venerdì 8 giugno 2012

Domenica a Dublino l'inizio del 50° Congresso Eucaristico internazionale. Questa mattina la registrazione di un messaggio del Papa per l'evento

Benedetto XVI ha registrato questa mattina un messaggio per il Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino che prenderà il via domenica prossima. Il tema del grande evento ecclesiale è “L’Eucaristia, comunione con Cristo e tra noi”, tratto dalla “Lumen gentium”. “La principale ispirazione del Concilio Vaticano II è stata l’ecclesiologia di comunione”, lo ha affermato, ieri pomeriggio, il card. Marc Ouellet, parlando al Simposio Teologico Internazionale, in svolgimento presso l’Università di Maynooth, in preparazione al Congresso Eucaristico Internazionale della settimana prossima, ecclesiologia, ancora in via di sviluppo e di approfondimenti teologici. Questa ecclesiologia, ha aggiunto il porporato, ha dato tanti frutti nei settori della collegialità episcopale, dell’apostolato dei laici, dei movimenti carismatici ed ecclesiali, dell’ecumenismo e del dialogo con il mondo moderno. Essa ha rivitalizzato la Chiesa dal di dentro e moltiplicato le sue aperture ecumeniche e missionarie all’esterno, impegnandola maggiormente nelle problematiche della pace e della giustizia nel mondo, nella solidarietà su scala globale e nella promozione del dialogo interreligioso. L’ecclesiologia della comunione si impone sempre più come la realizzazione concreta della Chiesa, come forza di attrazione e di evangelizzazione, quale Sacramento di salvezza, basato precisamente sul Battesimo e l’Eucaristia. Essa promuove atteggiamenti spirituali e pratici che ci permettono di vivere più profondamente ed intensamente la dipendenza della Chiesa dall’Eucaristia, e si fa anche Chiesa domestica, basata sulla famiglia, diventando la prima cellula vitale della società. In un tempo in cui stiamo assistendo a una crisi antropologica senza precedenti, caratterizzata dalla perdita di un senso del matrimonio e della famiglia, la Chiesa può e deve contare sulla risorsa della famiglia, fondata sul Sacramento del matrimonio, per far fronte alle sfide delle società secolarizzate, ha detto il card. Oullet. Quale Sacramento o “segno” e strumento di unione tra Dio e l’intera umanità, l’ecclesiogia della comunione è la portatrice di una realtà divina misteriosa che nessuna imagine o analogia può esprimere adeguatamente, e sul piano esistenziale, Oullet ha affermato il futuro della missione della Chiesa passa attraverso la sua testimonianza di unità e il suo dialogo con tutta l’umanità. Oggi il card. Kurt Koch presenterà una visione ecumenica della relazione tra Eucaristia e comunione ecclesiale.

Radio Vaticana

L'11 giugno Benedetto XVI aprirà nella Basilica Lateranense il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma sulla riscoperta della bellezza del battesimo

Anche quest’anno sarà Benedetto XVI ad aprire la serata inaugurale del Convegno ecclesiale diocesano, lunedì 11 giugno alle 19.30 nella Nasilica di San Giovanni in Laterano, sul tema "Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando (Mt 28, 19-20). Riscopriamo la bellezza del battesimo". La serata di lunedì aprirà una tre giorni di incontro, confronto e scambio, fino al 13 giugno, alla quale sono chiamati a partecipare sacerdoti, religiosi e fedeli laici di tutte le parrocchie di Roma. Dopo l’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità, "l’ambito pastorale che impegna la comunità cristiana a generare la fede - si legge in una nota del cardinale vicario Agostino Vallini - prenderà in esame la prima tappa dell’iniziazione cristiana, quella battesimale". Nella prima serata, dopo il saluto introduttivo del card. Vallini e il discorso del Santo Padre, prenderà la parola mons. Crispino Valenziano, del Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, consultore della Pontificia commissione per i beni culturali, che parlerà della bellezza del battesimo partendo dall’iconografia del Battistero e della Basilica lateranense. La seconda serata, martedì 12, prevede la relazione del card. Vallini, che prenderà le mosse dalle verifiche sul tema del battesimo spedite dalle parrocchie al Vicariato nei mesi scorsi. Chiuderà la serata mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, che presenterà il sussidio per la pastorale battesimale, disponibile da fine luglio per la formazione dei catechisti, in vista del prossimo anno pastorale. Mercoledì 13 giugno i lavori si concluderanno nelle prefetture, dove si svolgeranno assemblee per un primo confronto programmatico rispetto alle indicazioni emerse nelle prime due serate del convegno. I fedeli, provenienti da tutte le parrocchie di Roma, potranno accedere in basilica dall’ingresso di piazza di Porta San Giovanni con il pass, gratuito, che può essere ritirato fino a lunedì mattina presso la Segreteria Generale del Vicariato.

