giovedì 10 dicembre 2009

'L'Osservatore Romano' in versione 'ecologica': lo scoiattolo dell'albero di Natale di Piazza San Pietro e il merlo bianco dei giardini vaticani

Scoiattoli, alberi e merli: L’Osservatore Romano si presenta oggi in versione ecologica, con un editoriale su “Il grande albero”, ultima fatica letteraria di Susanna Tamaro, e un servizio fotografico esclusivo su un merlo bianco che abita i giardini vaticani, immortalato niente meno che da mons. Alfred Xuereb, uno dei segretari personali di Benedetto XVI. Lo scoiattolo Crik è il protagonista della storia della Tamaro: riesce ad arrivare fino al Papa per salvare il grande albero abbattuto e portato in Piazza San Pietro per il Natale. Il Papa, nel caso Giovanni Paolo II, lo ascolta e parla di alberi e di scoiattoli nella sua omelia. Si avvicina all’albero, e lo abbraccia, poi benedice Crik. Il giorno successivo, un enorme camion riporterà il grande abete e lo scoiattolo alla foresta dove, ricongiunto alle sue radici, l’albero riprenderà a vivere. “Non sappiamo se nel gigantesco abete portato per questo Natale c’è uno scoiattolo, sappiamo però che, se ci fosse, anche Benedetto XVI saprebbe ascoltarlo - commenta la Scaraffia sul giornale vaticano -. Papa Ratzinger, infatti, è ben noto per l’attenzione che sa prodigare al creato e alle sue creature, e per di più ha sempre confessato uno speciale amore verso i gatti, come racconta un altro grazioso libretto, uscito qualche tempo fa, "Joseph e Chico". È anche con libri come questi che si può far capire come la Chiesa abbia a cuore il benessere non solo degli esseri umani, ma anche del mondo, animale e vegetale, che Dio ci ha affidato”. Nelle pagine interne si trova un servizio fotografico su un merlo bianco, avvistato nei Giardini Vaticani: “‘Aberrazioni cromatiche’ le chiamano gli studiosi. Merli albini e merli leucistici non sono così insoliti da osservare, assicurano gli esperti. Anche in un angolo verde del tutto particolare come i Giardini Vaticani. Ce n’è un esemplare nella zona del giardino alla francese, alle spalle della Grotta di Lourdes, che non di rado si concede all’osservazione dei bird-watcher più fortunati nella cerchia delle Mura leonine. Tra i quali lo stesso Benedetto XVI e uno dei suoi segretari, monsignor Alfred Xuereb, che lo hanno notato durante la quotidiana preghiera del rosario recitato passeggiando lungo i viali. Fatto sta che il prelato, incoraggiato anche dal Papa, si è messo di impegno con l’intenzione di ‘catturarlo’. Ma per farlo è bastata una macchina fotografica dotata di un potente obiettivo. Che unita a una buona dose di pazienza e a uno spirito di osservazione non comune gli ha consentito il giorno seguente, al termine di un appostamento neanche tanto lungo, di immortalare in una serie di splendidi scatti il volatile”.

Il Velino

Documentario di 'Al Jazeera' sul Papa e la Santa Sede. Intervista al card. Bertone: Benedetto XVI ha dato impulso positivo al dialogo con l'islam

