venerdì 30 novembre 2012

Dall'inizio del 2013 la visita 'ad limina Apostolorum' dei vescovi italiani: la Conferenza Episcopale dell'Abruzzo e del Molise saranno ricevuti da Benedetto XVI a gennaio

I vescovi della Conferenza Episcopale abruzzese e molisana saranno ricevuti a gennaio da Papa Benedetto XVI. Tra di loro ci sarà anche mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo della diocesi di Pescara-Penne, che della CEAM è il presidente. Lunedì 14 gennaio 2013 verranno ricevuti i monsignori di Chieti e Lanciano, nonchè quelli molisani di Campobasso, Isernia, Termoli e Trivento. Il prossimo giovedì 17 gennaio toccherà invece a Valentinetti insieme ai suoi "colleghi" de L'Aquila, Sulmona, Avezzano e Teramo. La visita è stata programmata nell'ambito della quinquennale visita "ad limina Apostolorum" di tutti i vescovi italiani, che periodicamente presentano al Santo Padre una relazione sull'andamento delle diocesi loro affidate.

Il Pescara

Il 2 dicembre compie 78 anni il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone: è riuscito non solo a restare al suo posto, ma per giunta a sconfiggere i corvi che avevano cercato in tutti i modo di defenestrarlo. Ecco perchè durerà a lungo

Ha battuto i corvi, sconfitto i profeti di sventura che annunciavano "grandi funerali a corte", risposto picche a chi pronosticava una cacciata dal Vaticano e il 2 dicembre compirà 78 anni, gli ultimi dei quali vissuti da Segretario di Stato del Papa e non certo in discesa. Stiamo parlando del card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) da Romano Canavese, "primo ministro" del Papa e suo collaboratore numero uno nel governo della Chiesa, che è riuscito non solo a restare al suo posto, ma per giunta a sconfiggere i pennuti che avevano cercato in tutti i modo di defenestrarlo. Fughe di notizie, documenti in libera uscita, monsignori più o meno chiacchierati nulla hanno potuto contro Bertone: nemmeno la definizione estrema dei diplomatici americani, che lo hanno definito nei cablo di Wikileaks "uno yes-man", ha potuto fermarlo né ha fermato il suo diretto superiore, il Papa, che anzi ha più volte riconfermato la stima e fiducia nei suoi confronti (lavorano insieme sin dai tardi anni '80, quando l'allora card. Joseph Ratzinger era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede) e lo ha lasciato alla guida della Segreteria 'sine die', a tempo indeterminato: potrà restare al suo posto almeno per altri due anni, fino al compimento degli 80 quando poi si decade automaticamente dagli incarichi di Curia (e si perde anche l'elettorato attivo e passivo in Conclave). Ma facciamo un passo indietro. La ridda di rumors sulle sue possibili dimissioni a 78 anni era iniziata osservando un fatto banale: il suo predecessore, card. Angelo Sodano, aveva lasciato l'incarico al compimento di quel l'età e nel settembre 2006 era subentrato Bertone. Si pensava che al compimento dei 78 anni anche Bertone avrebbe lasciato e qualche monsignore, insoddisfatto della gestione che il cardinale ha dato alla Segreteria (meno diplomatica e più pastorale, aiutato in questo anche dalla creatività tipicamente salesiana) avrebbe pensato di dargli una mano iniziando a diffondere qualche documento. Poi sono venuti i cablo di Wikileaks, con i funzionari yankee non molto contenti della visita nel 2009 di Bertone a Cuba, seguita dall'esplosione dei leaks, con le lettere di mons. Carlo Viganò (oggi nunzio negli States) finite sui giornali e poi il clamoroso arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele del Papa. Insomma, un lasso di tempo non molto facile per Sua Eminenza. Che nel frattempo è anche diventato Camerlengo di Santa Romana Chiesa e quindi potrebbe guidare, o quantomeno influenzarlo, il prossimo conclave, che eleggerà il successore di Benedetto XVI. Il cardinale ha comunque totalizzato delle vittorie, sul campo come la Juventus di cui è appassionato tifoso (ed è anche competente di calcio, nonché ideatore della Clericus Cup, la coppa vaticana per i seminaristi). Non è difficile notare che Oltretevere molti portano accanto al loro nome la sigla S.D.B. (Societa Don Bosco, ossia i Salesiani), che maliziosamente qualcuno traduce in "Sono Di Bertone" o "Sto Da Bertone" e fa il degno paio con l'ironia vaticana sulla targa SCV (letta come: Se Cristo Vedesse!). Non è un mistero che molte persone a lui vicine hanno percorso una buona carriera nei Sacri Palazzi, basti pensare alla notevole infornata di berrette cardinalizie targate Bertone nel conclave del febbraio di quest'anno. E qualcuno l'ha fatta fuori, come il sanremese Marco Simeon, a lui molto vicino e capo struttura Rai Vaticano oltre che direttore delle relazioni istituzionali e internazionali. A proposito: tra quelli che certo non gli sono molto amici possiamo elencare il cardinale arcivescovo emerito di Milano Dionigi Tettamanzi, che non ha voluto lasciare la presenza del Toniolo quando Bertone glielo ha ordinato e si è anzi recato in quel di Roma a discuterne col Papa. Anche l'ex presidente IOR Ettore Gotti Tedeschi è stato indicato come vicino a Bertone (salvo essere defenestrato il 24 maggio di quest'anno), e certo vicino al cardinale è Giovanni Maria Flick, ex giudice della Consulta e giurista di ampio spessore che però il cardinale non sarebbe riuscito a piazzare alla guida del Toniolo, la cassaforte della Cattolica. Lo anche la cordata IOR-Malacalza che avrebbe dovuto rilevare il San Raffaele acciaccato di debiti e battuta da Giuseppe Rotelli e il suo Gruppo San Donato. Peraltro, da ultimo il cardinale è rimasto scottato: i salesiani, che però si sono smarcati, potrebbero rischiare un colpo da 130 milioni di euro alla congregazione di Bertone sulla questione dell'eredità del Marchese Alessandro Gerini, grande benefattore romano morto nel 1990. Storia di un'eredità che sarebbe stata soprastimata (su questo si pronuncerà la magistratura) e che ha portato il canale a scrivere una lettera, pubblicata dal Corriere, nella quale chiede ai magistrati di evitare l'eventuale sequestro dei beni dei garanti (i salesiani, appunto). Vedremo. Certo è che Bertone ha superato tutte queste tempeste, tenendo sempre duro e senza mai perdere il suo stile allegro e semplice. Appassionato di tecnologia, ha un tablet con il quale si informa anche online e alle volte bacchetta i giornalisti sostenendo che scrivano cose alla Dan Brown. Continuerà a restare al suo posto dopo il 2 dicembre? Molto probabilmente sì, non foss'altro che non ci sono grosse agitazioni nei Sacri Palazzi né girano nomi per la sua successione. Dopo le procelle di Vatileaks, cioè, sembra essersi raggiunto un faticoso ma apparentemente stabile equilibrio, che per il momento nessuno vuole sia danneggiato. In qualche modo il conflitto CEI-Bertone per cariche e nomine sembrerebbe aver subito una battuta d'arresto. Anche eventuali candidati dai nomi più volte apparsi sui giornali hanno scelto di tenere un profilo molto basso. Il messaggio è chiaro per tutti, per il momento: Bertone resta finché c'è Papa Ratzinger. Buon compleanno, Eminenza.

Antonino D'Anna, Affaritaliani.it 

Il Papa: fare arrivare l‘annuncio dell‘amore misericordioso di Dio all’uomo del nostro tempo, spesso distratto, più o meno incapace di una riflessione profonda sul senso della propria esistenza, preso da progetti e utopie che non possono che lasciarlo deluso. Comunione profonda e reale, benchè imperfetta

Nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea Apostolo, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, guida quest’anno la delegazione della Santa Sede per la festa del Patriarcato Ecumenico. Il card. Koch è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del dicastero, e da mons. Andrea Palmieri, sottosegretario. Ad Istanbul, si è unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. La delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Sua Santità Bartolomeo I (nella foto con Benedetto XVI) nella chiesa patriarcale del Fanar, ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa Cattolica. Koch ha consegnato al Patriarca Ecumenico un messaggio autografo del Santo Padre, di cui ha dato pubblica lettura alla conclusione della Divina Liturgia, accompagnato da un dono. Il cardinale ha inoltre incontrato i rappresentanti della comunità cattolica locale e si è intrattenuto in una conversazione con il Comitato ecumenico del Vicariato apostolico della Chiesa Cattolica d’Istanbul. “Fare arrivare l‘annuncio dell‘amore misericordioso di Dio all’uomo del nostro tempo, spesso distratto, più o meno incapace di una riflessione profonda sul senso della propria esistenza, preso da progetti e utopie che non possono che lasciarlo deluso”. Questa “la sfida urgente” che unisce la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. È un messaggio lungo e pieno di affetto quello che Benedetto XVI ha inviato a Bartolomeo. “Lo scambio di delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli che si rinnova ogni anno in occasione delle rispettive feste patronali di Sant’Andrea, al Phanar, e dei Santi Pietro e Paolo, a Roma testimoniano in maniera concreta il legame di prossimità che ci unisce. È una comunione profonda e reale, benché ancora imperfetta che si fonda non su ragioni umane di cortesia o convenienza, ma sulla fede comune nel Signore Gesù”. E, ha aggiunto il Papa, “anche se la strada da percorrere può sembrare ancora lunga e difficile, la nostra intenzione di perseguire in questa direzione resta immutata”. Benedetto XVI torna a ringraziare il patriarca Bartolomeo I per la sua partecipazione e le parole pronunciate in occasione del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. “Questa amicizia sincera che è nata tra noi - ha quindi concluso il Santo Padre - con una grande visione comune delle responsabilità alle quali siamo chiamati come cristiani e come pastori del gregge che Dio ci ha affidato, è il motivo di una grande speranza perché si sviluppi una collaborazione sempre più grande, nel compito urgente di dare con rinnovato vigore testimonianza del messaggio evangelico al mondo contemporaneo”.

