venerdì 9 settembre 2011

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Sesta giornata: al centro il Sacramento come riferimento del cristiano nella sua vita di cittadino

L’Eucaristia come riferimento del cristiano nella sua vita di cittadino è stato il tema della sesta giornata del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (foto) che continua a svilupparsi con celebrazioni e dibattiti nelle diverse città marchigiane. L’esclamazione di San Pietro nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni “Signore da chi andremo?”, tema centrale del Congresso di Ancona, è stata il punto di partenza questa mattina, alla Fiera de capoluogo marchigiano, della Lectio del vescovo ausiliare di Milano, Franco Giulio Brambilla, che ha introdotto il tema ‘Eucaristia e cittadinanza’. Se nella sua professione di fede il primo degli Apostoli afferma che solo Gesù "ha parole di vita eterna" oggi noi cristiani dobbiamo chiederci quali conseguenze concrete ha questa affermazione nella nostra vita ecclesiale e sociale. La Chiesa è insieme il luogo e il frutto della Parola di vita eterna, solo se diventa spazio della comunione. E la Chiesa e il cristiano sono segni di vita eterna solo quando diventano luoghi della carità e costruiscono la città nella giustizia e nella speranza" ha ricordato il teologo. E’ toccato poi al Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lorenzo Ornaghi e a Francesco Belletti, responsabile del Forum delle Associazioni familiari, riflettere sui modi nuovi in cui i cattolici possono testimoniare la fede eucaristica anche in ambito civile. Da entrambi è giunto il monito a diminuire l’egemonia della politica nella vita cittadina, per dare spazio ad altre forme di partecipazione civile dei cattolici. D’altronde che la sfera politica debba oggi servire il bene comune "senza esercitare alcuna egemonia nella vita della città, ma lasciando spazio alle diverse forme sociali che si dispongono in rete attorno alla persona e alle sue relazioni", lo aveva affermato nei giorni scorsi ad Ancona anche il segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata. "Oggi non ha senso un partito cattolico in Italia" ha affermato il prof. Ornaghi. "La presenza civile dei cattolici nella società pubblica è così importante che richiede strumenti diversi di una realtà partitica temporalmente limitata". "I cattolici – ha aggiunto il politologo - possono avere una presenza più efficace nell’arena politica attraverso una partecipazione a più livelli nutrendo le rappresentanze sociali con le loro caratteristiche di solidarietà, e con gli strumenti della sussidiarietà". "La ricchezza che può offrire la Chiesa alla città – ha aggiunto Lucia Fronza Crepaz del Movimento dei Focolari - è la sua capacità di mettere assieme tutti i soggetti della società in tutti i campi, e di fare di questo un punto di forza", creando così "uno spaccato di città che non guarda alla tutela del proprio mondo cattolico, ma guarda, insieme, al bene comune". Ai lavori in corso in un’altra diocesi della Metropolia, Osimo, è intervenuto poi sul tema ‘Eucaristia: fonte per l’accoglienza’ il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò. Declinando l’efficacia civile del Sacramento Eucaristico sul fronte di una delle questioni più urgenti della società civile italiana il presule ha sottolineato che "nell’Eucaristia troviamo l’intima unione con Dio, Unità e Trinità, e nello stesso tempo incontriamo i fratelli e le sorelle migranti e itineranti, intimamente uniti a Gesù Cristo, che per ciascuno di noi ha dato la vita". Gli immigrati che popolano le città italiane, ha dunque spiegato il presule, rappresentano Gesù nel mondo di oggi, soprattutto dove e quando "si fa sentire più acuto il grido di sofferenza e ricerca di aiuto che lanciano".

Radio Vaticana

Vescovi irlandesi: risposta vaticana dimostra l'impegno di affrontare gli abusi seriamente e con sensibilità. Necessaria cooperazione Chiesa-Stato