Il dialogo tra cattolici e musulmani è un importante "fattore di pace e di rispetto" nell'attuale quadro internazionale e, in particolare, nel difficile scenario mediorientale. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone sceglie una tribuna di eccezione come Al Jazeera per rilanciare l'appello a "una pacifica convivenza di tutti con tutti". Intervistato per la prima volta dal network arabo, il porporato coglie l'occasione per rivolgere all'islam "un augurio di pace e di serena e solidale convivenza", riaffermando che la Chiesa in ogni Paese "difende i diritti di tutti, il diritto di vivere, il diritto all'istruzione, il diritto di associazione, i diritti di tutte le minoranze". In questo senso - puntualizza Bertone - "bisogna assicurare a ciascuno la sua libertà di culto, dialogando e lavorando assieme per aiutare chi ha più bisogno". La Chiesa "promuove il bene delle persone senza distinguere la loro religione", ricorda. E chiede perciò che "la difesa dei diritti delle minoranze" valga anche per i cristiani "che si trovano in Paesi musulmani o non cristiani": questo - auspica - "è un impegno che dobbiamo prendere tutti insieme". In proposito il cardinale riferisce di una telefonata del Patriarca iracheno Delly proprio due giorni fa, dopo che Baghdad è stata investita da una serie di sanguinosi attentati che hanno provocato centinaia di morti e feriti. Dal segretario di Stato una esplicita denuncia della drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente: "Noi - afferma - esortiamo i cristiani arabi a restare, perché svolgono una funzione positiva, anche se qualcuno può sbagliare". Si tratta di un argomento - riferisce - che è costantemente al centro dei colloqui con i "responsabili politici" dei Paesi arabi che si recano in visita in Vaticano. Il cristianesimo - ricorda il porporato - è nato in Medio Oriente. E gli arabi cristiani sono "molto fieri" della loro appartenenza araba. Bertone parla con accenti preoccupati delle conseguenze della guerra in Iraq scoppiata quasi sette anni e lancia un grido d'allarme sulla situazione di coloro che hanno abbandonato la regione. L'appello è alla comunità internazionale perché non dimentichi "i rifugiati che sono ancora lontani dalle loro patrie" e si impegni "sempre di più a creare le condizioni per il loro ritorno". La tutela dei diritti delle minoranze, precisa comunque il segretario di Stato, deve sempre procedere di pari passo con la necessità di "osservare le leggi dei Paesi di arrivo". E in ogni caso la questione dei rapporti tra cittadini di diverse religioni va affrontata senza chiusure pregiudiziali o emotive, come è avvenuto in Svizzera con il referendum che ha vietato la costruzione di nuovi minareti: una decisione - commenta il Bertone - "che nasce dalla paura, mentre le scelte di voto devono nascere da una prospettiva, da un obiettivo positivo". L'intervista concessa a Mohamed Kenawi prende le mosse proprio dal ruolo delle religioni come artefici di pace e di riconciliazione nel mondo, per poi affrontare specificamente la questione del dialogo tra cattolici e musulmani. Il porporato sottolinea in proposito l'azione di rilancio intrapresa da Benedetto XVI soprattutto attraverso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Ed evidenzia che la collaborazione tra le religioni non può non portare anche a un impegno comune nella lotta alla povertà. Interpellato dal giornalista sul ruolo e le funzioni del centro della cattolicità, Bertone coglie l'occasione per chiarire la distinzione tra Santa Sede e Vaticano e per evidenziare la figura particolare del Pontefice, la cui sovranità sul piccolo Stato vaticano è garanzia di libertà e indipendenza rispetto ad altri poteri. Quanto ai rapporti con lo Stato italiano, infine, il porporato li definisce "molto intensi" e rimarca la "particolare attenzione" del Papa alla vita della nazione. Ma puntualizza anche che la Chiesa esprime solo indicazioni e giudizi morali sulle diverse questioni, mentre i cattolici, come tutti i cittadini, sono liberi di agire secondo la loro coscienza illuminata dalla fede. L'intervista, realizzata dalla Domino film, dura circa venti minuti ed è stata registrata mercoledì mattina, 9 dicembre, nella Sala dei Trattati della Segreteria di Stato. I suoi passaggi più significativi faranno parte di un documentario sulla realtà del Vaticano che sarà trasmesso da Al Jazeera tra sei mesi. Il progetto, presentato nei mesi scorsi, è stato esaminato e sviluppato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Prevede, tra l'altro, interviste anche al card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e agli arcivescovi Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, e Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. "La decisione di realizzare il documentario - spiega a L'Osservatore Romano Mohamed Kenawi - nasce dal desiderio di far conoscere al mondo arabo e musulmano una realtà universale come la Chiesa Cattolica, e in particolare il Vaticano, entità indipendente e del tutto particolare guidata dal Pontefice, che è allo stesso tempo leader spirituale e capo di uno Stato". Si tratta - puntualizza - di "un contributo al dialogo tra le religioni, che per essere efficace ha bisogno della conoscenza reciproca come condizione essenziale". Kenawi racconta di essere rimasto "molto colpito dall'accoglienza positiva che la nostra iniziativa ha ricevuto in Vaticano". E si augura che "possa servire a far conoscere meglio al mondo arabo la figura del Papa e il ruolo della Santa Sede nell'attuale scenario internazionale".

