. Gianfranco Ravasi (nella foto con Benedetto XVI), successore di Paupard dal 2007. Il dialogo sincero, lontano tanto dal fondamentalismo quanto dal sincretismo, è infatti una delle linee guide dell’azione Consiglio, assieme alla ricerca di linguaggi di comunicazioni nuovi e incisivi, come testimonia il successo del profilo twitter dello steso card. Ravasi: “La cultura ha una sfida terribile ai nostri giorni, perché ci troviamo in una società, in un mondo, che tendenzialmente ama il grigio, ama l’indifferenza, ama la banalità, la superficialità, rifugge dalle domande che artigliano la coscienza e che generano problemi, che generano spiegazioni. Ecco, per questo motivo dobbiamo riportare ancora l’uomo - come diceva Pascal 'quell’uomo che supera sempre l’uomo' - riportarlo ancora a interrogarsi sui significati ultimi. Questo è anche lo scopo ultimo della cultura”. Oggi, il Pontificio Consiglio della Cultura si occupa anche di arte, come ad esempio la mostra per i 60 anni di sacerdozio di Papa Benedetto XVI, e di scienza, con il progetto “Stoq” che unisce insieme astronomia, tecnologia e teologia. Imminenti sono le aperture di nuovi dipartimenti, uno dedicato al rapporto tra economia e gratuità, l’altro dedicato allo sport e alle sue interrelazione tra momenti di festa, gestione del tempo libero e riti di massa. “Un ambito - afferma ancora Ravasi - è già quasi aperto, ed è il dialogo con gli organismi internazionali. Pensiamo, per esempio, all’Unesco, con il quale abbiamo già tanti rapporti: bisogna incrementarli, comunque, maggiormente. Penserei anche a un altro percorso da seguire: andare a individuare, all’interno della società contemporanea, dove l’umanità ora soprattutto si incontra, non necessariamente attorno a spazi, ma anche alla virtualità. Ecco, allora, l’importanza di individuare quali siano i temi che maggiormente vengono discussi, per riuscire alla fine a costruire anche uno specifico dipartimento sui temi maggiori”. A 30 anni dalla sua fondazione, il Pontificio Consiglio per la Cultura è una delle istituzioni che raccoglie più compiutamente le grandi aspirazioni del Concilio Vaticano II, perché “la sintesi tra fede e cultura non è solo un’esigenza della cultura, ma anche della fede".

Radio Vaticana