Dialogo costruttivo, cooperazione, piena collaborazione: sono le tre linee di convergenza che appaiono emergere nel dibattito sul tema degli abusi sessuali contro i minori che ha coinvolto in Irlanda la società, la Chiesa ed il governo nei tempi recenti. Continua, infatti, il dibattito mediatico dopo la "Risposta" inviata il 3 settembre dalla Santa Sede al governo di Dublino in merito ai contenuti del “Rapporto Cloyne”, che fa il punto su casi di abuso sessuale contro minori, commessi nel passato dal clero della diocesi irlandese di Cloyne, e ad altre questioni poste al Vaticano. Una risposta che la Conferenza Episcopale irlandese ha accolto subito con favore: in due note distinte, a firma del presidente e del vicepresidente dei vescovi, rispettivamente il card. Séan Brady e mons. Diarmuid Martin, la Conferenza afferma come la risposta vaticana sia stata “preparata con cura e presentata con rispetto” e ciò dimostra l’impegno della Santa Sede di affrontare il problema “seriamente, lealmente e con sensibilità”. “La leale collaborazione fra Stato e Chiesa in materia di tutela minorile – scrive, in particolare, mons. Martin – è particolarmente importante in Irlanda, in cui la Chiesa gioca un ruolo significativo nella comunità”. Poi, ribadendo che “il ruolo primario e la responsabilità dello Stato nel garantire la protezione dei bambini devono essere riconosciuti in modo inequivocabile da tutti”, i vescovi irlandesi sottolineano l’importanza della cooperazione tra Chiesa e Stato e la necessità di rispettare le leggi nazionali sulla segnalazione dei casi di abuso. Due, inoltre, i punti che vengono ricordati: la Chiesa Cattolica irlandese è dotata del Consiglio nazionale per la tutela dei minori, con il compito di monitorare l’applicazione delle norme, e l’attuale governo irlandese è il primo, nella storia del Paese, a dedicare un ministero al tema dell’infanzia. Il che è “un buon auspicio per il futuro”, da inquadrare “in un clima di collaborazione su tutti i fronti”.

Radio Vaticana

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Domani il 4° Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie e l'incontro di testimonianze a esibizioni artistiche

Mentre il XXV Congresso Eucaristico Nazionale ha virato la metà settimana, in attesa dell’incontro con Papa Benedetto XVI, che celebrerà la Messa conclusiva domenica, si stanno definendo gli ultimi preparativi per il 4° Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie si terrà ad Ancona, domani dalle 9.00. Come ormai tradizione, il Pellegrinaggio è promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo in collaborazione con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della CEI, il Forum delle Associazioni familiari ed ha il patrocinio del Consiglio per la famiglia. Il Pellegrinaggio sarà, ancora una volta, un corale gesto di preghiera nel quale genitori e figli, nonni e nipoti, giovani e anziani testimonieranno la bellezza della vita e l’originalità della famiglia cristiana. Durante il percorso di circa 4 Km, tra canti, testimonianze, preghiere e silenzi, sarà recitato il ‘Rosario della famiglia’, una selezione di sette misteri in cui verrà contemplato il cammino della famiglia cristiana: “In un mondo che cambia, ha commentato il presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, la famiglia cristiana sta vivendo il trasformismo di una laicità privata di realismo e di idealismo cristiani. Se vogliamo responsabilmente educare al bene e al bene comune i nostri figli, in un contesto storico in cui le defezioni del mondo degli adulti sono sempre più evidenti, dobbiamo evitare che accada la più insopportabile delle omissioni: privare l’avvenire delle nuove generazioni della presenza viva di Gesù. Niente più della preghiera tiene unito il filo d’oro della trasmissione della fede in famiglia. Per questo ci facciamo ancora pellegrini, sulle orme della nostra fede, pregando insieme i 'sette misteri' del Rosario della Famiglia sotto la protezione della Madonna di Loreto che presenzierà il nostro solenne gesto, portando nel cuore la grande speranza del riscatto spirituale e sociale della famiglia”. Dalle 17.00 alle 19.00, In diretta su Rai Uno, l'incontro "Al Centro della Vita mille famiglie una sola famiglia", che alternerà spunti di riflessione e testimonianze ad esibizioni artistiche. A rimarcare il ruolo centrale della famiglia nella società contemporanea, un gruppo di famiglie con tutte le gradazioni generazionali, dai bambini ai nonni, sarà collocato sul palco. Il programma seguirà un preciso percorso narrativo, ogni parola ha il suo giusto peso e serve per condurre le famiglie presenti e i telespettatori ad un approdo, suddiviso in sei tappe, ciascuna corrispondente a una diversa sezione tematica. Ciascun blocco conterrà al suo interno diversi ‘ingredienti’ narrativi ed emozionali e soprattutto una grande personalità cristiana, raccontata da chi l’ha conosciuta da vicino, da proporre al pubblico come ‘modello pienamente realizzato’: Madre Teresa di Calcutta, il prossimo Beato Nguyen Van Thuan, Chiara Luce Badano, don Tonino Bello e Giovanni Paolo II. Tema e problematiche saranno rafforzate da alcuni spunti emotivi: pagine scelte di grande letteratura proposte da attori noti al grande pubblico, contributi video, canzoni e coreografie offerte da grandi artisti. Nel corso dell’evento il presidente della Conferenza Episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, risponderà ad alcune domande delle famiglie. Oltre alla presentatrice Lorena Bianchetti, a dar voce alle pagine scelte di letteratura, si alterneranno tre grandi attori italiani: Enzo De Caro, Lina Sastri, Pamela Saino. Saranno presenti numerosi artisti italiani ed internazionali, tra cui il cantante Mario Biondi e la prima compagnia di danza italiana composta da atleti di livello olimpionico, i Kataklò, la band in testa alle classifiche di tutta Europa, i 77 Bombay Street.

