martedì 1 gennaio 2013

Il presidente Napolitano al Papa: non posso non raccogliere il suo appello, al dovere, per tutti coloro che sono investiti di pubblici poteri, di farsi guidare dal bene comune e dall'interesse collettivo

Dopo il tradizionale discorso alla nazione del 31 dicembre, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (foto) ha deciso di inviare un messaggio anche a Papa Benedetto XVI, rispondendo alle parole del Pontefice per la Giornata Mondiale della Pace. Secondo Napolitano le istituzioni devono "far sì che il diritto al lavoro, e a un lavoro dignitoso, venga pienamente tutelato, come preteso dalla Costituzione italiana che lo riconosce come elemento fondante della nostra forma di Stato". Tra le frasi del Papa era presente un invito alle forze politiche, al quale Napolitano ha voluto dar seguito: "Non posso non raccogliere il suo appello, Santità, al dovere, per tutti coloro che sono investiti di pubblici poteri, di farsi guidare dal bene comune e dall'interesse collettivo", ha scritto il capo dello Stato. "Le sue parole evocano l'urgenza di una rinascita insieme etica, culturale e antropologica, che ci consenta di recuperare e porre alla base delle formazioni sociali e delle istituzioni un 'noi comunitario', all'interno del quale si riconosca il fondamento e l'indivisibilità dei reciproci diritti e doveri", ha aggiunto il presidente della Repubblica. Poi un pensiero alle stragi che colpiscono i cristiani in tutto il mondo: "In molti Paesi, soprattutto dell'Africa e dell'Asia, la condizione delle comunità cristiane, della loro libertà di culto e dei loro pieni diritti civili è oggetto di grande preoccupazione e di specifico impegno del governo italiano", ha detto Napolitano. "Su tutti questi temi è necessario un convinto impegno non solo della diplomazia ma anche, come Ella giustamente osserva, di tutti i potenziali operatori di pace".

Lettera43

Messaggio del presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale della Pace

Il tweet di Capodanno del Papa: il Signore vi benedica e vi protegga nel nuovo anno. Mons. Celli: il desiderio di Benedetto XVI è di dialogare con il numero più ampio delle persone, entrare in contatto con uomini e donne di ogni Paese. E quindi anche in lingua cinese

"Il Signore vi benedica e vi protegga nel nuovo anno". È questo il primo tweet inviato da Benedetto XVI nel 2013 dall'account @Pontifex, subito dopo l'Angelus e la Santa Messa della Giornata Mondiale della Pace. In un'intervista a TgCom24, l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha intanto confermato l'imminente invio di tweet anche in cinese: "Già il sito ufficiale della Santa Sede ha un canale in questa lingua. Noi non saremmo alieni dal poter avere un account anche in cinese". Anche se "ci sono delle difficoltà tecniche, il desiderio del Papa - ha assicurato - è di dialogare con il numero più ampio delle persone, entrare in contatto con uomini e donne di ogni Paese. E quindi, perchè no, anche in lingua cinese".
 
Avvenire.it
 

Benedetto XVI: possa essere veramente un buon anno, e lo sarà se accoglieremo in noi e tra di noi l’amore che Cristo ci ha donato. Con gratitudine formulo i migliori auspici al Presidente della Repubblica Italiana e all’intera Nazione

Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha rivolto “a tutti l’augurio più cordiale per il nuovo anno: possa essere veramente un buon anno, e lo sarà se accoglieremo in noi e tra di noi l’amore che Cristo ci ha donato”. Con “gratitudine” ha formulato “i migliori auspici al presidente della Repubblica italiana e all’intera Nazione, come pure alle altre autorità”. Poi ha rinnovato il suo “affettuoso saluto” ai giovani venuti a Roma per l’Incontro europeo della Comunità di Taizé e ha espresso la sua “spirituale vicinanza alle iniziative ecclesiali in occasione dell’odierna Giornata Mondiale della pace”, come la Marcia nazionale di ieri sera a Lecce e quella di oggi a Roma, animata dalla Comunità di Sant’Egidio. Un saluto anche agli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare che stanotte hanno vegliato in preghiera in piazza San Pietro, a anche a Milano e L’Aquila. “A tutti – ha concluso - auguro abbondanza di pace e di bene per ogni giorno del nuovo anno!”.

SIR

Il Papa: come la luce e il calore del sole sono una benedizione per la terra, così la luce di Dio lo è per l’umanità, quando Egli fa brillare su di essa il suo volto. Un nuovo anno è come un viaggio: con la luce e la grazia di Dio, possa essere un cammino di pace per ogni uomo e ogni famiglia, per ogni Paese e per il mondo intero

Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 46° Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus. “Buon anno a tutti! In questo primo giorno del 2013 vorrei far giungere ad ogni uomo e ogni donna del mondo la benedizione di Dio”, ha esordito così il Papa. “Come la luce e il calore del sole sono una benedizione per la terra – ha osservato -, così la luce di Dio lo è per l’umanità, quando Egli fa brillare su di essa il suo volto. E questo è avvenuto con la nascita di Gesù Cristo! Dio ha fatto risplendere per noi il suo volto: all’inizio in modo molto umile, nascosto – a Betlemme soltanto Maria e Giuseppe e alcuni pastori furono testimoni di questa rivelazione –; ma a poco a poco, come il sole che dall’alba giunge al mezzogiorno, la luce di Cristo è cresciuta e si è diffusa ovunque”. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del suo compiacimento”. Questo, ha sottolineato il Pontefice, è “il canto degli angeli a Natale, ed è il canto dei cristiani sotto ogni cielo; un canto che dai cuori e dalle labbra passa nei gesti concreti, nelle azioni dell’amore che costruiscono dialogo, comprensione e riconciliazione”. Per questo, otto giorni dopo il Natale, “quando la Chiesa, come la Vergine Madre Maria, mostra al mondo il neonato Gesù, Principe della Pace, celebriamo la Giornata mondiale della pace”, ha spiegato il Santo Padre. Gesù, infatti, “è venuto a portare agli uomini una pace che il mondo non può dare”. Quando “proclama le sue ‘Beatitudini’, tra queste vi è anche ‘beati gli operatori di pace’”, i quali “sono tutti coloro che, giorno per giorno, cercano di vincere il male con il bene, con la forza della verità, con le armi della preghiera e del perdono, con il lavoro onesto e ben fatto, con la ricerca scientifica al servizio della vita, con le opere di misericordia corporale e spirituale”. Gli operatori di pace “sono tanti, ma non fanno rumore. Come il lievito nella pasta, fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio”. In questo primo Angelus del nuovo anno, ha proseguito, “chiediamo a Maria Santissima, Madre di Dio, che ci benedica, come la mamma benedice i suoi figli che devono partire per un viaggio. Un nuovo anno è come un viaggio: con la luce e la grazia di Dio, possa essere un cammino di pace per ogni uomo e ogni famiglia, per ogni Paese e per il mondo intero”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
 

Il Papa: il fondamento della nostra pace è la certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente

Questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 46° Giornata Mondiale della Pace sul tema "Beati gli operatori di pace". Hanno concelebrato con il Papa il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e mons. Beniamino Stella, oresidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.
Il mondo di oggi, ha affermato Benedetto nell'omeia, è segnato infatti da "focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato", a cui si aggiungono “diverse forme di terrorismo e di criminalità”. Tuttavia secondo il Papa ciò che davvero conta sono "le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo", che testimoniano "l’innata vocazione dell’umanità alla pace". “L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio” ha ribadito il Pontefice; “in ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata”.
Il Papa ha richiamato quindi il suo Messaggio per la Giornata della Pace che prende spunto dalle parole di Cristo nel Vangelo di Matteo. Una beatitudine questa che, come spiega il Papa, indica che "la pace è dono messianico e opera umana ad un tempo… È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato". La pace, quindi, è “il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio e, al tempo stesso, da costruire con ogni sforzo”. Ma “qual è il fondamento, l’origine, la radice di questa pace?” si è interrogato il Papa, “come possiamo sentire in noi la pace, malgrado i problemi, le oscurità, le angosce?”. La risposta ci viene offerta dalle Letture della liturgia odierna, soprattutto dal Vangelo di Luca, che propongono di contemplare “la pace interiore di Maria”. È Lei, la Madre di Gesù, il modello da seguire. Lei che travolta da tanti avvenimenti imprevisti nei giorni del parto, “non si scompone, non si agita, non è sconvolta da fatti più grandi di lei; semplicemente considera, in silenzio, quanto accade, lo custodisce nella sua memoria e nel suo cuore, riflettendovi con calma e serenità”. A questa pace interiore dobbiamo aspirare secondo il Papa, soprattutto “in mezzo agli eventi a volte tumultuosi e confusi della storia, di cui spesso non cogliamo il senso e che ci sconcertano”. Riflettendo ancora sul brano evangelico odierno, Benedetto XVI si sofferma poi sull’importanza del nome di Gesù: “quel nome che Dio aveva già stabilito prima ancora che il Bambino fosse concepito”.
Quel nome che “segna una volta per sempre anche l’identità di Maria” che diventa così "la madre di Gesù", cioè “la madre del Salvatore, del Cristo, del Signore”. Un nome “luminoso” che Dio proietta sul suo popolo all’inizio di ogni nuovo anno e che ci invita a fissare gli occhi sul volto del Verbo che "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". E, come afferma la Sacra Scrittura, proprio “dalla contemplazione del volto di Dio nascono gioia, sicurezza e pace”. “Godere dello splendore del volto di Dio – ha sottolineato il Santo Padre - vuol dire penetrare nel mistero del suo Nome manifestatoci da Gesù, comprendere qualcosa della sua vita intima e della sua volontà, affinché possiamo vivere secondo il suo disegno di amore sull’umanità”. È questo il fondamento della nostra pace: “La certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente”. “Lo splendore del volto del Signore su di noi, che ci concede pace, è la manifestazione della sua paternità; il Signore rivolge su di noi il suo volto, si mostra Padre e ci dona pace” ha afferma toin conclusione Benedetto XVI. Forti di questo iniziamo il nuovo anno con fiducia in Dio, nella Vergine Maria, madre di Dio, e in Gesù, Principe della Pace. Certi soprattutto che “niente può togliere ai credenti questa pace, nemmeno le difficoltà e le sofferenze della vita. Infatti – ha concluso il Santo Padre - le sofferenze, le prove e le oscurità non corrodono, ma accrescono la nostra speranza, una speranza che non delude”.

Zenit

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO E NELLA XLVI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - il testo integrale dell'omelia del Papa