giovedì 7 maggio 2009

Il Papa in Terra Santa. La Chiesa giordana: Benedetto XVI arriva nel momento giusto. Il nostro destino e orgoglio essere cristiani nel mondo arabo

''Papa Benedetto XVI è visto come un interlocutore credibile nel processo di pace in Medio Oriente e, quindi, la sua visita in questo momento in cui questo ha bisogno di essere incoraggiato e sostenuto, arriva proprio al momento giusto''. A dirlo, presentando l'arrivo di Papa Benedetto XVI ad Amman, nel centro stampa allestito per il viaggio, è il nunzio vaticano in Giordania, mons. Francis Assisi Chullikatt. Il nunzio ha sottolineato l'importanza internazionale del viaggio e, tra le righe, ha risposto a chi, tra i cristiani arabi di Terra Santa, ha criticato i tempi dell'arrivo del Papa perchè troppo a ridosso della guerra a Gaza. Critiche che però non sembrano aver attecchito in Giordania. La comunità cristiana, circa 250mila persone che rappresentano il 3% della popolazione del Paese, di cui circa 80mila cattolici, aspetta con ansia l'arrivo di Papa Ratzinger. ''I cristiani, anche se minoranza, sono molto rispettati e non hanno alcun complesso di inferiorità'', spiega il portavoce della Chiesa cattolica, padre Rifat Bader. ''E' il nostro destino e il nostro orgoglio - aggiunge - essere cristiani nel mondo arabo, non lo sentiamo come una condanna''. Bader spiega ancora che i cristiani sono regolarmente presenti nel governo in proporzione molto maggiore alla loro consistenza numerica e persino il braccio politico dei Fratelli Musulmani, l'Islamic Action Front, ha aperto loro le sue porte. Ci sono nove cristiani tra i 110 membri del Parlamento giordano. Quello dei diritti dei cristiani non è un problema, per padre Bader, perchè ''quando la costituzione garantisce i tuoi diritti, non devi andarli a chiedere al governo''.
La Chiesa giordana dipende dal Patriarcato latino di Gerusalemme. L’attuale Patriarca, mons. Fouad Twal, è di Madaba, mentre mons. Salim Sayegh è il vicario episcopale per la Giordania del patriarca latino di Gerusalemme. In Giordania sono presenti 103 sacerdoti tra diocesani e religiosi, dunque uno ogni mille cattolici circa, più sette seminaristi. Importante la presenza delle suore: al momento si contano 250 religiose impegnate in varie attività di apostolato nel paese. Il viaggio del Papa in Giordania sarà un importante incoraggiamento per la Chiesa locale, come dimostrano le diverse "prime pietre" che benedirà, destinate a essere il fondamento di nuove chiese. La Chiesa, anche in Giordania, è molto attiva sul fronte educativo e su quello socio-sanitario. Nel paese sono 97 le scuole materne e primarie di proprietà, o comunque dirette da ecclesiastici o religiosi, che servono oltre 27mila studenti. Sono 26 le strutture per le medie inferiori e le secondarie, nelle quali studiano circa 3.500 alunni. Le scuole cattoliche sono quelle in cui è favorita più che altrove la convivenza tra musulmani e cristiani. A queste strutture si iscrivono infatti molti musulmani, mentre sono rare le presenze di alunni cristiani nelle scuole statali. Tra qualche giorno, inoltre, a Madaba, il Papa benedirà la prima pietra di quella che sarà la prima università del Patriarcato latino in Giordania. Sul versante caritativo, la Chiesa gestisce due ospedali, un ambulatorio, un consultorio/centro per la vita, e tre centri di educazione o rieducazione sociale. Uno di questi è il “Our Lady of peace centre” di Amman, dove Benedetto XVI si recherà in visita domani, e che svolge attività di riabilitazione e inserimento sociale per portatori di handicap.