Simone Baroncia, Korazym.org

Il Papa riceve il fondatore e il presidente della Comunità Sant'Egidio e mons. Paglia alla vigilia dell'Incontro interreligioso per la pace a Monaco

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il presidente Marco Impagliazzo e mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia. L’udienza si è tenuta alla vigilia dell’Incontro interreligioso di preghiera per la pace nello “spirito di Assisi” che si terrà a Monaco di Baviera, in collaborazione con l’arcidiocesi di Munchen-Freising, dall’11 al 13 settembre. L’Incontro di quest’anno che ha per titolo “Destinati a vivere insieme. Religioni e culture in dialogo” inizierà con una memoria speciale del decennale degli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti, con un collegamento video con New York. Il programma del convegno si snoderà in una serie di tavole rotonde su diversi temi spirituali, politici e sociali, a cui parteciperanno leader delle varie religioni, tra cui 14 cardinali e più di 40 vescovi cattolici, metropoliti ortodossi, vescovi evangelici e personalità delle grandi religioni mondiali. Con loro discuteranno politici come il presidente tedesco Wulff, la Cancelliera Merkel, il presidente della Guinea Conakry, ministri israeliani e dell’autorità palestinese, il ministro Frattini, un ministro del CNT libico, e personalità della cultura. Alcuni Panel saranno dedicati alla primavera araba in Egitto, Tunisia e Libia. E’ previsto anche un pellegrinaggio al campo di concentramento di Dachau, guidato dal card. Roger Etchegaray. Nel corso dell’udienza è stato illustrato al Santo Padre lo sviluppo della Comunità di Sant’Egidio nel mondo, particolarmente in Africa, dove la Comunità è presente in trenta Paesi e in vari paesi dell’Asia, tra cui il Pakistan, di cui è stata ricordata la figura martire di Shahbaz Bhatti, legato spiritualmente alla Comunità. Uno dei temi evocati è stato il continente africano e lo svilupparsi dei programmi di solidarietà della Comunità, tra cui il Programma DREAM, che cura 150.000 malati di AIDS in 10 paesi africani e che ha mostrato il successo della cura nell’abbattimento della forza del virus dell’HIV. E’ stata anche ricordata la difficile condizione degli anziani in tanti Paesi africani, che non godono di assistenza sociale e che vivono in condizione di estrema marginalità, e di cui la Comunità si prende cura da diversi anni.

Comunità di Sant'Egidio

Il Papa: promuovere valori essenziali di società sana, difesa di vita e famiglia, educazione morale dei giovani, stima fraterna per poveri e deboli

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza Nigel Marcus Baker, ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
“La Santa Sede e il Regno Unito – ha affermato il Papa nel suo discorso – continueranno a condividere un interesse comune per la pace tra le nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli in tutto il mondo, in particolare poveri e deboli, e la diffusione dei diritti umani autentici”. Il tutto attraverso “uno stato di diritto e un giusto governo partecipativo”. Parlando poi dei temi della pace, Benedetto XVI ha detto di aver apprezzato molto la visita di Sua Maestà la Regina alla repubblica di Irlanda definendola una “pietra miliare nel processo di riconciliazione” tra i due popoli “nonostante i disordini che si sono verificati durante la scorsa estate. Colgo l'occasione ancora una volta a incoraggiare tutti coloro che ricorrono alla violenza di mettere da parte le loro rimostranze, e cercare invece un dialogo con i loro vicini per la pace e la prosperità di tutta la comunità". “Quando le politiche non tengono in conto e non promuovono valori, il relativismo morale che ne deriva, invece di condurre verso una società libera, equa, giusta e compassionevole, tende a produrre frustrazione, disperazione, egoismo e disprezzo per la vita e la libertà altrui”, ha detto il Papa “alla luce degli avvenimento avvenuti in Inghilterra questa estate”. “I responsabili politici – ha proseguito Benedetto XVI - devono quindi cercare urgentemente i mezzi per sostenere l’eccellenza nell’educazione, per promuovere opportunità sociali e crescita economica, esaminare vie per favorire occupazione a lungo termine e produrre ricchezza in maniera più equa e generalizzata a tutta la società”. Il Papa ha quindi sottolineato le strade da percorrere: “Difendere i valori essenziali di una società sana, attraverso la difesa della vita e della famiglia; un’educazione morale dei giovani; una fraterna considerazione dei poveri e dei deboli. A questo – ha assicurato – continuerà a dare il suo contributo la Chiesa Cattolica locale". Nel suo discorso il Papa ha parlato anche dell’importanza di lavorare per la riduzione del debito dei Paesi poveri e per i finanziamenti allo sviluppo. “Lo sviluppo sostenibile dei popoli più poveri del mondo attraverso aiuti ben mirati rimane un obiettivo importante, dal momento che i popoli dei paesi in via di sviluppo sono nostri fratelli e sorelle, di pari dignità e valore e meritevoli del nostro rispetto in ogni modo, e tale assistenza deve sempre mirare a migliorare le loro vite e le loro prospettive economiche”. Benedetto XVI ha sottolineatp che lo sviluppo dei Paesi in difficoltà è anche a beneficio di quelli ricchi e chiede “non solo la creazione di mercati economici ma anche la promozione del rispetto reciproco, della solidarietà”, alla luce della visione cristiana dei diritti e della dignità della persona. Il Papa ha chiesto “modelli di sviluppo che utilizzino le moderne conoscenze per lo sfruttamento delle risorse naturali nel rispetto dell’ambiente. Benedetto XVI ha infine espresso parole di apprezzamento per le iniziative della Gran Bretagna in quanto Paese donatore di aiuti e ha lodato il recente annuncio del premier Cameron di blindare il budget di aiuti previsti. Nigel Marcus Baker, laureato in storia, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1989 e da allora, tra gli altri, ha ricoperto diversi incarichi in ambasciata ed è stato ambasciatore in Bolivia. Proprio oggi compie 45 anni.