L'Osservatore Romano

Messaggio del Papa: la fede apre all'uomo l'orizzonte di una speranza certa che non delude. Se Dio sparisce l’umanità rischia di distruggere se stessa

Una “importante iniziativa, che affronta uno dei grandi temi che da sempre affascinano ed interrogano lo spirito umano”: così Papa Benedetto XVI ha definito il convegno “Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto” in corso a Roma, nel messaggio inviato al presidente della Conferenza Episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco (foto), e letto da mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI. Il Papa afferma subito che “la questione di Dio è centrale anche per la nostra epoca, nella quale spesso si tende a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella ‘orizzontale’, ritenendo irrilevante per la sua vita l’apertura al Trascendente. La relazione con Dio, invece, è essenziale per il cammino dell’umanità e, come ho avuto modo di affermare più volte, la Chiesa e ogni cristiano hanno proprio il compito di rendere Dio presente in questo mondo, di cercare di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. “In questa prospettiva – ha poi aggiunto Benedetto XVI - si pone l’evento internazionale di questi giorni. L’ampiezza di approccio alla importante tematica, che caratterizza l’incontro, permetterà di tracciare un quadro ricco e articolato della questione di Dio, ma soprattutto sarà di stimolo per una più profonda riflessione sul posto che occupa Dio nella cultura e nella vita del nostro tempo”. Riflettendo sulla natura e i contenuti del convegno internazionale che si apre oggi a Roma, Benedetto XVI ha poi affermato: “Da una parte (..) si intende mostrare le varie strade che conducono ad affermare la verità circa l’esistenza di Dio, quel Dio che l’umanità ha da sempre in qualche modo conosciuto, pur nei chiaroscuri della sua storia, e che si è rivelato con lo splendore del suo volto nell’alleanza con il popolo di Israele e, al di là di ogni misura e attesa, in modo pieno e definitivo, in Gesù Cristo. Questi – sottolinea il Papa - è il Figlio di Dio, il Vivente che entra nella vita e nella storia dell’uomo per illuminarle con la sua grazia, con la sua presenza”. “Dall’altra parte, si vuole mettere proprio in luce l’importanza essenziale che Dio ha per noi, per la nostra vita personale e sociale, per la comprensione di noi stessi e del mondo, per la speranza che illumina il nostro cammino, per la salvezza che ci attende oltre la morte”, ha aggiunto Benedetto XVI, sottolineando le diverse arti, scienze e discipline coinvolte nei lavori del convegno. Nelle parti conclusive del suo messaggio al presidente della Cei, il Papa ha poi affermato: “In una situazione culturale e spirituale come quella che stiamo vivendo, dove cresce la tendenza a relegare Dio nella sfera privata, a considerarlo come irrilevante e superfluo, o a rifiutarlo esplicitamente, auspico di cuore che questo evento possa contribuire almeno a diradare quella penombra che rende precaria e timorosa per l’uomo del nostro tempo l’apertura verso Dio, sebbene Egli non cessi mai di bussare alla nostra porta”. “Le esperienze del passato, anche non lontano da noi, insegnano che quando Dio sparisce dall'orizzonte dell’uomo, l’umanità perde l’orientamento e rischia di compiere passi verso la distruzione di se stessa. La fede in Dio – conclude Benedetto XVI - apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento su cui poter poggiare senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo”.

Udienza di Benedetto XVI al presidente del Gabon. Il contributo dei cattolici allo sviluppo della società al centro del colloquio

Benedetto XVI ha ricevuto oggi il presidente della Repubblica del Gabon (foto), Ali Bongo Ondimba, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - si è ricordato il presidente, El Hadj Omar Bongo Ondimba, recentemente scomparso. Inoltre, si è espresso compiacimento per le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Gabon, in virtù dell’Accordo-Quadro stipulato nel 1997 e dei suoi sviluppi, e ci si è soffermati sul contributo dei cattolici allo sviluppo del Paese e al progresso integrale del popolo gabonese, in particolare nel campo educativo”.