SIR

Messaggio a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, per la Festa di Sant'Andrea (23 novembre 2012)

Il Papa: una grande speranza, al tempo stesso solida ed ardita, nel momento di rilevare le sfide del terzo millennio e di ascoltare le attese degli uomini della nostra epoca, ai quali Dio solo può dare una risposta soddisfacente. Affrontare l'ignoranza religiosa

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato il 3° gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Francia, delle province ecclesiastiche di Clermont, Lyon, Marseille, Montpellier e Toulouse, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum". La Chiesa Cattolica francese "si iscrive in una lunga linea di santi, di dottori, di martiri e di confessori della fede. Siete gli eredi di una grande esperienza umana e di una immensa ricchezza spirituale", ho ha detto il Papa nel suo discorso. "Queste origini e questo passato glorioso, sempre presenti nel nostro pensiero e cari al nostro spirito, ci permette di nutrire una grande speranza, al tempo stesso solida ed ardita, nel momento di rilevare le sfide del terzo millennio e di ascoltare le attese degli uomini della nostra epoca, ai quali Dio solo può dare una risposta soddisfacente". "Per questo motivo - ha proseguito il Papa - uno dei problemi più gravi della nostra epoca è quello dell'ignoranza religiosa pratica nella quale vivono molti uomini e molte donne, compresi alcuni fedeli cattolici": "Uno degli ostacoli più ardui della nostra missione pastorale - ha proseguito - è l'ignoranza del contenuto della fede. Si tratta in realtà di una doppia ignoranza: una mancanza di conoscenza della persona di Gesù Cristo e un'ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti, del loro valore universale e permanente nella ricerca del senso della vita e della felicità. Questa ignoranza produce inoltre nelle nuove generazioni l'incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha plasmato la vita, la società, l'arte e la cultura europea". Ha quindi indicato nell’Anno della fede e nell’impegno per la nuova evangelizzazione l’occasione per rinnovare la testimonianza della fede. “Preghiera e azione – ha aggiunto – sono gli strumenti che il nostro Salvatore ci chiede sempre ancora di utilizzare”. “La nuova evangelizzazione – ha affermato – sarà efficace se coinvolgerà profondamente le comunità e le parrocchie”. Ed ha sottolineato come “i segni di vitalità e l’impegno dei fedeli laici nella società francese siano già una realtà incoraggiante”. I laici, assieme ai vescovi e ai sacerdoti, “sono protagonisti nella vita della Chiesa e nella sua missione di evangelizzazione”. I laici, ha detto, sono “il volto del mondo nella Chiesa e al tempo stesso il viso della Chiesa nel mondo”. “La Chiesa in Europa e in Francia – ha poi avvertito – non può restare indifferente di fronte alla diminuzione delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali”. E’ urgente, ha detto, “mobilitare tutte le energie disponibili affinché i giovani possano ascoltare la voce del Signore”. Ed ha messo l’accento sulle famiglie e le comunità ferventi che rappresentano un “terreno particolarmente favorevole” per le vocazioni. Il Papa ha quindi rivolto il suo pensiero alla gioventù “speranza e avvenire della Chiesa nel mondo” mettendo in rilievo il ruolo dell’educazione cattolica. Un compito “ammirabile – ha detto – spesso difficile” che permette ai giovani di “assimilare i valori umani e cristiani” per tendere all’amore del vero e del bello. Ed ha rilevato che gli istituti cattolici sono al primo posto nel favorire il dialogo tra fede e cultura. In tale contesto, ha elogiato l’iniziativa di alcune diocesi per promuovere lo studio teologico tra i giovani: “La teologia – ha detto – è una fonte di saggezza, di gioia” che “non può essere riservata solamente ai seminaristi, ai sacerdoti e alle persone consacrate”. Proposta a numerosi giovani e adulti li “conforterà nella loro fede e farà di loro, senza dubbi, degli apostoli audaci e convincenti”.

TMNews, Radio Vaticana

Al gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Francia, in Visita "ad Limina Apostolorum" - il testo integrale del discorso del Papa
 

Avvento 2012. Da venerdì 7 dicembre le prediche di padre Cantalamessa alla presenza di Benedetto XVI e della Curia romana sul tema 'Un anno di grazia del Signore': sia davvero come quello annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazaret

“Un anno di grazia del Signore”. È questo il titolo delle meditazioni che, a partire da venerdì prossimo 7 dicembre, e per i due venerdì successivi, padre Raniero Cantalamessa, svolgerà nel corso delle prediche d’Avvento alla presenza del Papa e della Curia Romana, tenute nella Cappella "Eedemptoris Mater" in Vaticano, con inizio alle 9.00. “Nell’anno 2012-2013 – scrive il predicatore della Casa pontificia – la Chiesa vive tre grazie che sono anche tre impegni: l’Anno della fede, il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, l’appello a un rinnovato sforzo missionario, a seguito del Sinodo dei vescovi sull’evangelizzazione e la trasmissione della fede”. Con la predicazione dell’Avvento, “sulla scia della Lettera apostolica di Benedetto XVI 'Porta fidei', si cerca di offrire – prosegue padre Cantalamessa – su ognuno di questi tre temi una riflessione spirituale, in modo che questo tempo, grazie all’unzione dello Spirito Santo, sia davvero un''anno di grazia del Signore' come quello annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth”.

Radio Vaticana

Consiglio ordinario della Segreteria del Sinodo dei vescovi: un rinnovato dinamismo delle comunità ecclesiali, nuovi linguaggi e nuovi mezzi e soprattutto testimoni credibili perché sia trasmessa la fede alle nuove generazioni nei nuovi contesti sociali

“Il mandato missionario che il Signore rivolge agli apostoli tocca oggi l’impegno della Chiesa nella nuova evangelizzazione, con la quale si rivolge alla comunità umana universale, protagonista di mutamenti costanti nel processo di globalizzazione in un clima culturale e morale di secolarizzazione e agnosticismo. Tale situazione rappresenta anche una sfida e una possibilità per l’annuncio del Vangelo”. È quanto si legge nel comunicato diffuso oggi dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, dopo la seconda riunione della stessa che ha avuto luogo il 26 novembre scorso. Nel corso della seduta sono stati considerati i risultati generali del recente Sinodo sulla “nuova evangelizzazione”. Nel testo si sottolinea che “di fronte a tali sfide si richiedono un rinnovato dinamismo delle comunità ecclesiali, nuovi linguaggi e nuovi mezzi e soprattutto testimoni credibili perché sia trasmessa la fede alle nuove generazioni nei nuovi contesti sociali, dove le comunità naturali e tradizionali, quali la famiglia, la parrocchia e la scuola, ritrovano con particolare urgenza il loro proprio impegno educativo alla fede”. I lavori sono stati guidati dal segretario generale, mons. Nikola Eterovic, e vi hanno partecipato una ventina tra cardinali e vescovi di ogni parte del mondo. “La Chiesa fa affidamento su queste cooperazioni - afferma il comunicato - perché la sua missione di evangelizzare trovi rinnovato impulso attraverso l’annuncio, l’iniziazione, la liturgia, la santità di vita”. Nel testo si precisa che “la Chiesa svolge oggi questa opera di novità nell’annuncio attraverso tutti i soggetti responsabili, pastori e fedeli laici. E il Vangelo che annuncia coinvolge tutto l’uomo ed è destinato a ogni uomo: battezzati, credenti allontanatisi dalla pratica ecclesiale della fede, non credenti, indifferenti, credenti di altre confessioni cristiane, credenti di altre confessioni religiose, secondo il mandato del Signore Risorto”. Gli elementi scaturiti dalla discussione nell’ambito della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi verranno sottoposti al Papa in vista della “Esortazione postsinodale”, che Benedetto XVI promulgherà nei prossimi mesi. È stata anche fissata la data della prossima riunione del consiglio generale nei giorni 23-24 gennaio 2013.

SIR

COMUNICATO: SECONDA RIUNIONE DEL XIII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI

Assemblea Generale approva a maggioranza la risoluzione con cui la Palestina diventata stato osservatore non membro delle Nazioni Unite. Santa Sede: la pace ha bisogno di decisioni coraggiose! L'appello del Papa prima della partenza da Israele