SIR, Radio Vaticana

All’ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa in Germania. Benedetto torna in patria e trova una Chiesa in odore di scisma. Il vento di riforma tedesco: influenza protestante e secolarismo

Mancano poco più di due settimane al discorso del Papa davanti al Bundestag di Berlino (dal 22 al 25 settembre Benedetto XVI sarà per la terza volta nella sua terra natale) e già il dibattito nella Chiesa Cattolica si è fatto acceso. Pochi giorni fa è stato direttamente il capo dei vescovi tedeschi e arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch (nella foto con Benedetto XVI), 73 anni, membro dell’Istituto di sacerdoti diocesani di Schönstatt, dal 12 febbraio 2008 guida dell’episcopato tedesco al posto del card. Karl Lehmann, a sorprendere tutti dichiarando al settimanale Zeit che una delle priorità della Chiesa tedesca nei prossimi anni dovrà necessariamente essere la riforma dell’atteggiamento nei confronti dei credenti divorziati e risposati i quali, oggi, non sono ammessi a ricevere l'Eucaristia. “E’ una questione di misericordia, ne parleremo in modo intenso”, ha detto Zollitsch, che ha anche voluto ricordare come Benedetto XVI sia stato invitato in Germania dal presidente tedesco Christian Wulff, un cattolico separato e risposato. “Per me Wulff è un cattolico che vive la sua fede e soffre della sua situazione personale”, ha detto Zollitsch. Le spinte perché la Chiesa abbracci riforme su vari campi, non solo sui divorziati risposati ma anche sul celibato sacerdotale e sulla questione dell’ordinazione femminile, sono notevoli in Germania. Zollitsch ha mostrato un certo malumore per la lentezza con la quale il governo centrale della Chiesa in Vaticano intraprende la strada del rinnovamento: “A volte anch’io rischio di stancarmi e penso: perché non si va più velocemente? A volte devo infondere a me stesso la necessaria pazienza”. L’accusa di Zollitsch è esplicita contro Roma: ci sono ambienti che “subodorano subito l’apostasia quando in Germania discutiamo in modo un po’ più controverso”. Qui, però, “dibattiamo le questioni di fede in modo diverso che in Italia. Quest’apertura alla discussione che abbiamo in Germania non viene capita facilmente a Roma”, ovviamente “non dal Papa” quanto da “alcuni cardinali”. Si tratta, ha ammesso, di una conseguenza della riforma protestante: a Roma la Germania viene snobbata“perché vista volentieri come il paese dello scisma”. Nello stesso tempo però tutti sanno, ha ricordato Zollitsch facendo riferimento alle donazioni che la Chiesa tedesca invia a Roma, quanto “i tedeschi contino” quando “c’è bisogno di soldi”. L’uscita di Zollitsch non è passata in osservata in Vaticano. Il primo settembre il card. Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e amico fedelissimo di Papa Ratzinger è stato ricevuto in udienza privata a Castel Gandolfo. Uscendo dall’incontro con Benedetto XVI, Meisner ha voluto dire la sua su Zollitsch spiegando che il suo confratello parlava a titolo personale e che comunque “l’indissolubilità del matrimonio è un valore per tutti gli ordini ed esponenti della società”, senza eccezioni. Sulla vicenda è intervenuto anche mons. Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico a Berlino, che non solo ha voluto dire che “in merito alla questione dei divorziati risposati la dottrina della Chiesa è chiara”, ma in vista dell’arrivo del Papa nel paese ha messo in guardia dalle “aspettative sproporzionate”. Un modo elegante,insomma, per dire che difficilmente il Papa concederà qualsiasi tipo di apertura durante il viaggio nella sua terra natale. Il dibattito è comunque aperto, a tratti addirittura rovente. E mostra come sia oggi la Chiesa di Germania, più delle Chiese di altri paesi, ad avere in sé le più forti e insistenti correnti antiromane. Il motivo di questa antiromanità è stato ben spiegato sul portale Vatican Insider da Martin Mosebach, lo scrittore cattolico tedesco vincitore nel 2007 del premio Georg Büchner. Mosebach non ha dubbi su quale sia la genesi di questo sentimento: Martin Lutero. Dice: “La riforma di Lutero, che ha istituzionalizzato la guerra civile nel mio paese, la Guerra dei Trent’anni, la secolarizzazione, il Kulturkampf, il movimento ‘Los von Rom’ (Sganciamoci da Roma), sono le varie tappe di un processo nato a suo tempo, a cui vanno ascritti attacchi sempre più aspri da parte del mondo della scienza e della filosofia alla Chiesa di Roma”. Oggi, tuttavia, un sentimento antiromano o anticattolico è presente non tra i protestanti, ma anche tra i cattolici. Certo, dice Mosebach, c’è un “aspetto nuovo che caratterizza la situazione odierna” ed è il fatto che “nella maggior parte delle regioni non vi è più un fronte opposto ai partiti cristiani, ai cattolici filo-romani e ai protestanti anticattolici, in quanto la stragrande maggioranza dei teologi cattolici e degli esponenti ufficiali, proprio anche tra i laici, sono diventati accaniti oppositori di Roma. Il cattolicesimo post conciliare fautore di valori ecumenici condivisi con i protestanti frattanto si è posto alla testa degli avversatori di Roma; si potrebbe addirittura arrivare a dire che l’ostilità antiromana neocattolica