Radio Vaticana


I vescovi irlandesi: chiediamo scusa a tutti coloro che sono stati abusati e per la mancanza di autorità morale. Domani l'incontro voluto dal Papa

''Noi, come vescovi chiediamo scusa a tutti coloro che sono stati abusati da preti come bambini, alle loro famiglie e a tutte le persone che si sentono giustamente indignate e deluse dalla mancanza di autorità morale e di responsabilità che emerge dal Rapporto''. Lo scrivono i vescovi irlandesi in un comunicato diffuso ieri al termine dell'incontro invernale dalla Conferenza Episcopale irlandese, dedicato al Rapporto della Commissione governativa di inchiesta sugli abusi commessi nell'arcidiocesi di Dublino e pubblicato il 26 novembre. L'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, sarà domani in Vaticano per un summit con Papa Benedetto XVI. A chiedere l'incontro è stato lo stesso Pontefice, spiega il comunicato, per ''consentirgli di essere informato e valutare la dolorosa situazione della Chiesa in Irlanda a seguito della recente pubblicazione della Murphy Commission Report'', il dossier sugli abusi commessi su bambini da preti dell'arcidiocesi di Dublino. Nella loro riunione plenaria, i vescovi hanno discusso delle iniziative da prendere in futuro sulla base di una azione che sarà fondata sulla ''carità, verità, integrità e trasparenza''. ''Come prima risposta alla relazione - scrivono i vescovi - abbiamo deciso oggi di chiedere al Consiglio nazionale per la tutela dell'infanzia nella Chiesa Cattolica di esplorare con i servizi competenti del governo e delle autorità preposte, al Nord e al Sud del Paese, un meccanismo che consenta di garantire che le politiche attuali della Chiesa e le pratiche messe in atto per la protezione dei bambini siano le migliori e che le accuse di abuso siano adeguatamente trattate''. ''Siamo profondamente scioccati dalla scala e dalla depravazione degli abusi - scrivono ancora i vescovi -, così come sono descritti nella Relazione. Siamo pieni di vergogna per il modo in cui l'abuso sessuale sui bambini è stato coperto nella arcidiocesi di Dublino e riconosciamo che questo indica una cultura che era diffusa nella Chiesa. Evitare lo scandalo e preservare la reputazione dei singoli e della Chiesa hanno avuto la precedenza sulla sicurezza e il benessere dei bambini. Questo non sarebbe mai dovuto succedere e non deve mai avere la possibilità di ripetersi. Chiediamo umilmente perdono''. I vescovi ammettono di doversi mettere in discussione: ''Il Rapporto solleva questioni molto importanti per la Chiesa in Irlanda, compreso il funzionamento della Conferenza Episcopale e come i fedeli laici possono essere più efficacemente coinvolti nella vita della Chiesa''. La dichiarazione si conclude invitando le comunità a pregare ''per tutti coloro che hanno sofferto''. Per Benedetto XVI, come ha detto proprio ai vescovi dell’Irlanda nel 2006, questo è un “tempo di purificazione” da quella “sporcizia” da lui denunciata nella Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo 2005, e che è fatta dai “molti casi, che feriscono il cuore, di abusi sessuali sui minori, particolarmente tragici quando colui che abusa è un prete”. Su questo terreno il Papa è molto severo ed esigente, più del suo predecessore Giovanni Paolo II, tanto che non ha esitato a calare la scure anche su potenti uomini di Chiesa fin qui ritenuti intoccabili. Ed è stato proprio Joseph Ratzinger, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, a codificare la linea della “tolleranza zero” in pieno accordo con il vertice dei vescovi americani riunito a Roma da Papa Wojtyla. Ai vescovi il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “De Delictis Gravioribus”, che definiva le linee guida del Motu Proprio con cui Giovanni Paolo II rafforzò l’ex Sant’Uffizio nel giudicare i casi di violenze e molestie, chiese infatti “non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio”.