Zenit

www.diocesidiroma.it

Udienza del Papa al presidente dello Sri Lanka: una soluzione globale condivisa per favorire la riconciliazione nel Paese dilaniato dal conflitto

Papa Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka Mahinda Rajapaksa. Il presidente cingalese era accompagnato in Vaticano dalla consorte, che e' cattolica, e da un seguito di otto uomini e due donne, tra cui il ministro e il viceministro degli Esteri, il governatore della Banca centrale e l'ex ministro della giustizia. Durante il cordiale colloquio di dieci minuti, mediato da un interprete, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “sono stati illustrati i passi compiuti per favorire lo sviluppo economico-sociale e la riconciliazione tra le comunità colpite dal lungo conflitto interno che ha dilaniato il Paese”. Inoltre, prosegue la nota, è stato “formulato l’auspicio che si possa giungere rapidamente ad una soluzione globale e condivisa, corrispondente alle legittime attese di tutte le parti interessate”. Nell’incontro, è stato anche “sottolineato come la Chiesa Cattolica, che offre un contributo rilevante alla vita del Paese attraverso la sua testimonianza religiosa e le attività educative, sanitarie ed assistenziali, continuerà ad impegnarsi per il bene comune, la reciproca comprensione e lo sviluppo integrale di tutti i cittadini”. Rajapaksa ha donato al Pontefice un vaso di terracotta con spezie dello Sri Lanka e un vaso d'argento. Papa Ratzinger ha ricambiato con una ceramica smaltata e la copia di una acquaforte del '600 che rappresenta Piazza San Pietro.

Asca, Radio Vaticana


COMUNICATO: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA SOCIALISTA DELLO SRI LANKA

Gänswein: tempo di sottoporre a profonda revisione immagine del Papa che alcuni media hanno prodotto. Nuova linfa a forme antiche, potato rami secchi

Benedetto XVI "nella Curia ha dato nuova linfa a forme antiche e al contempo ha potato rami secchi", in questi sette anni di suo pontificato. Lo ha scritto il Segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein (foto) nell'introduzione al libro "Gesù di Nazaret all'Università" che raccoglie gli interventi pronunciati in occasione delle presentazioni del libro del Pontefice, pubblicata oggi in anteprima dal quotidiano della CEI 'Avvenire'. Padre Georg, nel trarre "un primo bilancio" ricorda come ancora oggi a guidare Papa Ratzinger è "solo il Vangelo", nel solo di quanto annunciato al momento del suo insediamento quando rinunciò a presentare un suo programma ricordando esso "è già stato scritto due mila anni fa". Benedetto XVI, quando era cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ''divenne come una spina nel fianco di un mondo postmoderno nel quale la questione della verità è considerata priva di senso, di una società dell'opulenza e dell'avidità che sembra sempre più voltare le spalle a Dio; era un uomo scomodo che senza tanto discutere, aveva preso su di sè un gioco pesante''. "E' venuto il tempo - ha messo nero su bianco padre Georg - di sottoporre a profonda revisione l'immagine dell'ex Prefetto Joseph Ratzinger che alcuni media hanno prodotto. Questo non solo per fare giustizia a una grande personalità ma anche per poter ascoltare senza pregiudizi cosa ha da dire quell'uomo che siede sulla Cattedra di Pietro". ''Ha destato in noi meraviglia - scrive ancora il segretario del Papa - come l'ex-Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il suo calore e la sua semplicità così spontanea e vera, riesca senza sforzo alcuno ad avvincere il cuore degli uomini. Notevole è anche il suo coraggio: Benedetto XVI non teme il confronto e i dibattiti. Chiama per nome le insufficienze e gli errori dell'Occidente, critica quella violenza che pretende di avere una giustificazione religiosa. Non smette mai di ricordarci che si voltano le spalle a Dio con il relativismo e l'edonismo non meno che con l'imposizione della religione attraverso la minaccia e la violenza''. "Il Papa - ha sottolineato mons. Gänswein di Benedetto XVI- non è un politico e il suo Pontificato non è un progetto", nel senso che per lui esercitare il ministero petrino "non si tratta di esercitare una singolare creatività nè di mettersi in particolare rilievo". E quindi "non è un caso che la parola 'Provvidenza' venga utilizzata dal Papa"". Nella Messa di insediamento a Pontefice del 24 Aprile 2005, ha ricordato padre Georg, "Benedetto XVI affermò dimostrativamente di rinunciare a un 'programma di Governo' perchè in realtà quel programma era stato fissato già da tempo: da circa duemila anni, per essere precisi. Il Papa disse chiaro e forte: 'Il mio vero programma di Governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee ma di mettermi in ascolto con tutta la Chiesa, della volontà e della parola del Signore. E di lasciarmi guidare da Lui, cosicchè sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia'...". "Sono passati sette anni dal giorno in cui pronunciò quelle parole: non si tratta certo di un lungo periodo ma tuttavia - siè detto convinto Gaenswein- un lasso sufficiente di tempo per tracciare un primo bilancio: per cosa si batte Benedetto XVI? Che messaggio vuol portare agli uomini? Cosa lo muove e cosa è riuscito a smuovere? Quale 'servo dei servi - è la risposta del segretario particolare del Papa - Benedetto XVI è di esempio con la sua bontà, cura la collegialità fra i pastori, concentra il ministero sull'essenziale e in particolare sul rinnovamento della fede, sul dono dell'Eucarestia e sull'unità delle Chiesa". "Ed evidentemente - ha sottolineato ancora padre Georg - proprio grazie al rafforzamento di queste fondamenta e in virtù del lascito del suo grande predecessore è riuscito in quello che ben pochi credevano in un lasso di tempo così breve: la rivitalizzazione della Chiesa in un tempo difficile. E nella Curia ha dato nuova linfa a forme antiche e al contempo ha potato i rami secchi...".

