giovedì 24 febbraio 2011

Udienza del Papa al presidente del Libano: il Paese un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza. Urgente risolvere i conflitti nei Paesi arabi

Papa Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Vaticano il presidente del Libano Michel Suleiman (foto) accompagnato dalla moglie e da uno dei tre figli. L'udienza privata tra i due leader, in francese e senza interprete, è durata trenta minuti. Durante l'incontro è stato sottolineato che ''il Libano, a motivo della presenza di diverse comunità cristiane e musulmane, rappresenta un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza non solo per la Regione ma anche per il mondo intero''. Lo rende noto un comunicato della Sala Stampa vaticana. ''In tale contesto - prosegue la nota - la promozione della collaborazione e del dialogo fra le confessioni religiose si rivela sempre più necessaria. Si è quindi rilevata l'importanza dell'impegno delle Autorità civili e religiose per educare le coscienze alla pace e alla riconciliazione e si è auspicato che la formazione del nuovo Governo favorisca la desiderata stabilità della Nazione, chiamata ad affrontare importanti sfide interne e internazionali''. Durante i loro colloqui Suleiman e il Papa si sono anche ''soffermati sulla situazione del Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti avvenimenti in alcuni Paesi arabi, ed è stata espressa la comune convinzione che è urgente risolvere i conflitti ancora aperti nella Regione. Infine, particolare attenzione è stata dedicata alla situazione dei cristiani in tutta la regione ed al contributo che essi possono offrire per il bene dell'intera società''. Suleiman ha portato in dono al Pontefice un incensiere in oro e avorio del XVII secolo, proveniente da un monastero maronita della valle di Qannoubine. Dopo l'incontro con Benedetto XVI, il presidente libanese ha avuto un colloquio con il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e con il 'ministro degli esteri' vaticano, mons. Dominique Mamberti.

Benedetto XVI accetta le dimissioni dell'arcivescovo di Berlino Sterzinsky. Mons. Overbeck nominato ordinario militare per la Germania

Da tempo ammalato, il card. Georg Maximilian Sterzinsky aveva chiesto al Papa di lasciare la guida dell'arcidiocesi di Berlino al compimento dei 75 anni. E oggi il suo desiderio è stato accolto, le dimissioni sono state accettate, pur senza la nomina di un successore, che avverrà quanto prima. Benedetto XVI ha invece nominato il vescovo di Essen, mons. Franz-Josep Overbeck, ordinario militare per la Repubblica Federale di Germania, al posto del dimissionario mons. Walter Mixa.

Agi

La visita del Papa alle Fosse Ardeatine. La ragione dell'amore per fare i conti con la storia, su cui Benedetto XVI si è calato con coraggiosa umiltà

Ci si potrebbe chiedere, retoricamente: "Ma, dopo Auschwitz, che altro potrà dire, e si potrà dire?". Risposta: "Nulla". E forse, se si resta sul piano logico della parola, è anche vero, specie se ci si ricorda, o lo si va a rileggere, quel formidabile discorso. Ma l’annuncio della visita che Benedetto XVI compirà il prossimo 27 marzo alle Fosse Ardeatine (foto) non è di quelli da liquidare in fretta. Perché il Papa è il Papa. Ed è tedesco. L’immenso blocco di granito che sovrasta il Mausoleo dove nel 1944 i nazisti uccisero per rappresaglia trecentotrentacinque italiani, è uno di quei monumenti che parlano. Quando ci stai sotto, ti restituisce tutta l’oppressione dell’orrore che vogliono rappresentare. Te lo senti addosso, appiccicato alla pelle come un gelido, pesante sudore di pietra. Potresti visitarlo cento volte all’anno senza mai assuefarti. Le file di tombe. I nomi che ancora mancano. Joseph Ratzinger, il Papa, l’uomo che è Papa, verrà qui. A sentire quel sudore sulla sua pelle. Pregherà. Parlerà. Ma farà anche quacos’altro. Molto s’è detto su quello che Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II ha fatto per la sua Polonia, e per tutti i polacchi. Su quanto abbia influito sul corso della storia della sua patria. Ma poco, o quasi nulla, s’è detto su quello che Benedetto XVI sta facendo per la sua, di patria. Che ancora non ha fatto tutti i conti col suo terribile passato, tabù esorcizzato in un complesso di leggi che, se puniscono ogni negazionismo, non possono assolvere da quella sorta di complesso di colpa collettivo che ancora attraversa in mille forme la società tedesca. E dove, per odioso contrasto, il revanscismo nazionalsocialista è più insidioso e scoperto. Dalla visita ad Auschwitz a quella al cimitero polacco di Montecassino, passando dall’omelia della Messa per la Beatificazione di John Henry Newman fino alle Fosse Ardeatine, Papa Ratzinger s’è calato in questa storia in punta di piedi. Con un’enorme, coraggiosa umiltà, consapevole del peso che la sua germanicità avrebbe avuto su ogni suo gesto, su ogni sua parola. Ponendosi le domande irrisolte di tutti, "Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?", e invitando a gridare verso Dio non la nostra rabbia, ma che "spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza". È stato, è, il suo, un mettersi faccia a faccia con la più difficile delle storie, nella prospettiva di un tedesco che ha "vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista". E che nella fede nel "Dio della ragione" attinge la forza per proclamare la "ragione dell’amore". Quel 28 maggio del 2006, il giorno della visita ad Auschwitz, c’era un tempo da lupi. Freddo, e pioggia battente dalle nuvole pesanti che rendevano ancora più spettrale lo sconvolgente scenario del campo di sterminio. Quando Benedetto XVI iniziò il suo discorso, dal palchetto eretto là dove un tempo si fermava la locomotiva dei treni dai cui vagoni piombati scendevano gli sventurati destinati alla morte, la pioggia si fermò. In pochi minuti il cielo si aprì, e un gigantesco arcobaleno si disegnò nel cielo, levandosi dal Krematorium 2 ad attraversare in diagonale tutto il campo. Fosse stato un film, si sarebbe pensato a una pessima sceneggiatura. Troppo voluta. Troppo kitsch. Troppo troppo. Ma non era un film. Per questo tanta gente piangeva.