Asca, Agi

Il Papa all'ambasciatore cubano: si moltiplicano i segni concreti di apertura alla libertà religiosa. Il disgelo con gli Usa una chance di progresso

La Chiesa Cattolica, ''che non si può confondere con la comunità politica'', chiede al governo cubano di ''favorire la sua partecipazione ai mezzi di comunicazione sociale e al raggiungimento di compiti educativi complementari, in accordo con la sua specifica missione pastorale e spirituale''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI, ricevendo oggi le lettere credenziali del nuovo ambasciatore de L'Avana presso la Santa Sede, Eduardo Delgado Bermudez (foto), ex-direttore generale del ministero degli Esteri cubano. Il Pontefice ha sottolineato che negli ultimi anni ''si vanno moltiplicando i segni concreti di apertura all'esercizio della libertà religiosa'' a Cuba, ad esempio ''l'opportunità di celebrare la Santa Messa in alcune carceri, la realizzazione di processioni religiose, la riparazione e devoluzione di alcune chiese e la costruzione di alcune case religiose o la possibilità di contare sulla sicurezza sociale per i preti e i religiosi. Così la comunità cattolica eserciterà con più facilità il suo specifico compito pastorale''. Papa Ratzinger propone di ''proseguire su questo cammino, soprattuto per il bene dei cittadini cubani'' con l'obiettivo di ''fissare congiuntamente, seguendo forme simili a quelle stabilite con altre nazioni e rispettando le caratteristiche proprie del Paese, la cornice giuridica che definisca convenientemente le relazioni esistenti e mai interrotte tra la Santa Sede e Cuba, e che garantisca un adeguato sviluppo della vita e dell'azione pastorale della Chiesa in questa nazione''. Le antiche radici cristiane, ha proseguito il Papa, hanno donato a Cuba “uno straordinario patrimonio spirituale e morale che ha contribuito in modo decisivo a creare l'‘anima’ cubana, dandole un carattere e una personalità propria”, insegnandole quei valori morali e spirituali, come il rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale che, ha ribadito il Pontefice, “rendono l'esistenza umana più degna”. Dunque, sarebbe auspicabile, ha concluso Benedetto XVI, che il dialogo con le autorità cubane, in modo analogo ad altre nazioni, porti alla definizione di un quadro normativo per il “corretto e mai interrotto rapporto tra il Vaticano e Cuba”, che garantisca un adeguato sviluppo della vita e dell'attività pastorale della Chiesa in quella nazione”. “In questo senso, il servizio principale fornito alla Chiesa cubana è l'annuncio di Gesù Cristo e il suo messaggio di amore, di perdono e di riconciliazione nella verità. Una popolo che percorre questo cammino di armonia è un popolo che nutre la speranza di un futuro migliore”. Impegnata “con grande intensità” da mesi nei preparativi per la celebrazione, nel 2012, del quarto centenario della scoperta e della presenza dell'immagine benedetta della Madonna della Carità, Madre e Patrona di Cuba, la Chiesa caraibica è una istituzione, ha assicurato il Papa, che “si sente vicina alla popolazione” e che “vuole contribuire con il suo aiuto modesto ed efficace”. Il “rafforzamento della cooperazione raggiunto con le autorità nel suo Paese”, ha constatato Benedetto XVI, ha permesso “la realizzazione dei grandi progetti e l'assistenza alla ricostruzione, in particolare durante le calamità naturali”. La crisi economica globale, unita ''ai devastanti effetti dei disastri naturali e dell'embargo economico'', ''colpisce in maniera speciale le persone e le famiglie più povere''. Il Pontefice ha sottolineato il ''deciso protagonismo di Cuba nel contesto economico e politico dei Caraibi e dell'America Latina'' e ''alcuni segni di distensione nelle relazioni con i vicini Stati Uniti che fanno presagire nuove opportunità per un benefico riavvicinamento reciproco, nel pieno rispetto della sovranità e del diritto degli stati e dei cittadini''.

