Dialogo costruttivo, cooperazione, piena collaborazione: sono le tre linee di convergenza che appaiono emergere nel dibattito sul tema degli abusi sessuali contro i minori che ha coinvolto in Irlanda la società, la Chiesa ed il governo nei tempi recenti. Continua, infatti, il dibattito mediatico dopo la "Risposta" inviata il 3 settembre dalla Santa Sede al governo di Dublino in merito ai contenuti del “Rapporto Cloyne”, che fa il punto su casi di abuso sessuale contro minori, commessi nel passato dal clero della diocesi irlandese di Cloyne, e ad altre questioni poste al Vaticano. Una risposta che la Conferenza Episcopale irlandese ha accolto subito con favore: in due note distinte, a firma del presidente e del vicepresidente dei vescovi, rispettivamente il card. Séan Brady e mons. Diarmuid Martin, la Conferenza afferma come la risposta vaticana sia stata “preparata con cura e presentata con rispetto” e ciò dimostra l’impegno della Santa Sede di affrontare il problema “seriamente, lealmente e con sensibilità”. “La leale collaborazione fra Stato e Chiesa in materia di tutela minorile – scrive, in particolare, mons. Martin – è particolarmente importante in Irlanda, in cui la Chiesa gioca un ruolo significativo nella comunità”. Poi, ribadendo che “il ruolo primario e la responsabilità dello Stato nel garantire la protezione dei bambini devono essere riconosciuti in modo inequivocabile da tutti”, i vescovi irlandesi sottolineano l’importanza della cooperazione tra Chiesa e Stato e la necessità di rispettare le leggi nazionali sulla segnalazione dei casi di abuso. Due, inoltre, i punti che vengono ricordati: la Chiesa Cattolica irlandese è dotata del Consiglio nazionale per la tutela dei minori, con il compito di monitorare l’applicazione delle norme, e l’attuale governo irlandese è il primo, nella storia del Paese, a dedicare un ministero al tema dell’infanzia. Il che è “un buon auspicio per il futuro”, da inquadrare “in un clima di collaborazione su tutti i fronti”.
Radio Vaticana