Salvatore Mazza, Avvenire

Il 28 febbraio il presidente del Parlamento europeo incontra il Papa: i politici ascoltino quello che un uomo di fede e cultura come lui ha da dire

“Noi politici in Europa dovremmo ascoltare quello che un uomo di fede e di cultura come Joseph Ratzinger ha da dire. Non è soltanto un capo di Stato, ma è prima di tutto il supremo Pontefice della Chiesa Cattolica: una comunità di credenti che ha dato forma all’Europa”. Jerzy Buzek, polacco, prima militante in Solidarnosc contro il regime e poi premier a Varsavia dal 1997 al 2001, ora presidente del Parlamento europeo, lunedì 28 febbraio sarà in Vaticano per una visita a Papa Benedetto. L'agenzia SIR Europa lo ha intervistato a Bruxelles alla vigilia del suo viaggio. “In un periodo di grandi cambiamenti in Europa e nel mondo – afferma -, tutti noi abbiamo bisogno di qualche orientamento. L’est e l’ovest finalmente crescono di pari passo. Noi, in Europa, stiamo cominciando a respirare nuovamente con tutti e due i polmoni, come aveva chiesto il grande Giovanni Paolo II”. Il presidente dell’Assemblea Ue dichiara: “So che forse una delle più grandi preoccupazioni della Chiesa Cattolica in questi giorni è la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente. Si tratta di una preoccupazione che qui, al Parlamento europeo, condividiamo profondamente, e stiamo incoraggiando Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue, ad aprire la strada con misure concrete in difesa della libertà religiosa”. “L’integrazione europea ha sempre due dimensioni: riunire le nazioni in un’unica Unione e supportare ogni cittadino nella ricerca del proprio posto in una società globalizzata”. Il presidente del Parlamento Ue specifica: “Si prendano ad esempio la sfida globale della migrazione, la sfida europea dell’invecchiamento delle società e la sfida locale della disintegrazione delle comunità. Sono tutte sfide interconnesse tra di loro”. E, prendendo spunto dai problemi dell’attualità, aggiunge: “L’immigrazione verso l’Europa è un dato di fatto e aumenterà negli anni a venire. Dovremo trovare una risposta europea a questo problema”. Quindi aggiunge: “Gli eventi che si verificano in Libia, Tunisia, Egitto e in tutto il mondo arabo ispirano speranza. Dal primo momento, ho sostenuto in pieno le legittime aspirazioni dei popoli. Come vicini, amici e partner, dobbiamo proteggere i fiori della libertà”. Delle famiglie Buzek dice: “Sono il cuore stesso di tutta la società umana. Dobbiamo proteggerle e accudirle”. Infine un messaggio ai giovani: “Non perdete fiducia nel bene che possiamo fare. Non perdete la speranza che questo possa essere realizzato. Voi siete l’Europa e noi abbiamo bisogno che voi sosteniate l’Europa”.