Asca, Radio Vaticana

Anno Sacerdotale. Il card. Hummes: senza il cibo essenziale della preghiera il prete non ha la forza per seguire il Maestro e il gregge si disperde

“Veramente, senza il cibo essenziale della preghiera, il presbitero si ammala, il discepolo non trova la forza per seguire il Maestro, e così muore per denutrizione. In conseguenza, il suo gregge si disperde e, a sua volta, muore”: è quanto scrive il card. Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, in una Lettera scritta ai presbiteri in occasione dell'Anno Sacerdotale. Quando la preghiera viene meno – afferma il porporato – “la fede si indebolisce e il ministero perde contenuto e senso. La conseguenza esistenziale per il presbitero sarà avere meno gioia e meno felicità nel ministero di ogni giorno. È come se, sulla strada della sequela di Gesù, il presbitero, che cammina insieme a tanti altri, cominciasse ad arretrarsi sempre più e così si allontanasse dal Maestro, fino a perderLo di vista all’orizzonte. Da allora, egli resta smarrito e vacillante”. “Perciò - scrive il card. Hummes - il presbitero per restare fedele a Cristo e fedele alla comunità, ha bisogno di essere un uomo di preghiera, un uomo che vive nell’intimità del Signore. Ha bisogno inoltre di essere confortato dalla preghiera della Chiesa e di ogni cristiano”. Il porporato invita quindi tutti i fedeli a “pregare, con perseveranza e tanto amore, per i preti e con i preti”. E a questo proposito la Congregazione per il Clero, ogni primo Giovedi del mese, durante l’Anno Sacerdotale, alle ore 16.00, celebra un’Ora eucaristico-mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per i preti e con i preti. A conclusione della lettera, il card. Hummes rivolge ai sacerdoti i suoi più fervidi auguri di Buon Natale: “nel presepe il Bambino Gesù ci invita a rinnovare riguardo a Lui quell’intimità di amico e discepolo, per rinviarci come i suoi evangelizzatori!”.

Radio Vaticana

Il Papa in Portogallo. Presentato dai vescovi il programma del viaggio di Benedetto XVI. Dall'11 al 14 maggio tappe a Lisbona, Fatima e Porto

In una conferenza stampa tenutasi lunedì 7 dicembre, è stato illustrato il programma ufficiale del viaggio che Benedetto XVI effettuerà in Portogallo dall’11 al 14 maggio 2010, costituito da tre tappe principali: Lisbona (foto), Fatima e Porto. Il coordinatore generale del programma, mons. Carlos Azevedo, ha precisato che “si tratta di una visita ufficiale e pastorale”, e che, per questo motivo “tutta l’organizzazione delle celebrazioni si svolgerà in stretta collaborazione con la Presidenza della Repubblica”. Il vescovo ausiliare di Lisbona ha inteso manifestare “l’enorme allegria e la grande speranza con le quali la Chiesa portoghese attende questo avvenimento, che coinciderà con la decima commemorazione della beatificazione dei pastorelli Francisco e Jacinta, e con il quinto anniversario della morte di suor Lúcia”. Ha inoltre aggiunto che “in ogni diocesi le celebrazioni si svolgeranno attorno ad una tematica specifica: Santità ed Evangelizzazione a Lisbona; Condividere in allegria a Fatima; Chiesa è Missione a Porto”. Mons. Azevedo ha affermato che “l’eccezionalità dell’evento esige che la popolazione lusitana scenda numerosa nelle strade per accogliere calorosamente il passaggio del Santo Padre”, e si è detto certo che “il Papa lascerà un messaggio fondamentale per il tempo attuale, che è quello della sfida ad esso portata dalla santità”. Questo, nel dettaglio, il programma: 11 maggio 2010, arrivo del Papa all’aeroporto di Lisbona (ore 11.00), cerimonia di benvenuto (ore 12.45) nel Monastero dos Jerónimos, visita di cortesia (ore 13.30) al presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva, nel contiguo palazzo presidenziale di Belém. Nella capitale lusitana, Benedetto XVI celebrerà una messa, (ore 18.15) “nella Praça do Comércio o in altro spazioso luogo ancora da definirsi, ma sempre nei pressi del fiume Tejo, per stabilire un collegamento ideale con il prospiciente Santuario del Cristo-Rei” ha detto mons. Azevedo. 12 maggio 2010, (ore 10.00), nel Centro culturale di Belém, Benedetto XVI incontrerà i principali esponenti della cultura, delle scienze e delle arti portoghesi, e (ore 12.00), nella sede della Nunziatura Apostolica, riceverà il primo ministro lusitano, José Socrates. Nel pomeriggio, (ore 16.40), il Pontefice partirà in elicottero per Fátima dove (ore 18.00), nella nuova chiesa della Santissima Trinità, presiederà la celebrazione dei Vespri con i religiosi, sacerdoti, diaconi e seminaristi del Santuario mariano. Seguiranno la recita del Rosario e la Processione delle Candele (ore 21.30); al termine, il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, presiederà l'Eucaristia. 13 maggio 2010 (ore 10.00), il Papa celebrerà la Messa anniversaria del pellegrinaggio internazionale, e visiterà privatamente i monumenti sepolcrali dei tre veggenti di Fátima. Nel pomeriggio (ore 17.00), nella chiesa della Santissima Trinità, Benedetto XVI incontrerà i membri di tutte le organizzazioni, cattoliche e non, che si occupano di Pastorale sociale e (ore 18.45), nella Casa de Nossa Senhora do Carmo, riunione collegiale con tutti i vescovi portoghesi. 14 maggio 2010, Porto, (ore 9.00) arrivo all’eliporto della Serra do Pilar, nella cittadina di Vila Nova de Gaia, e (ore 10.15) Messa celebrata nella centralissima Avenida dos Aliados. A seguire (ore 13.30) breve cerimonia nell’aeroporto internazionale Francisco Sá Carneiro e partenza per Roma.

SIR

Lettera di vescovi e sacerdoti cinesi: progressi molto difficili e tempo per normalizzare i rapporti Cina-Vaticano, ma ora periodo di transizione

Anche se ''ci vorrà del tempo per normalizzare i rapporti Cina-Vaticano e probabilmente dei progressi saranno molto difficili, non si può negare il fatto che i rapporti Cina-Vaticano siano entrati in un periodo di transizione'' ed è per questo che ''noi sacerdoti cinesi dobbiamo prepararci a questo e gradualmente costruire la nostra consapevolezza circa il tempo che seguirà la normalizzazione delle relazioni Cina-Vaticano'': lo scrivono, in un testo diffuso ieri dall'agenzia Fides della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, vescovi e sacerdoti cinesi, rispondendo alla lettera inviata lo scorso 10 novembre alla Chiesa cinese da parte del Segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, in occasione dell'Anno Sacerdotale. La lettera del card. Bertone arrivava a due anni dalla lettera di Papa Benedetto XVI ai cattolici cinesi del 2007. ''La lettera del Cardinal Bertone non critica e non parla delle interminabili dispute del passato e dei nuovi contrasti di oggi. Egli non accenna neppure ad alcuni specifici incidenti che sono accaduti di recente'' è scritto nel testo, che sottolinea invece come il card. Bertone si rivolga ai sacerdoti cinesi ''con cuore paterno'', esortandoli con affetto ad avere come esempio San Giovanni Maria Vianney, in modo tale che ''i sacerdoti cinesi sono caldamente incoraggiati e altamente ispirati dalla esortazione di questo alta personalità della Santa Sede e dal suo invito che infonde speranza''. Di fronte ai ''nuovi fenomeni e ai nuovi problemi emersi in questo tempo nella Chiesa cattolica in Cina'', la lettera del segretario di Stato, ''con la sua luminosa speranza'', indica una ''chiara direzione'', ponendosi ''in linea con la spiritualità e il pensiero teologico dei Papi'': ''Essa ribadisce il principio e la direzione del dialogo e della riconciliazione secondo le attuali circostanze e l'evolversi delle relazioni Cina -Vaticano''. Il testo pervenuto all'agenzia Fides mette inoltre in luce che, dopo la diffusione della lettera di Benedetto XVI, ''l'atmosfera di contrapposizione e di tensione è stata in parte smorzata e gradualmente è venuta a crearsi una atmosfera di riconciliazione''. Anche se ''ci vorrà ancora del tempo per arrivare ad un completa riunione e comunione prima che le relazioni Cina-Vaticano siano normalizzate'', la via del dialogo, della cooperazione e della riconciliazione è ormai stata aperta. In questo lungo cammino di riconciliazione senza dubbio emergeranno ''nuovi problemi e contrasti'', che tuttavia non devono essere sopravvalutati, cosi' come i pareri dei singoli non possono assolutamente rappresentare quelli della maggioranza della Chiesa in Cina.

Asca