sabato 31 gennaio 2009

La minaccia di Israele: rompere i rapporti con la Santa Sede, organizzazione con rappresentanti antisemiti. Ma il ministero degli esteri smentisce

Israele minaccia di rompere i rapporti diplomatici con il Vaticano, a seguito della riabilitazione del vescovo negazionista Richard Williamson. A suggerire tale passo è il ministro israeliano per le questioni religiose, Yitzhak Cohen, in un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel. Cohen ha consigliato di "rompere completamente i rapporti con un'organizzazione in cui sono rappresentati antisemiti e persone che negano l'Olocausto". "L' ipotetica questione di una rottura delle relazioni con il Vaticano non è affatto all'ordine del giorno": Lo ha detto all'ANSA il portavoce del ministero israeliano degli Esteri Igal Palmor. Nello Stato di Israele le relazioni diplomatiche sono prerogativa del ministero degli Esteri, e non del ministero degli Affari religiosi" ha notato Palmor. Nella revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani, ha ribadito il portavoce, il ministero degli Esteri israeliano non intende pronunciarsi in quanto essa esula dal campo delle relazioni fra Stati. In risposta ad una domanda, Palmor ha confermato che "i preparativi della visita in Israele di Papa Benedetto XVI proseguono in buon ordine". "Il Papa - ha assicurato - sarà accolto qua con gioia".

Anticipazione della stampa anglosassone: i tradizionalisti anglicani verso la comunione con la Chiesa Cattolica

Secondo anticipazioni circolate sulla stampa anglosassone, Papa Benedetto XVI si starebbe preparando ad accogliere nella Chiesa Cattolica un gruppo scismatico anglicano, la Traditional Anglican Communion, che si è distaccata dalla comunità mondiale anglicana, guidata dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, in polemica con l'ordinazione di donne e omosessuali in alcune Chiese anglicane. La Traditional Anglican Communion (Tac), nel 2007, ha compiuto il passo senza precedenti di chiedere la ''piena comunione ecclesiale e sacramentale'' con la Chiesa Cattolica: è la prima volta che un'intera comunità cristiana nata dopo la Riforma, e non singoli credenti, chiede di essere accolta dalla Santa Sede. A quanto scrive il settimanale cattolico australiano The Record, la Congregazione per la Dottrina della Fede avrebbe espresso lo scorso ottobre parere favorevole sul rientro, consigliando l'erezione di una prelatura personale in stile Opus Dei per gli ex-anglicani. Si tratta della stessa soluzione ventilata in questi giorni per il ritorno in ''piena comunione'' dei tradizionalisti lefebvriani della Fraternità Sacerdotale San Pio X. I fedeli 'anglicani tradizionali' sarebbero circa mezzo milione. Preti e vescovi sono, nella maggior parte dei casi, sposati, come avviene in tutta la Comunione anglicana. Il loro primate, l'arcivescovo John Hepworth, indica che il rientro potrebbe concludersi già entro Pasqua, prima della fine dell'Anno Paolino. Gli ex-anglicani dovrebbero comunque rientrare nella Chiesa Cattolica in tempo per la beatificaizone di John Henry Newman, un anglicano convertitosi al cattolicesimo e diventato poi cardinale. Ma il ritorno della Tac potrebbe incontrare alcuni ostacoli. Fonti vaticane vicine al Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, il ministero vaticano preposto al dialogo ecumenico, ricordano che ''la conversione è un fatto strettamente personale''. ''Non siamo stati consultati - aggiungono - ma non saremmo d'accordo a un rientro come gruppo''. La Comunione anglicana, già profondamente divisa al suo interno per dissensi sul ruolo delle donne e degli omosessuali nella Chiesa, riceverebbe dal rientro della Tac nella Chiesa cattolica un colpo durissimo, aprendo le porte e nuovi esodi in massa verso Roma.

Il Papa alla Cisl: per uscire dalla crisi è necessario superare gli interessi particolaristici e di settore. Il ruolo dei sindacati è fondamentale

Per uscire dalla crisi, ''è necessario superare gli interessi particolaristici e di settore, così da affrontare insieme ed uniti le difficoltà che investono ogni ambito della società, in modo speciale il mondo del lavoro'': lo ha detto questa mattina Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza i dirigenti della CISL, la Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, guidata dal segretario generale Raffaele Bonanni, in occasione del 60° anniversario della sua fondazione. Per il Pontefice, ''per superare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo, sappiamo che occorre uno sforzo libro e responsabile da parte di tutti''. ''Le difficoltà che travagliano il mondo del lavoro - ha aggiunto - spingono ad una effettiva e più serrata concertazione tra le molteplici e diverse componenti della società''. I sindacati dei lavoratori svolgono "un ruolo fondamentale" e la Chiesa è "pronta" ad aiutarli e sostenerli. "La Chiesa, che apprezza il ruolo fondamentale dei sindacati, vi è vicina oggi come ieri, ed è pronta ad aiutarvi, perché possiate adempiere al meglio il vostro compito nella società", ha assicurato Benedetto XVI. "Cari amici - ha affermato il Pontefice - la celebrazione del 60° anniversario di fondazione della vostra organizzazione sindacale sia motivo per rinnovare l'entusiasmo degli inizi e riscoprire ancor più il vostro originario carisma". "Il mondo - ha aggiunto il Papa - ha bisogno di persone che si dedichino con disinteresse alla causa del lavoro nel pieno rispetto della dignita' umana e del bene comune. La Chiesa, che apprezza il ruolo fondamentale dei sindacati, vi è vicina oggi come ieri, ed è pronta ad aiutarvi, perche' possiate adempiere al meglio il vostro compito nella società". "Nell'odierna festa di San Giovanni Bosco - ha poi concluso Papa Ratzinger - desidero infine affidare l'attività e i progetti del vostro sindacato a questo Apostolo dei giovani, che con grande sensibilità sociale fece del lavoro un prezioso strumento di formazione e di educazione delle nuove generazioni".

UDIENZA AI DIRIGENTI DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA SINDACATI LAVORATORI (CISL) - il testo integrale del discorso del Papa

venerdì 30 gennaio 2009

Mons. Williamson chiede scusa a Benedetto XVI: commenti imprudenti, ho causato problemi e angustie

Il vescovo lefebvriano Richard Williamson ha chiesto scusa al Papa per le sue affermazioni negazioniste sulla Shoah. In un post pubblicato sul proprio blog, il presule ha manifestato al Prefetto per la Congregazione del Clero, il card. Dario Castrillon Hoyos, il suo "rammarico" per le polemiche sollevate dalle "frasi imprudenti" che aveva rilasciato a una tv svedese, lo scorso novembre, quando aveva messo in dubbio l'Olocauso e negato l'esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento. "In mezzo a questa tremenda bufera causata dai miei commmenti imprudenti alla tv svedese, le chiedo di accettare con il dovuto rispetto la mia sincera manifestazione di rammarico per gli inutili problemi e angustie che ho causato a lei e al Santo Padre".

Gli 80 anni dello Stato della Città del Vaticano. Un concerto, un convegno e una mostra per ricordare la firma dei Patti Lateranensi

Una mostra celebrativa, un concerto alla presenza del Papa e un convegno di studi con la partecipazione anche del ministro degli Esteri Franco Frattini: sono queste le tre iniziative che il Vaticano realizzerà per celebrare l'80° anniversario della firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929), che hanno segnato la nascita dello Stato della Città del Vaticano. La Mostra - ha spiegato questa mattina il card. Giovanni Lajolo, presidente del governatorato dello Stato vaticano, durante una conferenza stampa - avrà luogo nel Braccio di Carlo Magno dall'11 febbraio al 10 maggio 2009, dal titolo "1929-2009 - Ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano". L'esposizione si articola in 5 sezioni: il Vaticano prima del 1929, e con cui si presenta l'immagine del Vaticano nei secoli; una seconda sezione dedicata a Pio XI, Achille Ratti, l'artefice della Conciliazione e il grande costruttore delle strutture giuridiche ed architettoniche del nuovo Stato; la terza sezione si riferisce agli stessi Patti Lateranensi, cioè al Trattato ed al Concordato, firmati il 12 febbraio 1929 nel Palazzo del Laterano; una quarta sezione illustra la costruzione dello Stato, cioè i progetti e le realizzazioni dei nuovi edifici. Infine, un'ultima sezione è dedicata ai sei Pontefici succeduti a Pio XI, ciascuno dei quali ha lasciato la sua impronta. La seconda iniziativa riguarda un Convegno di studi nell'80° anniversario della fondazione dello Stato, che si terrà dal 12 al 14 febbraio, con il titolo "Un piccolo territorio per una grande missione". Il convegno si terrà in due diversi significativi luoghi: giovedì 12 febbraio, nell'Aula della Conciliazione al Palazzo del Laterano, dove l'11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti Lateranensi, il primo dei quali è il Trattato; venerdì 13 e sabato 14 febbraio, invece, nell'Aula Nuova del Sinodo dei Vescovi.
"I lavori - ha spiegato ancora il cardinale Lajolo - saranno introdotti dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e si concluderanno con una tavola rotonda, presieduta dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, con la partecipazione del card. Achille Silvestrini, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, di Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, di Abdou Diouf, ex presidente del Senegal, di Michel Camdessus, Governatore onorario della Banca di Francia, ex presidente del Fondo Monetario Internazionale, e di Arrigo Levi, noto pubblicista, consigliere del presidente della Repubblica italiana. Infine, sabato 14 febbraio, alle ore 12, Benedetto XVI riceverà in udienza tutti i partecipanti al Convegno. Gli atti del convegno saranno pubblicati successivamente in un libro". La terza iniziativa è un Concerto che si terrà il 12 febbraio, alle 18, nell'Aula Paolo VI, alla presenza del Papa. La Our Lady's Choral Society della Cattedrale di Dublino e la RTE Concert Orchestra di Dublino eseguiranno l'oratorio di Haendel "Il Messia", grandiosa meditazione sulla vita di Cristo, eseguito per la prima volta a Dublino il 13 aprile 1742.