Considerato l'esito della votazione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e "per incoraggiare la comunità internazionale, ed in particolare le Parti più direttamente interessate, ad un'azione incisiva" in vista di una "pace duratura" tra israeliani e palestinesi, la Santa Sede, che è osservatore al Palazzo di vetro, "accoglie con favore la decisione dell'Assemblea Generale, con la quale la Palestina è diventata Stato Osservatore non membro delle Nazioni Unite". Lo si legge in una nota diramata nella serata di ieri subito dopo il voto. "L'occasione è propizia - aggiunge la nota - per ricordare anche la posizione comune che la Santa Sede e l'OLP hanno espresso nel loro Basic Agreement del 15 febbraio 2000, volta a sostenere il riconoscimento di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la città di Gerusalemme, ai fini in particolare di preservare la libertà di religione e di coscienza, l'identità e il carattere di Gerusalemme quale Città Santa, e il rispetto e l'accesso ai Luoghi Santi situati in essa". La Santa Sede "ha seguito direttamente e con partecipazione i passi che hanno condotto a questa importante decisione, sforzandosi di rimanere al di sopra delle parti e di agire in linea con la propria natura religiosa e la missione universale che la caratterizza, nonché in considerazione della sua attenzione specifica alla dimensione etica delle problematiche internazionali", precisa la nota. "Il 15 maggio 2009, partendo dall'aeroporto internazionale di Tel Aviv, al termine del Suo pellegrinaggio in Terra Santa - si ricorda - il Sommo Pontefice Benedetto XVI si espresse come segue: 'Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza. Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento. Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che la 'two-state solution' (la soluzione di due Stati) divenga realtà e non rimanga un sogno'". La votazione di ieri "manifesta il sentire della maggioranza della comunità internazionale e riconosce una presenza più significativa ai Palestinesi in seno alle Nazioni Unite. In pari tempo, è convinzione della Santa Sede che tale risultato non costituisca, di per sé, una soluzione sufficiente ai problemi esistenti nella Regione: ad essi, infatti, si potrà rispondere adeguatamente solo impegnandosi effettivamente a costruire la pace e la stabilità nella giustizia e nel rispetto delle legittime aspirazioni, tanto degli Israeliani quanto dei Palestinesi. Perciò la Santa Sede, a più riprese, ha invitato i responsabili dei due Popoli a riprendere i negoziati in buona fede e ad evitare di compiere azioni o di porre condizioni che contraddicano le dichiarazioni di buona volontà e la sincera ricerca di soluzioni che divengano fondamenta sicure di una pace duratura. Inoltre, la Santa Sede ha rivolto un pressante appello alla Comunità internazionale ad accrescere il proprio impegno e ad incentivare la propria creatività, per adottare adeguate iniziative che aiutino a raggiungere una pace duratura, nel rispetto dei diritti degli Israeliani e dei Palestinesi. La pace ha bisogno di decisioni coraggiose!".

TMNews

DICHIARAZIONE DELLA SANTA SEDE SUL VOTO DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE SULLO STATUS DELLA PALESTINA

Avviso di restauri nel Cortile dei gentili. Un inatteso messaggio di Benedetto XVI riporta l'iniziativa alla sua finalità originaria: quella di evangelizzare i non credenti, e non solo di ascoltarli. Il card. Ravasi atteso alla prova dei fatti

Quando alla vigilia di Natale del 2009 Benedetto XVI lanciò l'idea del "Cortile dei gentili", ne disse subito la finalità: tener desta la ricerca di Dio tra agnostici o atei, come "primo passo" della loro evangelizzazione. Ma il Papa non ne stabilì le modalità d'esecuzione. Affidò la messa in opera dell'idea al presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo e poi cardinale Gianfranco Ravasi (foto), valente e sperimentato creatore di eventi culturali. Ravasi esordì a Parigi il 24 e 25 marzo 2011, organizzando un incontro che ebbe un notevole impatto. Lo stesso Benedetto XVI vi prese parte con un videomessaggio rivolto ai giovani riuniti sul sagrato di Notre Dame. Nei successivi appuntamenti, però, il Papa rimase in silenzio. Il "Cortile dei gentili" proseguì con una sequenza serrata di incontri, in diversi paesi. Con un crescendo culminato il 5 e 6 ottobre di quest'anno ad Assisi, con un cast di partecipanti record, a cominciare dal presidente della repubblica italiana, Giorgio Napolitano, agnostico di formazione marxista. A questo crescendo è corrisposto, però, un calo di interesse generale e di risonanza nei media. Un calo comprensibile. Il fatto che dei non credenti prendessero la parola in un incontro promosso dalla Santa Sede non era più una notizia. E non era una notizia nemmeno il fatto che ciascuno vi esponesse la rispettiva visione del mondo, peraltro già risaputa, alla pari con gli altri, in una sorta di "quadri di un'esposizione". A dispetto della suggestione di ciascun evento e dell'ammirazione che esso riscuoteva tra i partecipanti, il "Cortile dei gentili" rischiava di non produrre più nulla di nuovo e di significativo, sul versante dell'evangelizzazione. Se una novità infatti c'è stata, nell'ultimo suo incontro tenuto 1l 16 e 17 novembre in Portogallo, essa è venuta da fuori e dall'alto. Per la prima volta nella storia del "Cortile dei gentili", a parte il caso particolare di Parigi, Benedetto XVI ha inviato ai partecipanti un proprio messaggio. Un messaggio nel quale egli ha voluto riportare l'iniziativa alla sua finalità originaria: quella di parlare di Dio a chi ne è lontano, risvegliando le domande che avvicinino a Dio "almeno come Sconosciuto". Nel messaggio, chiaramente scritto di suo pugno, Benedetto XVI ha preso avvio dal tema principale del "Cortile dei gentili" portoghese: "l'aspirazione comune di affermare il valore della vita umana". Ma subito ha argomentato che la vita di ogni persona, tanto più se amata, non può non "chiamare in causa Dio". E ha proseguito: "Il valore della vita diventa evidente solo se Dio esiste. Perciò, sarebbe bello se i non credenti volessero vivere 'come se Dio esistesse'. Sebbene non abbiano la forza per credere, dovrebbero vivere in base a questa ipotesi; in caso contrario, il mondo non funziona. Ci sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto, se Dio non sarà posto al centro, se Dio non diventerà di nuovo visibile nel mondo e determinante nella nostra vita". Nel concludere, Benedetto XVI ha citato una riga del messaggio rivolto dal Concilio Vaticano II agli uomini di pensiero e di scienza: "Felici coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri". E ha aggiunto lapidariamente: "Questi sono lo spirito e la ragion d’essere del Cortile dei gentili". L'indubbia rettifica impressa al "Cortile dei gentili" da Benedetto XVI con questo messaggio non è stata rimarcata dai media, nemmeno da quelli cattolici e più attenti. Ma il card. Ravasi l'ha sicuramente registrata e sottoscritta. Lo si è capito anche da questo passaggio del bilancio del "Cortile" portoghese pubblicato su L'Osservatore Romano del 23 novembre: "A Guimarães, il pubblico ha sollevato una questione: la sacralità della vita presuppone qualcosa che ci trascende. Come possiamo conoscere Dio? È stato cioè toccato l’obiettivo per il quale il 'Cortile dei gentili' è stato pensato: esprimere l’inquietudine riguardo a Dio. Tema vasto e complesso sul quale, ha detto il card. Ravasi, il 'Cortile dei gentili' tornerà in maniera più approfondita nei prossimi incontri". Ai prossimi incontri la verifica della svolta. Intanto, Benedetto XVI ha affidato al card. Ravasi, che è anche rinomato biblista, l'onore di presentare ai media di tutto il mondo il terzo tomo della sua opera su Gesù, quella dedicata ai Vangeli dell'infanzia. Segno della fiducia che continua a riporrre in lui. E a sua volta Ravasi ha dato inizio, su L'Osservatore Romano, a una serie di articoli sull'incontro/scontro tra la fede e l'incredulità nella cultura contemporanea, come apporto all'Anno della fede indetto dal papa. Nel primo di questi articoli, il 28 novembre, il cardinale ha sprigionato la sua eccezionale padronanza della letteratura, delle arti e delle scienze, con una lussureggiante fioritura di autori citati. Nell'ordine: Aleksandr Blok, Franz Kafka, Emile Cioran, Jean Cocteau, Rudolf Bultmann, Blaise Pascal, Jan Dobraczynski, Robert Musil, Ludwig Wittgenstein, Luis de León, David Hume, Anatole France, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Augusto Del Noce, Jacques Prévert, Eugenio Montale, Johann Wolfgang von Goethe. In mezza pagina di giornale una ventina di autori, quasi tutti non credenti eppure tutti rivelatisi "vulnerabili" alle domande su Dio.

Sandro Magister, www. chiesa

La Santa Sede revoca il titolo di 'monsignore' a Helmut Schueller, capofila in Austria dell''Iniziativa dei parroci', che rimane sacerdote a tutti gli effetti. Mons. Müller: un pensiero protestante che i fedeli scelgano il proprio vescovo

La Santa Sede ha revocato il titolo di 'monsignore' a Helmut Schueller, capofila di un ampio movimento di parroci austriaci che chiede riforme ecclesiastiche su tematiche come il celibato obbligatorio, la comunione ai divorziati e le coppie omossessuali. Scheuller rimane sacerdote a tutti gli effetti. L''iniziativa dei parroci' (Pfarrer Initiative) ha prodotto un "appello alla disobbedienza" che ha suscitato l'interesse di sacerdoti di altri paesi, tanto che recentemente Schueller ha proposto un incontro mondiale l'anno prossimo. La decisione romana è stata comunicata a Schueller tramite la diocesi di Vienna, ha riferito alla stampa austriaca il portavoce del card. Christoph Schönborn, Michael Prueller. Schueller è parroco di St. Stephan nel paese di Probstdorf. Ha ricevuto il titolo di 'monsignore', che non è esclusivo dei vescovi, quando fu presidente della Caritas austriaca e vicario generale dello stesso arcivescovo di Vienna. In un recente intervento in Vaticano, il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, ha criticato l'idea propugnata dalla 'Pfarrer Initiative' che i fedeli scelgano il proprio 'pastore': "Si tratta di un pensiero protestante", ha detto.

TMNews

A Monaco di Baviera annunciata la produzione internazionale di un film sulla vita e l’opera di Benedetto XVI. La pellicola si baserà sulla biografia scritta da Peter Seewald e in uscita nel 2014

Papa Ratzinger superstar. La vita di Benedetto XVI approderà presto sul grande schermo: a Monaco di Baviera la Odeon Film ha annunciato un accordo tra i produttori H & V Entertainment e Peter Weckert per una "produzione internazionale sulla straordinaria vita ed opera di Joseph Ratzinger dalla sua nascita nel 1927 al suo Pontificato", come si legge in un comunicato. Weckert ha già prodotto nel 2011 un documentario dal titolo “Francesco e il Papa”, la storia di un giovane corista che viene selezionato per eseguire un assolo di fronte al Santo Padre. Il team aveva accompagnato e filmato i viaggi di Benedetto in Africa e in Israele. Il film su Benedetto XVI si baserà sulla biografia di Papa Ratzinger che verrà pubblicata da Peter Seewald nella primavera del 2014. Lo stesso Seewald (foto), autore nel 2010 del libro intervista con Benedetto XVI, “Luce del mondo”, verrà coinvolto come consulente nella scrittura della sceneggiatura.