finora è l’unico portato reale del movimento ecumenico post conciliare. L’ultramontano, un tempo tipico della Germania, ormai è ridotto a un’esigua minoranza che non ha possibilità di confronto e non gode di alcun sostegno nell’ambito della Chiesa Cattolica tedesca e laddove trattasi di un teologo esperto non ha la minima prospettiva”. Benedetto XVI è al corrente di tutto. Lo scorso 13 agosto ha ricevuto a Castel Gandolfo due cardinali e due vescovi tedeschi che, a seguito dello scandalo dei preti pedofili in Germania, i cui casi verificatisi nel collegio Canisius di Berlino sono una ferita che ancora sanguina, hanno spinto per l’apertura di “un ampio processo di dialogo e riflessione” tale da traghettare la Chiesa Cattolica in Germania oltre la crisi. Era dai tempi del Sinodo di Würzburg (1971- 1975) che la Chiesa Cattolica tedesca non decideva di aprire un processo sinodale. Würzburg non finì bene: l’assise, che tra l’altro venne abbandonata dall’allora semplice teologo Joseph Ratzinger, generò aspettative di riforme “liberal” nella Chiesa tanto rumorose quanto finite nel nulla. Del nuovo Sinodo apertosi l’8 e il 9 giugno scorso a Mannheim hanno riferito a Castel Gandolfo lo scorso agosto Zollitsch, il cardinale monacense Reinhard Marx, i vescovi Franz-Josef Overbeck di Essen e Franz-Josef Bode di Osnabrück. Usciti da castello i quattro hanno parlato di un incontro “cordiale” e di un Pontefice “molto disponibile e interessato”. In realtà pare che il Papa si sia mostrato coi suoi collaboratori molto preoccupato per la convocazione di Mannheim, a suo parere il segno di un episcopato troppo desideroso di adeguarsi alle richieste del mondo. E la prontezza con la quale il card. Meisner, seguito poi dal nunzio Périsset, ha detto la sua sulle uscite di Zollitsch mostra quanto questa preoccupazione sia viva nella alte sfere della Santa Sede. Dice a Il Foglio Guido Horst, direttore di Vatican Magazin e corrispondente da Roma per la Tagespost che “in Germania molti semplici fedeli non capiscono perché questa richiesta di riforme sia continuamente sulla bocca di Zollitsch. Questi, tra l’altro, sulla carta non dovrebbe rappresentare la figura di un porporato prettamente progressista come fu il suo predecessore Karl Lehmann. Anzi, egli è nell’episcopato tedesco una figura piuttosto amorfa. Secondo alcuni cardinali e vescovi Zollitsch sarebbe diventato più liberal e progressista perchétrascinato da due suoi collaboratori, il gesuita Hans Langendörfer, segretario della Conferenza Episcopale, e Matthias Kopp, il portavoce della stessa Conferenza. Tanto che è stato Alexander Kissler, redattore per la cultura ed esperto ecclesiastico del settimanale Focus, a domandarsi in merito all’intervista di Zollitsch sui divorziati risposati se il porporato ‘ripeteva una cantilena preparata da altri e inculcatagli, oppure leggeva pedissequamente e meccanicamente il foglietto allungatogli da qualcuno molto abile e altrettanto interessato’”. La risposta non è facile da dare. Di certo c’è che guidare l’episcopato tedesco non è facile. Anche perché l’influenza del mondo protestante continua a farsi sentire. Riporta sempre Vatican Insider che nelle scorse ore è stato il mensile evangelico Chrismon a insistere sulla necessità che anche i cattolici chiedano con insistenza riforme a Roma. I cattolici, scrive il mensile, dovrebbero prendere esempio dalla chiesa evangelica che “esalta la cultura del contraddittorio”, dimostrando d’essere superiore “a quel farsi pecore che brancolano dietro a un pastore il quale pretende di essere l’unico a sapere dove si debba andare”. Un attacco duro e grezzo, certo. Ma che mette in piazza il profondo sentimento antiromano del protestantesimo tedesco. La richiesta di riforme ha avuto un suo apice lo scorso febbraio quando fu Judith Könemann, pedagoga delle religioni di Münster, a scrivere assieme ad altre otto persone un appello per una “profonda riforma della Chiesa Cattolica” intitolato “Chiesa 2011: una svolta necessaria”. In pochi giorni i teologi firmatari, per la maggior parte tedeschi, austriaci e svizzeri, divennero 143, poi superarono le 200 unità. Chiedevano la fine dell’obbligo del celibato, l’ordinazione di donne prete, più partecipazione del popolo nella scelta dei vescovi, la fine del “rigorismo morale” che attanaglia il Vaticano e le gerarchie. Ma più che l’appello, la notizia la fecero i vescovi: nessuno di loro prese posizione. Nessuno rispose nulla. L’unico a reagire fu il Papa che, pochi giorni dopo l’uscita dell’appello, durante l’ordinazione episcopale di cinque presbiteri nella Basilica di San Pietro, tenne un’omelia dedicata alla figura del vescovo il cui testo, non a caso, venne diffuso da subito dalla Sala Stampa della Santa Sede soltanto in tedesco. Il Papa insistette sul fatto che l’episcopato è una chiamata a non cedere allo spirito del mondo: “Il pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo”. E ancora: “L’essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al compito del pastore”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. La visita nella cittadina della Certosa comprenderà un incontro con la comunità civile e uno con i monaci