I lefebvriani italiani annullano il convegno di Rimini e scelgono il silenzio stampa. Mons. Williamson verso la rimozione dal suo incarico

In seguito alle polemiche per le dichiarazioni negazioniste di mons. Williamson e di altri sacerdoti lefebvriani, il distretto italiano della Fraternità San Pio X ha deciso di annullare il convegno sul tema ''Nè scismatici, nè scomunicati ma cattolici nell'attuale crisi della Chiesa'', previsto per il 31 gennaio a Rimini, e sceglie per il ''silenzio stampa''. Una decisione presa dopo l'ennesima intervista esplosiva, quella dal priore della comunità tradizionalista di Rimini, don Pierpaolo Petrucci, che ha ribadito il proprio rifiuto per le riforme del Concilio Vaticano II ed ha contestato a Papa Benedetto XVI l'essersi raccolto in preghiera nella Moschea Blu di Istanbul durante il suo viaggio apostolico in Turchia del novembre 2006.
Il vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson, uno dei quattro ai quali il Papa ha revocato la scomunica, potrebbe "essere rimosso" dalla direzione del seminario che dal 2003 dirige in un monastero a Buenos Aires. Lo riferisce la stampa argentina, legando la decisione alla presa di distanze da parte del superiore degli ultra-tradizionalisti, mons. Bernard Fellay, che ha anche chiesto perdono al Papa per le dichiarazioni negazioniste sulla Shoah fatte dal vescovo britannico.

740 mila contatti in una settimana per il canale 'The Vatican' su 'YouTube'

Il canale YouTube del Vaticano (www.youtube.com/vaticanit), inaugurato una settimana fa, è stato un successo: oltre 740.000 accessi nei primi sei giorni di attività. I navigatori sono accorsi in massa alla nuova casa online della Santa Sede anche per sentire le attese parole di papa Benedetto XVI sulla Shoah all'udienza generale dello scorso 28 gennaio. Secondo quanto riferisce il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ''gli analisti di Google, da noi interpellati, affermano che da un confronto con i principali canali istituzionali a livello mondiale questi numeri, e ancor più quelli degli 'iscritti' (oltre 15.000), dimostrano che il nostro canale è assolutamente allineato con i livelli di frequentazione degli altri che, inoltre, sono stati lanciati da ben piu' lungo tempo''. Durante la prima settimana, il Vaticano ha pubblicato su YouTube una media di due videoclip al giorno. In occasione della Giornata della Memoria, sono stati resi disponibili anche tre filmati dall'archivio del Centro televisivo vaticano, dedicate ai principali interventi del Papa sulla Shoah.

Il Papa: il Medio Oriente ha urgente bisogno dell'unità fra i cristiani e di vedere semi di speranza

Al mondo serve ''un segno visibile del mistero di unità'', e soprattutto il Medio Oriente, ''ferito dalla tragedia della divisione, del conflitto e da una immensa sofferenza umana'', ha ''urgentemente'' bisogno di vedere ''semi di speranza''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI ricevendo questa mattina in Vaticano i membri della Commissione congiunta internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse orientali. Il Papa ha ringraziato i membri della Commissione per ''l'incrollabile impegno per la ricerca della riconciliazione e della comunione nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. Per assolvere questo compito, ciascuno di voi - ha aggiunto - porta non solo la ricchezza delle sue tradizioni, ma anche l'impegno delle Chiese coinvolte in questo dialogo a superare le divisioni del passato e a rafforzare la testimonianza comune dei cristiani di fronte alle enormi sfide che si presentano oggi ai credenti''.''La vostra sesta riunione - ha concluso - ha compiuto passi importanti soprattutto nello studio della Chiesa come comunione. Il fatto stesso che il dialogo è continuato nel tempo ed e' ospitato ogni anno da una delle diverse Chiese che voi rappresentate, è di per sè un segno di speranza e di incoraggiamento''.

Il messaggio di auguri al Patriarca Kirill del Presidente Napolitano. Il 1° marzo la consegna della Chiesa russa di Bari

''Santità, a nome mio personale e del popolo italiano, desidero rivolgerle i più vivi rallegramenti ed auguri nel momento nel quale ella viene chiamato a reggere il supremo magistero della Chiesa Ortodossa Russa''. Inizia così il messaggio che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto con Benedetto XVI), ha inviato al nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Nel messaggio Napolitano sottolinea l'amicizia tra il popolo italiano e quello russo e il dialogo tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato Ortodosso di Mosca. ''Conservo un gradito ricordo del nostro incontro al Monastero Danilovsky lo scorso mese di luglio, durante la mia visita di Stato nella Federazione Russa. In quella occasione, conversando con il suo compianto predecessore Alessio II, avevo avuto modo di esprimere il mio profondo rispetto per il ruolo di guida spirituale esercitato e per l'azione svolta dalla Chiesa Ortodossa russa in favore dei molti cittadini russi che vivono in Italia. A tale riguardo - dice Napolitano - la cessione del complesso della Chiesa Ortodossa di Bari, che avrà luogo in occasione di una solenne cerimonia il 1° marzo prossimo, costituisce una significativa testimonianza della profonda amicizia fra i due popoli e di contributo al dialogo fra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato Ortodosso di Mosca. Giungano a Vostra Santità i più fervidi auspici di benessere personale e di sereno svolgimento della sua alta missione''.
Doveva avvenire il 6 dicembre scorso, invece proprio la morte di Alessio II bloccò la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della Chiesa Russa di Bari, dove è conservato il corpo di San Nicola. All’evento di dicembre, oltre al Presidente Napolitano, dovevano partecipare anche il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, e l’attuale Patriarca Kirill, allora “semplice” metropolita. Programma confermato il 1 marzo, ma questa volta con la sola benedizione del successore di Alessio II, che evidentemente non potrà essere presente. Kirill è di casa a Bari, dove è stato in visita numerose volte in qualità di “ministro degli esteri” del Patriarcato, ruolo che ricopriva dal lontano 1989. Nel capoluogo pugliese, oltre che pellegrino alla tomba di San Nicola, è stato anche testimone della dottrina sociale dell’ortodossia russa in occasione di seminari promossi dall’Università. La sua elezione, adesso, apre orizzonti totalmente nuovi e conferma Bari, la città di San Nicola, come scenario ottimale del dialogo. L’incontro tra Kirill e Benedetto XVI è già avvenuto nel 2007, ma questa consegna apre scenari che confermano Bari come luogo di “incontro” ecumenico ancora più forte. E nella città pugliese è forte il sogno di poter ospitare anche lo storico “abbraccio” tra i due leader religiosi, nel nome di San Nicola, uno tra i Santi più venerati in Russia e in tutta la comunità ortodossa mondiale.

Il portavoce vaticano: chi nega la Shoah nega il mistero di Dio e la Croce di Cristo. Più grave se da un ministro di Dio

"Chi nega il fatto della Shoah non sa nulla nè del mistero di Dio nè della Croce di Cristo". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una nota trasmessa dalla Radio Vaticana. L'accostamento tra la Shoah e il mistero di Dio e della Croce rende "tanto più grave", per il portavoce del Papa, la negazione quando "viene dalla bocca di un sacerdote o di un vescovo, cioè di un ministro cristiano, sia unito o no con la Chiesa Cattolica". Mercoledì scorso, ricorda Lombardi, "il Papa ha ripreso la profonda meditazione del suo discorso nel campo di concentramento di Auschwitz. Non ha solo condannato ogni forma di oblio e di negazione della tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei, ma ha richiamato i drammatici interrogativi che questi eventi pongono alla coscienza di ogni uomo e di ogni credente". Infatti "è la fede nella stessa esistenza di Dio che viene sfidata da questa spaventosa manifestazione della potenza del male. La più evidente per la coscienza contemporanea, anche se non la sola". Tutto questo, rileva la nota vaticana, "Benedetto XVI lo ha riconosciuto lucidamente nel discorso di Auschwitz, facendo sue le domande radicali dei salmisti a un Dio che appare silente ed assente". Ai microfoni della Radio Vaticana, il portavoce della Santa Sede sottolinea che per Benedetto XVI "di fronte a questo duplice mistero, della potenza orribile del male, e dell'apparente assenza di Dio, l'unica risposta ultima della fede cristiana è la passione del Figlio di Dio". Queste, rileva Lombardi, "sono le questioni piu' profonde e decisive dell'uomo e del credente di fronte al mondo e alla storia. Non possiamo e non dobbiamo evitarle e tanto meno negarle. Se no, la nostra fede e' ingannevole e vuota".