Vatican Insider

giovedì 29 novembre 2012

Anno della fede. La secolarizzazione e la desertificazione spirituale per il Papa il problema principale che la Chiesa deve affrontare nel nostro tempo, uno dei sintomi più dolorosi è l’emarginazione silenziosa e trasversale di Dio dalla vita personale e pubblica

Colpisce il fatto che il contenuto centrale del libro di Benedetto XVI "L’infanzia di Gesù", in alcuni media sia stato messo in secondo piano dalla questione della presenza o meno nella grotta di Betlemme del bue e dell’asino. Distogliendo l’attenzione dal punto focale dell’opera che, come lo stesso Papa ha sottolineato, non è un atto d’insegnamento pontificio, ma l’espressione della sua ricerca personale e teologica del volto del Signore. Forse, al di là dell’aspetto aneddotico, la confusione mediatica è un segnale della secolarizzazione e della desertificazione spirituale che Benedetto XVI individua come il problema principale che la Chiesa deve affrontare nel nostro tempo. E uno dei sintomi più dolorosi è l’emarginazione silenziosa e trasversale di Dio dalla vita personale e pubblica. Lo afferma anche l’arcivescovo e teologo spagnolo Fernando Sebastián nella sua ultima opera "La fe que nos salva", quando assicura che "il problema numero uno della Chiesa di oggi è aiutare la gente a credere". A suo parere, infatti, "ieri l’ateismo era nella mente di alcuni filosofi. Oggi l’ateismo lo abbiamo in casa, nei cugini, nipoti e vicini. L’ateismo ci coinvolge tutti e il vivere come se Dio non esistesse è diventato una sorta di ateismo per omissione". Rimediare a questa situazione e porre nuovamente Dio al centro è ciò che sta facendo Benedetto XVI. Per il Papa questo impegno è necessario anche nella Chiesa, poiché "la sfida di una mentalità chiusa al trascendente - ha detto il 25 novembre 2011 -obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio (…) Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale". A questo impegno a tornare a Dio Benedetto XVI sta dedicando da oltre un mese le sue catechesi del mercoledì. Come avvenuto in passato nelle lezioni di teologia che il professor Joseph Ratzinger impartiva agli studenti universitari di Tubinga, raccolte più di quarant’anni fa nel volume "Einführung in das Christentum" ("Introduzione al Cristianesimo"), così nell’attuale ciclo di catechesi il Papa ha spiegato che la "fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un 'Tu' che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi" (24 ottobre 2012). È questa la proposta fondamentale dell’Anno della fede che il Pontefice ha indetto per ravvivare nella Chiesa la gioia di credere attraverso il recupero del primato di Dio, poiché "se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri" (14 novembre 2012). Senza Dio tutto si volge contro l’uomo. Da parte sua l’uomo, che Benedetto XVI definisce "mendicante di Dio", porta in sé "un misterioso desiderio di Dio" (7 novembre 2012), che non può restare una passione inutile, ma si deve trasformare in un anelito profondo, nutrito dalle gioie autentiche e dal desiderio di pienezza. Certo, la risposta dell’uomo è essenzialmente risposta a Dio: ma, anche e proprio per questo, è risposta agli altri attraverso l’opera di evangelizzazione, che a sua volta è comunicazione con Dio. "Parlare di Dio -ricorda il Papa - è comunicare, con forza e semplicità, con la parola e con la vita, ciò che è essenziale: il Dio di Gesù Cristo, quel Dio che ci ha mostrato un amore così grande da incarnarsi, morire e risorgere per noi; quel Dio che chiede di seguirlo e lasciarsi trasformare dal suo immenso amore per rinnovare la nostra vita e le nostre relazioni; quel Dio che ci ha donato la Chiesa, per camminare insieme e, attraverso la Parola e i Sacramenti, rinnovare l’intera Città degli uomini, affinché possa diventare Città di Dio". (28 novembre 2012). Quelle di Benedetto XVI sono catechesi dell’essenziale, per condurre a Dio gli uomini e le donne del nostro tempo.

José María Gil Tamayo, L'Osservatore Romano

Mons. Celli: Benedetto XVI nei modi, nei tempi e nel linguaggio dell’uomo moderno intende portare Cristo nel mondo di oggi. Come Paolo certamente non vuole crearsi una squadra di ammiratori ma solo guadagnare le persone 'per l’Altro, per Lui, per il Dio vero e reale'

Certamente c’è già una parte del popolo della rete in fermento: sebbene non ancora ufficialmente presentata, la notizia del prossimo “cinguettio” di Benedetto XVI su Twitter ha fatto rapidamente il giro del mondo. Dunque il social network delle "centoquaranta battute" si accinge a ospitare ancora una volta il Papa. La prima volta fu infatti nel giugno 2011, quando Benedetto XVI lanciò il portale del Vaticano www.news.va accompagnando il gesto proprio con un tweet. Ora bisognerà attendere qualche settimana, poi riprenderanno i “cinguettii” (cinguettare è la traduzione in italiano del termine twitter) di Benedetto XVI. "l’iniziativa - ha detto l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - è dovuta al desiderio del Papa di utilizzare tutte le opportunità comunicative offerte dalle nuove tecnologie, tipiche del mondo di oggi". "Del resto - ha spiegato l’arcivescovo - proprio ieri, durante l’udienza generale, il Papa ha manifestato ancora una volta questa sua volontà di riuscire a parlare di Dio a tutti gli uomini con ogni mezzo possibile. Ha ricordato la fondamentale, originaria importanza della comunicazione per la trasmissione della fede. Ha parlato di un metodo di Dio nel comunicare, il metodo dell’umiltà per cui Dio non ha esitato a farsi uno di noi per mostrarsi. Ha parlato di Gesù comunicatore che si è rivolto agli uomini del suo tempo usando il loro linguaggio". E a questo punto mons. Celli fa una precisazione significativa: "Il Papa entrando nel mondo della comunicazione digitale compie un gesto che ha la sua originalità nella storia stessa della Chiesa. In un certo senso lo ha spiegato egli stesso proprio ieri, parlando ai fedeli nell’Aula Paolo VI, quando, riferendosi alla lettera ai Corinzi, ha citato le parole dell’apostolo Paolo: '...quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza...'. Proprio in ciò è radicato il senso della presenza del Papa su twitter, il mondo del microblogging, della comunicazione moderna, veloce, immediata, inesorabile nel concedere solo centoquaranta battute per dire tutto quello che hai da dire. Nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Papa Benedetto XVI dopo aver sottolineato il valore del silenzio che aiuta e dà sostanza alle nostre parole, scrisse che anche pochissime parole danno la possibilità di trasmettere grandissimi messaggi. Certamente quando proponeva queste riflessioni non pensava a Twitter. Però potremmo applicare questa sua riflessione proprio a questo mondo singolare. Così nei modi, nei tempi e nel linguaggio dell’uomo moderno egli intende portare Cristo nel mondo di oggi. E come Paolo certamente non vuole crearsi una squadra di ammiratori, lo ha ricordato proprio ieri sempre nella catechesi. Non vuole cioè entrare nella storia come 'capo di una scuola di grandi conoscenze'". Vuole solo "guadagnare le persone 'per l’Altro, per Lui, per il Dio vero e reale'". La nuova iniziativa dovrebbe essere avviata prima di Natale. Il Papa indicherà i punti salienti di alcuni suoi discorsi, omelie o messaggi, che dovranno poi essere sintetizzati e adattati per il social. Si comincerà con le riflessioni domenicali proposte ai fedeli durante l’appuntamento per la preghiera mariana dell’Angelus in piazza san Pietro.

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

'L'infanzia di Gesù'. Mons. Fisichella: noi non crediamo a favole, come ingenuamente qualcuno sostiene. La nostra fede è radicata su una persona storica, realmente vissuta e di cui abbiamo documenti solidi

"Noi non crediamo a favole, come ingenuamente qualcuno sostiene. La nostra fede è radicata su una persona storica, realmente vissuta e di cui abbiamo documenti solidi". Lo sottolinea mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, che commenta sul settimanale Oggi l'ultimo libro di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, "L'infanzia di Gesu'". "Benedetto XVI - ricorda Fisichella - ha speso tutta la sua vita a riflettere su ciò che è più importante nella vita di un cristiano: Gesè Cristo. La fede chiede ai credenti di entrare in una conoscenza sempre più profonda del mistero cui si crede". "L'esigenza di ritrovare i fatti storici e distinguerli dall'interpretazione che i discepoli o l'autore del Vangelo ne hanno voluto dare, è un compito - ricorda l'arcivescovo - importante e non facile. Richiede una preparazione specialistica, la conoscenza dell'ebraico, del greco e del latino, dei costumi e delle consuetudini dell'epoca e dei popoli confinanti, insomma, una conoscenza scientifica che permette di raggiungere risultati certi per dare un forte sostegno alla fede". "Benedetto XVI, da gran teologo, ha già pubblicato due volumi su Gesù di Nazaret per offrire il suo contributo a una ricerca che dura da 2000 anni e ancora continuerà nel futuro", rileva mons. Fisichella, per il quale "il fascino che deriva dalla persona di Gesù e dal suo insegnamento sarà sempre fonte di interesse e ricerca per gli uomini". Per il capo dicastero, anche "l'ultimo volume che riguarda i racconti dell'infanzia, un capitolo molto difficile, perchè abbiamo pochi dati storici e anche i Vangeli sono molto parchi nel fornire notizie in proposito", sarà certamente "un altro best seller e una bella lettura, che permetterà di cogliere i tratti più salienti di Gesu' narrato nella sua infanzia e fanciullezza".

