sabato 10 marzo 2012

Rowan Williams: è richiesta l'abitudine al discernimento, la penetrazione al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni che colpiscono anche i credenti

Nella sua omelia della celebrazione dei Vespri nella Chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, insieme a Papa Benedetto XVI, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha parlato di umiltà. Coloro che sono chiamati a guidare la Chiesa “conoscono chiaramente la loro debolezza interiore e la loro instabilità”. Ma è proprio questa consapevolezza la loro forza e la loro grandezza. “L'umiltà – ha proseguito Williams - è la chiave di tutto il ministero, un'umiltà che cerca costantemente di essere immerso, coinvolto, nella vita del Corpo di Cristo, e non nella ricerca di un eroismo o di una santità individuali”. Questa umiltà che è “a capo della lista delle virtù sante”, è legata al dono della profezia. “Il vero pastore e leader nella Chiesa – ha affermato Williams - è colui che, in quanto è preso nell’eterna donazione di se stesso a Gesù Cristo attraverso i misteri sacramentali della Chiesa, è libero di vedere i bisogni degli altri per quelli che realmente sono”. C’è poi un’altra virtù che emerge dal monachesimo di San Gregorio: ed è la perfetta e inseparabile armonia tra azione e contemplazione, solitudine e vita comunitaria. Senza la contemplazione – ha detto Williams – “saremmo costantemente in lotta con le ombre e le finzioni, non con la realtà del mondo in cui viviamo”. Alla Chiesa è richiesta “la capacità di vedere” e cioè “l'abitudine al discernimento, la penetrazione al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni che colpiscono anche i credenti in una cultura che è così affrettata e superficiale in tanti dei suoi giudizi”. È in questo discernimento che si acquisisca anche “l’abitudine di riconoscerci gli uni e gli altri come agenti della grazia, della compassione e della redenzione di Cristo”. Ed ha concluso definendo la comunione tra la Chiesa Cattolica e anglicana “certa e tuttavia imperfetta”. “Certa”, per “la condivisa visione della Chiesa”. Imperfetta, a causa “del limite della nostra visione, e della mancanza di profondità della nostra speranza e pazienza”. “Oggi, mentre rendiamo grazie per un millennio di testimonianza monastica”, “preghiamo per tutti coloro che sono chiamati al servizio pubblico nella Chiesa di Cristo perché possano avere la grazia della contemplazione e la chiarezza profetica nella propria testimonianza, in modo che la gloria della croce di Cristo risplenda nel nostro mondo, anche tra le nostre debolezze e i nostri fallimenti”.

SIR

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY

Il Papa: la grazia di Dio domanda la risposta dei battezzati, il rivestirsi dei sentimenti di Cristo, tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, perdono

Questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al monte Celio in Roma, la celebrazione dei primi Vespri della III Domenica di Quaresima, con la partecipazione di Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana. Occasione della celebrazione, con la visita dell’Arcivescovo di Canterbury, il Millenario della fondazione della Casa Madre dei Camaldolesi e la memoria del Transito di San Gregorio Magno, il Papa che proprio da questo monastero inviò Agostino e i suoi quaranta monaci ad evangelizzare gli Angli.Nell'omelia, ripercorrendo i brani di San Paolo, il Papa ha rivolto alcune esortazioni: quella di aprirsi alla grazia, “di approfittare del momento opportuno” e di accogliere nella propria vita Gesù stesso, la sua Persona, la sua Parola e il suo Spirito. E quella di sforzarsi per essere fedele a Dio ogni giorno nel proprio ministero “perché esso sia efficace e non risulti invece ostacolo per la fede”. “Queste parole ci fanno pensare a San Gregorio Magno, alla testimonianza luminosa che diede al popolo di Roma e alla Chiesa intera con un servizio irreprensibile e pieno di zelo per il Vangelo. Veramente si può applicare anche a Gregorio ciò che Paolo scrisse di sé: la grazia di Dio in lui non è stata vana. E’ questo, in realtà, il segreto per la vita di ciascuno di noi: accogliere la grazia di Dio e acconsentire con tutto il cuore e con tutte le forze alla sua azione. E’ questo il segreto anche della vera gioia, e della pace profonda”. Ancora il Papa ha insistito sulle parole che l’Apostolo rivolge ai Colossesi per formarli secondo il Vangelo, perchè agiscano nel nome del Signore in qualunque cosa facciano, “e perchè vivano secondo la misura alta della vita cristiana che è la santità”. “Anche qui alla base di tutto c’è la grazia di Dio, c’è il dono della chiamata, il mistero dell’incontro con Gesù vivo. Ma questa grazia domanda la risposta dei battezzati: richiede l’impegno di rivestirsi dei sentimenti di Cristo: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, perdono reciproco, e sopra tutto, come sintesi e coronamento, l’agape, l’amore che Dio ci ha donato mediante Gesù e che lo Spirito Santo ha effuso nei nostri cuori. E per rivestirsi di Cristo è necessario che la sua Parola abiti tra noi e in noi con tutta la sua ricchezza, e in abbondanza”. "In un clima di costante rendimento di grazie - ha proseguito il Pontefice -, la comunità cristiana si nutre della Parola e fa risalire verso Dio, come canto di lode, la Parola che Lui stesso ci ha donato. Ed ogni azione, ogni gesto, ogni servizio, viene compiuto all’interno di questa relazione profonda con Dio, nel movimento interiore dell’amore trinitario che scende verso di noi e risale verso Dio, movimento che nella celebrazione del Sacrificio eucaristico trova la sua forma più alta". “La Congregazione dei Monaci Camaldolesi - ha affermato Benedetto XVI - ha potuto percorrere mille anni di storia nutrendosi quotidianamente della Parola di Dio nell’Eucarestia”, come aveva fatto il loro fondatore San Romualdo, secondo il “triplex bonum”, della solitudine, della vita in comune e dell’evangelizzazione. Da qui il Papa ha preso spunto per ricordare alcune personalità di spicco, zelanti Pastori della Chiesa che hanno saputo mostrare gli orizzonti e la grande fecondità della tradizione camaldolese. Ricorda le foresterie, importanti luoghi di accoglienza, il “Codice di Camaldoli”, una delle fonti più significative per la costituzione della Repubblica italiana, gli anni propizi del Concilio Vaticano II, per la nascita di nuovi insediamenti della Congregazione negli Stati Uniti, in India, Tanzania e Brasile. Riprendendo le parole di Giovanni Paolo II, il Papa ha invitato i monaci a scegliere sempre Dio nella vita eremitica come nella preghiera comune e ad accogliere sempre i fratelli, secondo il motto dei Camaldolesi “Ego Vobis, Vos Mihi”, sintesi della formula di alleanza tra Dio e il suo Popolo.“Il mio Beato Predecessore sottolineò inoltre che 'scegliere Dio vuol dire anche coltivare umilmente e pazientemente – accettando, appunto, i tempi di Dio – il dialogo ecumenico e il dialogo interreligioso', sempre a partire dalla fedeltà al carisma originario ricevuto da San Romualdo e trasmesso attraverso una millenaria e pluriforme tradizione”. "Il Monastero di San Gregorio al Celio - ha continuato il Pontefice - è il contesto romano in cui celebriamo il millennio di Camaldoli insieme con l'arcivescovo di Canterbury che, insieme con noi, riconosce questo Monastero come luogo nativo del legame tra il Cristianesimo nelle Terre britanniche e la Chiesa di Roma". “Per la terza volta oggi il Vescovo di Roma incontra l’arcivescovo di Canterbury nella casa di san Gregorio Magno. Ed è giusto che sia così, perché precisamente da questo Monastero il Papa Gregorio scelse Agostino e i suoi quaranta monaci per inviarli a portare il Vangelo fra gli Angli, poco più di mille e quattrocento anni fa. La presenza costante di monaci in questo luogo, e per un tempo così lungo, è già in se stessa testimonianza della fedeltà di Dio alla sua Chiesa, che siamo felici di poter proclamare al mondo intero”. L’augurio finale del Papa è affinché la comunione vissuta nella celebrazione dei Vespri “resti non soltanto come ricordo del nostro incontro fraterno, ma anche come stimolo per tutti i fedeli, cattolici ed anglicani, affinché, visitando a Roma i sepolcri gloriosi dei santi Apostoli e Martiri, rinnovino anche l’impegno di pregare costantemente e di operare per l’unità, per vivere pienamente secondo quell’'ut unum sint' che Gesù ha rivolto al Padre”.

Radio Vaticana, SIR

PRIMI VESPRI DELLA TERZA DOMENICA DI QUARESIMA CON LA PARTECIPAZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY NELLA CHIESA DEI SANTI ANDREA E GREGORIO AL MONTE CELIO IN ROMA - il testo integrale dell'omelia del Papa

Entro la metà dell'estate sarà completato il processo di revisione delle norme per la sicurezza dei minori nelle strutture ecclesiastiche in Irlanda