Il legame tra Tradizione e Scrittura nelle parole di Benedetto XVI ma non nelle catechesi di Kiko Arguello

di LDCaterina63

Dalle parole del Papa all'Udienza di ieri vorrei che ci soffermassimo tutti su questo passo nel quale il Papa parla chiarissimamente del legame indissolubile fra Tradizione e Scrittura.
Il mio è un appello anche ad Avvenire, organo di stampa ufficiale dei Vescovi italiani. Appare a noi però incomprensibile il perchè un Kiko che spiega le Scritture senza questa Tradizione, viene annoverato fra coloro che si riflettono invece in San Paolo, altro legame della Tradizione trascurato dalle prediche di Kiko sulla Liturgia (preciso che non è in discussione il carisma Neocatecumenale così come lo intende lo stesso Pontefice, soprattutto quello riferente al valore della famiglia ed alla loro partecipazione attiva nella Chiesa, il problema è di natura dottrinale-liturgica).
Dice il Santo Padre: "L'altro richiamo consiste nell'accenno al buon "deposito" (parathéke): è una parola speciale delle Lettere pastorali con cui si indica la tradizione della fede apostolica da custodire con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi. Questo cosiddetto "deposito" è quindi da considerare come la somma della Tradizione apostolica e come criterio di fedeltà all'annuncio del Vangelo. E qui dobbiamo tenere presente che nelle Lettere pastorali come in tutto il Nuovo Testamento, il termine "Scritture" significa esplicitamente l'Antico Testamento, perché gli scritti del Nuovo Testamento o non c'erano ancora o non facevano ancora parte di un canone delle Scritture. Quindi la Tradizione dell'annuncio apostolico, questo "deposito", è la chiave di lettura per capire la Scrittura, il Nuovo Testamento. In questo senso, Scrittura e Tradizione, Scrittura e annuncio apostolico come chiave di lettura, vengono accostate e quasi si fondono, per formare insieme il "fondamento saldo gettato da Dio" (2 Tm 2, 19). L'annuncio apostolico, cioè la Tradizione, è necessario per introdursi nella comprensione della Scrittura e cogliervi la voce di Cristo" (Udienza generale, 28 gennaio 2008).
Appare evidente che le catechesi kikiane non rispettano affatto questo dualismo indipensabile dal momento che la loro intuizione liturgica della Divina Liturgia, è ancorata esclusivamente alla Pasqua ebraica, al banchetto, alla Tradizione dell'Antico Testamento omettendo in gran parte la stessa rivelazione fornitaci da San Paolo.
E' un dato di fatto, Santo Padre, che vorremo davvero che lei risolvesse. Lei di fatto lo ha risolto da tempo, purtroppo Kiko non ascolta e non fa catechesi dalle sue parole, non spezza il Pane con la Chiesa, ma solo con la sua fondazione usando la Chiesa quale garanzia di legittimazione dei suoi insegnamenti. E i vescovi tacciono, i fedeli delle parrocchie che comprendono questo disagio sono costretti a cambiare Parrocchia, o a diventare Neocatecumenali, e questo confonde i semplici, il piccolo gregge che non comprende più dove sta la Verità giacchè quello che dice Lei sull'Eucarestia è una cosa santo Padre, ciò che fa dire Kiko attraverso i suoi catechisti (catechisti di Kiko non dei Vescovi!) è ben altra dottrina che non ci rappresenta affatto.

giovedì 29 gennaio 2009

Anche Ratzinger punta sull'oro: così il Papa tenta di contrastare la crisi. Arrivata alle mura di San Pietro

di Sandro Magister
L'Espresso

Quello strano minuscolo Stato che è la Città del Vaticano ha messo a segno, negli ultimi mesi, tre colpi di successo senza sborsare un euro. Il primo in Ungheria, sulle rive del fiume Tibisco. Lì, in una vasta pianura, sta sorgendo una foresta che assorbirà ogni anno 82 mila tonnellate di anidride carbonica. Del milione di nuovi alberi, 125 mila sono del Vaticano, capaci di assorbire 10 mila tonnellate di anidride carbonica, cioè quanta se ne produce in un anno dentro le mura pontificie. Con ciò il Vaticano diventa il primo Stato al mondo a emissioni zero di CO2. I circa 170 mila euro necessari per riforestare l'area sono stati donati dalla società ungherese KlimaFa e dall'americana Plankton.
Il secondo colpo è stato realizzato sotto la cupola di San Pietro. Sui 5 mila metri quadrati del tetto dell'aula delle udienze costruita da Pierluigi Nervi sono stati applicati 2.400 pannelli solari. Produrranno 300 megawattora annui di energia elettrica pulita, risparmiando il consumo di 80 tonnellate di petrolio ed evitando così di immettere nell'aria 225 tonnellate di CO2. Il nuovo impianto è entrato in funzione lo scorso 26 novembre. Le spese le ha sostenute la società costruttrice, la tedesca SolarWorld AG.
Il terzo colpo a costo zero è stato l'ingresso in YouTube, la più grande community mondiale di filmati sul Web. Il nuovo canale, inaugurato il 23 gennaio, offre ogni giorno videonews di produzione propria sulle attività del papa e della Chiesa. Da Google (proprietaria del sito) il Vaticano ha ottenuto una particolare protezione: ai video, ad esempio, non potranno essere immessi commenti.
Ma questi tre successi hanno dato soltanto un parziale sollievo alle autorità che amministrano il Vaticano. I consuntivi del 2008 saranno resi pubblici all'inizio dell'estate e sono attesi con più apprensione del solito. A conforto c'è che lo IOR, Istituto per le opere di religione, la Banca Vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri della finanza mondiale. Ogni gennaio il presidente dello IOR, che da vent'anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal Papa con un assegno generoso, in proporzione ai profitti dell'anno. La consistenza di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell'Obolo di San Pietro, cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al Papa per le opere di carità. L'Obolo di San Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all'Obolo, le nazioni più generose sono gli Stati Uniti e l'Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. Segue la Germania col 6 per cento.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.

La Santa Sede risponde ai rabbini di Israele. Il segretario del Gran Rabbinato: nessuna interruzione, solo confronto. Il Papa è il benvenuto

La Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, guidata dal card. Walter Kasper, ha inviato oggi una risposta al Gran Rabbinato di Israele per rassicurare l'istituzione religiosa ebraica dopo le perplessità avanzate sulle dichiarazioni negazionista del vescovo lefebvriano Richard Williamson. Dopo le parole di solidarietà con il popolo ebraico pronunciate, ieri, dal Papa, oggi, a quanto si apprende, l'ufficio vaticano incaricato di intrattenere i rapporti con l'ebraismo ha risposto al Gran Rabbinato. I contenuti della missiva sono riservati ma oltre il Portone di bronzo filtra l'intenzione di mantenere la data di marzo per l'incontro interreligioso.
Le relazioni tra Gran Rabbinato di Israele e Vaticano "sono molto speciali e dobbiamo fare del nostro meglio per mantenerle ai massimi livelli": così il segretario generale del Gran Rabbinato, Oded Weider, in un intervento pubblicato domani su Liberal.
"Il nostro è un impegno comune: ho scritto al card. Kasper, che mi ha risposto oggi: due lettere rispettose e molto importanti. Ora dobbiamo decidere i passi complementari per mantenere al meglio questo nostro rapporto: la nostra Commissione incaricata della questione si riunirà all'inizio della prossima settimana per decidere cosa fare a livello pratico. Ma non ci sono interruzioni di sorta", afferma Weider. A dimostrazione di questa posizione, Weider - che aveva scritto due giorni fa una lettera in cui chiedeva le scuse pubbliche di Williamson per le sue dichiarazioni - aggiunge: "La visita di Benedetto XVI in maggio è molto importante per noi, un viaggio che aspettiamo. Alcuni apprezzano il vescovo Williamson, altri la pensano come lui: purtroppo, il messaggio di tutta questa vicenda ha colpito negativamente la Chiesa. Che però combatte con noi per sconfiggere le recrudescenze del nazismo: dobbiamo fare il massimo, insieme, per dimostrare al mondo che persone del genere non sono accettabili, mai più".