Agi

Perché il Papa ha scritto un libro sull’infanzia di Gesù?

Quasi un anno fa l'erezione e l'inaugurazione negli Stati Uniti dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani: 1336 i fedeli in 35 comunità, 23 sacerdoti e 69 seminaristi

"Quello che mi viene anzitutto in mente è la gioia espressa dai loro volti". Quasi un anno è trascorso dall’erezione e inaugurazione (1° gennaio e 12 febbraio 2012) negli Stati Uniti dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani, guidato da mons. Jeffrey Neil Steenson. In alcune dichiarazioni raccolte dall’agenzia Catholic News Agency, Steenson ha offerto le sue impressioni emerse da una serie di incontri che ha avuto con i fedeli delle comunità che hanno scelto di entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Gli Ordinariati, eretti in conformità alla Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus" di Benedetto XVI, consentono ai fedeli anglicani di ogni categoria e condizione di vita "di entrare, anche corporativamente, in piena comunione con la Chiesa Cattolica", pur conservando quegli elementi della tradizione anglicana che sono consoni al cattolicesimo. Il reverendo Steenson, ex vescovo episcopaliano di Rio Grande, che ha ora il titolo di monsignore ha sottolineato l’entusiasmo che pervade i fedeli di quelle comunità che hanno scelto di confluire nell’Ordinariato, tuttavia osservando che la scelta "non rappresenta un semplice cambio di 'abito'", ma richiede "una profonda trasformazione a vari livelli". L’ordinario ha anche spiegato che è importante assicurare che coloro che vogliono entrare in comunione con la Chiesa Cattolica facciano questa scelta in sincera consapevolezza "e non per fuggire da qualcosa". L’Ordinariato, ha puntualizzato, non può essere semplicemente «una comunità di rifugiati". Al 1° novembre, secondi i dati della stessa Catholic News Agency, sarebbero 1.336 i fedeli che risulterebbero accolti nell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro: si tratterebbe di 35 comunità, di cui farebbero parte anche 23 sacerdoti e 69 seminaristi. Alcune delle comunità maggiori sono ubicate in Texas, Maryland, Florida e Pennsylvania. Mons. Steenson ha aggiunto che l’Ordinariato "è finora di piccole dimensioni, eppure l’entusiasmo e il supporto da parte delle persone sono state davvero grandi". L’ordinario in particolare ha evidenziato "il sostegno incredibile dei vescovi cattolici", osservando che con molti di essi "si è iniziata a sviluppare anche una profonda amicizia". I contrasti a livello teologico tra i fedeli legati alla tradizione e quelli più liberali all’interno della Comunione anglicana hanno spinto numerose persone ad aderire alla comunità cattolica. La controversa questione della consacrazione delle donne vescovo costituisce attualmente il principale motivo di spaccatura all’interno della Comunione. Dopo la bocciatura al recente Sinodo generale della Church of England della proposta sulla consacrazione delle donne vescovo, il futuro primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ha comunque ribadito la sua posizione favorevole alle istanze del clero femminile. L’Archbishops Council della Church of England ha definito la questione "come materia urgente". Il centocinquesimo arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana che succederà a partire dal 2013, a Rowan Williams, si è infatti detto "fiducioso che giungerà il momento in cui le donne vescovo verranno consacrate". Welby, attualmente vescovo di Durham, ha parlato durante un viaggio in Nigeria dove ha avuto occasione di partecipare a un’iniziativa per il lancio di un programma per il rafforzamento della cooperazione tra cristiani e musulmani, promosso dalla Tony Blair Faith Foundation, la Fondazione che prende il nome dall’ex primo ministro britannico. Il “no” quasi inatteso era emerso al termine del lungo dibattito che ha visto contrapporsi per tre giorni (dal 19 al 21 novembre) i membri dei tre organismi di governo del Sinodo: le Houses dei vescovi, del clero e dei laici. Proprio il voto determinante di quest’ultimi ha bloccato le speranze dell’ala liberale della Comunione di vedere le donne accedere anche alle cariche ecclesiastiche più alte. Dal 1992, infatti, gli anglicani consentono alle donne di diventare sacerdoti, ma finora l’ordinazione a vescovi è sempre stata ostacolata per regioni teologiche. Justin Welby, che verrà intronizzato come nuovo arcivescovo e primate in occasione della cerimonia prevista il 21 marzo 2013 nella cattedrale di Canterbury, ha definito durante il viaggio in Nigeria "scoraggiante "l’esito della votazione, ma ha comunque confermato la sua posizione: "È chiaro che le donne saranno vescovo all’interno della Church of England". Il futuro arcivescovo di Canterbury si era speso molto al Sinodo per l’accoglimento della proposta: "Voterò per la consacrazione e unirò la mia voce a quella di molti altri per sollecitare questo cambiamento".

L'Osservatore Romano

Anno della fede. Mons. Ulloa Rojas: riconoscere e celebrare il mistero e il dono dell’Eucaristia, fortificare la fede e la testimonianza della Chiesa, riflettere, pregare e trovare nuove strade per una pastorale evangelizzatrice e missionaria

Riconoscere e celebrare il mistero e il dono dell’Eucaristia, fortificare la fede e la testimonianza della Chiesa, riflettere, pregare e trovare nuove strade per una pastorale evangelizzatrice e missionaria che abbia come fonte e culmine la celebrazione eucaristica: sono gli obiettivi del quarto Congresso Eucaristico costaricense che si svolgerà a Cartago dal 17 al 21 aprile 2013. Un evento nazionale che coincide con il quattrocentocinquantesimo anniversario della fondazione della città da parte dello spagnolo Juan Vázquez de Coronado, ma che, soprattutto, viene celebrato nel segno dell’Anno della fede essendo, l’Eucaristia, il "mistero centrale della fede". A sottolinearlo è il vescovo di Cartago, José Francisco Ulloa Rojas, in una lettera pastorale intitolata "El Año de la fe en nuestro caminar pastoral", pubblicata nei giorni scorsi. Nel documento il presule si sofferma sul significato e l’influenza dell’Anno della fede, del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, i tre grandi temi all’attenzione odierna della Chiesa Cattolica, sulla sua diocesi e, più in generale, sul Costa Rica. Quattro tappe contraddistinguono il processo di crescita integrale e di approfondimento dell’esperienza di fede: conversione, discepolato, comunione e missione. Mons. Ulloa Rojas pone l’accento sul cammino di conversione, "che trasforma le persone e di conseguenza la società", spiegando che il principale strumento per ottenerlo è "il ritiro kerigmatico" organizzato con successo nelle parrocchie: "In primo luogo lo devono vivere tutti gli agenti di pastorale che si convertiranno in missionari per tutti gli altri cristiani che vorranno avere un incontro con Gesù Cristo", afferma il vescovo di Cartago, ricordando di prestare particolare attenzione alle famiglie, animandole affinché continuino a trasmettere la fede ai propri membri. Uno dei mezzi più efficaci è la recita del Santo Rosario e "l’Anno della fede è tempo assai propizio per motivarla, individualmente, in famiglia e nella comunità". Nella lettera pastorale, il presule, in vista del prossimo Congresso Eucaristico nazionale, invita a prepararsi adeguatamente attraverso la formazione permanente del clero sui documenti del Concilio Vaticano II nelle riunioni plenarie mensili, la riflessione nei vicariati sulle quattro costituzioni dogmatiche del concilio, la formazione di catechisti e genitori, incentrata sulla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica, e dei ragazzi, con la diffusione dello YouCat, la versione del Catechismo rivolta ai giovani. Il vescovo di Cartago auspica inoltre l’organizzazione di simposi e di giornate di studio in ambito accademico e culturale, "in un clima di dialogo rinnovato e creativo tra fede e ragione", ed esorta le commissioni diocesane, i dicasteri e i gruppi e movimenti apostolici a essere in prima fila. Si deve fare in modo, esorta Ulloa Rojas, che il quarto Congresso Eucaristico sia "il luogo privilegiato affinché un’intera nazione si senta unita attorno a Cristo". Sarà l’occasione per "onorare e far crescere l’amore e l’adorazione verso Gesù Eucaristia", e la comunità cattolica di Cartago "deve essere quella che otterrà il maggior vantaggio spirituale, vivendo questo avvenimento in casa". Cartago "si convertirà nella capitale eucaristica del Costa Rica". È per questo, conclude il vescovo, che "nessuno deve rimanere con le braccia incrociate o indifferente davanti alla chiamata a essere l’anfitrione di tale, grande evento".

L'Osservatore Romano

Delegazione della Santa Sede a Istanbul per la tradizionale visita al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli in occasione della festa di Sant'Andrea. Il card. Koch porterà a Bartolomeo I un messaggio del Papa

Una delegazione della Santa Sede è partita questa mattina per Istanbul per l'ormai tradizionale visita al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, in occasione della festa di Sant'Andrea che si celebra domani. La delegazione vaticana è guidata dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Kurt Koch, che porterà al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I (foto) un messaggio di Papa Benedetto XVI. Fanno parte della delegazione, informa il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, mons. Brian Farrell, segretario del dicastero vaticano, Andrea Palmieri, sotto-segretario, e il nunzio apostolico mons. Antonio Lucibello. Domani mattina, la delegazione della Santa Sede prenderà parte alla solenne divina liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar ma nel corso delle due giornate ci saranno anche delle conversazioni per fare il punto sulla situazione del dialogo. L'iniziativa di inserisce nell'abituale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi patroni: il 29 giugno a Roma per la celebrazione di Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Andrea.

SIR

Messaggio di Benedetto XVI per il centenario dell'indipendenza dell'Albania: assicuro le mie preghiere per l’impegno del governo nel rafforzare pace, giustiza e prosperità per la nazione

In un messaggio al presidente della Repubblica di Albania, Bujar Nishani, per il centenario dell’indipendenza del Paese, proclamata il 28 novembre 1912, il Papa esprime i suoi più cordiali auguri al popolo albanese. Tramite l’arcivescovo di Bar, mons. Zef Gashi, Benedetto XVI assicura le sue preghiere per l’impegno del governo albanese nel rafforzare pace, giustiza e prosperità per la nazione.

Radio Vaticana

Davvero è accaduto qualcosa di grande: gli scritti conciliari di Joseph Ratzinger presentati dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, strumento prezioso per comprendere e interpretare il Vaticano II a partire dai suoi testi

di Gerhard Ludwig Müller
arcivescovo prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede

Joseph Ratzinger, da teologo, ha contribuito a dar forma e ha accompagnato il Concilio Vaticano II in tutte le sue fasi. Il suo influsso si fa sentire già nella fase preparatoria, prima dell'apertura ufficiale del Concilio, l'11 ottobre 1962. Egli prese parte in misura rilevante alla genesi dei più vari testi, prima a fianco dell'arcivescovo di Colonia, il cardinale Joseph Frings, e più tardi quale membro autonomo di diverse commissioni. Nella fase della recezione, egli non si stanca di ricordare che il Concilio va valutato e compreso alla luce della sua intenzione autentica. Il Concilio è parte integrante della storia della Chiesa e pertanto lo si può comprendere correttamente solo se viene considerato questo contesto di duemila anni. Grazie ai suoi lavori sul concetto di Chiesa in sant'Agostino e sul concetto di Rivelazione in San Bonaventura, con i quali aveva ottenuto i gradi accademici, Joseph Ratzinger era particolarmente idoneo e preparato ad affrontare le questioni centrali poste alla Chiesa nel XX secolo. Tra queste, dopo le esperienze della guerra e di una società in profonda trasformazione negli anni Sessanta, vi era anche la crescente perdita di significato e di presenza della Chiesa nel mondo. Nella sua prefazione al presente volume, Papa Benedetto XVI ha così descritto il compito del Concilio: "La percezione di questa perdita del tempo presente da parte del cristianesimo e del compito che ne conseguiva era ben riassunta dalla parola 'aggiornamento'. Il cristianesimo deve essere nel presente per potere dare forma al futuro". Come settimo volume dell'Opera omnia, appare dunque ora la raccolta, in una sintesi di taglio cronologico e sistematico, degli scritti di Joseph Ratzinger sugli insegnamenti del Concilio, giusto in tempo per il cinquantesimo anniversario del Vaticano II. Il sottotitolo del volume "Formulazione, trasmissione, interpretazione" desidera documentare le fasi del lavoro di Joseph Ratzinger in relazione al Concilio. Possiamo partire dall'attività di formulazione con la partecipazione di Ratzinger alle Commissioni e con il suo lavoro per il cardinale Frings. La collaborazione tra il card. Frings e Joseph Ratzinger, improntata a grande fiducia, emerge nelle vicende che possono essere messe in relazione con la conferenza di Genova. È da rinvenire qui anche l'origine della nomina di Ratzinger a perito e a consigliere teologico dell'arcivescovo di Colonia. Frings pregò Ratzinger di predisporre una prima stesura della conferenza che il cardinale doveva tenere a Genova il 20 novembre 1961. Ratzinger gli consegnò in poco tempo il manoscritto richiesto, che Frings giudicò talmente riuscito da assumerlo così com'era, a eccezione di una piccola modifica finale. Finanche Papa Giovanni XXIII, venuto a conoscenza della relazione dell'arcivescovo di Colonia, convocò Frings e gli disse: "Caro cardinale, Lei ha detto tutto quello che pensavo e avrei voluto dire, ma che non potevo dire"; e quando Frings con sincerità rispose che era stato il giovane professore Ratzinger a scrivere il testo, il Papa si limitò a osservare che lui stesso aveva bisogno di farsi aiutare. Sarebbe importante, continuò, trovare consiglieri giusti. Da quel momento in poi, Frings fece esaminare tutti i testi di carattere teologico-sistematico al professore di Teologia fondamentale di Bonn. Nel presente volume sono raccolti testi per la maggior parte inediti sino a oggi. Vi sono pareri su bozze di schemi conciliari, su bozze di discorsi di Frings poi tenuti in aula, su prese di posizione e proposte di modifica rispetto a singoli documenti del concilio, come anche pareri, esposti da Ratzinger anche in cerchie più ristrette, di fronte a vescovi e cardinali, su concrete proposte di testi. Solo la visione d'insieme dei testi qui raccolti permetterà a molti di accorgersi chiaramente dell'intensità, della competenza e della precisione con le quali l'allora giovane professore trentacinquenne Joseph Ratzinger si mise al servizio della Chiesa e del Concilio. Il Concilio ha la calligrafia di Benedetto XVI. Il 10 ottobre 1962 ci fu una conferenza nella Biblioteca del Collegio di Santa Maria dell'Anima. Ratzinger critica soprattutto la definizione di “Fonti” della Rivelazione al plurale che non sarebbe realmente in linea con la tradizione. Mette in guardia dall'approvare una dottrina controversa a livello teologico e sviluppa nei tratti fondamentali la sua concezione di Tradizione. Il card. Frings fa propria la critica costruttiva allo schema "De fontibus" dell'allora professore di Teologia fondamentale a Bonn, come attesta il suo intervento alla Congregazione generale del 14 novembre. È stato lo stesso Joseph Ratzinger a narrare in due saggi della sua collaborazione, sin dall'inizio delle consultazioni conciliari, con il cardinale Frings, già allora quasi completamente cieco. In essi è evidente la discrezione che lo anima ed egli mette in risalto il contributo creativo proprio di Frings. Alla base di tutti e diciannove gli interventi conciliari dell'arcivescovo di Colonia in cui sono formulate questioni teologico-sistematiche, stanno bozze predisposte da Ratzinger. Per la prima volta, in questo volume esse sono accessibili al pubblico. Esse sono anche un omaggio al card. Frings che sempre ne integrò e sviluppò le linee fondamentali, potendo fornire così ai Padri conciliari stimoli decisivi. Passiamo all'attività di elaborazione di Ratzinger. Dagli atti conciliari risulta la sua collaborazione a due commissioni: egli era in primo luogo membro della sottocommissione della commissione teologica che aveva il compito di elaborare i passaggi decisivi dello schema De ecclesia. Inoltre contribuì alle proposte di miglioramento dello schema De fontibus, e perciò direttamente alla costituzione dogmatica sulla Divina rivelazione "Dei Verbum". In secondo luogo Ratzinger operò efficacemente alla stesura del decreto "Ad gentes", il quale ricollega di nuovo in modo forte l'attività missionaria della Chiesa alla missione del Figlio nel mondo, che trova nella Chiesa la sua prosecuzione, rendendo così evidente che la missione appartiene alla natura stessa della Chiesa. Vi fu poi un'attività di comunicazione di Ratzinger, dedicata alla trasmissione dei contenuti. Durante il Concilio, sia a Roma sia nei luoghi della sua attività scientifica a Bonn e a Münster, egli fu un interlocutore spesso richiesto per delle interviste e un conferenziere ambìto sul Vaticano II. Da questa intensa attività di trasmissione di contenuti nacquero i volumi più volte pubblicati sui quattro periodi conciliari, che offrirono al lettore tedesco utili e interessanti prospettive sul concilio. Nel settimo volume dell'Opera omnia sono incluse anche queste pubblicazioni, che aiutano a comprendere la prima attività di recezione in stretto rapporto coi singoli periodi e i diversi gruppi di lavoro del concilio. Ratzinger trasmise per così dire “di prima mano” al lettore i risultati del concilio, stimolando il dibattito e la recezione. Dopo il Vaticano II prese avvio in tutto il mondo una fase di commento. I testi furono tradotti nelle lingue principali e consegnati al mondo scientifico. Joseph Ratzinger scrisse dei commenti alla "Lumen gentium", alla "Sacrosantum Concilium", alla "Dei Verbum" e alla "Gaudium et spes". I suoi lavori, scritti tra il 1966 e il 2003, a oggi insuperati e che ormai appartengono ai classici della teologia, sono sempre animati dal desiderio di non tradire la fonte. Punto di partenza di tutte le sue prese di posizione sul concilio è il testo approvato nell'originale latino, dal quale emerge la volontà dei Padri nella sua forma originaria. Chiunque voglia intendere il Vaticano II deve considerare con attenzione tutte le costituzioni, i decreti e le dichiarazioni perché esse sole, nella loro unità, rappresentano la valida eredità del Concilio. E nel presente volume è adeguatamente documentato, in tutta la sua chiarezza e precisione, anche questo passo decisivo nell'accoglimento del concilio. Nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005 che suscitò notevole interesse, Benedetto XVI mise in evidenza "l'ermeneutica della riforma nella continuità" a fronte di una "ermeneutica della discontinuità e della rottura". Joseph Ratzinger si pone così nel solco delle sue affermazioni del 1966. Questa interpretazione è l'unica possibile secondo i principi della teologia cattolica, vale a dire considerando l'insieme indissolubile tra Sacra Scrittura, la completa e integrale Tradizione e il Magistero, la cui più alta espressione è il concilio presieduto dal Successore di san Pietro come capo della Chiesa visibile. Al di fuori di questa unica interpretazione ortodossa esiste purtroppo un'interpretazione eretica, vale a dire l'ermeneutica della rottura, sia sul versante progressista, sia su quello tradizionalista. Entrambi questi versanti sono accomunati dal rifiuto del concilio; i progressisti nel volerlo lasciare dietro, come fosse solo una stagione da abbandonare per approdare a un'altra Chiesa; i tradizionalisti nel non volervi arrivare, quasi fosse l'inverno della Catholica. “Continuità” significa la permanente corrispondenza con l'origine, non adattamento di qualsiasi cosa sia stata, che può portare anche sulla strada sbagliata. La tanto citata parola d'ordine “aggiornamento” non significa dunque “secolarizzazione” della fede, cosa che porterebbe al suo dissolvimento, ma l'origine annunciata in tempi di volta in volta nuovi, origine a partire dalla quale viene donata agli uomini la salvezza; aggiornamento significa dunque “rendere presente” il messaggio di Gesù Cristo. Si tratta, in fondo, di quella riforma necessaria in tutti i tempi in costante fedeltà al Christus totus, secondo le note parole di Sant'Agostino: "Tutto Cristo, cioè il Capo e le membra. Che significano il Capo e le membra? Cristo e la Chiesa" ("In Iohannis evangelium tractatus", 21, 8). Lo stesso Vaticano II ha dichiarato che, "seguendo le orme dei concili Tridentino e Vaticano i, intende proporre la genuina dottrina sulla divina Rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (Costituzione dogmatica "Dei Verbum", 1). Il Concilio non vuole annunciare alcun'altra fede bensì, in continuità con i precedenti Concili, intende renderla presente. Al di là di questo, la "Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Luca, 2, 19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio (...) Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Colossesi, 3, 16)" (ibidem, 8). Il settimo volume delle "Gesammelte Schriften fonde" in unità lavori sparsi e di origine diversa, fornendo così al lettore uno strumento per comprendere e interpretare il Concilio Vaticano II a partire dai suoi testi. Nella prefazione al volume, Papa Benedetto ricorda l'atmosfera che precedette l'apertura del Concilio: "Era un momento di straordinaria aspettativa. Doveva accadere qualcosa di grande". Se a cinquant'anni da quell'avvenimento storico ci volgiamo indietro, si può davvero dire con convinzione che veramente “è accaduto” qualcosa di grande! Il concilio apre il cammino della Chiesa verso il futuro e si presenta come strumento fondamentale per la nuova evangelizzazione.

L'Osservatore Romano

Spadaro: il Papa su Twitter non è l'adeguarsi all'ultima novità del momento, al contrario è una delle conseguenze ovvie del modo in cui la Chiesa negli ultimi decenni ha inteso il suo rapporto con la comunicazione

Benedetto XVI sarà tra pochi giorni presente con continuità su internet attraverso Twitter. Il nuovo account del Papa viene presentato ufficialmente lunedì prossimo in sala stampa vaticana. "Il 3 dicembre 2012 si connette idealmente al 12 febbraio 1931, quando Pio XI lanciava il suo primo messaggio via radio, attraverso la Radio Vaticana", afferma a 'Radio Vaticana Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica. Il gesuita, pioniere in Italia della riflessione sul rapporto tra fede e internet, ha creato il blog Cyberteologia.it. "Non è l'adeguarsi all'ultima novità del momento. E', al contrario, una delle conseguenze ovvie del modo in cui la Chiesa negli ultimi decenni, almeno da Pio XI, ha inteso il suo rapporto con la comunicazione. Bisogna anche ricordare che, nel suo messaggio per la 46° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il Papa notava che 'sono da considerare con interesse le varie forme di siti e applicazioni' - parlava proprio di 'reti sociali' - 'che possono aiutare l'uomo di oggi a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, di meditazione, di condivisione della Parola di Dio'. E' chiaro che questo significa una presenza del cristiano su internet assolutamente specifica, quindi non 'per moda' o per il fatto che l'uomo oggi vive anche in rete". Nello stesso messaggio, il Papa, pur senza citare espressamente Twitter, scrive che 'nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, (e qui il riferimento mi sembra evidente) si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità'. Questa quindi - conclude Spadaro - è la chiave giusta di lettura, di interpretazione, coltivare la propria interiorità".

TMNews
 

Mons. Perego: l’incontro di Benedetto XVI con la gente dello spettacolo viaggiante evento con il quale la Chiesa riconosce come importanti nel cammino della nuova evangelizzazione le persone che spesso vivono ai margini perché continuamente in cammino

“L’incontro di Benedetto XVI con la gente dello spettacolo viaggiante, dopo l’udienza con i rom e i sinti dello scorso anno, costituisce un secondo importante evento con il quale la Chiesa riconosce come importanti nel cammino della nuova evangelizzazione le persone che spesso vivono ai margini, perché continuamente in cammino, di città in città, di piazza in piazza”. Così mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, parla del pellegrinaggio, nell’Anno della fede, della gente dello spettacolo viaggiante (circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e gruppi folcloristici, madonnari) che si svolgerà a Roma il 30 novembre e 1° dicembre su iniziativa del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti insieme a Migrantes e Vicariato di Roma. Il programma delle due giornate, riferisce l'agenzia SIR, prevede, venerdì pomeriggio, una liturgia eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal card. Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano, e animata da corali e gruppi bandistici; in serata festa, spettacolo e musica in alcune piazze di Roma. Sabato corteo da Castel Sant'Angelo e udienza con Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI. In Piazza San Pietro, per l’occasione, saranno allestiti - per la prima volta - uno chapiteau, una giostra di cavalli storica, una torretta dei burattini, simboli del mondo dello spettacolo viaggiante.

Radio Vaticana

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Card. Rylko: non è un fuoco di paglia di qualche giorno ma una lunga semina che porta frutti nella vita dei giovani, non sprechiamo questo dono immenso. Diffondete il Messaggio del Papa

“La GMG non è un fuoco di paglia di qualche giorno ma una lunga semina che porta frutti nella vita dei giovani. Non sprechiamo, quindi, il dono immenso che ci viene dato dalla GMG. Viviamo questa Giornata e questo tempo di preparazione con gioia ed entusiasmo, nonostante le difficoltà e le domande che non hanno trovato risposta esatta. Non lasciamoci privare di questa componente importante che è la gioia che risveglia il coraggio di affrontare sfide sempre nuove e per portare i giovani a Cristo e Cristo ai giovani”. È la raccomandazione che il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, card. Stanislaw Rylko, ha lasciato ai 200 delegati della pastorale giovanile di 200 Paesi e 40 movimenti, che ieri a Rio De Janeiro, hanno chiuso l’incontro preparatorio in vista della Giornata Mondiale della Gioventù del luglio 2013. Il cardinale ha ricordato l’insegnamento di Benedetto XVI per il quale le GMG sono “una nuova evangelizzazione in atto. L’evangelizzazione è il cuore pulsante di ogni GMG”. “La fiducia in Dio e il coraggio, la consapevolezza che dalle piccole cose ne possono nascere di grandi” per il cardinale sono le basi principali di ogni sforzo evangelizzatore. Ai delegati il presidente del Pontificio Consiglio ha chiesto di guardare alla GMG come “un particolare tempo di grazia. Importante è l’organizzazione ma lo è ancor di più il sapere accogliere il dono che arriva dall’Alto. Viviamo questa ultima tappa per Rio con grande senso di responsabilità per non sprecare il dono immenso che ci viene dato”. Nel chiudere l’assemblea il cardinale ha invitato a diffondere il Messaggio del Papa per la GMG e a non dimenticare tutti quei giovani che non potranno recarsi a Rio ma che hanno diritto a partecipare almeno in modo spirituale a questo evento. L’uso delle nuove tecnologie e di internet, come affermato da Benedetto XVI nel suo Messaggio ai giovani, sono di particolare utilità.

SIR

mercoledì 28 novembre 2012

Un 'foglietto' con due francobolli dell’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano per sostenere il restauro del Colonnato del Bernini in Piazza San Pietro, dal 2009 sottoposto a lavori conservativi per eliminare il degrado dovuto al tempo

Un “foglietto filatelico” con due francobolli da 10 euro ciascuno, personalizzabile con il proprio nome e cognome. È quanto propone ai collezionisti l’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano per sostenere il restauro del Colonnato del Bernini (foto) in Piazza San Pietro, dal 2009 sottoposto a lavori conservativi per eliminare il degrado dovuto al tempo. I francobolli del foglietto, denominato per l’occasione “attestato certificato per il restauro del Colonnato”, riproducono uno lo stemma di Alessandro VII, sotto il cui pontificato fu realizzato il Colonnato, l’altro lo stemma di Benedetto XVI. I due esemplari hanno ovviamente validità postale e possono essere usati per affrancare qualsiasi tipo di corrispondenza, così come l’intero foglietto. Le Poste Vaticane hanno predisposto un annullo speciale con la data di emissione. Il “certificato” è già in vendita presso l’Ufficio filatelico e numismatico in Piazza Pio XII, oppure è possibile scaricare da internet il modulo per la richiesta attraverso il sito ufficiale www.vatican.va o mv.vatican.va dei Musei vaticani.

SIR

Anno della fede. Mons. Chaput: le quattro parole chiave. La Chiesa ha sempre bisogno di cambiamento e riforma ma che siano fedeli a Gesù Cristo e al magistero cattolico. L’autentico rinnovamento è organico, non distruttivo

Rinnovamento, Chiesa, missione e fede. Sono queste le quattro parole che, secondo l’arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles Joseph Chaput (nella foto con Benedetto XVI), esigono maggiore attenzione nel contesto dell’Anno della fede. Il presule, durante un discorso tenuto nei giorni scorsi al Catholic Life Congress di Philadelphia, dal titolo: "Anno della fede: rinnovamento della Chiesa e della sua missione" ha sottolineato che "l’unica cosa che conta è essere Santi. È ciò che dobbiamo essere. È ciò che dobbiamo diventare". In merito alla parola “rinnovamento”, l’arcivescovo Chaput ha ricordato che "nel corso del tempo, anche il matrimonio più saldo può logorarsi per difficoltà e fatiche. Le coppie rinnovano le promesse matrimoniali per ravvivare e rafforzare il reciproco amore. La storia della Chiesa è molto simile: quante volte è accaduto che la vita della Chiesa sia divenuta routine; poi un ripensamento, e ancora stagnazione e cinismo, o peggio. Per il cambiamento, Dio ci dona Santi come Bernardo di Chiaravalle, Francesco di Assisi, Teresa d’Avila e Caterina da Siena, per ripulire il cuore della Chiesa; in altre parole, per ringiovanirla. I Santi riaccendono il 'fuoco sulla terra' (Luca, 12, 49), perché così Gesù ha voluto che siano tutti i suoi discepoli. Ai nostri giorni - ha proseguito il presule - possiamo vedere questo stesso agire dello Spirito Santo nel cammino neo-catecumenale, nel movimento di vita cristiana, nel Walking with Purpose, nella Fellowship of Catholic University Students e in tante altre forme apostoliche. Questi nuovi movimenti ecclesiali rappresentano un momento di grazia molto importante per la Chiesa, compresa la Chiesa in Philadelphia". Secondo l’arcivescovo, non bisogna avere paura, perché questo è esattamente il modo in cui cominciarono i francescani e altri ordini religiosi. "Dobbiamo accogliere cordialmente lo zelo che sta dietro a questi nuovi carismi, anche quando li mettiamo alla prova. La Chiesa ha sempre bisogno di cambiamento e riforma, ma cambiamento e riforma che siano fedeli a Gesù Cristo e al magistero cattolico. L’autentico rinnovamento è organico, non distruttivo". L’arcivescovo, inoltre, ha analizzato la seconda parola: “Chiesa”. "La Chiesa - ha detto - non è un 'che cosa' ma un “chi”. La Chiesa ha forme istituzionali poiché deve lavorare nelle strutture legali e materiali del mondo. Ma la Chiesa è essenzialmente madre e maestra, guida e consolatrice, famiglia e comunità di fede. È così che dobbiamo pensarla. E la Chiesa è la 'Sua' Chiesa, la sposa di Gesù Cristo, non la 'nostra' Chiesa nel senso di possederla o di avere autorità per riscrivere i suoi insegnamenti". Mons. Chaput ha focalizzato l’attenzione sul grande vescovo del terzo secolo, San Cipriano, il quale scriveva: "Non puoi avere Dio per Padre se non hai la Chiesa per madre". "Dobbiamo appartenere alla Chiesa da figli e figlie. La Chiesa - ha aggiunto l’arcivescovo - deve vivere nei nostri cuori come ci vive la nostra famiglia, e radunarci la domenica per amarci e sostenerci a vicenda come famiglia, per lodare il Padre e per condividere il cibo che ci è donato nel Figlio. La liturgia festiva deve essere viva e piena di fede, celebrata con convinzione e gioia. La Chiesa di mattoni sarebbe un guscio vuoto se dentro le sue mura non si ardesse di zelo per Dio e per la salvezza gli uni degli altri". La terza parola è “missione”. "La nostra missione, il nostro fine e impegno di discepoli di Cristo, è semplice: 'Fate discepoli tutti i popoli' (Matteo , 28, 19). Gesù voleva dire esattamente quello che ha detto, e quelle parole del Vangelo valgono per tutti, compresi io e voi. Dobbiamo portare Gesù Cristo a tutto il mondo e tutto il mondo a Gesù Cristo. La nostra missione - ha sottolineato il presule - discende direttamente dalla vita intima della Trinità. Dio Padre ha inviato il suo Figlio, il Figlio invia la sua Chiesa, e la Chiesa invia noi. Ovviamente, non possiamo convertire il mondo da soli. Non siamo chiamati al successo, che spetta solo a Dio. A noi spetta di provare, di lavorare insieme e di sostenerci a vicenda da credenti e sempre chiedendo l’aiuto di Dio. Dio ascolta. Il resto è compito suo, ma noi dobbiamo provare. Dobbiamo fare ben più che conservare vecchie strutture, dobbiamo essere missionari". Infine, l’arcivescovo di Philadelphia ha spiegato il significato autentico della parola “fede”. "La fede non è un’emozione. Non è una serie di dottrine o concetti, benché queste giochino un ruolo importante nella vita di fede. La fede è fiducia nelle realtà invisibili basata sulla parola di qualcuno che conosciamo e amiamo, in questo caso Dio. La fede è dono di Dio. Lui sceglie noi. Possiamo certamente chiedere il dono della fede, e quando ci è data, possiamo scegliere liberamente se accoglierla o no. Ma l’iniziativa è di Dio, e solo un incontro vivo e un rapporto vivo con Gesù Cristo rende la fede sostenibile. La fede - ha concluso - apre i nostri occhi sull’autentica realtà di Dio. Guardando con occhi nuovi, abbiamo ragione di sperare. E la speranza attiva la carità, facendoci superare la paura per vedere al di là di noi stessi le sofferenze e i bisogni degli altri. Si forma la storia e si promuove la vita, credendo in qualcosa più importante di noi stessi. Così, la fede è la pietra d’angolo della vita cristiana, perché ci dilata, ci anima, è sempre all’opera. Se non è condivisa, muore. Ci conduce oltre noi stessi e ci fa rischiare".

L'Osservatore Romano

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. La Veglia e la Messa conclusiva si svolgeranno nella zona di Guaratiba, parte ovest di Rio De Janeiro. Ministro Carvalho: progetto dall'enorme significato storico

“La Veglia del sabato notte, 27 luglio, e la Messa finale della GMG, domenica 28 luglio, si svolgeranno nella zona di Guaratiba (foto), situata nella parte ovest di Rio De Janeiro”. L’annuncio è stato dato questa mattina dal sindaco di Rio, Edoardo Paes, ai 200 delegati di pastorale giovanile da 75 Paesi e 40 movimenti ecclesiali, convenuti nella città brasiliana, per partecipare all’incontro preparatorio della Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Si tratta di un’area capace di contenere due milioni e mezzo di persone. Con la scelta di Guaratiba, che sostituisce la base aerea di Santa Cruz pensata inizialmente dal Comitato organizzatore locale, si completa il quadro dei luoghi degli eventi della Giornata. Benedetto XVI sarà accolto nella spiaggia di Copacabana il 25 luglio 2013. La spiaggia sarà anche il sito della cerimonia di accoglienza dei giovani, il 23 luglio, e della Via Crucis del 26 luglio. L‘annuncio del sindaco è stato seguito dal ringraziamento pubblico del card. Rylko: "Benedetto XVI segue con particolare attenzione i preparativi della GMG cui affida grandi speranze per la Chiesa. La GMG di Rio ha un peso particolare". All’incontro in corso a Rio è stato ricordato che a Copacabana, per tradizione, si concentrano i grandi meeting di Rio, e la gente è abituata ad accogliere due milioni di persone quindi saprà come adeguarsi anche questa volta. Copacabana, inoltre, offre anche strutture sufficienti, negozi, punti di ristoro e di sicurezza innanzitutto, per fare fronte alle esigenze dei presenti. “Guaratiba - dichiara all'agenzia SIR l’arcivescovo di Rio, dom Orani J. Tempesta - è un luogo da allestire, ma non sarà un problema vista la stretta collaborazione che abbiamo con le Istituzioni municipali e federali. Sinergia fruttuosa anche per quanto riguarda la sicurezza. Rio - aggiunge l’arcivescovo - è una città tranquilla e come tutte le metropoli richiede quella prudenza e attenzione dovute. La sicurezza è molto migliorata in questi ultimi anni”. “La GMG - conclude mons. Tempesta - sta cambiando la Chiesa in Brasile e non solo a Rio. Quest’anno nel Paese è in corso una campagna della fraternità dei giovani e anche la Chiesa locale di Rio riflette sui giovani. Ogni sforzo è condotto su questo versante per preparare al meglio la GMG e l’incontro con il Pontefice. Non manchiamo però di volgere lo sguardo al futuro, al dopo GMG”. “Un progetto dall’enorme significato storico poiché coincide con quello della costruzione di una nuova nazione”. È la Giornata Mondiale della Gioventù nelle parole del ministro Gilbert Carvalho, della segreteria della presidenza della Repubblica del Brasile, che oggi ha portato il saluto del Governo del Paese. “La Giornata - ha dichiarato il ministro - vede una forte collaborazione tra Chiesa e Istituzioni e travalica il suo significato religioso, rivolgendosi non solo alla gioventù cattolica, e si colloca nella prospettiva della costruzione di una nuova società al servizio della comunità e contro le piaghe della droga, della violenza, del sessismo, aspetti negativi ben presenti in Brasile, dove ogni mese 600 giovani perdono la vita per questi motivi”. Il ministro ha rimarcato che “gli indici della violenza e della criminalità si stanno riducendo anche se in alcune aree cresce in modo allarmante la violenza contro la gioventù nero-discendente”. Si tratta, dunque, di lavorare “per una nuova società e per una nuova speranza”. “Accogliamo la GMG come un forte contributo a questa opera”, ha concluso il ministro, che ha ribadito “l’apprezzamento dello Stato per l’impegno sociale della Chiesa”.

SIR