Il Papa in Terra Santa. Giovanni Maria Vian: un pellegrinaggio alle radici della fede per tornare sui cammini di Dio

Benedetto XVI in Terra Santa “alle radici della fede per tornare sui cammini di Dio”. Così il direttore de L'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, definisce il pellegrinaggio del Papa che inizia domani. Secondo Vian non si tratta “di un dio qualunque, ma di Colui che, manifestatosi in molti modi ad Abramo, ai patriarchi, a Mosè e ai profeti, si è fatto uomo in Gesù di Nazaret, il Messia morto e risorto. Il viaggio è dunque, innanzi tutto, un pellegrinaggio”. Un percorso, quello di Benedetto XVI, “simile a quello di milioni di persone che, spesso affrontando fatiche e difficoltà, lo hanno intrapreso nel corso dei millenni. Per salire a Gerusalemme, la città santa, recitando i salmi detti delle ascensioni, secondo l’uso - che rimonta ad almeno venticinque secoli fa - del popolo dell’alleanza, rimasto fedele nonostante dispersioni e persecuzioni. Un itinerario ripetuto da Giuseppe, da Maria e da Gesù - prosegue il direttore del quotidiano d’oltretevere -. Poi dagli apostoli e dai seguaci del rabbi crocifisso. Da donne appassionate - come Elena, madre dell’imperatore Costantino, e sessant’anni dopo, intorno all’anno 385, la pellegrina spagnola Egeria - e da uomini di ogni tempo. Dal vescovo Melitone di Sardi, che vi si recò verso il 170 per vedere i luoghi delle Scritture, a Girolamo, che vi ricercò la ‘verità ebraica’ della Bibbia, fino al ritorno dei successori di Pietro”. Vian ricorda poi i predecessori di Papa Ratzinger che si sono recati negli stessi luoghi. “Se Pio X nel 1904 salutava tra le lacrime i pellegrini italiani in partenza per la Terra Santa, che sapeva di non potere visitare, fu Paolo VI nel 1964, con un sorprendente ed essenziale itinerario, a iniziare i suoi viaggi sui passi di Cristo, mentre Giovanni Paolo II segnò lo straordinario giubileo bimillenario con un pellegrinaggio che è vivo nella memoria del mondo. Ora, Benedetto XVI torna in Giordania, Israele e Territori palestinesi per celebrare la fede e per confermare l’amicizia della Chiesa di Roma nei confronti di tutti: dai credenti musulmani - con i quali è possibile un cammino comune - al popolo ebraico, fino ai cristiani di ogni confessione. In un viaggio - conclude il direttore de L'Osservatore Romano - il cui intento politico è soltanto quello di contribuire a una pace che deve tradursi in giustizia e sicurezza per tutti i popoli di una terra davvero santa”.

Il Papa in Terra Santa. 40 bambini iracheni riceveranno la Prima Comunione da Benedetto XVI durante la Messa ad Amman

40 bambini della comunità caldea dei rifugiati iracheni riceveranno la Prima Comunione dalle mani di Benedetto XVI domenica 10 maggio, nel corso della Santa Messa nello stadio di Amman (foto). A rivelarlo all'agenzia SIR è il segretario del vescovado caldeo di Giordania, mons. Raymond Moussalli. “Con loro ci saranno anche bambini giordani. Il loro desiderio è pregare con il Papa per l’Iraq riconciliato e in pace – aggiunge il sacerdote che da tempo si occupa dell’accoglienza dei rifugiati iracheni nel regno ascemita – sarà un momento importante per i nostri fedeli non solo in Giordania ma anche in Iraq. Tutti confidano in parole di conforto e di sostegno da parte del Santo Padre. Il loro desiderio è quello di vederlo in Iraq ma non so se questo sarà possibile e quando”. “L’attesa è grande tra i rifugiati iracheni in Giordania – afferma Moussalli – e proprio oggi un gruppo di intellettuali e docenti cristiani e musulmani iracheni che vivono in Giordania hanno scritto una lettera in cui chiedono a Benedetto XVI di volgere lo sguardo alle sofferenze del popolo e della chiesa irachena e perché si adoperi per fermare la fuga dei cristiani dal Paese. La lettera è stata consegnata al Nunzio”. Intanto ad Amman sono arrivati, per incontrare Benedetto XVI, il patriarca caldeo di Baghdad, card. Emmanuel III DElly ed il suo vicario mons. Shlemon Warduni.