Un lefebvriano contesta la revoca della scomunica e apre un nuovo caso di negazionismo. La Fraternità lo sconfessa. Mons. Rizzo: non è cristiano

Nuovo caso di negazionismo all'interno del clero lefebvriano. Intervistato da La Tribuna di Treviso, don Floriano Abrahamowicz della Fraternità Sacerdotale di San Pio X ha dichiarato che le camere a gas sono ''state usate per disinfettare". Don Abrahamowicz ha affermato: ''Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perche' non ho approfondito la questione''. Il sacerdote rilancia anche la teoria per cui i numeri della Shoah sono un ''problema secondario'', accreditati dagli stessi capi delle comunita' israeliane subito dopo la liberazione ''sull'onda dell'emotività''. Per Abrahamowicz, gli ebrei sono un ''popolo deicida'' che ''alla fine dei tempi si riconvertirà a Gesù Cristo''. L'unico messaggio che ha per loro è, ''da cristiano cattolico'', l'augurio ''agli ebrei di abbracciare Nostro Signore Gesù Cristo''.
E' stato proprio don Floriano Abrahamowicz, "scandalizzato" dal decreto della Congregazione per i vescovi del 21 gennaio 2009 che revoca appunto la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, ad aver detto in un’omelia domenica scorsa a Treviso e a Trento che la cosiddetta "revoca" avviene per una censura ecclesiastica mai esistita perché "il 30 giugno del 1988 monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. Le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. È questa Sua fedeltà alla Chiesa Cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della Chiesa Conciliare".
E' "infondata ed estranea al sentire cristiano" l'affermazione di don Floriano Abrahamowicz, esponente della comunità lefebvriana del Veneto, che nega l'olocausto: lo afferma il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, invitando tutti i cristiani a far proprie le parole che il Papa ha pronunciato ieri sulla Shoah e la solidarietà ai fratelli ebrei. "In seguito alle dichiarazioni di don Floriano Abrahamowicz, un esponente della comunità lefebvriana, il vescovo di Treviso invita tutti i cristiani a far proprie le parole che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell'udienza generale di mercoledì 28 gennaio", afferma il presule in una nota firmata dal vicario generale della diocesi di Treviso, mons. Giuseppe Rizzo. "Auspico - sono le parole di Benedetto XVI - che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sull'imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti". "Ogni posizione che prende le distanze dal pensiero del Papa - sottolinea il vescovo di Treviso - è da considerare storicamente infondata ed estranea al sentire cristiano e agli elementari sentimenti di umanità. Preghiamo perché 'la imprevedibile potenza del male non conquisti i cuori umani' generando simili tragedie. Ed impegniamoci ad educare delle nuove generazioni al rispetto della dignità di ogni uomo e al dialogo costruttivo tra culture e religioni".
La Fraternità sacerdotale San Pio X "ha già chiarito con un comunicato ufficiale del 27 gennaio scorso, vincolante per tutti i membri, la proprio posizione circa le polemiche sollevate in seguito alle dichiarazioni di mons. Richard Williamson. Nel ribadire i contenuti del comunicato, la Fraternità San Pio X riprova ogni singola parola da esso discordante": così don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano dei lefebvriani, in seguito alle dichiarazioni negazioniste del sacerdote lefebvriano Floriano Abrahamowicz.

Il rabbinato di Israele annulla l'incontro con i rappresentanti della Santa Sede a marzo. Ma il card. Kasper lo conferma

Il rabbinato capo di Israele ha dichiarato di aver cancellato l'incontro con funzionari del Vaticano previsto a Roma per il prossimo marzo. La decisione era stata presa in segno di protesta per la riammissione nella Chiesa di un vescovo lefebvriano negazionista e nonostante la Fraternita di San Pio X abbia chiesto perdono per le affermazioni di mons. Richard Williamson. Il card. Walter Kasper, Presidente della commissione vaticana incaricata delle relazioni con la comunità ebraica, ha invece confermato a Liberal l'incontro fissato dal 2 al 4 marzo prossimi tra cinque rappresentanti del Grande rabbinato di Gerusalemme e cinque funzionari della Santa Sede, tra cui lo stesso Kasper. "Perché proprio nei momenti di difficoltà - spiega - è necessario proseguire la difficile via del dialogo". Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, il card. Kasper non esita a definire "inaccettabili" e "stolte" le posizioni negazioniste e aggiunge che "negare l'Olocausto sarebbe una nuova ingiustizia nei confronti delle vittime e non è assolutamente la posizione della Chiesa Cattolica, che si distanzia totalmente da qualsiasi negazione della Shoah. Bisogna fare tutto il possibile per evitare che qualcosa di simile accada ancora".

Il card. Tettamanzi: dal Papa parole che fanno chiarezza, un grande gesto

"Le parole cosi chiare del Santo Padre sono le parole del Papa e della Chiesa. E' stata fatta chiarezza". Lo ha detto il card. Dionigi Tettamanzi, commentando il pronunciamento di ieri del Pontefice contro il negazionismo. Per il cardinale nel dialogo con gli ebrei "i problemi possono essere superati. Bisogna proseguire - ha spiegato - sulla strada della verità con grande serenita'". L'arcivescovo di Milano è d'accordo con Benedetto XVI anche per quanto riguarda il perdono dato ai quattro vescovi lefebvriani: "è stato un grande gesto - spiega - al quale debbono seguire otra dei passi verso la piena comunione, con l'adesione al Concilo Vaticano II. Sono 16 documenti e da parte loro alcuni passi sono stati fatti, altri possono essere fatti. La vita non si risolve in un gesto, il cammino ha bisogno di passi. Ma non dimentichiamo che per i cristiani la misericordia è la forza più grande".

Benedetto XVI ai vescovi russi: rafforzare il dialogo con gli ortodossi per affrontare le sfide culturali ed etiche. Il saluto al Patriarca Kirill

Benedetto XVI ha incontrato stamani i presuli della Conferenza episcopale della Russia, in Vaticano per la visita ad Limina, e li ha esortati a rafforzare il dialogo con la Chiesa ortodossa per affrontare insieme le grandi sfide culturali ed etiche del momento. Il contesto ecclesiale della Russia, Paese segnato da una millenaria tradizione ortodossa con un ricco patrimonio religioso e culturale, richiede un rinnovato impegno per trasmettere valori umani e spirituali. Il Papa ha spiegato che è essenziale, in particolare, consolidare il dialogo con gli ortodossi. Un dialogo che, “nonostante i progressi compiuti, conosce ancora alcune difficoltà”. Il Santo Padre ha espresso anche la propria vicinanza spirituale alla Chiesa Ortodossa russa, che gioisce per l’elezione del metropolita Kirill come nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. A Kirill il Pontefice porge i suoi più cordiali auguri “per il delicato compito ecclesiale che gli è stato affidato”. Un’altra esortazione, rivolta ai vescovi russi, è quella di proseguire uniti nell’attività pastorale, “beneficiando dell’esperienza della Chiesa universale”. L’unità - ha affermato il Papa - “cresce e si sviluppa nelle concrete situazioni delle varie Chiese locali”. A questo riguardo - ha aggiunto - il Concilio Vaticano II ricorda che “i singoli vescovi sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese” e in esse e da esse è costituita l’unica Chiesa cattolica. In un contesto caratterizzato in Russia, come in altre parti del mondo, dalla “crisi della famiglia” e dal conseguente “calo demografico”, il Pontefice ha esortato poi i presuli a “proseguire la collaborazione” con le autorità statali. La vostra attenzione - ha affermato il Papa - si diriga specialmente verso i giovani, ai quali la comunità cattolica russa, è chiamata “a trasmettere inalterato il patrimonio di santità e di fedeltà a Cristo”. Il Santo Padre ha mostrato anche apprezzamento per l’impegno nel rilancio della partecipazione liturgica e della catechesi. E ha esorta quindi i presuli a non scoraggiarsi se i risultati pastorali non sembrano confacenti agli sforzi profusi e rinnova l’invito a promuovere le vocazioni sacerdotali e le attività tese alla crescita spirituale dei fedeli laici. Esorta i presbiteri ad essere "padri e modelli nel servizio ai fratelli”. I laici - ha aggiunto il Santo Padre - sentano la loro vita come “una risposta alla chiamata universale alla santità”. “E’ importante - ha concluso il Papa - che i cristiani affrontino uniti le grandi sfide culturali ed etiche del momento presente, concernenti la dignità della persona umana e i suoi diritti inalienabili, la difesa della vita in ogni sua fase, la tutela della famiglia e altre urgenti questioni economiche e sociali”.

