lunedì 15 novembre 2010

Benedetto XVI: viva gratitudine all'Italia per aver accolto prontamente numerosi cattolici feriti di recente a Baghdad

Papa Benedetto XVI ha ringraziato il ministro degli Esteri Franco Frattini per l'accoglienza offerta dall'Italia a ''numerosi cattolici, feriti di recente a Baghdad'', durante l'assalto di Al Qaeda alla cattedrale della capitale irachena e ricoverati al Policlinico Gemelli di Roma. Frattini era alla guida della delegazione di maestri di sci ricevuta questa mattina in udienza in Vaticano dal Pontefice. ''Sono lieto di porgere a voi tutti il mio cordiale saluto'', ha detto Papa Ratzinger, che ha quindi aggiunto: ''Un deferente pensiero rivolgo all'onorevole Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri dello Stato Italiano, che ha voluto partecipare a questa Udienza, essendo lui stesso parte del folto gruppo degli istruttori di sci''. ''Lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti e, con l'occasione, gli esprimo la mia viva gratitudine - ha detto il Papa - per essersi adoperato affinchè numerosi cattolici, feriti di recente a Baghdad, fossero accolti prontamente in Italia''. L’ospitalità è stata data agli iracheni feriti durante l’attacco contro la Cattedrale siro-cattolica di Baghdad, alla vigilia della Solennità di Tutti i Santi. L’attentato ha causato quasi 60 morti, tra cui 8 bambini, 10 donne e 2 sacerdoti. Numerosi feriti sono stati prontamente accolti nelle strutture italiane per l’assistenza sanitaria.

Asca, Radio Vaticana

Il card. O’ Malley: nell'arcidiocesi di Dublino per ascoltare il vostro dolore, la vostra rabbia, ma anche le vostre speranze e aspirazioni

“Sono venuto ad ascoltare, non per offrire una soluzione rapida. Sono venuto per ascoltare il vostro dolore, la vostra rabbia, ma anche le vostre speranze e aspirazioni”. Si è presentato così ieri mattina il card. Sean O’ Malley, arcivescovo di Boston ma di origini irlandesi, durante la celebrazione eucaristica in onore di San Lorenzo O’Toole, patrono dell'arcidiocesi di Dublino, incaricato dalla Santa Sede a svolgere per l’arcidiocesi il ruolo di visitatore apostolico. “Sono venuto in questa bella e storica cattedrale, la prima volta, nel 1963, in coincidenza con la visita del presidente americano John Fitzgerald Kennedy, e sono felice di ritrovarmi adesso qui, quale Visitatore apostolico, in rappresentanza del nostro Santo Padre, Benedetto XVI”. “A Dublino – ha detto il cardinale -, molto è stato fatto per affrontare i crimini del passato, per mettere a punto politiche valide per garantire la sicurezza dei bambini e fornire assistenza alle vittime di abusi sui minori. Il compito della Visita è quello di guardare con occhi nuovi alla situazione, per verificare l'efficacia dei processi attualmente utilizzati per rispondere ai casi di abuso. Noi non siamo qui per duplicare indagini o studi del passato”. “Siamo qui per metterci a disposizione di tutti coloro che sono stati colpiti da abusi e desiderano incontrarsi con noi”. “Ci auguriamo – ha proseguito il card. O’ Malley - di poter incontrare il maggior numero possibile di vittime, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici dell'arcidiocesi, sapendo che la crisi degli abusi sessuali sui minori ha ripercussioni profonde nella vita di tutta la comunità”. Secondo il quotidiano irlandese IrishTimes, il cardinale avrebbe già incontrato ieri sera presso il “All Hallows College” di Dublino un gruppo di vittime di abuso in un incontro privato durato un’ora e mezza. In una nota ufficiale diffusa dalla Conferenza Episcopale irlandese, l’arcivescovo O’ Malley ha annunciato che si farà aiutare per questa visita apostolica a Dublino da un pool di esperti, composto da Barbara Thorp, John Connolly e Thomas Hannigan, che, ha detto il cardinale “sono stati preziosi collaboratori a Boston, e sono certo che la loro esperienza sarà molto utile per me durante questo Visita”. Ed ha aggiunto: “Chiunque voglia condividere la sua testimonianza mi può contattare attraverso la Nunziatura Apostolica qui a Dublino, e chiedere un appuntamento o presentare i suoi pensieri in forma scritta, sempre attraverso la Nunziatura”.

SIR, Radio Vaticana

Il Papa: l’attività sportiva concorra allo sviluppo armonico della persona e sia scuola per apprendere e approfondire valori umani e cristiani

“Praticato con passione e senso etico, lo sport” è scuola di “valori umani e cristiani”: è quanto ha affermato il Papa incontrando questa mattina in Vaticano una rappresentanza dei Maestri di sci italiani. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ribadito che “l’attività sportiva rientra tra i mezzi che concorrono allo sviluppo armonico della persona ed al suo perfezionamento morale” contribuendo “a stimolare alcune capacità, ad esempio la costanza nel perseguire gli obiettivi, il rispetto delle regole, la tenacia nell’affrontare e superare le difficoltà. Praticato con passione e senso etico, lo sport, oltre che esercitare ad un sano agonismo, diventa scuola per apprendere e approfondire valori umani e cristiani”. “Mediante l’attività sportiva – ha proseguito il Papa - la persona comprende meglio che il suo corpo non può essere considerato un oggetto, ma che, attraverso la corporeità, esprime se stessa ed entra in relazione con gli altri”. “In tal modo, l’equilibrio tra la dimensione fisica e quella spirituale porta a non idolatrare il corpo, ma a rispettarlo, a non farne uno strumento da potenziare a tutti i costi, utilizzando magari anche mezzi non leciti”. Il Papa si è poi riferito al fatto che lo sci si pratica immersi nell’ambiente montano: “un ambiente – ha detto - che, in modo speciale, ci fa sentire piccoli”, rendendoci capaci “di interrogarci sul senso del creato, di guardare in alto, di aprirci al Creatore” e al nostro compito di essere custodi del mondo. Una responsabilità che “neppure il peccato dell’uomo ha eliminato” e che l’attività sportiva può aiutare a coltivare: “I progressi nell’ambito scientifico e tecnologico danno all’uomo la possibilità di intervenire e manipolare la natura, ma il rischio, sempre in agguato, è quello di volersi sostituire al Creatore e di ridurre il creato quasi a un prodotto da usare e consumare. Qual è invece l’atteggiamento giusto da assumere? Sicuramente è quello di un profondo sentimento di gratitudine e riconoscenza, ma anche di responsabilità nel conservare e coltivare l’opera di Dio”. Infine, Benedetto XVI invita quanti hanno responsabilità nella formazione sportiva ad agire d’intesa con le famiglie, specialmente quando gli allievi sono minori, e in collaborazione con la scuola e le altre realtà educative, ricordando anche di “dare la giusta centralità ai momenti fondamentali per la vita di fede, specialmente alla santificazione della domenica come giorno del Signore”.
Un paio di sci personalizzati, una tuta bianca con lo stemma che reca la scritta "maestro" e una scultura in legno della Madonna delle Nevi, sono stati i doni consegnati al Papa. La delegazione dei maestri di sci, composta da circa 300 persone, in maggioranza maestri e tecnici federali era guidata dal presidente del Collegio nazionale dei maestri di sci Luciano Magnani, direttore della scuola di Sestola sul Monte Cimone. "L’ idea di una visita al Pontefice – ha spiegato Magnani – è nata da una conversazione con il ministro degli esteri Franco Frattini, maestro egli stesso e grande amico della montagna. Una splendida occasione per ricordare l’anniversario dei 50 anni di vita della scuola di sci del Monte Cimone, che ho l’onore di dirigere, e che si celebra proprio nella stagione invernale 2010-2011".

Radio Vaticana, Telesanterno

UDIENZA A UNA RAPPRESENTANZA DEI MAESTRI DI SCI ITALIANI - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: le Conferenze Episcopali strumento per la comunione tra i vescovi e il Pontefice e della sollecitudine pastorale per la salvezza delle anime

I cristiani siano testimoni del Vangelo e punto di riferimento nella società: è l’auspicio di Benedetto XVI, contenuto nel discorso di questa mattina nell’udienza ai vescovi brasiliani della Regione Centro-Ovest, l’ultimo gruppo di presuli del Brasile in visita ad Limina apostolorum. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dall’arcivescovo di Brasilia, dom João Braz de Aviz. “L’attuale società secolarizzata – ha detto il Papa - esige dai cristiani una rinnovata testimonianza di vita affinché l'annuncio del Vangelo sia accolto per quello che è: la Buona Novella dell'azione salvifica di Dio che viene incontro all'uomo”. Nel giorno in cui si festeggia la proclamazione della Repubblica del Brasile, Benedetto XVI ha sottolineato “l’importanza dell’azione evangelizzatrice della Chiesa nella costruzione dell’identità brasiliana”. Il Papa ha messo l’accento sul ruolo della Conferenza episcopale del Paese, organismo che si appresta a celebrare i suoi 60 anni di fondazione e che, ha detto, rappresenta un punto di riferimento per la società brasiliana. Benedetto XVI ha affermato che la prima testimonianza che ci si aspetta da chi annuncia la Parola di Dio è l’amore reciproco. Le Conferenze Episcopali, ha rilevato, nascono proprio come concreta applicazione della comunione d’amore dei vescovi con il Pontefice. E come “strumento di comunione effettiva ed affettiva tra i suoi membri”. D’altro canto, ha aggiunto, la Conferenza Episcopale consente ai presuli di esercitare armoniosamente alcune funzioni pastorali per il bene dei fedeli e dei cittadini di un determinato territorio. “La Conferenza Episcopale – ha soggiunto – promuove una unione di sforzi e di intenzioni dei vescovi”, diventando uno strumento che può condividere i suo impegni. Tuttavia, non deve diventare una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ogni vescovo. Ed ha ribadito che i vescovi devono innanzitutto trovare i mezzi più efficaci per far arrivare al popolo il Magistero universale. L’esercizio della funzione dottrinale, ha quindi constatato, è necessaria ad “affrontare le nuove questioni emergenti”. Spetta ai presuli, ha poi aggiunto, orientare “la coscienza degli uomini per incontrare una retta soluzione ai nuovi problemi suscitati dalle trasformazioni sociali e culturali”. Il Papa ha così indicato quali siano oggi i temi particolarmente sensibili, che "richiedono oggi un’azione congiunta dei vescovi: la promozione e la tutela della fede e della morale, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni di speciale consacrazione, l'elaborazione di sussidi per la catechesi, l'impegno ecumenico, rapporti con le autorità civili, la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale, la santità della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, il diritto dei genitori a educare i loro figli, la libertà religiosa, gli altri diritti umani, pace e giustizia sociale”. Il Papa ha così ribadito che le Conferenze Episcopali esistono come “organo propulsore della sollecitudine pastorale dei vescovi, la cui preoccupazione primaria deve essere la salvezza delle anime”. Il Santo Padre ha concluso il suo discorso assicurando la propria affettuosa vicinanza al popolo del Brasile, affidato all’intercessione materna della Vergine Maria di Aparecida.

Inizia la Visita apostolica nell'arcidiocesi di Dublino. Mons. Martin: segno della preoccupazione del Papa. Nessun rinnovamento senza conversione

“Non c'è mai rinnovamento nella Chiesa, senza pentimento e conversione”. Lo ha detto mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, nell’omelia pronunciata ieri mattina alla Santa Messa concelebrata insieme al visitatore apostolico per l’arcidiocesi, card. Sean O' Malley, che ha dato inizio ufficiale alla vVisita apostolica a Dublino. Oggi, ha detto l’arcivescovo Martin, la Chiesa di Irlanda si trova a vivere in “un momento difficile della sua storia” . “Questa mattina abbiamo un segno particolare della preoccupazione di Papa Benedetto XVI per questo cammino di rinnovamento, la presenza tra noi del card. Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, che inizia la sua visita nella arcidiocesi. Diamo il benvenuto al card. O'Malley e accogliamo soprattutto il sostegno nella preghiera che Papa Benedetto vuole dare alla nostra diocesi e che mi ha confermato personalmente in un nostro incontro la scorsa settimana a Roma”. “Il rinnovamento nella Chiesa – ha proseguito l’arcivescovo - è vitale in ogni momento della storia della Chiesa. L'arcidiocesi di Dublino è oggi ferita da atti peccaminosi e criminali compiuti da sacerdoti che hanno tradito la fiducia di bambini vulnerabili”. “Questo comportamento – ha quindi riaffermato mons. Martin - ha ferito il corpo di Cristo. Le persone hanno perso la loro fiducia nella Chiesa. Per molti giovani i recenti scandali sono diventati l'elemento definitivo per il loro allontanamento dalla Chiesa. La Chiesa di Dublino è chiamata a rinnovarsi, ma non ci può essere rinnovamento senza conversione. A sua volta, la conversione richiede il riconoscimento di ciò che è stato fatto male in passato - in particolare verso i più deboli. Il vero rinnovamento è un processo doloroso. Non si tratta di mettere da parte il passato, ma di portare le ferite del passato - e la verità del passato - con noi su un processo doloroso”.

SIR