Ha battuto i corvi, sconfitto i profeti di sventura che annunciavano "grandi funerali a corte", risposto picche a chi pronosticava una cacciata dal Vaticano e il 2 dicembre compirà 78 anni, gli ultimi dei quali vissuti da Segretario di Stato del Papa e non certo in discesa. Stiamo parlando del card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) da Romano Canavese, "primo ministro" del Papa e suo collaboratore numero uno nel governo della Chiesa, che è riuscito non solo a restare al suo posto, ma per giunta a sconfiggere i pennuti che avevano cercato in tutti i modo di defenestrarlo. Fughe di notizie, documenti in libera uscita, monsignori più o meno chiacchierati nulla hanno potuto contro Bertone: nemmeno la definizione estrema dei diplomatici americani, che lo hanno definito nei cablo di Wikileaks "uno yes-man", ha potuto fermarlo né ha fermato il suo diretto superiore, il Papa, che anzi ha più volte riconfermato la stima e fiducia nei suoi confronti (lavorano insieme sin dai tardi anni '80, quando l'allora card. Joseph Ratzinger era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede) e lo ha lasciato alla guida della Segreteria 'sine die', a tempo indeterminato: potrà restare al suo posto almeno per altri due anni, fino al compimento degli 80 quando poi si decade automaticamente dagli incarichi di Curia (e si perde anche l'elettorato attivo e passivo in Conclave). Ma facciamo un passo indietro. La ridda di rumors sulle sue possibili dimissioni a 78 anni era iniziata osservando un fatto banale: il suo predecessore, card. Angelo Sodano, aveva lasciato l'incarico al compimento di quel l'età e nel settembre 2006 era subentrato Bertone. Si pensava che al compimento dei 78 anni anche Bertone avrebbe lasciato e qualche monsignore, insoddisfatto della gestione che il cardinale ha dato alla Segreteria (meno diplomatica e più pastorale, aiutato in questo anche dalla creatività tipicamente salesiana) avrebbe pensato di dargli una mano iniziando a diffondere qualche documento. Poi sono venuti i cablo di Wikileaks, con i funzionari yankee non molto contenti della visita nel 2009 di Bertone a Cuba, seguita dall'esplosione dei leaks, con le lettere di mons. Carlo Viganò (oggi nunzio negli States) finite sui giornali e poi il clamoroso arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele del Papa. Insomma, un lasso di tempo non molto facile per Sua Eminenza. Che nel frattempo è anche diventato Camerlengo di Santa Romana Chiesa e quindi potrebbe guidare, o quantomeno influenzarlo, il prossimo conclave, che eleggerà il successore di Benedetto XVI. Il cardinale ha comunque totalizzato delle vittorie, sul campo come la Juventus di cui è appassionato tifoso (ed è anche competente di calcio, nonché ideatore della Clericus Cup, la coppa vaticana per i seminaristi). Non è difficile notare che Oltretevere molti portano accanto al loro nome la sigla S.D.B. (Societa Don Bosco, ossia i Salesiani), che maliziosamente qualcuno traduce in "Sono Di Bertone" o "Sto Da Bertone" e fa il degno paio con l'ironia vaticana sulla targa SCV (letta come: Se Cristo Vedesse!). Non è un mistero che molte persone a lui vicine hanno percorso una buona carriera nei Sacri Palazzi, basti pensare alla notevole infornata di berrette cardinalizie targate Bertone nel conclave del febbraio di quest'anno. E qualcuno l'ha fatta fuori, come il sanremese Marco Simeon, a lui molto vicino e capo struttura Rai Vaticano oltre che direttore delle relazioni istituzionali e internazionali. A proposito: tra quelli che certo non gli sono molto amici possiamo elencare il cardinale arcivescovo emerito di Milano Dionigi Tettamanzi, che non ha voluto lasciare la presenza del Toniolo quando Bertone glielo ha ordinato e si è anzi recato in quel di Roma a discuterne col Papa. Anche l'ex presidente IOR Ettore Gotti Tedeschi è stato indicato come vicino a Bertone (salvo essere defenestrato il 24 maggio di quest'anno), e certo vicino al cardinale è Giovanni Maria Flick, ex giudice della Consulta e giurista di ampio spessore che però il cardinale non sarebbe riuscito a piazzare alla guida del Toniolo, la cassaforte della Cattolica. Lo anche la cordata IOR-Malacalza che avrebbe dovuto rilevare il San Raffaele acciaccato di debiti e battuta da Giuseppe Rotelli e il suo Gruppo San Donato. Peraltro, da ultimo il cardinale è rimasto scottato: i salesiani, che però si sono smarcati, potrebbero rischiare un colpo da 130 milioni di euro alla congregazione di Bertone sulla questione dell'eredità del Marchese Alessandro Gerini, grande benefattore romano morto nel 1990. Storia di un'eredità che sarebbe stata soprastimata (su questo si pronuncerà la magistratura) e che ha portato il canale a scrivere una lettera, pubblicata dal Corriere, nella quale chiede ai magistrati di evitare l'eventuale sequestro dei beni dei garanti (i salesiani, appunto). Vedremo. Certo è che Bertone ha superato tutte queste tempeste, tenendo sempre duro e senza mai perdere il suo stile allegro e semplice. Appassionato di tecnologia, ha un tablet con il quale si informa anche online e alle volte bacchetta i giornalisti sostenendo che scrivano cose alla Dan Brown. Continuerà a restare al suo posto dopo il 2 dicembre? Molto probabilmente sì, non foss'altro che non ci sono grosse agitazioni nei Sacri Palazzi né girano nomi per la sua successione. Dopo le procelle di Vatileaks, cioè, sembra essersi raggiunto un faticoso ma apparentemente stabile equilibrio, che per il momento nessuno vuole sia danneggiato. In qualche modo il conflitto CEI-Bertone per cariche e nomine sembrerebbe aver subito una battuta d'arresto. Anche eventuali candidati dai nomi più volte apparsi sui giornali hanno scelto di tenere un profilo molto basso. Il messaggio è chiaro per tutti, per il momento: Bertone resta finché c'è Papa Ratzinger. Buon compleanno, Eminenza.
Antonino D'Anna, Affaritaliani.it
Antonino D'Anna, Affaritaliani.it