Ai Vescovi della Russia in Visita "ad Limina Apostolorum" (29 gennaio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa alla Rota Romana: attenzione al moltiplicarsi delle dichiarazioni di nullità, è in gioco la stessa verità sul matrimonio

Occorre fare attenzione al “moltiplicarsi esagerato” delle dichiarazioni di nullità matrimoniale “sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente”: è quanto ha detto stamani il Papa, nella Sala Clementina in Vaticano, per l’inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana. “Ciò che è in gioco - afferma Benedetto XVI - è la stessa verità sul matrimonio”. Il Papa ha preso spunto dalle allocuzioni pronunciate oltre 20 anni fa da Giovanni Paolo II sull’incapacità psichica nelle cause di nullità matrimoniale (5 febbraio 1987 e 25 gennaio 1988) per chiedersi “in quale misura questi interventi abbiano avuto una recezione adeguata nei tribunali ecclesiastici”. “E’ davanti agli occhi di tutti - ha affermato - il dato di fatto di un problema che continua ad essere di grande attualità”. “In alcuni casi si può purtroppo avvertire ancora viva l’esigenza di cui parlava il mio venerato Predecessore: quella di preservare la comunità ecclesiale «dallo scandalo di vedere in pratica distrutto il valore del matrimonio cristiano dal moltiplicarsi esagerato e quasi automatico delle dichiarazioni di nullità, in caso di fallimento del matrimonio, sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente» (Allocuzione alla Rota Romana, 5.2.1987)”. Benedetto XVI ha richiamato “l’attenzione degli operatori del diritto sull’esigenza di trattare le cause con la doverosa profondità richiesta dal ministero di verità e di carità che è proprio della Rota Romana”. E ricorda alcuni principi per discernere la validità del matrimonio senza confondere incapacità e difficoltà. “Una vera incapacità - ha affermato citando Giovanni Paolo II - ‘è ipotizzabile solo in presenza di una seria forma di anomalia’ che - presente già al tempo del matrimonio - ‘deve intaccare sostanzialmente le capacità di intendere e/o di volere’” e quindi la facoltà di scegliere liberamente lo stato di vita. Anomalia che deve provocare “non solo una grave difficoltà, ma anche l’impossibilità di far fronte ai compiti inerenti agli obblighi essenziali del matrimonio”. Per il Papa “occorre … riscoprire in positivo la capacità che in principio ogni persona umana ha di sposarsi in virtù della sua stessa natura di uomo o di donna”. “Corriamo infatti il rischio di cadere in un pessimismo antropologico che, alla luce dell’odierna situazione culturale, considera quasi impossibile sposarsi. A parte il fatto che tale situazione non è uniforme nelle varie regioni del mondo, non si possono confondere con la vera incapacità consensuale le reali difficoltà in cui versano molti, specialmente i giovani, giungendo a ritenere che l’unione matrimoniale sia normalmente impensabile e impraticabile. Anzi, la riaffermazione della innata capacità umana al matrimonio è proprio il punto di partenza per aiutare le coppie a scoprire la realtà naturale del matrimonio e il rilievo che ha sul piano della salvezza”. “Ciò che in definitiva è in gioco - ha ribadito il Papa - è la stessa verità sul matrimonio” la cui validità “non dipende dal successivo comportamento dei coniugi” ma dalla capacità di contrarre il vincolo matrimoniale. “Questa capacità non viene misurata in relazione ad un determinato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell’unione coniugale mediante l’adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all’efficace volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realizzazione già al momento del patto nuziale”. “Diversamente -– ha aggiunto il Pontefice - nell’ottica riduzionistica che misconosce la verità sul matrimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore, idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmente dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall’esercizio della libertà umana sorretta dalla grazia”. “Ovviamente alcune correnti antropologiche «umanistiche», orientate all’autorealizzazione e all’autotrascendenza egocentrica, idealizzano talmente la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacità psichica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondono alle esigenze essenziali del vincolo coniugale”. “Le cause di nullità per incapacità psichica - ha concluso il Papa - esigono, in linea di principio, che il giudice si serva dell’aiuto dei periti per accertare l’esistenza di una vera incapacità, che è sempre un’eccezione al principio naturale della capacità necessaria per comprendere, decidere e realizzare la donazione di sé stessi dalla quale nasce il vincolo coniugale”.

Mons. Ravasi: nell’Anno dell’Astronomia la Chiesa onora la figura di Galileo e ribadisce l’importanza del dialogo tra fede e ragione

La Chiesa desidera “onorare la figura di Galileo, geniale innovatore e figlio della Chiesa”. E’ quanto sottolineato stamani in Sala Stampa vaticana alla conferenza di presentazione delle iniziative della Santa Sede per l’Anno dell’Astronomia e del Convegno internazionale su Galileo Galilei, in programma a Firenze dal 26 al 30 maggio 2009, organizzato dall'Istituto Stensen. Alla conferenza stampa, è intervenuto anche mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Sono ormai maturi i tempi per una nuova considerazione della figura di Galileo e dell’intero caso Galilei. Mons. Ravasi ha ricordato gli sforzi compiuti negli ultimi anni dalla Chiesa, in particolare con Giovanni Paolo II, per rimuovere gli ostacoli che il caso Galilei poneva per un sereno confronto tra scienza e fede. In questo clima di maggiore serenità, è stata la sua riflessione, si può dunque guardare a Galileo e riconoscervi il credente che tentò di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana. Quindi, una considerazione di stretta attualità: “Penso che proprio il caso Galileo, da un lato, deve riportarci sempre, noi teologi, la Chiesa, all’autocritica del passato senza reticenze. Quello che ha voluto Giovanni Paolo II, mettendo, infatti, Galileo tra gli elementi della famosa catarsi, purificazione della memoria del 2000, del Giubileo”. Questo è assolutamente indispensabile, ha aggiunto mons. Ravasi, ma tale autocritica deve essere fatta “senza elementi mitici”, con “rigore contestuale, filologico ed ermeneutico”. Un’autocritica, dunque, che sia l’inizio di un nuovo percorso: “Non ci si può fermare sempre e solo al tribunale della storia, è necessario guardare al futuro, aprirsi al dialogo tra queste due letture, visioni diverse della realtà che, però, hanno lo stesso oggetto di analisi: da una parte la teologia e, dall’altra parte, la scienza”.Aprirsi al dialogo reciproco, ha detto ancora, vuol dire essere consapevoli che la scienza non esaurisce da sola tutta la complessità e il mistero del reale, così come la teologia ha la possibilità di offrire altri sguardi. Il Convegno di Firenze, una delle principali iniziative per l’Anno dell’Astronomia a cui collabora la Santa Sede, vuole andare proprio in questa direzione. Mons. Ravasi ha quindi annunciato per marzo la pubblicazione di un’opera che ripercorre la storia della Commissione su Galileo, istituita da Giovanni Paolo II nel 1981. E, ancora, è in corso un progetto di riedizione integrale delle carte del processo a Galileo, a cura dell’Archivio Segreto Vaticano, che dovrebbe essere pubblicato entro la fine del 2009. Rimane, invece, un’idea per ora non realizzabile la costruzione di una statua di Galileo da porre in Vaticano, vicino alla sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Dal canto suo, padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana ha ringraziato Benedetto XVI per aver incoraggiato la celebrazione di questo Anno dell’Astronomia, mentre il prof. Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, si è soffermato sulla rivoluzione scientifica compiuta da Galileo. Da ultimo, lo storico Paolo Rossi ha affermato che il Convegno di Firenze, arricchito da 27 relazioni, proporrà una discussione senza censure su tutte le questioni aperte riguardanti Galileo e il suo processo.

'Avvenire': le parole del Papa sono inequivocabili, ai lefebvriani nessuna 'cambiale in bianco'

Nel revocare la scomunica ai seguaci di mons. Lefebvre, il Papa, è stato detto, "avrebbe firmato una cambiale in bianco ai 'lefebvriani' che non avrebbero alcuna intenzione di riconoscere l'ultimo concilio della Chiesa cattolica. Ora, le parole pro­nunciate ieri dal Papa sono inequivo­cabili: non c'è alcuna cambiale in bianco": lo sottolinea Avvenire. "Il Papa ha compiuto oggi un gesto da padre misericordioso. Spetta a loro o­ra accoglierlo", scrive Gianni Cardinale in un editoriale. "E con sollecitudine". "Le parole pronunciate ieri da Bene­detto XVI dovrebbero porre fine ad una polemica che, per certi versi, si poteva evitare. E che poteva essere e­vitata se, ad esempio, la Fraternità San Pio X fosse stata più rapida a prende­re limpidamente le distanze dalle af­fermazioni false e sciagurate di un suo confratello che, essendo passato di­rettamente dall'anglicanesimo al mo­vimento lefebvriano, forse non ha avuto ancora il tempo di respirare un'aria autenticamente cattolica". E' "sorprendente", sottolinea peraltro il quotidiano dei vescovi italiani, che tra i più "scandalizzati" per la revoca della scomunica "si siano mostrati coloro che di so­lito accusano la Chiesa - quella 'rat­zingeriana' oggi e quella 'wojtyliana' ieri - di essere poco misericordiosa, più matrigna che madre".