Un chiaro impegno per la tutela delle nuove generazioni è stato preso dai vescovi d’Irlanda che l’8 marzo, al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza Episcopale, hanno diffuso un comunicato dove si sottolinea "l’ampia portata del lavoro intrapreso dal Consiglio nazionale per la tutela dei bambini", organismo che sta coinvolgendo con i suoi programmi un gran numero di fedeli di tutte le diocesi del Paese. Nel documento si puntualizza che i due responsabili del Consiglio, il presidente John Morgan e la direttrice dei programmi di salvaguardia Teresa Devlin, stanno operando in sintonia sia con i pastori delle diocesi sia con i superiori delle congregazioni religiose. Secondo i piani predisposti da questo organismo, entro la metà della prossima estate verrà completato il processo di revisione delle norme per la sicurezza dei fanciulli nell’ambito delle strutture affidate ai religiosi. "Da quando abbiamo iniziato questa attività - ha sottolineato uno dei responsabili - quanti lavorano per il Consiglio nazionale per la tutela dei bambini hanno fornito al personale che opera nell’ambito delle istituzioni collegate alla Chiesa delle norme specifiche che devono essere rispettate per salvaguardare gli standard di sicurezza nei comportamenti verso i minori". Un altro tema che è stato trattato nel corso dell’assemblea dei vescovi d’Irlanda riguarda il grande sforzo organizzativo da parte del clero e dei laici per preparare il 50° Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà nel Paese dal 10 al 17 giugno. Per partecipare a questo importante avvenimento sono già pervenute agli organizzatori de lCongresso oltre settemila prenotazioni. Arriveranno in Irlanda delegazioni di fedeli provenienti da novantacinque Paesi con numerose presenze specialmente dal Canada che ha ospitato, nel 2008, questo grande avvenimento nell’arcidiocesi di Québec. Le prenotazioni dei fedeli canadesi ammontano ormai a oltre mille mentre dagli Stati Uniti sono arrivate quattrocento richieste. La prossima settimana, nel corso della quale verrà celebrata la ricorrenza liturgica di San Patrizio, il vescovo apostolo dell’Irlanda, la campana destinata a scandire i momenti più significatividel Congresso Eucaristico verrà benedetta dal Papa Benedetto XVI durante l’Udienza generale del mercoledì. Secondo le previsioni, al Congresso Eucaristico, che avrà per tema "L’Eucaristia: Comunione con Cristo e con gli altri", parteciperanno circa venticinquemila fedeli dei quali circa la metà provenienti da Paesi dei cinque Continenti. Alla concelebrazione eucaristica finale, che si terrà, il 17 giugno, presso il Croke Park di Dublino, potrebbero assistere oltre ottantamila fedeli. Tra i diversi temi illustrati nel documento conclusivo dell’Assemblea plenaria, i presuli d’Irlanda hanno sottolineato l’impegno della Chiesa d’Irlanda in favore delle popolazioni dei Paesi più poveri anche se la crisi economica che ha colpito il Paese ancora perdura. I vescovi hanno elogiato i risultati raggiunti in questi ultimi quarant’anni dall’associazione "Trôcaire" che, grazie all’aiuto di tanti fedeli, ha portato speranza e dignità tra le popolazioni povere dell’Africa. In occasione della Quaresima, i dirigenti di "Trôcaire" hanno lanciato una campagna per la raccolta di fondi che ha per tema "Rebuilding Communitiesfor lasting change", ricostruire le comunità per un cambiamento duraturo. Quest’anno i fondi che vengono raccolti saranno destinati alle comunità del Nord dell’Uganda provate da un lungo conflitto.

L'Osservatore Romano

Questa mattina l'incontro di Benedetto XVI con il primate della Comunione anglicana. Nel pomeriggio la celebrazione dei Vespri a San Gregorio al Celio

È "nel segno di San Gregorio Magno" che oggi si incontrano a Roma Benedetto XVI e l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (foto). Il primate della Comunione anglicana, informa L'Osservatore Romano, è in Italia in questi giorni per celebrare il millenario della fondazione della casa madre dei Camaldolesi, al Monte Celio, dalla quale, nel 597, Papa Gregorio Magno inviò un gruppo di quaranta monaci a evangelizzare le terre dell'attuale Inghilterra. Dopo l'incontro di questa mattina nel Palazzo Apostolico, il Papa e l'arcivescovo di Canterbury si ritroveranno nel pomeriggio per celebrare insieme i Vespri della festa liturgica del Transito di San Gregorio, anticipata a domenica 11 marzo, nella chiesa camaldolese dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio. Nella stessa occasione il Papa e il primate accenderanno una lampada votiva davanti all'altare del Santo e, nella cappella a lui dedicata, assisteranno alla deposizione di una croce celtica, proveniente da Canterbury, e di un'icona. La celebrazione si inserisce nella scia dei due incontri di preghiera celebrati insieme da Giovanni Paolo II e dai precedenti arcivescovi di Canterbury, Robert Runcie (30 settembre 1989) e George Carey (5 dicembre 1996). La visita del primate anglicano prosegue, domenica 11, con la partecipazione a una conferenza sul tema "Monachesimo ed ecumenismo".

TMNews

Il Papa riceve il primate anglicano, Rowan Williams. Nel pomeriggio i Vespri ecumenici

Il Papa nomina mons. Cassari nunzio in Sud Africa, Botswana, Namibia, Swaziland e mons. Alfano arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia

Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Sud Africa, Botswana, Namibia e Swaziland mons. Mario Roberto Cassari, arcivescovo titolare di Tronto, finora nunzio apostolico in Croazia. La Sala Stampa della Santa Sede ha inoltre reso noto che mons. Francesco Alfano, attuale arcivescovo di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco, è stato nominato dal Papa nuovo arcivescovo della diocesi di Sorrento Castellammare di Stabia. Sostituisce mons. Felice Cece, che ha rinunciato per raggiunti limiti di età.