Il Papa in Terra Santa. Il pellegrinaggio inizia dalla Giordania. Benedetto per la seconda volta in moschea. Le tappe di Amman e Madaba

Domani alle 14.30 (in Italia le 13.30) l’aereo del Papa toccherà il suolo giordano. Come i suoi predecessori, Benedetto XVI inizierà da oltre il Giordano il suo pellegrinaggio in Terra Santa. Una tappa fondamentale: “Non è possibile immaginare un viaggio del Papa in Terra Santa senza la Giordania” spiega mons. Salim Sayegh, vicario episcopale per la Giordania del patriarca latino di Gerusalemme. Tanti luoghi della Bibbia si trovano in Giordania, “tante pagine dell’Antico Testamento non si possono capire” senza la Giordania “per non parlare del Nuovo Testamento”. Giovanni il Battista battezzava al di là del Giordano, nel luogo che oggi è Betania in Transgiordania. “Non si può davvero immaginare la visita del Pontefice senza partire dal sito del battesimo”. Il Centro per handicappati “Our lady of peace” (foto) di Amman è la prima tappa del viaggio di Benedetto XVI. Lo ha voluto fortemente il vescovo Salim, per sensibilizzare una società in cui il dieci per cento della popolazione soffre di qualche forma di handicap e vige una sorta di stigmatizzazione sociale nei confronti di queste persone. Al Centro si aiutano i disabili sia nella riabilitazione fisica, sia nella formazione al lavoro. La prima giornata si concluderà con la visita di cortesia ai reali di Giordania nel Palazzo Reale al-Husseinye di Amman. Il giorno successivo, Benedetto XVI salirà al monte Nebo, da cui Mosè vide la Terra promessa, nella quale però - secondo quanto preannunciatogli - non poté entrare. Qui sorge un memoriale a lui dedicato. Qui riposa anche padre Michele Piccirillo, storico e archeologo francescano, che ha legato il suo nome a questi luoghi, in cui ha operato per tanti anni, riportando alla luce tesori nascosti. A Madaba, città di origine del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, il Papa benedirà la prima pietra dell’Università di Madaba, la prima università cattolica che sorgerà in Giordania. Un altro momento di grande importanza è la visita al Museo hascemita e alla moschea Al-hussein bintalal di Amman. È la seconda volta, dopo Istanbul, che Benedetto XVI entra in una moschea. Seguirà l’incontro con i capi religiosi musulmani, con il corpo diplomatico e con i rettori delle università giordane, all’esterno della Moschea. Domenica 10 maggio il Papa presiederà la Messa nell’International stadium di Amman, mentre nel pomeriggio, si recherà a Betania in Transgiordania, il sito del Battesimo di Gesù. Qui benedirà le prime pietre delle chiese dei latini e dei greco-melkiti.

Il Papa in Terra Santa. Mons. Franco: un viaggio pastorale con dei risvolti riguardanti la vita della società

Un viaggio pastorale ma anche dagli inevitabili risvolti ''politici'', intendendo la politica ''nel senso vero, originario della parola, la 'polis', quello che riguarda la vita della società''. Ha spiegato così, ai microfoni di Radio Vaticana l'imminente pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI in Medio Oriente, mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Palestina e Gerusalemme. Un viaggio che avrà uno dei suoi punti più alti con la visita allo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto. Dopo le polemiche su Pio XII, ha sottolineato il nunzio, la visita costituirà un ''omaggio e una preghiera per le vittime dell'Olocausto: è una realtà storica che deve anche essere per noi monito di riflessione''. Infine i 'casi' aperti come quello delle difficoltà per i permessi ai cristiani di Gaza che vogliono partecipare alla Messa del Papa a Betlemme. ''Personalmente, - ha risposto mons. Franco - sono convinto che i permessi ci saranno: forse non per Gerusalemme, ma per Betlemme forse arriveranno all'ultimo momento ma io sono fiducioso che questo ci sarà, perchè altrimenti sarebbe un colpo anche per Israele. Perchè la stampa internazionale sta tutta pronta ad aspettare questo evento''.

Benedetto XVI riceve il presidente della Repubblica di El Salvador. Colloquio su lotta al crimine, educazione, emigrazione e temi sociali

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza Elias Antonio Saca Gonzalez (foto), presidente della Repubblica di El Salvador, il quale si è incontrato successivamente con il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato. "Nel corso dei cordiali colloqui - riferisce una nota della sala stampa della Santa Sede - sono stati passati in rassegna diversi temi legati alla situazione interna e alla attualità internazionale, rilevando, tra l'altro, l'impegno del Paese a promuovere la cooperazione nel piano commerciale, nella lotta contro il crimine organizzato, in materia di educazione ed emigrazione, e per la promozione sociale. Infine - conclude la nota vaticana - si sono evidenziate le buone relazioni fra Chiesa e Stato, auspicandone il rafforzamento in favore del progresso spirituale, della pacificazione e dello sviluppo nazionale".

L'Europarlamento boccia la ridicola mozione radicale di condanna al Papa sulle frasi nella lotta all'Aids

Il Parlamento europeo ha bocciato con 253 voti, 199 a sostegno e 61 astensioni la mozione di condanna del Papa sulle frasi pronunciate da Benedetto XVI durante il suo recente viaggio in Camerun e Angola sull'utilizzo dei preservativi nella prevenzione dell'Aids. L’emendamento, firmato dal radicale italiano Marco Cappato e dalla liberale olandese Sophia in’t Veld, era inserito nel rapporto annuale dell’Assemblea sui diritti umani nel mondo per il 2008. La diffusione dell'Aids in Africa "non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi", aveva detto il Pontefice. Subito prima del voto, il cristiano democratico tedesco Hartmut Nassauer è intervenuto con una mozione d'ordine durissima, chiedendo al presidente della seduta Gérard Onesta (Verdi) di non procedere al voto dell'emendamento in base a due motivazioni: innanzitutto, perché le dichiarazioni del Papa sono del 17 marzo 2009, mentre il rapporto dell'Europarlamento si riferisce al 2008; in secondo luogo perché, ha osservato, le si comparano "a delle violazioni dei diritti umani gravissime nel mondo, come le esecuzioni di condanne capitali in Cina o la tortura".Si tratta, ha sottolineato, di "un'accusa cinica, incredibile e discriminatoria contro il Papa".
Anche in Spagna il Congresso dei deputati ha deciso di sottoporre a dibattito una proposta di riprovazione sulle frasi del Papa. Una scelta "incomprensibile" che "ha ferito tutti i cattolici spagnoli e soprattutto noi come pastori della Chiesa", ha detto il card. Antonio Mari­a Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza Episcopale spagnola. "Non si può impedire al Papa di parlare agli spagnoli e il diritto di libertà di espressione è strettamente legato alla libertà religiosa", ha affermato il cardinale. "La speranza è che, in sede di dibattito, la maggioranza dei parlamentari abbia rispetto dei diritti del Santo Padre e dei cattolici". I due principali partiti spagnoli, il Psoe del premier José Luis Zapatero e il Partido Popular (opposizione), hanno fatto sapere che non voteranno a favore della mozione di censura al Papa.

Il Papa alle Guardie svizzere: la Chiesa crea ponti di pace e di solidarietà fra i popoli. Fate vostra questa esperienza e comunicatela agli altri

“Nella fede in Gesù Cristo e nel suo amore per gli uomini, anche mondi così diversi possono diventare una cosa sola, creando in tal modo ponti di pace e di solidarietà fra i popoli”. Lo ha detto il Papa, ricevendo questa mattina in udienza il Corpo della Guardia svizzera pontificia, guidati dal loro comandante, Daniel Anrig. “In questa città di Roma, nella quale si trova il centro della Chiesa universale, incontriamo cristiani di tutto l’orbe terrestre”, ha detto il Papa nella parte del discorso pronunciata in italiano. “La Chiesa cattolica è internazionale. Ma nella sua molteplicità essa è tuttavia un’unica Chiesa, che s’esprime nella stessa confessione di fede ed è unita anche molto concretamente nel suo legame a Pietro e al suo Successore, il Papa”. La Chiesa, ha proseguito Benedetto XVI, “raduna uomini e donne di culture molto diverse; tutti formano una comunità in cui si vive e si crede insieme e, nelle cose essenziali della vita, ci si comprende a vicenda. È questa un’esperienza molto importante, che qui la Chiesa vuol donare a voi, affinché voi la facciate vostra e la comunichiate ad altri”. Nella parte del discorso pronunciata in francese, il Papa si è invece soffermato sul rapporto tra le Guardie Svizzere – 32 le nuove reclute che hanno giurato ieri – e la “casa del Papa”, il palazzo apostolico vaticano. “Voi dovete vegliare su questa casa – ha raccomandato Benedetto XVI – non soltanto sull’edificio e sui suoi appartamenti prestigiosi, ma ancora di più sulle persone che incrociate e alle quali farete del bene attraverso la vostra amabilità e la vostra attenzione”. Una raccomandazione, questa, che “vale in primo luogo per lo stesso Papa, per le persone che abitano con lui e per i suoi collaboratori nel Palazzo, così come per i suoi ospiti”, ma riguarda allo stesso modo “la vita in comune con i vostri commilitoni, coloro che condividono il vostro servizio e hanno lo stesso scopo, quello di servire il Sovrano Pontefice ‘fedelmente, lealmente e con buona fede’ e di donare, se necessario, la loro vita per lui”. Quanto a Roma, “la città eterna, che si distingue per la sua ricca storia e per la sua cultura”, il Papa l’ha definita una città in cui “la fede stessa e la preghiera di numerosi secoli sono divenute pietre e forme. Questo ambiente – ha aggiunto il Pontefice – ci accoglie e ci ispira a prendere come modelli gli innumerevoli santi che hanno vissuto qui e grazie a i quali possiamo progredire nella nostra vita di fede”.

Il Papa in Terra Santa. I tre aspetti della tappa di Benedetto XVI in Giordania secondo il vicario patriarcale latino

La Giordania sarà la prima tappa del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa. Ieri pomeriggio, ad Amman, ne hanno parlato in conferenza stampa il vicario patriarcale latino per la Giordania, il vescovo Salim Sayegh, il vescovo di Petra e Filadelfia dei Greco-Melkiti, mons. Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat. Parlando a nome dei vescovi della Giordania, il vicario patriarcale latino Sayegh ha voluto sottolineare come i vescovi siano cittadini giordani cristiani, quale segno di piena partecipazione dell’intero Paese alla gioia dell’arrivo di Benedetto XVI. Mons. Sayegh ha quindi sintetizzato in tre aspetti l’importanza di questo viaggio. Il primo, pastorale: il Papa viene a visitare i suoi figli, prima di tutto quelli più poveri, che incontrerà subito dopo la cerimonia di benvenuto, recandosi al Centro ‘Regina Pacis’, dedicato alla riabilitazione dei portatori di handicap e al loro reinserimento sociale. Poi i giovani giordani, che saranno presenti con una rappresentanza al Centro Regina Pacis; essi sono la speranza ed il futuro della Chiesa in Giordania. Il vicario della Chiesa latina ha poi definito una grande grazia la Messa che il Papa celebrerà nello Stadio di Amman, domenica mattina. Benedetto XVI pregherà per noi e con noi, ha aggiunto, lui che è il successore di Pietro, su cui si edifica la Chiesa. E ha aggiunto: questa dimensione pastorale è anche un sostegno ed un incoraggiamento ai cristiani a rimanere qui insieme agli altri. Il secondo aspetto del viaggio è la dimensione del pelleginaggio: la Giordania è stata infatti per gli ultimi tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI la porta di ingresso alla Terra Santa. In questo Paese si trovano il sito del Battesimo e il ‘Memoriale di Mosè’ sul Monte Nebo, dove si recherà Benedetto XVI, e anche il Santuario di Elia e Mukawir, il luogo dove è stato decapitato San Giovanni Battista. Infine, il terzo aspetto, il dialogo interreligioso. Il vescovo Sayegh ha ricordato la lunga tradizione di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe cristiane in Giordania. Il Papa, che entrerà nella Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman e incontrerà i Capi religiosi musulmani, desidera confermare e incoraggiare tale dialogo.