Quella fraternità faccia un serio esame di coscienza - l'editoriale di Gianni Cardinale per Avvenire

Ennesima ingerenza del rabbino Laras: prematuro il viaggio del Papa in Israele. Mons. Paglia: Benedetto XVI non poteva fare più di così

Il presidente dell'assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, mette in guardia sul preannunciato - e non ancora ufficializzato - viaggio del Papa in Israele a maggio. "Oggi non vedo le condizioni per il viaggio, c'è troppa irritazione e troppo sospetto. Serve un periodo di decantazione", afferma in un'intervista a Il Giornale. "Apprezzo davvero" le parole pronunciate ieri dal Papa sulla Shoah e i lefebvriani, "anche se bisognava che quelle cose le dicesse prima". Benedetto XVI, secondo Laras, "poteva riammettere tre dei quattro vescovi, chiedendo al sostenitore di una tesi così aberrante di attendere e di compiere un cammino di purificazione".
Sul caso del vescovo negazionista Richard Williamsonil Papa "ha già fatto quanto era giusto e necessario". Lo sottolinea mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione CEI per l'ecumenismo. "Certo, magari arrivasse personalmente da Williamson una personale richiesta di perdono - aggiunge il presule intervistato da La Stampa - ma ciò non può essere una questione automatica".

Chiaro e tondo: il viaggio del Papa in Terra Santa non è affare di un rabbino italiano, che può sindacare su cosa è prematuro o meno solo all'interno delle mura della sua sinagoga! Il sospetto l'avete creato voi qui, spinti da una sentimento di rivalsa che non si sa per quale motivo covavate da anni.
Scenron

La diplomatica "frenata" del neo Patriarca di Mosca Kirill sui rapporti con la Chiesa Cattolica e l'incontro con Benedetto XVI

Il passo definitivo verso il Sacro Soglio della Chiesa Ortodossa russa e una frenata nelle relazioni con il Vaticano. Il neo Patriarca Kirill (foto) sembra attenuare le speranze - almeno nelle parole da fine diplomatico - per un indirizzo volto subito al dialogo con Roma. Secondo le agenzie russe, dopo l'elezione si sarebbe lamentato del clero cattolico che lavora in Russia. "Abbiamo preso atto con amarezza che i membri del clero cattolico e degli ordini monastici sono tra i nuovi formati per illuminare la Russia", ha detto secondo quanto riporta oggi il Moscow Times, ritornano di fatto alle accuse di "proselitismo" che da sempre intralciano il dialogo tra le due chiese. Già ministro degli Esteri del patriarcato di Mosca e definito "alfiere" del dialogo con Roma dalla stampa locale, nonchè particolarmente aperto nei confronti di Papa Benedetto XVI, Kirill, assumendo il ruolo più alto della sua confessione, smussa alcune posizioni. Perchè non tutti la pensano come lui all'interno della Chiesa Ortodossa russa e perchè in qualche modo, almeno per ora, deve scendere a patti con le esigenze di quell'ampio consenso tributato alla sua elezione, "la più scontata della storia" secondo il canale Ren Tv. Benchè il Cremlino ha già chiaramente espresso la speranza che cresca il dialogo interreligioso. Di fatto le affinità con il Santo Padre sono numerose. Persino la sua storia personale individua diversi punti di contatto. La sua passione di gioventù era il pianoforte. La madre era un'insegnante di lingua tedesca. Il suo sport preferito è lo sci. E nel dicembre 2007 Kirill ha guidato uno dei rari incontri di una delegazione ortodossa russa da Benedetto XVI in Vaticano: missione da diplomatico, ma particolarmente complicata proprio perchè allora il Patriarca era Alessio II, da sempre molto fermo nel respingere il "proselitismo" cattolico sul territorio dell'Aquila bicipite. Vissuto come un'invasione di campo dal gerarchie ecclesiastiche di Mosca. L'incontro tanto agognato tra Alessio II e il Papa non si tenne mai. E ai funerali del Patriarca lo scorso dicembre, officiati dallo stesso Kirill, l'ottimismo in merito a un possibile viaggio futuro era chiaro. E' già allora, ancora dentro alla cattedrale il primate di Polonia card. Jozef Glemp aveva detto all'agenzia Apcom di "sperare" in un incontro tra il prossimo Patriarca e il Santo Padre Benedetto XVI. Ma ora Kirill frena: "Non è una questione del Patriarca o del Papa, di personalità" dice in un'intervista al quotidiano Trud. "C'è il problema di alcune realtà che esistono nelle relazioni tra le nostre Chiese. Questo è il motivo per cui, al momento, ripeto quello che era stato detto in questi ultimi anni" in merito a un incontro. Insomma, la posizione della Chiesa Ortodossa russa resterebbe invariata. "Il Patriarca Kirill sarà diverso dal metropolita Kirill, e il suo punto di vista su questioni ecumeniche e l'ammodernamento devono essere più prudenti" scrive oggi il Moscow Times. E il suo "impegno per la riconciliazione con la Chiesa Cattolica non deve essere sopravvalutato". Però non va dimenticato il messaggio del Presidente Dmitri Medvedev - ortodosso fervente - ieri ai lavori del Conclave. In favore di una "cooperazione fruttuosa" tra Stato e Chiesa, esprimendo inoltre la speranza che cresca il dialogo interreligioso "in armonia". Parole non casuali pronunciate prima della votazione e dense di attesa, non solo da parte di Medvedev, non soltanto credente, ma anche leader del Cremlino. Lo stesso che se non fosse venuto a mancare Alessio II, ai primi di dicembre, sarebbe arrivato in Italia per incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con successiva consegna delle chiavi della Chiesa Ortodossa di Bari, dono dello Stato italiano alla Federazione russa. Da passare poi al Patriarcato di Mosca. Trasferimento che resta un segnale di ulteriore avvicinamento tra i due Paesi nel segno della fede e passo comunque molto significativo agli occhi del leader russo.

mercoledì 28 gennaio 2009

Il card. Bertone: mons. Williamson un episodio dolorissimo che ha turbato il Papa. Concilio Vaticano II centrale nel Pontificato di Benedetto XVI

L'affaire Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista al quale il Papa ha revocato la scomunica, è stato "un episodio dolorisissimo" secondo il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) che, però, considera chiuse le polemiche. "Le parole del Papa sono state chiarissime e quindi non ci dovrebbe più essere alcuna polemica", ha detto il segretario di Stato Vaticano, intervenendo al palazzo diaconale della chiesa romana di Santa Maria in Cosmedin. Il "processo di riavvicinamento" con i lefebvriani "è ancora lungo", ha spiegato Bertone. "Il resto è un episodio dolorosissimo che ha turbato il Papa e la Chiesa, ma non deve essere enfatizzato più di quello che vale in sè, perchè le chiarificazioni sono state nette e precise". Le dichiarazioni negazioniste rilasciate da Richard Williamson alla televisione svedese sono state "un intralcio nell'avvicinamento, un fatto anomalo, improvviso e inaspettato, che non poteva, però, fermare la revisione della scomunica". Il Concilio Vaticano II è, secondo Bertone , "un'affermazione centrale nel Pontificato di Papa Benedetto XVI, che dovrebbe sgombrare il campo da sospetti e critiche emerse anche in questi giorni". Illustrando "Le linee portanti del Magistero di Papa Benedetto XVI" ad una conferenza organizzata dal Circolo di Roma, nel Palazzo Diaconale di Santa Maria in Cosmedin, il segretario di Stato vaticano ha sottolineato, tra i punti qualificanti del Pontificato di Papa Ratzinger, "l'incessante sforzo per la riconciliazione e l'unità" del Papa, "sia all'interno della Chiesa che, nell'ecumenismo, con le altre Chiese e comunità ecclesiali, che, infine, con le altre religioni, a partire dall'ebraismo". "Gli operatori ebrei più acuti e meno condizionati - ha detto citando, su quest'ultimo punto, un documento su 'Il popolo ebraico e le sue Sacre scritture nella Bibbia cristiana' approvato dall'allora card. Ratzinger - hanno riconosciuto l'alto livello del dialogo portato avanti da Benedetto XVI". Quanto al perseguimento di "riconciliazione e unità" tra i cattolici, il porporato ha ricordato, prima della revoca della scomunica ai lefebvriani e del Motu Proprio "Summorum Pontificum" sulla Messa Tridentina, la lettera ai cattolici cinesi.

