lunedì 21 novembre 2011

Il Papa in Benin. I fedeli presenti alla Messa hanno potuto vedere insieme la luna e il sole, evento rarissimo. E c'è chi parla di 'miracolo'

All’indomani della Messa celebrata da Benedetto XVI nello Stadio de l’Amitiè di Cotonou, anche i vescovi del Benin si interrogano sullo straordinario fenomeno che ha consentito alle 8 del mattino agli 80mila fedeli presenti di vedere insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa a quella latitudine, che ha suscitato grande stupore nella folla, come ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Tanto più che non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole muoversi e risplendere senza accecare, così da poterlo guardare a lungo senza problemi. Un fenomeno interpretato dagli africani come un prodigio dovuto alla presenza del Papa, ma che ha turbato anche gli operatori dei media e molti vescovi, anche perché, a quanto si è appreso, non è stato un fatto isolato ma si è ripetuto altre volte nel corso del viaggio. Mons. Renè-Marie Ehuzu, vescovo di Porto Novo e presidente della Commissione Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, nonché responsabile organizzativo del viaggio papale, ha dichiarato all’Agi che "sabato pomeriggio, quando il Papa nel tragitto verso la parrocchia di Santa Rita, alla periferia di Cotonou, si è fermato per salutare e benedire gli ammalati dell’ospedale che si trova lì vicino, si è verificato un fenomeno analogo, tanto che gli ospiti del nosocomio hanno voluto recarsi nella Cappella per una preghiera di ringraziamento". "Per tutti e tre i giorni della visita – ha affermato il presule - ci sono testimonianze su eventi simili e foto scattate con i cellulari dai testimoni, in qualche caso sacerdoti. Personalmente non so dare una spiegazione ma escludo che si tratti di un fenomeno di isteria collettiva". "La luna è attualmente molto vicina al sole (una piccola falce visibile prima dell’alba), perciò è impossibile vederla insieme al sole, cioè quando questo è alto nel cielo. Se era visibile, è evidente che il bagliore del sole era temperato, come appunto dicono i testimoni". "C’è un’evidente analogia con i molti prodigi solari legati alle apparizioni della Madonna", commenta da parte sua un esperto su Il blog degli Amici di Papa Ratzinger e nella discussione che si è aperta i fedeli italiani concordano con i loro correligionari dell’Africa, infatti altri post affermano che si è trattato di un miracolo: "Il Papa ha portato la luce di Cristo". "Senza la protezione e la forza che gli viene da Dio come avrebbe potuto superare questi sei anni e mezzo di feroci attacchi?", si chiede Laura e un anonimo commenta: "Gesù ci dice che il Regno di Dio è in mezzo a noi, e non lo dice soltanto a parole ma anche attraverso segni e prodigi. Dio con questo Suo intervento divino, ci chiama alla speranza e alla conversione". Come è noto il "miracolo del sole" si è verificato a Fatima all’indomani delle apparizioni mariane e più volte a Roma, alle Tre Fontane. A Cova di Iria, dove pregavano i pastorelli, il 13 ottobre 1917, raccontano le cronache, il sole apparve come una gigantesca ruota iridata, che girava eirradiava multiformi colori. Si arrestò per tre volte e poi parve staccarsi dal firmamento per precipitare sulla terra. Uno straordinario fenomeno simile a quello che si era verificato in Portogallo è stato visto da migliaia di fedeli alle Tre Fontane il 12 aprile 1947 e si è poi ripetuto nel 1968 e nel 1980, mentre a Fatima una replica ci sarebbe stata lo scorso 13 maggio. Alle Tre Fontane, il disco solare prima si è comportato come a Fatima (eccetto il fenomeno di apparire in procinto di precipitare sulla terra) ma in un secondo tempo ha preso il colore di un’ostia, come se fosse coperto di una gigantesca ostia. Un appunto privato di Pio XII pubblicato recentemente dal vaticanista Andrea Tornielli testimonia un episodio analogo nei Giardini Vaticani, che nel 1950 fu interpretato in cuor suo da Papa Pacelli come una conferma della validità del dogma dell’Assunzione di Maria che stava per proclamare.

Vatican Insider

Il Papa in Benin. Mons. Becciu: gli africani vedono in lui l'uomo di Dio che si fa portavoce delle loro sofferenze e necessità, lo sentono un amico

"Gli africani vedono nel Pontefice l'uomo che si fa portavoce delle loro sofferenze e delle loro necessità davanti al mondo, al di là di ogni cultura o credo religioso. Lo sentono realmente come un amico". Lo afferma, in un'intervista a L'Osservatore Romano, il sostituto della Segreteria di Stato mons. Giovanni Angelo Becciu, che nel 2009, come nunzio apostolico a Luanda, aveva accolto Benedetto XVI in Angola, e che nei giorni scorsi ha accompagnato in Benin. In entrambe le occasioni, l'arcivescovo sardo ha constato di persona "quanto gli africani amino il Papa". "In lui - spiega Becciu - vedono realmente un uomo di Dio: l'uomo di Dio che viene a trovarli, a benedirli, a incoraggiarli. Lo vedono soprattutto come un amico". "Mi sono chiesto - confida al giornale della Santa Sede - come mai tanti africani scendono per le strade quando c'è il Papa tra di loro. Chi non conosce l'anima africana potrebbe credere che è loro costume acclamare un ospite, chiunque egli sia. Lo posso escludere per esperienza diretta. Ho visto arrivare capi di Stato e personaggi importanti, ma non ho mai visto un'accoglienza simile. E' la naturale religiosità degli africani che li porta a vedere nel Pontefice l'uomo di Dio". Mons. Becciu riferisce nell'intervista quanto gli ha detto un ambasciatore musulmano in Nigeria: "Si ricordi che il Papa non viene solo per voi cattolici. Viene per noi tutti, per tutti gli africani che lo considerano come un padre: il padre di tutta l'umanità". "Anche in questi giorni - rileva - tanti fedeli di altre chiese e confessioni religiose hanno attivamente partecipato alla festa. Ed anche dai musulmani ha ricevuto tante manifestazioni di adesione". Proprio a Cotonou, ricorda nell'intervista, il gran cancelliere del Benin, la signora Koubourath Osseni, che è musulmana, lo ha salutato come "un amico vero dell'Africa e degli africani". "Non è possibile - conclude - non riconoscerlo come tale dopo aver ascoltato le sue parole. Come già fece in Angola, anche in questi giorni il Papa ha pronunciato discorsi coraggiosi. E ha invitato gli africani a essere, a loro volta, coraggiosi nel difendere la speranza, esortando al tempo stesso governanti e uomini politici a non deludere questa speranza. Ha ricordato che di promesse ne sono state fatte tante, ma ora e' giunto il momento di dare loro un seguito". Con il suo viaggio in Benin, "il Papa ha chiesto agli africani di non temere la modernità, ma piuttosto di avvicinarsi a essa restando saldamente ancorati alla ricchezza del loro passato". "Per far comprendere il significato profondo di questo invito del Papa - sottolinea il presule - andrei con il pensiero ad alcuni anni fa, quando in Europa si cominciava a proporre con insistenza, almeno da parte di alcune correnti di pensiero, certi modelli culturali difformi dai valori evangelici". "Di fronte a queste proposte, gli africani - ricorda Becciu - restavano allibiti". "Dico questo - precisa - per far capire come nell'anima degli africani vi siano valori forti ai quali non possono rinunciare. E se gli offriamo certi modelli, stentano a seguirci". Nell'intervista, mons. Becciu non si nasconde che il cammino per purificare le tradizioni africane da elementi negativi è comunque ancora lungo: "Il contesto generale della cultura africana - ad esempio - è piuttosto incline alla poligamia. Questa è una delle prime sfide che affronta il cristianesimo. In Africa la monogamia è nata con la prima evangelizzazione. Dove il cristianesimo è riuscito a penetrare, ha difeso il valore della famiglia e ancora oggi lo difende con efficacia". Tuttavia, oggi, i timori del Pontefice per la tenuta dell'istituzione familiare in Africa, rileva il presule, sono piuttosto legati "allo stato di crisi in cui vivono gli africani". E "la mancanza di valide opportunità per garantire stabilità economica ha le sue ricadute più pesanti sui nuclei familiari". "L'uomo - descrive mons. Becciu - ne approfitta e costringe la donna a lavorare, a volte anche al proprio posto. Ciò porta le donne fuori casa per la maggior parte della giornata: e così i figli restano soli e senza orientamenti. Per non parlare delle ragazze madri, abbandonate a se stesse, con i figli da crescere e accudire. Spesso questa situazione le porta a rivolgersi ad altri uomini, che le offrono, se non altro, la possibilità di sopravvivere". Un altro pericolo è rappresentato dalle sette. "Sono numerose e - sottolinea monsignor Becciu - si diffondono a macchia d'olio. Propongono modelli molto più semplici da seguire, basati sul formalismo, sull'esteriorità. Fanno adepti anche perchè gli africani amano partecipare alle liturgie con le loro espressioni tipiche, i loro canti, le loro danze: è un modo per dare libero sfogo allo spirito gioioso che li fa sentire parte integrante della stessa liturgia".

Agi

Uomo di Dio, amico dell’Africa. Il viaggio di Benedetto XVI in Benin raccontato dal sostituto della Segreteria di Stato

Il Papa in Benin. Vian: un avvenimento ritenuto dai media che lo hanno minimizzato o trascurato privo d'interesse perchè senza condom e senza abusi

"Perché un Paese africano non potrebbe indicare la via al resto del mondo? Benedetto XVI ha lasciato il Benin con una domanda che interpella non solo il continente dove per la seconda volta è stato in meno di tre anni. Precisando subito dopo che si tratta di una via per vivere una fraternità autentica, fondata sulla famiglia e sul lavoro". Così il direttore de L'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, commenta in un editoriale di prima pagina il viaggio appena concluso dal Papa in Benin. "Anche l'ultimo dei discorsi beninesi - prosegue - è dunque servito al Papa per ripetere il suo forte incoraggiamento all'Africa e ammonire quanti continuano a sfruttarla con forme malcelate di neocolonialismo. Oppure finiscono per ignorarla, come è avvenuto su quei media che hanno minimizzato o trascurato il viaggio papale, nonostante le indicazioni contrarie dei loro stessi inviati, testimoni della sua importanza e novità. Un avvenimento ritenuto da questi media privo d'interesse forse perché senza condom e senza abusi, che sembrano essere divenuti ingredienti indispensabili perché si informi sulla Chiesa Cattolica".

TMNews

Un mondo nuovo

Il Papa in Benin. Andrea Riccardi: Benedetto XVI sente molto l'Africa e il viaggio in un Paese pieno di problemi è un messaggio a tutto il Continente

"Papa Benedetto XVI sente molto l'Africa e la sua visita in Benin, Paese pieno di problemi, costituisce un messaggio a tutto il Continente". Lo ha detto, in un'intervista al 'Gr1' di stamattina, il neoministro della Cooperazione internazionale e integrazione, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, a proposito del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Benin. Due, secondo il ministro Riccardi, i momenti più intensi del viaggio papale. Il primo, il profondo raccoglimento sulla tomba del card. Bernardin Gantin, come simbolo della Chiesa africana. Il secondo, l'incontro con i giovani, per i quali Roma e il Pontefice restano un punto di riferimento concreto sulla strada del riscatto.

TMNews

Il Papa in Benin. Lombardi: il suo accento è più sulla responsabilità e le possibilità dell'Africa stessa. Un salotto africano nel Palazzo Apostolico

Anche se nella omelia di ieri "il primo punto è la sofferenza, la malattia, le povertà da superare con un impegno ispirato dal Vangelo in una chiave di speranza, e insieme l'affermazione che il Signore ci giudica su come avremo soccorso i più deboli", per padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, "la vera novità del viaggio del Papa in Africa è però la sua insistenza nell'esaltare le possibilità e i valori positivi dell'Africa". "Il Papa - spiega il suo portavoce ai giornalisti - non si limita a lanciare appelli alla Comunità Internazionale. Parla agli africani della responsabilità dell'Africa, pur ricordando le responsabilità di tutti". "Mi pare - commenta il gesuita - che in altre occasioni in cui si parla dell'Africa si moltiplicano gli appelli alla Comunità Internazionale e ai Governi perchè siano solidali e possano aiutare l'Africa a uscire dai suoi problemi. Ora questa dimensione non è esclusa, ma l'accento del Pontefice è più sulla responsabilità e le possibilità dell'Africa stessa di sperare, di essere capace di credere in se stessa e dare il suo contributo: 'Alzati Africa', invoca il Papa. Sei 'il polmone spirituale del mondo' afferma l'Esortazione Apostolica consegnata oggi ai vescovi del Continente".
Certamente eleganti, talvolta scolpiti come vere opere d'arte, i salotti di legno d'ebano che spesso impreziosiscono le case delle famiglie africane benestanti non rispondono agli standard di comodità delle assai più morbide e accoglienti poltrone occidentali. Ma a Papa Ratzinger piacciono davvero, tanto che gli uomini della Gendarmeria che lo hanno accompagnato anche in Benin e il personale di volo dell'Alitalia ieri erano alle prese con il problema di imbarcare sedie, panche e sgabelli nella stiva dell'apparecchio che è decollato alla volta di Roma. E' successo, ha spiegato padre Lombardi, che la famiglia di mons. Bartholemy Adoukonou, il presule beninese ex allievo del Papa all'Università di Regensburg e oggi segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ha pensato di fare questo dono, in effetti piuttosto ingombrante, all'antico professore del loro parente. E lui, il tedesco Joseph Ratzinger, si è entusiasmato: "E' un salotto di legno duro, molto simile a quello che aveva il card. Gantin a Roma e che quindi conoscevo bene", ha detto ai collaboratori ricordando con nostalgia le tante conversazioni avute con il porporato africano che lo ha preceduto nell'incarico di decano del Collegio cardinalizio. Detto fatto, è cominciato il viaggio del salotto alla volta del Palazzo Apostolico. Un episodio piccolo, che però testimonia il grande rispetto del Papa per la cultura africana che, ha ricordato Lombardi nel suo briefing, ha imparato a apprezzare quando era professore di teologia in Germania proprio grazie al suo allievo Adoukonou, che si è laureato sotto la direzione del futuro Papa e sul tema dell'inculturazione del crisitianesimo nella realtà africana.

Agi

Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin