Quando alla vigilia di Natale del 2009 Benedetto XVI lanciò l'idea del "Cortile dei gentili", ne disse subito la finalità: tener desta la ricerca di Dio tra agnostici o atei, come "primo passo" della loro evangelizzazione.
Ma il Papa non ne stabilì le modalità d'esecuzione. Affidò la messa in opera dell'idea al presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo e poi cardinale Gianfranco Ravasi (foto), valente e sperimentato creatore di eventi culturali.
Ravasi esordì a Parigi il 24 e 25 marzo 2011, organizzando un incontro che ebbe un notevole impatto. Lo stesso Benedetto XVI vi prese parte con un videomessaggio rivolto ai giovani riuniti sul sagrato di Notre Dame.
Nei successivi appuntamenti, però, il Papa rimase in silenzio. Il "Cortile dei gentili" proseguì con una sequenza serrata di incontri, in diversi paesi. Con un crescendo culminato il 5 e 6 ottobre di quest'anno ad Assisi, con un cast di partecipanti record, a cominciare dal presidente della repubblica italiana, Giorgio Napolitano, agnostico di formazione marxista.
A questo crescendo è corrisposto, però, un calo di interesse generale e di risonanza nei media.
Un calo comprensibile. Il fatto che dei non credenti prendessero la parola in un incontro promosso dalla Santa Sede non era più una notizia. E non era una notizia nemmeno il fatto che ciascuno vi esponesse la rispettiva visione del mondo, peraltro già risaputa, alla pari con gli altri, in una sorta di "quadri di un'esposizione".
A dispetto della suggestione di ciascun evento e dell'ammirazione che esso riscuoteva tra i partecipanti, il "Cortile dei gentili" rischiava di non produrre più nulla di nuovo e di significativo, sul versante dell'evangelizzazione.
Se una novità infatti c'è stata, nell'ultimo suo incontro tenuto 1l 16 e 17 novembre in Portogallo, essa è venuta da fuori e dall'alto.
Per la prima volta nella storia del "Cortile dei gentili", a parte il caso particolare di Parigi, Benedetto XVI ha inviato ai partecipanti un proprio messaggio.
Un messaggio nel quale egli ha voluto riportare l'iniziativa alla sua finalità originaria: quella di parlare di Dio a chi ne è lontano, risvegliando le domande che avvicinino a Dio "almeno come Sconosciuto".
Nel messaggio, chiaramente scritto di suo pugno, Benedetto XVI ha preso avvio dal tema principale del "Cortile dei gentili" portoghese: "l'aspirazione comune di affermare il valore della vita umana".
Ma subito ha argomentato che la vita di ogni persona, tanto più se amata, non può non "chiamare in causa Dio".
E ha proseguito:
"Il valore della vita diventa evidente solo se Dio esiste. Perciò, sarebbe bello se i non credenti volessero vivere 'come se Dio esistesse'. Sebbene non abbiano la forza per credere, dovrebbero vivere in base a questa ipotesi; in caso contrario, il mondo non funziona. Ci sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto, se Dio non sarà posto al centro, se Dio non diventerà di nuovo visibile nel mondo e determinante nella nostra vita".
Nel concludere, Benedetto XVI ha citato una riga del messaggio rivolto dal Concilio Vaticano II agli uomini di pensiero e di scienza:
"Felici coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri".
E ha aggiunto lapidariamente:
"Questi sono lo spirito e la ragion d’essere del Cortile dei gentili".
L'indubbia rettifica impressa al "Cortile dei gentili" da Benedetto XVI con questo messaggio non è stata rimarcata dai media, nemmeno da quelli cattolici e più attenti.
Ma il card. Ravasi l'ha sicuramente registrata e sottoscritta. Lo si è capito anche da questo passaggio del bilancio del "Cortile" portoghese pubblicato su L'Osservatore Romano del 23 novembre:
"A Guimarães, il pubblico ha sollevato una questione: la sacralità della vita presuppone qualcosa che ci trascende. Come possiamo conoscere Dio? È stato cioè toccato l’obiettivo per il quale il 'Cortile dei gentili' è stato pensato: esprimere l’inquietudine riguardo a Dio. Tema vasto e complesso sul quale, ha detto il card. Ravasi, il 'Cortile dei gentili' tornerà in maniera più approfondita nei prossimi incontri".
Ai prossimi incontri la verifica della svolta.
Intanto, Benedetto XVI ha affidato al card. Ravasi, che è anche rinomato biblista, l'onore di presentare ai media di tutto il mondo il terzo tomo della sua opera su Gesù, quella dedicata ai Vangeli dell'infanzia. Segno della fiducia che continua a riporrre in lui.
E a sua volta Ravasi ha dato inizio, su L'Osservatore Romano, a una serie di articoli sull'incontro/scontro tra la fede e l'incredulità nella cultura contemporanea, come apporto all'Anno della fede indetto dal papa.
Nel primo di questi articoli, il 28 novembre, il cardinale ha sprigionato la sua eccezionale padronanza della letteratura, delle arti e delle scienze, con una lussureggiante fioritura di autori citati. Nell'ordine: Aleksandr Blok, Franz Kafka, Emile Cioran, Jean Cocteau, Rudolf Bultmann, Blaise Pascal, Jan Dobraczynski, Robert Musil, Ludwig Wittgenstein, Luis de León, David Hume, Anatole France, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Augusto Del Noce, Jacques Prévert, Eugenio Montale, Johann Wolfgang von Goethe.
In mezza pagina di giornale una ventina di autori, quasi tutti non credenti eppure tutti rivelatisi "vulnerabili" alle domande su Dio.
Sandro Magister, www. chiesa
Sandro Magister, www. chiesa