A un mese esatto dalla venuta del Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno cresce l'attesa e si intensifica il ritmo dei preparativi. La macchina dell'accoglienza è ormai lanciata per poter trasformare il 9 ottobre in un giorno di grande festa. Il programma della visita di Benedetto XVI è ormai definito. Alla messa a punto ha contribuito anche la delegazione pontificia, giunta a Serra San Bruno il 2 settembre scorso. In quella occasione, qualche dubbio era stato sollevato sulla scelta del luogo dell'atterraggio dell'elicottero del Papa. In un primo momento era stata individuata allo scopo piazza Calipari, luogo ampio e spazioso in pieno centro abitato, destinato attualmente allo svolgimento del mercato settimanale. Ma, a quanto pare, questa scelta per motivi logistici è stata scartata e si è stabilito di fare atterrare il velivolo che trasporterà il Pontefice e quelli al seguito nel campo sportivo "La Quercia", luogo dove è atterrato nel 1984 anche Papa Giovanni Paolo II. Per il resto tutto è rimasto come era stato previsto. La visita di Papa Ratzinger contemplerà un incontro con la comunità civile e un incontro con quella religiosa. Il primo avverrà davanti le porte della Certosa (foto) e il secondo, con i certosini, al suo interno, in modo del tutto riservato. In particolare, il Papa giungerà a Serra San Bruno, proveniente da Lamezia Terme, alle 17.15 e ci sarà ad attenderlo, al campo sportivo, per il benvenuto di rito, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace, il prefetto Luisa Latella, il sindaco, il presidente della Provincia Francesco De Nisi, e i parroci del luogo don Gerardo Letizia e don Biagio Cutullé.Alle 17.30, dopo il trasferimento in auto dal campo sportivo alla Certosa, è previsto un breve incontro con la popolazione di Serra San Bruno nel piazzale antistante il Monastero bruniano. Qui ci sarà un breve discorso del sindaco Bruno Rosi e un saluto da parte del Santo Padre. Alle 17.45, il Papa entrerà nella Certosa dove verrà accolto dal priore, il francese dom Jaques Dupont. Una volta tra le mura del Monastero, il Santo Padre verrà accompagnato nella chiesa conventuale dove il padre priore pronuncerà un discorso di saluto. Seguirà, nella stessa chiesa, la celebrazione dei Vespri con l'omelia del Papa, quasi interamente dedicata ai monaci di San Bruno e alla loro vita contemplativa. Alle 18.45, terminata la celebrazione dei Vespri, il Santo Padre incontrerà la comunità dei certosini con i quali s'intratterrà per circa trenta minuti. Il Papa lascerà la certosa alle 19.15 e, a bordo della sua auto, raggiungerà il campo sportivo da dove salirà sul suo elicottero per raggiungere l'aeroporto di Lamezia Terme. Per l'arrivo del Papa a Serra San Bruno si registrerà la presenza di migliaia di persone provenienti da ogni parte della Calabria. Allo scopo l'amministrazione comunale ha allo studio un programma di accoglienza molto particolareggiato che servirà a limitare i disagi e a garantire l'ordine pubblico durante tutta la durata della permanenza del Pontefice nella cittadina. Imponenti saranno anche le misure di sicurezza e i servizi di sorveglianza lungo il chilometro e mezzo di tragitto che il Pontefice percorrerà per spostarsi dal campo sportivo alla Certosa.