TMNews, Asca

Il programma del Papa? Solo il Vangelo

Una seconda squadra di 20 uomini della Guardia Svizzera Pontificia nell'Emilia terremotata. La Santa Sede ha già messo a disposizione 600mila euro

Una eccezione per portare solidarietà alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma. A mobilitarsi questa volta è la Santa Sede: ben 20 uomini della Guardia Svizzera Pontificia, infatti, sono partite questa mattina all’alba dal Vaticano per raggiungere le zone colpite dal terremoto. Uno strappo alle rigide regole del corpo in servizio per la difesa di Benedetto XVI, che in totale conta 110 soldati. Sul posto dovranno svolgere compiti molto delicati, servono braccia esperte per la ricostruzione e non solo. E questa è la seconda azione che il Vaticano mette in atto per aiutare l’Emilia. Nelle settimane scorse, infatti, il Papa ha già inviato 600.000 euro per i terremotati. Durante la visita di Benedetto XVI a Milano, 20 guardie svizzere erano già state nelle zone colpite e questa mattina è scattata la seconda missione dei soldati in divisa rinascimentale guidati dal Comandante Daniel Rudolf Anrig. Le mansioni che principalmente gli uomini svolgeranno sul posto riguardano la sicurezza, soprattutto negli ospedali di Carpi e Mirandola e ovviamente, se necessario, svolgeranno anche lavori manuali. Le 20 guardie, che hanno deciso di partire per l’Emilia autofinanziandosi, senza insomma attingere alle casse del corpo pontificio, dormiranno in tende da campeggio e rimarranno lì fino a domenica sera. Poi, nel prossimo fine settimana, arriverà una terza squadra di giovani guardie.

Julie news.it

Il Papa: Europei scuola importante per superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo e lasciare spazio a quella della fraternità e dell'amore