TMNews


RINUNCE E NOMINE

Presentato al Papa l'Annuario Pontificio 2012: cattolici crescono in Africa e Asia, calano in Europa e America latina. Aumentano vescovi e seminaristi

E’ stato presentato questa mattina a Papa Benedetto XVI l’Annuario Pontificio 2012, curato da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal prof. Enrico Nenna e dagli altri collaboratori. Contestualmente è stato presentato anche l’"Annuarium Statisticum Ecclesiae". Presenti il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. "Il Santo Padre - ha riferito la Sala Stampa della Santa Sede - ha ringraziato per l'omaggio, mostrando vivo interesse per i dati illustrati e pregando di esprimere l'attestazione della Sua sentita gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell'Annuario", prossimamente disponibile nelle librerie. I cattolici nel mondo sono circa 1 miliardo 196 milioni, con un aumento di fedeli pari all’1,3% (i dati statistici prendono in esame il periodo dal 2009 al 2010) e una presenza mondiale che rimane stabile attorno al 17,5%. Il primo dato significativo ci dice che diminuiscono nell’America Meridionale (da 28,54 a 28,34 per cento) e soprattutto in Europa (da 24,05 a 23,83 per cento) e aumentano nell’Africa (da 15,15 a 15,55 per cento) e nell’Asia Sud Orientale (da 10,41 a10,87 per cento).Crescono i vescovi (da 5.065 a 5.104), in particolare in Africa (+16 nuovi vescovi), America (+15) e Asia (+12), mentre una lieve flessione si è manifestata in Europa (da 1.607 a 1.606) e in Oceania (da 132 a 129). Prosegue anche la tendenza alla crescita del numero dei sacerdoti, che ha avuto inizio dal 2000: si parla di oltre 412 mila sacerdoti (277.009 diocesani, 135.227 religiosi) con un incremento di 1.643 unità. L’aumento riguarda l’Asia (con +1.695 sacerdoti), l’Africa (con +761), l’Oceania (con +52) e l’America (con +40 unità), mentre si registra un netto calo in Europa (-905 sacerdoti). Continua a crescere (+3,7%) il numero dei diaconi permanenti, sia diocesani sia religiosi, passando da 38.155 a 39.564. I diaconi permanenti sono presenti soprattutto in America del Nord e in Europa con una quota relativa al totale mondiale rispettivamente del 64,3% e di 33,2%.Tornano a crescere i religiosi professi non sacerdoti: nel 2009 erano 54.229, nel 2010 hanno raggiunto il numero di 54.665. In netto calo in America del Sud (3,5%) e in America del Nord (0,9%), sono stazionari in Europa; i religiosi professi aumentano in Asia (+4,1%), dove accrescono la propria quota sul totale mondiale, e in Africa (+3,1%).Diminuiscono in modo consistente le religiose professe passando da 729.371 a 721.935. Il calo ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania), con variazioni negative anche di rilievo (-2,9% in Europa, -2,6% in Oceania e -1,6% in America). In Africa e in Asia, invece, l’incremento è stato decisamente significativo, attorno al 2% per entrambi i continenti. In costante crescita nell’ultimo quinquennio (+4%) il numero degli studenti di filosofia o di teologia nei seminari diocesani o religiosi: passano dalle 114.439 unità del 2005 alle 118.990 del 2010. In diminuzione in Europa (-10,4%) e in America (-1,1%), i seminaristi maggiori aumentano in Africa (+14,2%), in Asia (+13,0%) e in Oceania (+12,3%). Nel 2011 sono state erette dal Papa 8 nuove sedi vescovili, 1 Ordinariato Personale e 1 Ordinariato Militare; sono state elevate: 1 arcidiocesi e 8 diocesi a sedi metropolitane, 1 prelatura, 1 vicariato apostolico e 1 Prefettura Apostolica a diocesi, 1 Missione "sui iuris" a Prefettura Apostolica. Il complesso lavoro di stampa di entrambi i volumi è stato curato da don Sergio Pellini, da Antonio Maggiotto e Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana.

Radio Vaticana

PRESENTAZIONE DELL’ANNUARIO PONTIFICIO 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Gli oppositori al governo Castro gli scrivono: ci aiuti. Il card. Ortega lavora per aiutare chi si trova in carcere

