giovedì 29 gennaio 2009

Un lefebvriano contesta la revoca della scomunica e apre un nuovo caso di negazionismo. La Fraternità lo sconfessa. Mons. Rizzo: non è cristiano

Nuovo caso di negazionismo all'interno del clero lefebvriano. Intervistato da La Tribuna di Treviso, don Floriano Abrahamowicz della Fraternità Sacerdotale di San Pio X ha dichiarato che le camere a gas sono ''state usate per disinfettare". Don Abrahamowicz ha affermato: ''Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perche' non ho approfondito la questione''. Il sacerdote rilancia anche la teoria per cui i numeri della Shoah sono un ''problema secondario'', accreditati dagli stessi capi delle comunita' israeliane subito dopo la liberazione ''sull'onda dell'emotività''. Per Abrahamowicz, gli ebrei sono un ''popolo deicida'' che ''alla fine dei tempi si riconvertirà a Gesù Cristo''. L'unico messaggio che ha per loro è, ''da cristiano cattolico'', l'augurio ''agli ebrei di abbracciare Nostro Signore Gesù Cristo''.
E' stato proprio don Floriano Abrahamowicz, "scandalizzato" dal decreto della Congregazione per i vescovi del 21 gennaio 2009 che revoca appunto la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, ad aver detto in un’omelia domenica scorsa a Treviso e a Trento che la cosiddetta "revoca" avviene per una censura ecclesiastica mai esistita perché "il 30 giugno del 1988 monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. Le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. È questa Sua fedeltà alla Chiesa Cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della Chiesa Conciliare".
E' "infondata ed estranea al sentire cristiano" l'affermazione di don Floriano Abrahamowicz, esponente della comunità lefebvriana del Veneto, che nega l'olocausto: lo afferma il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, invitando tutti i cristiani a far proprie le parole che il Papa ha pronunciato ieri sulla Shoah e la solidarietà ai fratelli ebrei. "In seguito alle dichiarazioni di don Floriano Abrahamowicz, un esponente della comunità lefebvriana, il vescovo di Treviso invita tutti i cristiani a far proprie le parole che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell'udienza generale di mercoledì 28 gennaio", afferma il presule in una nota firmata dal vicario generale della diocesi di Treviso, mons. Giuseppe Rizzo. "Auspico - sono le parole di Benedetto XVI - che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sull'imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti". "Ogni posizione che prende le distanze dal pensiero del Papa - sottolinea il vescovo di Treviso - è da considerare storicamente infondata ed estranea al sentire cristiano e agli elementari sentimenti di umanità. Preghiamo perché 'la imprevedibile potenza del male non conquisti i cuori umani' generando simili tragedie. Ed impegniamoci ad educare delle nuove generazioni al rispetto della dignità di ogni uomo e al dialogo costruttivo tra culture e religioni".
La Fraternità sacerdotale San Pio X "ha già chiarito con un comunicato ufficiale del 27 gennaio scorso, vincolante per tutti i membri, la proprio posizione circa le polemiche sollevate in seguito alle dichiarazioni di mons. Richard Williamson. Nel ribadire i contenuti del comunicato, la Fraternità San Pio X riprova ogni singola parola da esso discordante": così don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano dei lefebvriani, in seguito alle dichiarazioni negazioniste del sacerdote lefebvriano Floriano Abrahamowicz.