Francesca Onda, Gazzetta del Sud online

Il governo irlandese al Vaticano: reazioni dettate dalla rabbia della popolazione, ci rallegriamo per l'impegno al dialogo costruttivo e cooperazione

Il governo irlandese nella sua risposta alla Santa Sede, pubblicata ieri in tarda serata, spiega gran parte del suo comportamento, e quello di altri leaders politici, nella sua dura controversia con il Vaticano in merito al Rapporto Cloyne come "riflesso della rabbia pubblica della stragrande maggioranza del popolo irlandese". Il comunicato pubblicato sul sito ufficiale afferma che "il governo irlandese, ringrazia la Santa Sede per la sua risposta del 3 settembre riguardo il rapporto della Commissione di Indagine della diocesi cattolica di Cloyne (Rapporto Cloyne)" così come per le sue risposte alle questioni che ha posto il premier Enda Kenny nel corso del suo "suo incontro con il Nunzio Apostolico il 14 luglio 2011". "Il governo riconosce e accoglie con favore la dichiarazione", contenuta "nella risposta della Santa Sede" in cui si dichiara "dispiaciuta" e afferma di di provare "vergogna per le terribili sofferenze patite dalle vittime di abuso e dalle loro famiglie", ritenendo inoltre che queste persone devono essere prioritarie su ogni altra considerazione. Poi il comunicato precisa: "Dopo aver considerato attentamente sia il Rapporto Cloyne sia la risposta della Santa Sede, il governo irlandese rimane del parere che il contenuto della lettera confidenziale del 1997 ai vescovi irlandesi, dell'allora Nunzio Apostolico, l'arcivescovo Storero, a prescindere da ciò che s'intedeva fare, ha fornito un pretesto ad alcuni membri del clero per eludere la piena cooperazione con le autorità irlandesi civili per quanto riguarda gli abusi su minorenni". La nota aggiunge: "Il governo irlandese prende atto delle osservazioni della Santa Sede sul dibattito politico in Irlanda dopo la pubblicazione del Rapporto Cloyne e in particolare sulle dichiarazioni del primo ministro e di altri leader politici. Il governo irlandese sottolinea che le osservazioni formulate dal primo ministro e di altri leader politici riflettono la rabbia pubblica della stragrande maggioranza del popolo irlandese per il fallimento della Chiesa cattolica in Irlanda, e della Santa Sede, nel contrasto adeguato degli abusi sessuali su bambini da parte del clero". Infine, la breve nota irlandese si conclude manifestando "speranza", nonostante le differenze tra le parti, nelle lezioni che si possono apprendere per il futuro da questi fallimenti. A questo proposito, il governo dell'Irlanda si rallegra per l'impegno che la Santa Sede ha assunto in favore di "un dialogo costruttivo e di cooperazione con il governo. Nel dare il benvenuto a questo impegno il governo si aspetta che la piena collaborazione da parte della Santa Sede, della Chiesa Cattolica in Irlanda e di tutti gli altri organismi competenti" aiuti nel futuro a costruire in Irlanda "una società completamente sicura per i bambini e per i minori" e dove "tutti coloro che hanno responsabilità per quanto riguarda il benessere e la cura dei bambini in questo Paese siano completamente soggetti alle leggi irlandesi".

