di Sandro Magister
L'Espresso
Quello strano minuscolo Stato che è la Città del Vaticano ha messo a segno, negli ultimi mesi, tre colpi di successo senza sborsare un euro. Il primo in Ungheria, sulle rive del fiume Tibisco. Lì, in una vasta pianura, sta sorgendo una foresta che assorbirà ogni anno 82 mila tonnellate di anidride carbonica. Del milione di nuovi alberi, 125 mila sono del Vaticano, capaci di assorbire 10 mila tonnellate di anidride carbonica, cioè quanta se ne produce in un anno dentro le mura pontificie. Con ciò il Vaticano diventa il primo Stato al mondo a emissioni zero di CO2. I circa 170 mila euro necessari per riforestare l'area sono stati donati dalla società ungherese KlimaFa e dall'americana Plankton.
Il secondo colpo è stato realizzato sotto la cupola di San Pietro. Sui 5 mila metri quadrati del tetto dell'aula delle udienze costruita da Pierluigi Nervi sono stati applicati 2.400 pannelli solari. Produrranno 300 megawattora annui di energia elettrica pulita, risparmiando il consumo di 80 tonnellate di petrolio ed evitando così di immettere nell'aria 225 tonnellate di CO2. Il nuovo impianto è entrato in funzione lo scorso 26 novembre. Le spese le ha sostenute la società costruttrice, la tedesca SolarWorld AG.
Il terzo colpo a costo zero è stato l'ingresso in YouTube, la più grande community mondiale di filmati sul Web. Il nuovo canale, inaugurato il 23 gennaio, offre ogni giorno videonews di produzione propria sulle attività del papa e della Chiesa. Da Google (proprietaria del sito) il Vaticano ha ottenuto una particolare protezione: ai video, ad esempio, non potranno essere immessi commenti.
Ma questi tre successi hanno dato soltanto un parziale sollievo alle autorità che amministrano il Vaticano. I consuntivi del 2008 saranno resi pubblici all'inizio dell'estate e sono attesi con più apprensione del solito. A conforto c'è che lo IOR, Istituto per le opere di religione, la Banca Vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri della finanza mondiale. Ogni gennaio il presidente dello IOR, che da vent'anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal Papa con un assegno generoso, in proporzione ai profitti dell'anno. La consistenza di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell'Obolo di San Pietro, cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al Papa per le opere di carità. L'Obolo di San Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all'Obolo, le nazioni più generose sono gli Stati Uniti e l'Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. Segue la Germania col 6 per cento.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.