Il card. Jaime Ortega, presidente dell’Episcopato di Cuba, su mandato del Vaticano, in questi giorni sta lavorando dietro le quinte per aiutare gli oppositori del regime castrista che si trovano in carcere. La speranza è che il viaggio di Benedetto XVI a L’Avana possa portare effetti benefici anche a loro. Esattamente come accadde nel 1998, in occasione dell’arrivo di Giovanni Paolo II, quando furono fatti uscire circa duecento persone. Intanto Guillermo Farinas, uno degli oppositori più noti, ha scritto una lunga lettera a Papa Ratzinger per chiedergli di esercitare pressioni sul presidente Castro affinché vengano rispettati i diritti umaniLa lettera divisa in cinque punti fa spesso riferimento alla mancanza di libertà personale e alle difficoltà che la gente sperimenta ogni giorno da più di cinquant’anni. Nel testo della missiva, apparso su El Nuovo Herald, viene lanciato un appello a Sua Santità, «"iscepolo di Gesù Cristo, un povero falegname senza ricchezza materiale ma multi milionario dal punto di vista spirituale": "Noi speriamo che nelle omelie lei possa mettersi a fianco di milioni di cubani criticando quella manciata di cubani che detiene il potere". E ancora: "Il ruolo del Vescovo di Roma è di stare dalla parte delle vittime e non appoggiare mai chi le perseguita". Guillermo Farina, al quale l'Unione Europea ha attribuito il Premio Sakharov nel 2010, è stato arrestato due anni fa assieme ad un nutrito gruppo di dissidenti mentre si apprestava a organizzare una protesta. Intanto il card. Jaime Ortega si sta muovendo con circospezione e diplomazia seguendo il sentiero della Realpolitik che in passato ha aiutato la Chiesa a risolvere diversi casi impossibili nei Paesi dell’Est Europa, ai tempi della cortina di ferro. La scorsa settimana il cardinale ha fatto visita in carcere a Ernesto Perez Borges, attualmente detenuto nel Combinado del Este a L'Avana, dove sta scontando una pena di 30 anni per il reato di spionaggio. A lui ha chiesto di mettere fine allo sciopero della fame iniziato il 10 febbraio. Nel corso di una lunga conversazione, ha riferito il padre di Jaime Ortega ad un quotidiano locale, lo avrebbe convinto a non mettere a repentaglio la sua vita. Il suo fisico è particolarmente debilitato per via dei precedenti digiuni e i medici sono molto preoccupati. La morte in carcere di un dissidente proprio durante il viaggio del Papa sarebbe una immagine devastante per il Paese che spera di mostrare un volto aperto e proiettato al futuro. Ortega ha in programma colloqui con il presidente Raul Castro proprio per trovare una soluzione negoziata al caso. Alcuni giorni fa davanti al carcere Combinado del Este si è tenuta una piccola manifestazione a sostegno della famiglia di Perez Borges.

Franca Giansoldati, Il Messaggero

Mons. Tomasi: gravissime discriminazione e violenza verso gli omosessuali ma non necessarie leggi particolari. Tolleranza zero sulla pedofilia

Il rappresentante permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, alla Radio Vaticana ha ricordato anche come sia gravissima la discriminazione verso gli omosessuali ma che non necessarie leggi particolari in favore delle minoranze. Mons. Silvano Maria Tomasi ha preso posizione sul tema delle minoranze per la quale "la Santa Sede ritiene che i nuovi tentativi di creare diritti per minoranze, per piccoli gruppi non portano nella direzione giusta", aggiungendo che "vogliamo rispettare la dignità e prevenire violenza e discriminazione contro qualsiasi persona, incluse le persone che hanno un comportamento sessuale diverso, si vuole insistere sul fatto che i principi proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo già prevedono e già provvedono che non ci sia questa discriminazione, per cui arrivare a proporre eventualmente dei diritti particolari va a indebolire il principio dell’universalità dei diritti come è stata finora intesa". Secondo il rappresentante del Vaticano presso l’Onu, "questo è il punto cruciale: in alcuni Stati è stato introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso che comporta una interpretazione nuova di questa istituzione" e la Chiesa deve "prendere posizione e cercare di far capire come, nell’interesse della società e nell’interesse del bene comune, questi passi non portino a conclusioni positive". Dichiarazioni che apriranno il confronto e lo scontro dialettico sul tema. Sullo scandalo pedofilia, difesa delle vittime, e la giusta condanna per chi, giudicato colpevole, ha commesso delitti così terribili nei confronti dei minori, Tomasi è stato molto netto, sottolineando l’impegno della Chiesa in questi ultimi anni: "La Chiesa Cattolica si è veramente impegnata a prendere delle misure molto strette e molto esigenti per contrastare il fenomeno della pedofilia. Tolleranza zero – dunque - davanti a queste situazioni di persone di Chiesa che abusano di bambini sessualmente, per prevenire che questi fatti riaccadano in futuro e fare in modo che i bambini siano protetti nelle istituzioni della Chiesa". Il rappresentante vaticano ha ricordato tuttavia che "questa triste esperienza non capita solo nelle Chiese" e "purtroppo vi sono numerosi casi di abuso che vengono commessi in famiglia, nell’ambiente quotidiano di vita e attività dei fanciulli. Questo crea una doppia responsabilità per la comunità internazionale: non solo quella di educare al rispetto dei bambini, ma anche quella di provvedere alle leggi, meccanismi di protezione, davvero efficaci, ricordando che i bambini sono il futuro della società".

Luca Rolandi, Vatican Insider

L'intervista a Radio Vaticana

Il Papa in Messico e a Cuba. Conferenza Episcopale messicana responsabile della totale copertura televisiva, a disposizione dei media internazionali

Per la prima volta, dopo i cinqui viaggi del Beato Giovanni Paolo II in Messico, la Chiesa messicana sarà responsabile della totale copertura televisiva del viaggio di Papa Benedetto XVI nel Paese. Questo enorme sforzo aiuterà oltre 100 reti televisive a portare al loro pubblico il prossimo viaggio del Santo Padre. Come riferito all’agenzia Fides, i tecnici delle telecomunicazioni stanno preparando ogni dettaglio per la presenza del Papa nella diocesi di León. Il segnale internazionale sarà a disposizione di tutti i media che desiderano utilizzare immagini dal vivo. In questo sforzo tecnologico stanno collaborando il Centro Televisivo dello stato messicano, e la Conferenza Episcopale messicana. Luis Carlos Frias, responsabile della Commissione della CEM, ha spiegato: “Il segnale internazionale non avrà alcun logo o marchio per la trasmissione, sarà generato da un team della televisione messicana e distribuito per la prima volta dalla Chiesa Cattolica”. Si offriranno alle reti televisive, servizi di fibre ottiche, unità terrestri e satellitari, l'International Broadcasting Center in alta definizione, il booking, il play-out. In materia tecnologica, “per la prima volta, la Chiesa non vedrà il Papa in televisione, ma saremo noi ad offrire questo servizio”, ha detto Frias. Inoltre, la CEM ha già previsto una grande infrastruttura per coprire e diffondere in tutto il mondo il viaggio del Papa in Messico. Nel Parco del Bicentenario a Guanajuato, dove Benedetto XVI celebrerà la Messa con tutto il popolo, ci saranno 17 telecamere per coprire ogni aspetto della cerimonia. Sono disponibili, inoltre, documentari, lungometraggi, interviste e clip video, preparate per soddisfare le esigenze di informazione dei canali televisivi, anche sulla situazione della Chiesa in Messico e nel mondo. Queste produzioni sono state realizzate da agenzie ed istituzioni cattoliche in Messico, come la “Guadalupe Comunicazioni” e le Pontificie Opere Missionarie. Intanto la Papamobile, la vettura che Benedetto XVI userà per gli spostamenti, è già sbarcata in Messico. Ne dà notizia il quotidiano messicano El Universal citando un responsabile dell’organizzazione. Il mezzo, assegnato alle cure dell’Estado Mayor Presidencial, servirà gli spostamenti che il Papa dovrà effettuare tra le città di Guanajuato, León e Sillao, 34 blindatissimi chilometri.

Fides, Il Velino

Il primate anglicano a Roma, metà dei suoi fedeli ci tornerebbe per sempre. Nel colloquio con il Papa le ali più conservatrici della Comunione

C’è molto di più della necessità di rinsaldare i già buoni rapporti ecumenici nell’arrivo dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, Rowan Williams (nella foto con Benedetto XVI), in quel di Roma. C’è di più del momento di preghiera, senz’altro importante, che Williams e il Papa consumeranno assieme nel monastero di San Gregorio al Celio, sede dei camaldolesi, comunità che festeggia il millenario di fondazione dell’eremo di Camaldoli e che dal suo distaccamento romano è riuscita a rinsaldare una storica collaborazione con la Curia romana e le facoltà pontificie. C’è altro, insomma, oltre l’attesissima lezione che Williams terrà in Roma: “Le virtù monastiche e le speranze ecumeniche”, è il titolo del tema prescelto. C’è, tra Williams e Benedetto XVI, anche il fuoco che sta consumando dall’interno la grande chiesa anglicana, un fuoco che divide in due la stessa comunità e che in questi giorni di grande scontro tra le gerarchie cattoliche e il governo inglese sulla questione della legalizzazione del matrimonio tra gay fa sentire anche fuori i confini il proprio calore. Williams viene a Roma da amico, ma è chiaro che nel suo colloquio col Papa, previsto a margine del momento di preghiera, il tema delle ali più conservatrici del mondo anglicano, che sentono forte il richiamo verso la tradizionale dottrina del cattolicesimo romano uscirà fuori. Williams, proprio in queste ore, vive l’impasse per non sapersi schierare apertamente, a differenza dei cattolici inglesi, contro la decisione di Cameron di concedere lo status di matrimonio alle coppie omosessuali e questa impasse spinge i tradizionalisti a staccarsi dalla comunione anglicana, molti parlano di scisma, e addirittura a seguire l’esempio finora minoritario di alcune comunità, già tornate in seno a Roma. Si dice che metà delle comunità anglicane non condividano la tiepidezza di Willimas in merito. Metà delle comunità: un macigno per il primate di Canterbury. Ad aggravare la situazione, per Williams, c’è la presa di posizione del suo predecessore in Canterbury: l’ex primate Lord Carey ha raccolto, infatti, 106 mila firme sulla petizione della Coalition for Marriage dove chiede di sostenere la definizione legale di matrimonio, “che è l’unione volontaria per la vita di un uomo e di una donna”, a esclusione di tutti gli altri.Parte degli anglicani sono influenzati dall’opinione pubblica. A favore delle nozze gay si è schierato il Times: “Riformare la legge per consentire alle coppie dello stesso sesso di sposarsi arricchirebbe una istituzione storica”, scrive il giornale. Parole che molti anglicani non disdegnano.

Paolo Rodari, Il Foglio

Il Papa ad Arezzo e Sansepolcro. Benedetto XVI inaugurerà il restaurato giro che anticamente i pellegrini facevano intorno all'Arca di San Donato

Arezzo sta preparandosi al meglio per accogliere Papa Benedetto XVI il prossimo 13 maggio. Molti i restauri in corso d’opera, dalla pianeta del 1500, che il Papa indosserà per la celebrazione della Messa al mattino, all’Arca marmorea di San Donato (foto), all'interno del Duomo aretino, dove sarà anche risistemato il presbiterio, con la collocazione di opere di Giuliano Vangi. Il restauro permetterà anche di ricostruire il giro che anticamente i pellegrini facevano intorno all'Arca e che Benedetto XVI rinaugurerà, percorrendolo per primo. Se il Papa, per la liturgia eucaristica, indosserà una pianeta del 1500, tutti i vescovi e preti presenti indosseranno paramenti realizzati da una ditta di Sansepolcro, che si ispireranno a particolari degli affreschi realizzati da Teofilo Torri per la cappella del Palazzo Vescovile di Arezzo. E’ stato reso noto che alla Verna il Papa farà visita anche alle suore Clarisse. Le avverse condizioni climatiche di ieri hanno consigliato di rimandare la visita odierna del prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo americano James Michael Harvey, a cui spetta il compito di predisporre ogni appuntamento pubblico del Santo Padre, e che doveva verificare il percorso in città, alla Verna e a Sansepolcro. Per preparare all’evento la comunità aretina sono stati organizzati degli incontri che si terranno a cadenza regolare fino a fine aprile: primo appuntamento venerdì prossimo, alle 21.00, in Cattedrale dove interverrà Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, su invito delle Acli di Arezzo.

Franco Mariani, Stamp Toscana

Il 12 e 13 marzo convegno alla Pontificia Università della Santa Croce in vista dell'Anno della fede e del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione

In vista dell'Anno della fede e del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce organizza, per i prossimi 12 e 13 marzo, il convegno Comunicazione della fede e testimonianza cristiana, incentrato sull'efficacia della “comunicazione della fede”, attraverso l'utilizzo combinato di testimonianza e parola, come auspicato dal Concilio Vaticano II. “La comunicazione della fede rappresenta la grande sfida dei nostri tempi, e lo dimostrano i notevoli sforzi compiuti in tal senso dal Magistero di Benedetto XVI e del suo predecessore Beato Giovanni Paolo II – dichiara il prof. Paul O'Callaghan, del comitato organizzatore –. Lo stesso Concilio Vaticano II fu convocato con la precisa finalità di poter comunicare la fede con più efficacia”. Per cui, “in un'epoca in cui i cambiamenti culturali sono così intensi e rapidi”, la sfida della comunicazione della fede “diventa centrale”. Ma va perseguita riscoprendo entrambe le categorie della testimonianza, che resta comunque “la miglior garanzia dell'autenticità della fede comunicata”, e della
parola, “essenziale nell'evangelizzazione”, dando nuova vitalità all'apostolato di tutti i cristiani “per l'evangelizzazione del mondo”
.

Zenit

XV Convegno di Teologia su Parola e testimonianza nella comunicazione della fede

Card. Braz de Aviz: abbiamo cercato di ripristinare la fiducia con i religiosi. Il Papa riconosce la verità, la dice con semplicità, senza imposizioni

“Quando sono arrivato a Roma – dice a Vatican Insider il card. Joao Braz de Aviz (foto), chiamato nel gennaio 2011 da Papa Benedetto XVI a guidare la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica - non sapevo che c’era questa situazione - che però è oggettiva. C’erano molte difficoltà di rapporti per via di posizioni che avevamo assunto. Senza nessuna polemica, abbiamo cercato soprattutto di ripristinare la fiducia”. Per il porporato brasiliano, creato cardinale dal Pontefice lo scorso 18 febbraio, a poco più di un anno dall'inizio del suo lavoro in Vaticano, è tempo di bilanci. Prima di tutto, dal punto di vista personale. Per lui, che era vescovo di Brasilia, una diocesi con due milioni e mezzo di persone e 400 preti, il primo impatto con Roma è stato quello di una certa solitudine: “Avevo un rapporto molto diretto con il popolo. A Roma, invece, c'è una cultura più seria, che non cerca tanto i rapporti interpersonali. Questo ci fa molto bene, ci purifica molto. Ma fa anche un po’ patire”. Poi, l'impatto con la 'macchina' di una grande organizzazione internazionale come il Vaticano, una “montagna di carta” dietro cui, a volte, è difficile ricordare che sempre “c’è una persona”: “Qui arrivano sempre le cose problematiche. E’ logico che sia così. Però bisogna, capire, discernere, aspettare, lavorare con gli altri, e trovare la strada per aiutare, non per condannare”. I problemi, in effetti, non sono mancati: dallo scandalo pedofilia ai Legionari di Cristo, dalla controversa ispezione vaticana nei confronti delle suore americane, avviata anni prima con uno strascico di polemiche, alla crisi - apparentemente irreversibile, almeno in Occidente - di molti ordini religiosi con tradizionali secolari se non millenarie. Sulla questione degli abusi, ad esempio, è in dirittura d'arrivo il rapporto finale dopo la 'visita apostolica' ordinata nei confronti della Chiesa irlandese: “Mi sembra che la situazione sia progredita molto perché c’è stata una grande collaborazione”, dice il porporato. Anche nei confronti delle religiose statunitense, è in corso di elaborazione un documento conclusivo. La “grande tensione” iniziale, per il prefetto dei religiosi, è “già superata”, anche perché accuse come quella di volere il sacerdozio femminile – una strada che, ribadisce Braz de Aviz, per la Chiesa cattolica è “chiusa” - non poteva essere rivolta indistintamente “a tutte le suore degli Stati Uniti”. Quello che conta, piuttosto, è ripensare il ruolo della donna al di là dei “parametri culturali che l'hanno costretta a stare sottomessa, anche all’interno della Chiesa, in molti modi che bisogna correggere – senza, però, togliere alla donna la sua funzione tipica, che è quella dell’amore”. Si tratta di un problema “complesso”, sottolinea il cardinale, perché mette in discussione l'intera questione dell'autorità all'interno della Chiesa. Una questione che è emersa in maniera lampante nella vicenda dei Legionari di Cristo che, proprio nel suo ramo femminile, sta sperimentando in queste settimane un vero e proprio esodo. “Hanno perso quasi trecento ragazze consacrate”, racconta il porporato. Ma quel che più preoccupa, aggiunge, è che a volte i Legionari “sono incapaci di sentire cosa stia accadendo all’interno” del loro stesso movimento. Colpa anche del “troppo rigorismo disciplinare”, del troppo potere che i superiori hanno in mano, “a volte anche in campi che la Chiesa non ha mai lasciato autorità, ad esempio sulla questione della direzione spirituale e della confessione”. Per il porporato, di fronte alle crisi recenti, l'esempio di Papa Ratzinger è stato prezioso: “Abbiamo parlato a cuore aperto, sempre con molta onestà, perché il Papa ci chiede la trasparenza. Ha avuto il coraggio di dire che ci sono i problemi”. Benedetto XVI è un uomo “capace di lasciarsi confrontare” dai problemi senza però perdere la “capacità di discernere e dire la sua parola”. Il suo 'metodo', per il porporato brasiliano, è “riconoscere la verità” e dirla “con semplicità”, senza imposizioni. Un “atteggiamento straordinario di maturità”, come lo chiama Braz de Aviz, che però contrasta con la cronaca recente arrivata dal Vaticano, all'insegna di corvi e veleni. “Se ci sono dei problemi la strada migliore è chiamarli per il loro nome – è commento del cardinale alla vicenda -. Ma non è bello che qualcuno si approfitti di questa situazione e tragga profitto per se stesso, facendo una cosa che è non è corretta. Non so come sia successo, noi tutti cerchiamo di capire come sia successo”. Per il cardinale brasiliano - che non ha mai nascosto la sua ammirazione per a teologia della liberazione, meritevole di aver messo in evidenza come l’opzione preferenziale per i poveri sia una “opzione evangelica”, senza la quale il Vangelo non può essere vissuto – la Chiesa deve anche continuare sulla strada di un riequilibrio al suo interno tra Nord e Sud. A pochi è sfuggito che proprio Braz de Aviz sia stato l'unico sudamericano a ricevere la porpora contro, ad esempio, ben sette italiani. La decisione sui nuovi cardinali, naturalmente, spetta al papa ma, aggiunge il prefetto dei religiosi, “in Brasile abbiamo 10 cardinali. Però sette sono già emeriti. Siamo in un momento di grande cambiamento”. Al di là degli equilibri meramente numerici, per il porporato è importante ripetere che la globalizzazione è un fenomeno “molto positivo, perché fa capire che tutta l’umanità è una famiglia”. “Stiamo camminando – conclude -. E la Chiesa dà il suo contributo e ha le sue ombre. Ma anche faranno molto bene, perché ci aiutano a purificarci”.

Alessandro Speciale, Vatican Insider

Visita di alcuni giorni di una delegazione della Santa Sede in Libano per preparare il viaggio di Benedetto XVI nel Paese previsto per settembre

Una delegazione della Santa Sede è appena rientrata a Roma dopo aver passato alcuni giorni in Libano per preparare il viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI, previsto nel prossimo settembre. Lo riferisce il quotidiano di Beirut an Nahar, secondo il quale la delegazione era guidata da Alberto Gasparri, Paolo Corvini e Stefania Izzo. In precedenza, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fuad Twal, aveva annunciato che il prossimo settembre in Libano Benedetto XVI consegnerà l’Esortazione Apostolica del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, svoltosi nell’ottobre 2010. Il Papa era stato invitato in Libano premier libanese, Najib Miqati, ricevuto in udienza il 28 novembre 2011 e, prima di lui, a febbraio 2011, dal presidente della repubblica Michel Suleiman. Il viaggio apostolico del Papa in Libano sarebbe il primo di Benedetto XVI in questo Paese, il terzo in Medio Oriente, dopo il viaggio del 2009 in Giordania, in Israele e in Palestina, e quello a Cipro nel 2010.

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