Il Sismografo

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. La Libreria Editrice Vaticana all'evento con una mostra e uno stand con esposti i libri di Benedetto XVI

La Libreria Editrice Vaticana partecipa al XXV Congresso Eucaristico Nazionale con uno stand in collaborazione con Itaca Libri, nel quale sono esposti le opere di Benedetto XVI attualmente in distribuzione nelle librerie italiane, in particolare i due volumi del Gesù di Nazaret, l'intervista con Peter Seewald "Luce nel mondo", il libro con i discorsi pronunciati alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, con l'intervista concessa in aereo ai giornalisti, nonchè il recente volume illustrato con la serie delle catechesi sui dottori della Chiesa, mentre è in preparazione quella sulla preghiera nell'Antico Testamento cui seguiranno le previste catechesi sulla preghiera nel Nuovo Testamento. Si tratta di una parte soltanto dunque dei 600 titoli firmati da Joseph Ratzinger, che la Lev e l'editore tedesco del Papa, la Herder, esporranno in una mostra a Friburgo in occasione del viaggio del Papa in Germania dal 22 al 25 settembre, e presenteranno allo stesso Benedetto XVI il 15 a Castelgandolfo. Con Herder la Lev sarà anche alla Fiera del Libro di Francoforte dall'11 al 18 ottobre. Ad Ancona, con Itaca Libri, la Lev ha curato anche una mostra dedicata all'Eucaristia che al termine del Congresso Eucaristico Nazionale andrà in giro per le diocesi italiane e poi al Congresso Eucaristico Internazionale del 2012 a Dublino: si tratta di circa 80 pannelli che costituiscono un vero e prorio percorso artistico e catechistico. In questi giorni sono stati visitati, nella sontuosa Mole Vanvitelliana del capoluogo marchigiano, da migliaia di partecipanti al Congresso Eucaristico Nazionale. Nell'occasione sono stati presentati anche i volumi dedicati all'Eucaristia pubblicati dalla Lev compreso il documento sui Congressi Eucaristici Internazionali preparato l'anno scorso dal Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali presieduto da mons. Piero Marini.

Agi

Il Papa nel Regno Unito. Le celebrazioni per il primo anniversario del viaggio. Mons. Nichols: condividete i ricordi facendo un 'Pope Benedict party'

In vista del primo anniversario del viaggio di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito, svoltosi dal 16 al 19 settembre dello scorso anno, l'arcivescovo Vincent Nichols invita i fedeli a condividere i propri ricordi del viaggio in un “Pope Benedict party”. Un videomessaggio diffuso martedì in occasione dell'anniversario del viaggio e della Home Mission Sunday, che si svolgerà il 18 settembre, invita i cattolici a partecipare a un fine settimana di festeggiamenti. “Spero che troverete tempo come famiglia o come gruppo di amici o di giovani per riunirvi e ricordare quel weekend”, ha affermato il presule di Westminster. “Trovate le vostre fotografie, date un'altra occhiata al DVD. Forse avete registrato qualche episodio della visita papale? Forse qualcuno di voi ha partecipato a quegli eventi? In questo anniversario, vi prego di frugare nella vostra memoria e di far riemergere quei ricordi preziosi. Fate un 'Pope Benedict party'”. L'arcivescovo ha spiegato che il tema della Home Mission Sunday, “Vento fresco nelle nostre vele”, deriva da una riflessione del segretario personale del Papa su come il viaggio abbia colpito il Pontefice: “E' mettere vento fresco nelle sue vele”, ha detto. Il weekend di anniversario sarà composto da tre parti e inizierà venerdì 16 settembre con il ripristino della pratica della penitenza del venerdì, il tradizionale sacrificio dell'astensione dalle carni. Famiglie e parrocchie sono poi esortate a riunirsi per una celebrazione speciale sabato. La domenica è poi la Home Mission Sunday, una giornata annuale di preghiera e affermazione della missione della Chiesa. “Penso che questa Home Mission Sunday nell'anniversario della visita papale sia una grande opportunità per ricordarci ancora una volta delle grazie e dell'energia che hanno circondato la visita di Papa Benedetto e per trarne un nuovo incoraggiamento”, ha sottolineato mons. Nichols. “Abbbiamo bisogno di fiducia, di un vento nuovo dello Spirito Santo che soffia dietro di noi per non guardare in basso, non guardare indietro, affrontare il futuro, guardare avanti fiduciosi del messaggio che il Signore ci dà, che il Santo Padre ha affermato tra noi”. Questo messaggio, ha aggiunto, è “essenzialmente relativo alla ricerca della santità attraverso il servizio di Cristo, e questo servizio e la ricerca della santità trovano un'espressione importante nel ruolo che giochiamo nella nostra vita quotidiana fuori dalla Chiesa, a casa, sul posto di lavoro, dove con fiducia presentiamo e mettiamo in pratica la visione della fede”.

Zenit