Messaggio di Papa Benedetto XVI al presidente della Conferenza Episcopale polacca, mons. Józef Michalik, in occasione dei Campionati Europei di calcio, che si svolgeranno, a partire ad domani, in Polonia e in Ucraina. Gli Europei sono un evento sportivo, scrive il Papa, che coinvolge tutta la società e “anche la Chiesa non rimane indifferente”, in particolare riguardo “alle necessità spirituali di coloro che ne prendono parte”. Benedetto XVI accoglie “con riconoscenza” le informazioni sui programmati incontri catechetici, liturgici e di preghiera. Quindi cita il Beato Giovanni Paolo II laddove afferma che “le potenzialità del fenomeno sportivo lo rendono strumento significativo per lo sviluppo globale della persona e fattore quanto mai utile per la costruzione di una società più a misura d'uomo. Il senso di fratellanza, la magnanimità, l'onestà e il rispetto del corpo - virtù indubbiamente indispensabili ad ogni buon atleta - contribuiscono all'edificazione di una società civile dove all'antagonismo si sostituisca l'agonismo, dove allo scontro si preferisca l'incontro ed alla contrapposizione astiosa il confronto leale. Così inteso, lo sport non è un fine, ma un mezzo; può divenire veicolo di civiltà e di genuino svago, stimolando la persona a porre in campo il meglio di sé e a rifuggire da ciò che può essere di pericolo o di grave danno a se stessi o agli altri”. “Lo sport di squadra, poi, qual è il calcio – sottolinea Benedetto XVI - è una scuola importante per educare al senso del rispetto dell’altro, anche dell’avversario sportivo, allo spirito di sacrificio personale in vista del bene dell’intero gruppo, alla valorizzazione delle doti di ogni elemento che forma la squadra; in una parola, a superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo, che spesso caratterizza i rapporti umani, per lasciare spazio alla logica della fraternità e dell’amore, la sola che può permettere – a tutti i livelli – di promuovere l’autentico bene comune”. Il Papa, infine, auspicando che questo evento “sia vissuto come l’espressione delle più nobili virtù e azioni umane, nello spirito di pace e di sincera gioia”, affida “a Dio i pastori, i volontari, i calciatori, i tifosi e tutti coloro che si impegnano nella preparazione e nello svolgimento dei Campionati”.

Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER L’APERTURA DEI CAMPIONATI EUROPEI DI CALCIO 2012

Ora sappiamo che non era solo sospetto quello che l'azione del Papa venisse sistematicamente frenata dai cinici di Curia che lo davano per 'scaduto'

Poi, alla fine, più che i corvi sono soprattutto le chiacchiere ad aver preso il volo. Salvo qualche rara eccezione, le notizie e le analisi attribuite addirittura a non meglio precisate "fonti" della Segreteria di stato vaticana, oppure ad anonime "menti raffinatissime" dei "migliori analisti dei servizi segreti italiani" sono, in realtà, rimasticature di articoli (altrui) pubblicati qualche mese fa. Ne consegue, in fondo, che fare il punto sui "Vatileaks" è abbastanza facile: basta attenersi ai fatti. E quelli di questi giorni confermano quanto i più attenti alle cose vaticane avevano anticipato sin dai primi passi del Pontificato di Benedetto XVI: il ratzingerismo, al contrario del wojtylismo, non ammette contraddizioni tra quello che succede sul palco e quello che avviene dietro le quinte. È stato per questo che, al momento della sua elezione nell’aprile del 2005, nella Chiesa in tanti hanno sperato che la ricaduta positiva, a livello ecclesiologico dell’elezione di Benedetto XVI avrebbe causato negli Episcopati locali un positivo sparigliamento delle carte e dei sistemi di cooptazione e di scelta dei futuri vescovi. Avrebbe cioè rimesso in discussione la bulimia di potere (spesso, al limite della simonia) del wojtylismo di destra e di sinistra. Per così restituire alla Sede Apostolica la possibilità di riprendere in mano anche quei meccanismi di nomina che, durante il lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, erano stati impropriamente usucapiti, e monopolizzati, dai wojtylani più intraprendenti. Questo è subito avvenuto in molti Episcopati importanti, come quello irlandese, statunitense, belga, olandese, austriaco, polacco, dove vescovi incapaci e indegni sono stati svergognati e messi in condizione di non scandalizzare più a nessuno. Invece, ci sono voluti sette anni perché questa promessa iniziasse a realizzarsi anche dentro i Sacri Palazzi. E ora sappiamo che non era solo un sospetto quello che, nel frattempo, faceva pensare a tantissimi cattolici che l’azione del Papa venisse sistematicamente frenata da quei cinici di Curia che sin dagli inizi lo hanno dato per “scaduto” a causa dell’età, negandogli collaborazione e lealtà anche se inseriti in organi importanti del sistema pontificio. Come ha riassunto magistralmente Alberto Melloni, ormai anche la Santa Sede può liberamente far sapere ai cattolici del mondo che "troppi dei peggiori hanno fatto carriera in Curia". I Vatileaks sembrano una formidabile occasione offerta al Papa e ai suoi collaboratori per azionare, finalmente, quel “colpo di scopa”, con il quale il Papa attuale, e i suoi successori, potranno di nuovo aprire per tutta la Chiesa una stagione di rinnovamento e di nuove presenze. La seconda annotazione riguarda la ferma, ed efficace, freddezza che sta animando coloro ai quali Papa Benedetto XVI ha messo in mano la scopa. Fino alla settimana scorsa giornaloni e giornalini davano per scontato una Segreteria di Stato vaticana debole, incapace e dedita ad innocui passatempi. E invece, come ha ricostruito la bravissima Fiorenza Sarzanini, l’impressione che sta emergendo in coloro che di cronaca giudiziaria se ne intendono per davvero è di trovarsi di fronte a una Segreteria di Stato che ha saputo approfittare delle trasmissioni di Gianluigi Nuzzi, quelle d’inizio anno su La 7, per avviare una repulisti generale e decidersi a mettere fine (sono le parole di Alberto Melloni) alla "mediocre sceneggiatura delle indiscrezioni… agitatori, agenti, organizzazioni, con libri paga, cordate di carriera e… calendario del campionato del wrestling fra movimenti" in auge ormai da troppo tempo dentro la città leonina. In fondo, la smentita di padre Federico Lombardi riguarda solo il ruolo “cosciente” di Paolo Gabriele delle investigazioni, e delle azioni, che lo riguardavano. La terza annotazione è che la “rete eversiva” dentro le mura vaticane è stata scoperta in concomitanza dell’arrivo nel Governatorato di un ex nunzio in Italia e di un ex uditore della Rota Romana, due “grands commis” della Chiesa ancora cooptati con i criteri di formazione e cultura del cattolicesimo pre-wojtyliano. La dimensione della "rete eversiva", composta da cinque-sei persone, è apparsa evidente subito dopo il trasferimento di mons. Carlo Maria Viganò dal governatorato alla nunziatura di Washington. Tutto sommato, se non avesse avuto il rinforzo (grande) della stampa sarebbe stata smantellata senza particolari problemi. L’ultima annotazione, la traiamo da un sospetto di Alberto Melloni, che vede nella violenza di certi diktat finto puritani "metodi e brutalità che solo noi italiani sappiamo leggere sulla filigrana dell’elezione del sindaco di Roma o degli equilibri di qualche holding". Come dire al futuro conclave: se pensate a un cardinale dello stivale come Papa, meglio cambiare idea.

Filippo Di Giacomo, L'Unità

Mons. Fellay: è l’atteggiamento della Chiesa ufficiale che è cambiato, non noi. La piena accettazione del Concilio non è più una condizione

"Dio sa usare tutto, inclusi i ritardi, per il bene di quelli che lo amano". Il superiore della Fraternità San Pio X, il vescovo Bernard Fellay (nella foto con Benedetto XVI), in una lunga intervista sul bollettino ufficiale DICI fa il punto sul dialogo con Roma, la cui soluzione era attesa per le scorse settimane. "C’è chi dice – afferma – che il Papa affronterà la questione in luglio, a Castelgandolfo". Fellay, a proposito dei dialoghi dottrinali e della soluzione canonica afferma che c’è un dato nuovo: "Roma non fa più di una piena accettazione del Concilio Vaticano II una condizione per la soluzione canonica. Oggi, a Roma, c’è chi considera che una comprensione diversa del Concilio non è determinante per il futuro della Chiesa, perché la Chiesa non è solo il Concilio". "È l’atteggiamento della Chiesa ufficiale che è cambiato – aggiunge – non noi. Non siamo noi che abbiamo chiesto un accordo, è il Papa che vuole riconoscerci". E il Papa vuole farlo, anche se non c’è ancora pieno accordo "dal punto di vista dottrinale", perché "ci sono problemi tremendamente importanti nella Chiesa di oggi". Per quanto riguarda le diverse posizioni sul Concilio, Fellay fa affermazioni importanti circa un presunto cambiamento di linea delle autorità vaticane. "Le autorità ufficiali non vogliono riconoscere gli errori del Concilio, non diranno nulla in maniera esplicita. Ma se leggiamo fra le righe, si può vedere che vogliono rimediare ad alcuni di questi errori". L’esempio che il vescovo cita è la "nuova concezione del sacerdozio» che a suo dire con il Concilio avrebbe "demolito l’immagine del sacerdote". "Oggi vediamo chiaramente che le autorità romane – aggiunge Fellay – cercano di restaurare la vera concezione del sacerdote. Lo abbiamo già visto durante l’Anno Sacerdotale, che ha avuto luogo nel 2009-2010. Ora la festa del Sacro Cuore è il giorno dedicato alla santificazione dei preti. In questa occasione una lettera è stata pubblicata e un esame di coscienza è stato composto per i sacerdoti. Uno potrebbe pensare che sono venuti a cercare questo esame di coscienza a Ecône, visto che è chiaramente in consonanza con la spiritualità preconciliare. Questa revisione offre l’immagine tradizionale del sacerdote, compreso il suo ruolo nella Chiesa". Per il superiore della Fraternità "questo non elimina tutti i problemi, e ci sono ancora gravi difficoltà nella Chiesa: l’ecumenismo, Assisi, la libertà religiosa" ma "la situazione sta cambiando…". Di fronte a quelli che i lefebvriani considerano ancora come "problemi dottrinali", Fellay fa notare come le novità conciliare non avrebbero dato maggior sviluppo alla Chiesa, alle vocazioni e alla pratica religiosa, ma piuttosto si constata un’"apostasia silenziosa". Dunque, "se vogliamo far fruttificare il tesoro della Tradizione per il bene delle anime, dobbiamo parlare e agire. Abbiamo necessità di questa doppia libertà di espressione e di azione". Un modo per dire che anche in caso di riconoscimento canonico, "le difficoltà dottrinali continuerebbero a essere messe in risalto da noi, ma con l’aiuto di una lezione che arriva dai fatti stessi, dai segni tangibili della vitalità della Tradizione". Per quanto riguarda la lettura del Vaticano II, il vescovo ribadisce la linea di mons. Lefebvre, quella di leggere il Concilio alla luce della Tradizione: "Ciò che del Concilio è in accordo con la Tradizione, lo accettiamo; quello che è dubbio, lo intendiamo come la Tradizione lo ha sempre insegnato; quello che è contrario, lo rifiutiamo". Sull’opposizione interna alla Fraternità, Fellay spiega che «uno dei principali pericoli è inventare una nozione della Chiesa che sembra ideale, ma che non si situa di fatto nella vera storia della Chiesa», perché basta guardare al passato per rendersi conto che "quasi sempre ci sono stati errori diffusi nella Chiesa. I Santi riformatori non l’hanno abbandonata per lottare contro questi errori. Nostro Signore ci ha insegnato che ci sarebbe stata sempre la zizzania fino alla fine dei tempi". E dunque anche la Fraternità deve affrontare dal di dentro del corpo ecclesiale "un combattimento corpo a corpo al servizio della verità". Il superiore lefebvriano ha detto anche di non condividere l’opinione di chi afferma che le autorità vaticane stiano tendendo una trappola alla Fraternità: "Personalmente sono convinto che non è così", è "il Papa che realmente vuole darci questo riconoscimento canonico e non ce lo offre come una trappola". Fellay rivela di essere certo di questo e di aver avuto contatti "con i più stretti collaboratori" di Benedetto XVI. Quanto alle posizioni degli altri tre vescovi, fortemente critici sull’accordo, come dimostrato dalla lettera a lui inviata, Fellay è possibilista: "Non escludo la possibilità di un’evoluzione". Infine, per quanto riguarda la soluzione canonica e il rapporto delle realtà della Fraternità con i vescovi diocesani, precisa: "Se una prelatura personale ci fosse data, la nostra situazione non sarebbe la stessa dell’Opus Dei… credo che la nostra situazione sarebbe molto più simile a quella di un Ordinariato militare, perché terremmo una giurisdizione ordinaria sui fedeli. Saremmo come una specie di diocesi la cui giurisdizione si estende a tutti i suoi fedeli, indipendentemente dalla situazione territoriale. A tutte le cappelle, chiese, priorati, scuole e opere della Fraternità e delle congregazioni religiose amiche sarebbe riconosciuta una vera autonomia per l’esercizio del ministero". Le parole del superiore della Fraternità mostrano con chiarezza qual è la posizione dei lefebvriani intenzionati a rientrare nella piena comunione con Roma. E non nascondono le difficoltà esistenti sull’interpretazione del Concilio. La decisione è nella mani di Benedetto XVI. Qualunque sarà, si continuerà a discutere.

Andrea Tornielli, Vatican Insider


Intervista di mons. Bernard Fellay sullo stato attuale delle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma