giovedì 10 dicembre 2009

Il Papa all'ambasciatore cubano: si moltiplicano i segni concreti di apertura alla libertà religiosa. Il disgelo con gli Usa una chance di progresso

La Chiesa Cattolica, ''che non si può confondere con la comunità politica'', chiede al governo cubano di ''favorire la sua partecipazione ai mezzi di comunicazione sociale e al raggiungimento di compiti educativi complementari, in accordo con la sua specifica missione pastorale e spirituale''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI, ricevendo oggi le lettere credenziali del nuovo ambasciatore de L'Avana presso la Santa Sede, Eduardo Delgado Bermudez (foto), ex-direttore generale del ministero degli Esteri cubano. Il Pontefice ha sottolineato che negli ultimi anni ''si vanno moltiplicando i segni concreti di apertura all'esercizio della libertà religiosa'' a Cuba, ad esempio ''l'opportunità di celebrare la Santa Messa in alcune carceri, la realizzazione di processioni religiose, la riparazione e devoluzione di alcune chiese e la costruzione di alcune case religiose o la possibilità di contare sulla sicurezza sociale per i preti e i religiosi. Così la comunità cattolica eserciterà con più facilità il suo specifico compito pastorale''. Papa Ratzinger propone di ''proseguire su questo cammino, soprattuto per il bene dei cittadini cubani'' con l'obiettivo di ''fissare congiuntamente, seguendo forme simili a quelle stabilite con altre nazioni e rispettando le caratteristiche proprie del Paese, la cornice giuridica che definisca convenientemente le relazioni esistenti e mai interrotte tra la Santa Sede e Cuba, e che garantisca un adeguato sviluppo della vita e dell'azione pastorale della Chiesa in questa nazione''. Le antiche radici cristiane, ha proseguito il Papa, hanno donato a Cuba “uno straordinario patrimonio spirituale e morale che ha contribuito in modo decisivo a creare l'‘anima’ cubana, dandole un carattere e una personalità propria”, insegnandole quei valori morali e spirituali, come il rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale che, ha ribadito il Pontefice, “rendono l'esistenza umana più degna”. Dunque, sarebbe auspicabile, ha concluso Benedetto XVI, che il dialogo con le autorità cubane, in modo analogo ad altre nazioni, porti alla definizione di un quadro normativo per il “corretto e mai interrotto rapporto tra il Vaticano e Cuba”, che garantisca un adeguato sviluppo della vita e dell'attività pastorale della Chiesa in quella nazione”. “In questo senso, il servizio principale fornito alla Chiesa cubana è l'annuncio di Gesù Cristo e il suo messaggio di amore, di perdono e di riconciliazione nella verità. Una popolo che percorre questo cammino di armonia è un popolo che nutre la speranza di un futuro migliore”. Impegnata “con grande intensità” da mesi nei preparativi per la celebrazione, nel 2012, del quarto centenario della scoperta e della presenza dell'immagine benedetta della Madonna della Carità, Madre e Patrona di Cuba, la Chiesa caraibica è una istituzione, ha assicurato il Papa, che “si sente vicina alla popolazione” e che “vuole contribuire con il suo aiuto modesto ed efficace”. Il “rafforzamento della cooperazione raggiunto con le autorità nel suo Paese”, ha constatato Benedetto XVI, ha permesso “la realizzazione dei grandi progetti e l'assistenza alla ricostruzione, in particolare durante le calamità naturali”. La crisi economica globale, unita ''ai devastanti effetti dei disastri naturali e dell'embargo economico'', ''colpisce in maniera speciale le persone e le famiglie più povere''. Il Pontefice ha sottolineato il ''deciso protagonismo di Cuba nel contesto economico e politico dei Caraibi e dell'America Latina'' e ''alcuni segni di distensione nelle relazioni con i vicini Stati Uniti che fanno presagire nuove opportunità per un benefico riavvicinamento reciproco, nel pieno rispetto della sovranità e del diritto degli stati e dei cittadini''.

Asca, Radio Vaticana