Il rabbinato di Israele fa marcia indietro sui rapporti con il Vaticano e plaude alle parole del Papa sulla Shoah

"Non abbiamo interrotto i rapporti con il Vaticano anche perché credo sia fondamentale tanto per noi quanto per il Vaticano stesso". Così il direttore generale del rabbinato d'Israele Oded Wiener smentisce, a SKYTG24, di voler interrompere i rapporti con la Santa Sede in seguito alle dichiarazioni del vescovo lefebvriano Richard Williamson. "Credo comunque che le parole del Papa di questa mattina - sottolinea Wiener - siano state estremamente importanti. Non c'è posto per persone come Williamson che negano l'esistenza dell'Olocausto. Credo sia un grande passo in avanti per risolvere questa questione ma dobbiamo ancora discutere con i membri della Commissione della Santa Sede e del governo d'Israele cosa dovrebbe essere fatto per porre fine a questa problematica. Il fatto che questa persona - ha aggiunto Wiener - sia stata scomunicata e successivamente riaccolta dalla Chiesa dopo 20 anni proprio quando ricorre la giornata della memoria, nella settimana dichiarata dalle Nazioni Unite come commemorativa dell'Olocausto, è davvero incredibile. Questo individuo dovrebbe essere respinto da qualsiasi luogo pubblico". Wiener spiega anche perché l'incontro fissato a Roma per il 2 marzo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con gli ebrei è stato rimandato: "questa questione deve essere discussa. Abbiamo posticipato l'incontro fino a quando non parleremo di tutto ciò con le persone della Santa Sede. Sicuramente in un tale momento storico e in un ambito così sensibile, tutto il mondo ebraico è scioccato da questa vicenda. Dobbiamo capire cosa fare per risolverla".

L'ambasciatore Lewy: Benedetto XVI resta il benvenuto in Israele. Sulle dichiarazioni del rabbino Rosen: non rappresenta il governo

Il Papa "era e resta il benvenuto" in Israele: lo afferma l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy (nella foto con Benedetto XVI), che, a commento delle dichiarazioni odierne di Benedetto XVI su shoah e lefebvriani, afferma: "Sono molto contento di una dichiarazione di così alto livello da parte della Santa Sede, che chiarisce molte cose e aiuta a superare gli equivoci". "Penso che sia sbagliato, ora, personalizzare la vicenda concentrandosi su un singolo vescovo", precisa Lewy interpellato per un commento. Il problema "è noto e il Papa lo ha affrontato in modo chiaro. Ogni ulteriore discussione sul negazionismo e sulla dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra aetate" dovrebbe essere affrontata senza personalizzazioni". Quanto alla richiesta avanzata dal rabbino David Rosen di ulteriori scuse da parte di Williamson, l'ambasciatore d'Israele afferma: "Il rabbino Rosen rappresenta l'Ajc (American Jewish Committee) e l'Ijcic (Jewish Committee for Inter-religious Consultations), due istituzioni di dialogo molto autorevoli che non rappresentano, però, il governo israeliano". "Il Papa è benvenuto in Israele oggi, così come era benvenuto ieri e l'altroieri", puntualizza il rappresentante diplomatico d'Israele presso il Palazzo apostolico. Benedetto XVI dovrebbe recarsi a maggio in Terra Santa. La beatificazione di Pio XII? "Non è mai stato un argomento bilaterale tra Israele e Vaticano", spiega Lewy. Il pendente negoziato sullo statuto giuridico e fiscale della Chiesa cattolica in Terra Santa, allora? "Stiamo facendo progressi. Progressi che, ad ogni modo, non sono connessi con una visita del Papa che, peraltro, non è ancora stata ufficializzata". L'ambasciatore israeliano spiega: "Apprezziamo molto la statura morale del Papa e sappiamo che la Terra Santa è santa per le tre religioni monoteistiche". Il paragone fatto di recente dal card. Renato Raffaele Martino tra la Striscia di Gaza e un campo di concentramento? "Il portavoce vaticano ha già chiuso con successo quel capitolo".

Il rabbino Rosen: le parole del Papa sulla Shoah fatto importante e utile. Ma vuole un'altra dichiarazione del Vaticano

La solidarietà espressa dal Papa agli ebrei e il suo appello a considerare la shoah "un monito contro l'oblio, la negazione o il riduzionismo", dopo lo scandalo del vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson, sono "un fatto importante, buono e utile", secondo il rabbino David Rosen (nella foto con Benedetto XVI), consulente del Gran rabbinato di Israele. "Ma senza le scuse da parte di Williamson o una dichiarazione del Vaticano che egli non sarà più accettato come vescovo nella Chiesa fintantoché esprime opinioni del genere - prosegue il rabbino da Davos, in Svizzera, dove partecipa al World Economic Forum - la situazione resta ambigua".

Il card. Kasper domenica a Mosca per l'intronizzazione del nuovo Patriarca Kirill: è presto per parlare di un incontro con Benedetto XVI

Il Presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, card. Walter Kasper (foto), sarà a Mosca domenica 1° febbraio per la solenne cerimonia di intronizzazione del nuovo Patriarca della Chiesa Ortodossa russa Kirill. Intervistato dalla Radio Vaticana, Kasper ha espresso la soddisfazione vaticana per l'elezione dell'ex ''ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca, ma ha detto che è presto per parlare di un possibile futuro incontro tra Sua Santità Kirill e Papa Benedetto XVI. ''Siamo molto contenti di questa elezione - ha detto Kasper - e ci congratuliamo con la Chiesa ortodossa russa per questa elezione. Noi conosciamo da molti anni Kirill: io ho avuto molti incontri con lui. Ha una posizione ferma, ma con lui si può dialogare. E' già stato tre volte qui a Roma ed ha incontrato Benedetto XVI immediatamente dopo la sua elezione, nel 2005, poi nel 2006 e nel 2007; ci sono stati incontri e rapporti e noi speriamo di poter continuare il nostro dialogo con lui. La sua elezione rappresenta anche una nuova fase per la Chiesa Ortodossa russa''. Kasper ha ricordato come per Kirill oggi non basti ''restaurare i muri delle chiese'' ma sia necessario ''un rinnovamento spirituale''. In occasione della cerimonia di intronizzazione, Kasper ha anticipato che avrà' con il nuovo Patriarca solo ''un breve incontro, perchè ci saranno molti ospiti''. ''Non penso - ha aggiunto - che in questo momento parleremo un incontro tra il Papa e il Patriarca. Il Patriarca dapprima dovrà visitare gli altri Patriarchi Ortodossi. Ha bisogno di tempo e noi non vogliamo mettergli fretta''.

Il vescovo di Ratisbona vieta l'accesso a Williamson alle chiese locali e i vescovi francesi ribadiscono l'amicizia con gli ebrei e la fedeltà al Papa

Il vescovo di Regensburg (Ratisbona), in Germania, mons. Gerhard Ludwig Mueller, ha disposto il divieto di accesso a tutte le chiese e a tutte le istituzioni della diocesi per il vescovo negazionista lefebvriano Richard Williamson. Lo ha reso noto un portavoce della diocesi, Jakob Schoeltz. Vicino Regensburg, a Zaitzkofen, la Fraternità Sacerdotale San Pio X ha la sede di un seminario. E proprio in occasione di una sua visita il vescovo Williamson, che normalmente risiede in Argentina, ha rilasciato l'intervista alla televisione svedese nella quale ha negato l'esistenza delle camere a gas naziste. Per competenza territoriale la procura di Regensburg ha aperto un'inchiesta a carico di Williamson per istigazione all'odio razziale.
Anche i vescovi francesi “condannano fermamente le parole inaccettabili e scandalose di mons. Williamson” e “ribadiscono alla comunità ebraica francese il loro impegno al dialogo e di amicizia”, ricordando anche che “Benedetto XVI non cessa di dimostrare il suo impegno per una relazione fruttuosa tra ebrei e cristiani”: è quanto si legge in una nota diffusa dal Consiglio permenente della Conferenza episcopale francese. “La revoca, da parte della Santa Sede, della scomunica dei quattro vescovi della Fraternità S. Pio X suscita numerose reazioni nell’opinione pubblica e nella società - scrivono i vescovi d’Oltralpe -. La coincidenza di questo annuncio con la rivelazione delle affermazioni di mons. Williamson, che nega il dramma dello sterminio degli ebrei, provoca una condanna che non può che essere legittima. I vescovi francesi condannano fermamente le parole inaccettabili e scandalose di mons. Williamson”. “Essi - continua la nota - ribadiscono alla comunità ebraica francese il loro impegno al dialogo e di amicizia. Ricordano che Benedetto XVI non cessa di dimostrare il suo impegno per una relazione fruttuosa tra ebrei e cristiani”. I vescovi francesi precisano inoltre che “togliere la scomunica non è una riabilitazione. Questo è un punto di partenza di un lungo cammino che presuppone un dialogo specifico. In alcun caso il Concilio Vaticano II sarà negoziabile. Alcuni gruppi ecclesiali non possono sostituirsi al magistero. I vescovi accolgono la volontà del Papa di andare fino in fondo a quel che può fare come invito alla riconciliazione. Sono in comunione con lui nell’esercizio della vigilanza episcopale. Esprimono il loro sostegno e la loro riconoscenza ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai laici che compongono la Chiesa cattolica in Francia e incoraggiano fedelmente le comunità cristiane vive e vicine agli uomini di questi tempi”.

Il Papa nella Repubblica Ceca. Benedetto XVI incontra il ministro della giustizia del Paese

In vista del viaggio che dovrebbe compiere in Repubblica Ceca, a fine settembre, il Papa ha ricevuto oggi il ministro della Giustizia del Paese, Jiri Pospisil, alla conclusione dell'udienza generale in Vaticano. Pospisil ha consegnato al Pontefice una lettera e un dono del Primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek, che in questo semestre detiene la presidenza del Consiglio Ue. Il ministro ceco è in Vaticano per una due-giorni di incontri. Nel corso della visita - ha fatto sapere l'Ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa sede con una nota diffusa nella sala stampa vaticana - incontrerà rappresentanti della Segreteria di Stato, di alcuni Pontifici Consigli e del Governatorato. Domani sarà la volta del Presidente della Corte d'Appello dello Stato della Città del Vaticano, del Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, mons. Francesco Coccopalmerio, e del Presidente del Consiglio per la Famiglia, card. Ennio Antonelli.

Il telegramma del Papa al Patriarca di Mosca Kirill: cooperarazione tra le due Chiese sui valori del messaggio cristiano e sulla piena unità

Collaborazione sui ''valori'' e nella ricerca della ''piena comunione'' tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa russa: sono gli auspici espressi da Papa Benedetto XVI al nuovo Patriarca di Mosca Kirill (foto), in un telegramma inviatogli oggi a seguito della sua elezione. ''Ho ricevuto con gioia - si legge nel telegramma - la notizia della tua elezione a Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Mi congratulo caldamente con te e ti auguro ogni forza e gioia nel compimento del grande impegno che ti attende come guida della Chiesa che presiedi sul cammino della crescita spirituale e dell'unità''. ''Chiedo al Signore con la preghiera - prosegue - di assicurarti abbondanza di saggezza per discernere la sua volontà, per perservare nel servizio di amore al popolo affidato al tuo ministero patriarcale e per sostenerlo nella fedelta' al Vangelo e alle grandi tradizione dell'Ortodossia russa''. Il Pontefice augura la benedizione divina sugli sforzi Kirill ''per conservare la comunione tra le Chiese Ortodosse e per cercare quella pienezza della comunione che è l'obiettivo della collaborazione e del dialogo cattolico-ortodosso''. ''Ti assicuro - conclude - la mia vicinanza spirituale e l'impegno della Chiesa Cattolica a cooperare con la Chiesa Ortodossa russa per una testimonianza sempre più chiara della verità del messaggio cristiano e di quei valori che sono i soli a poter sostenere il mondo odierno sulla via della pace, della giustizia, dell'amorevole cura degli emarginati''.

Benedetto XVI e Kirill teologi 'mariani' sulla via della riconciliazione tra i fratelli di Roma e Mosca

di LDCaterina63

Mi piace l'idea che di fatto e a differenza del passato, sia il nuovo Patriarca di Mosca che Benedetto XVI già si sono incontrati. Si sono già parlati, si sono già stretti la mano, si sono già scambiati opinioni di stima e di fiducia reciproca.
Ecco cosa vuol dire: spianate la strada al Signore che viene!
Erroneamente pensiamo che l'Ecumenismo, il dialogo, siano strumenti che tendono a confondere la Verità che siamo chiamati ad annunciare, ma non è così quando le cose sono fatte bene con il supporto della Provvidenza.
Qui abbiamo due Persone che con il dialogo avevano pianato questa strada, ed ecco uno è il nostro Sommo Pontefice, Successore di Pietro, l'altro è il Patriarca di Mosca, della Chiesa Ortodossa la quale è stata unita a Roma e a Pietro nei primi Mille anni di questa grande avventura. Come non vedere la mano della Provvidenza che agisce l'ha dove trova le Persone miti ed umili, pronte a lavorare con infinita pazienza alla trama della storia, a ricucire la tunica strappata.
Un altro aspetto che mi piace è questo: sia Benedetto XVI quanto Kirill sono profondamente "teologi mariani"; Benedetto XVI ci sta facendo amare profondamente la cultura stessa mariana, non l'inseguire una semplice devozione popolare (apprezzabilissima e importante) quanto quell'agire con Maria in ogni cosa.
Ecco, anche il Patriarca Kirill è un profondo teologo mariano, sappiamo infatti la grande e profonda devozione mariana del Popolo Russo ed Ortodosso: e chi ha Maria per Madre non può che essere davvero fratello e questa stessa ed unica Madre del Verbo non potrà fare altro che volere la riconciliazione dei fratelli.
Madre della Chiesa, Aiuto dei Cristiani, Regina Apostolorum: prega per noi! Guida i passi dei nostri Pastori, tienici uniti ai piedi della croce, tienici uniti davanti al Tuo Figlio Risorto.

La gioia del Papa per l'elezione di Kirill a Patriarca di Mosca. Gli auguri del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e di mons. Pezzi

Il Papa al termine dell'Udienza generale ha inviato i suoi auguri a Kirill (nella foto con Benedetto XVI), nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. "Ho appreso con gioia la notizia dell'elezione del metropolita Kirill a nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie", ha detto Benedetto XVI. "Invoco su di lui la luce dello Spirito santo per un generoso servizio alla Chiesa russa, affidandolo alla protezione della madre di Dio".
“Siamo lieti di avere un Patriarca, con il quale abbiamo intrattenuto relazioni fraterne da molti anni, e che ha incontrato il Santo Padre già immediatamente dopo la sua elezione nell’aprile 2005 e poi nuovamente nei mesi di maggio 2006 e dicembre 2007”. Con queste parole il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani saluta l’elezione di Kirill a Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. “Confidiamo – si legge nella nota del Pontificio Consiglio - di poter continuare il cammino comune di ravvicinamento che abbiamo iniziato”. “Non vogliamo certo perdere di vista le difficoltà che ancora permangono – precisano dal dicastero vaticano - ma siamo disposti e desiderosi a cooperare nel campo sociale e culturale per testimoniare i valori cristiani, senza tuttavia dimenticare che lo scopo ultimo del dialogo è la realizzazione del testamento di Gesù Cristo, nostro Signore, e cioè la piena comunione di tutti i suoi discepoli”. “Auspichiamo e preghiamo – la conclusione del comunicato - affinché Dio doni al nuovo Patriarca abbondanti benedizioni e lo guidi con il dono della fortezza e della sapienza”.
“Spero fermamente che le relazioni di fraterna comprensione vicendevole, di fiducia e di collaborazione che si sono sviluppate fra le nostre Chiese negli ultimi anni del servizio del compianto Santissimo Patriarca Alessio II, possano avere un approfondimento e uno sviluppo ulteriore. Perché questo possa succedere, da parte nostra, siamo disposti a fare tutto quello che dipende da noi”. E’ l’augurio che mons. Paolo Pezzi, arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, ha inviato al nuovo Patriarca Kirill. Nel suo augurio, l’arcivescovo cattolico esprime la “sua gioia” “all’episcopato, al clero e ai laici della Chiesa russa ortodossa per questo evento – aggiunge - così importante per la Chiesa e per tutto il popolo russo”. “Prego affinché il servizio del nuovo Patriarca eletto, con l’aiuto della grazia divina, possa servire per il rafforzamento nei fedeli della loro fede e devozione e anche per il bene e lo sviluppo di tutto il popolo russo e il suo Stato”.

Giornata della Memoria. Il Papa: piena e indiscutibile solidarietà agli ebrei. Nessuno neghi la tragedia dell'Olocausto

Papa Benedetto XVI ha rinnovato oggi, al termine dell'Udienza generale del mercoledì, la sua ''piena e indiscutibile solidarieta''' con gli ebrei. ''Mentre rinnovo con affetto l'espressione della mia piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza - ha detto il -ontefice -, auspico che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo''. ''In questi giorni, nei quali ricordiamo la Shoah, mi ritornano alla memoria le immagini delle mie ripetute visite ad Auschwitz'', ha detto il Santo Padre, ricordando le ''vittime innocenti di un cieco odio razziale e religioso''. Per Benedetto XVI, la Shoah deve essere ''per tutti monito contro l'oblio, la negazione o il riduzionismo, perchè la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti''.

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Revoca della scomunica ai lefebvriani. Benedetto XVI: fedeltà al Magistero e all'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II

Il Papa è tornato sulla decisione di revocare la scomunica ai Lefebvriani e, in occasione dell'Udienza generale del mercoledì, ha chiesto loro di riconoscere il Concilio Vaticano II. "In adempimento di questo servizio all'unità che qualifica in modo specifico il mio ministero - ha detto Benedetto XVI - ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica in cui erano incorsi quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato pontificio. Ho compiuto questo atto di paterna misericordia - ha sottolineato il Papa - perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico - ha proseguito Papa Ratzinger - che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II".

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