SIR

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Il Papa con i volontari della GMG: la sera del 21 agosto Benedetto XVI ripeterà a Madrid l’incontro di Sidney

I volontari della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011 avranno il privilegio di godersi un incontro tutto per loro con il Papa. Al momento ci sono 14.500 volontari iscritti dal Brasile, dall'Italia e dagli USA, ma anche da Taiwan, Giappone, Arabia Saudita e Georgia. Alcuni di quelli che saranno volontari o lo sono già stati dicono che: “La testimonianza più bella che possiamo offrire al mondo è la gioia della nostra fede”. “Benedetto XVI è un gran padre”. “Noi cristiani dobbiamo essere sempre allegri e gioiosi di professare la nostra fede”. Domenica 21 agosto alle 17.30 nell'area della fiera di IFEMA si terrà un incontro con i volontari partecipanti alla GMG di Madrid 2011. La “Institución Ferial de Madrid” è uno spazio di esposizione internazionale di 200.000 m2 distribuito tra 12 padiglioni, anche se per la GMG si trasformerà in un importante centro logistico. Sarà lì che i volontari riceveranno una delle grandi ricompense per le loro dure giornate di lavoro. Questo incontro ha avuto il suo precedente durante la GMG di Sidney 2008, quando Benedetto XVI ha voluto ringraziare “per il generoso impegno di tempo e di energia che avete speso, per permettere uno svolgimento senza intoppi di ciascuno degli eventi che abbiamo celebrato insieme”. Questo incontro definito dai volontari “molto diretto” è stato il primo in tutta la storia della GMG. Quest'estate a Madrid i suoi volontari godranno di nuovo di questo immenso privilegio. Come ci racconta Julia Martínez, volontaria a Colonia 2005, Sidney 2008 e ora a Madrid, il lavoro è realmente arduo e richiede sforzo e sacrificio, è “un’esperienza incredibile, ti apre la mente e il cuore”. Vale la pena essere volontario: “tutta la stanchezza dei duri giorni di lavoro è sfumata dopo le parole affettuose del Papa nei nostri confronti”. Anche Cristina Fumagalli, volontaria a Sidney 2008, ci racconta le sue impressioni sulla GMG del 2008 e quello che ha significato per lei quell’incontro con Benedetto XVI. “C’erano giovani di tutte le nazionalità. I volontari erano felici di essere lì con il Santo Padre”. L’incontro di Sidney, che tornerà a ripetersi a Madrid, è stato “impressionante”. Julia ce lo descrive come “un avvenimento in cui il Papa è passato vicino ai volontari. C’era molta gente ma si preoccupava di ognuno di noi”. L’incontro è iniziato con delle testimonianze di alcuni giovani ed è terminato con le parole amorevoli di Benedetto XVI: “Leggiamo negli Atti degli Apostoli che ‘vi è più gioia nel dare che nel ricevere’, ma io ho fiducia che voi abbiate anche ricevuto molto da quanti avete servito così generosamente nel corso delle nostre celebrazioni. A voi tutti dico un sincero e sentito grazie”. I volontari rappresentano, senza alcun dubbio, un fattore fondamentale della riuscita delle Giornate Mondiali della Gioventù. Anzi, senza di loro sembrerebbe impossibile l’organizzazione e la buona riuscita di un evento così importante. A Madrid arriveranno 2 milioni di persone da tutte le parti del globo e come ospite d’eccezione ci sarà Benedetto XVI. La stima dei volontari per Madrid 2011 è di 25.000 persone che avranno ogni tipo di compito, dalle questioni puramente logistiche fino ai lavori più tecnici come tutto ciò che ha a che fare con la padronanza delle lingue. Che sia prestando servizio ai diversamente abili, o facendo da traduttore o lavorando come operatore in un call center, essere volontario è un’esperienza sia umana che spirituale che non lascia indifferente nessuno. Al momento le iscrizioni ruotano intorno alle 14.500 persone che verranno da tutto il mondo. La Polonia con 1.200 volontari è il Paese che in questo momento fornisce l’apporto maggiore dopo la Spagna, dato che i volontari polacchi sono più specializzati in quanto alla formazione e padronanza delle lingue. Alcuni di loro arrivano a parlare fino a 4 lingue. Tra i più numerosi abbiamo i gruppi di volontari del Brasile, dell’Italia e degli USA. Parteciperanno volontari di Taiwan, Giappone, Arabia Saudita e Georgia. Ci sarà anche un'alta percentuale di volontari di Madrid, e si invitano tutti i giovani madrileni ad iscriversi come volontari, per essere autentici anfitrioni di questo grande avvenimento che si celebrerà nella loro città. Per quel che riguarda la classificazione per sesso, per il momento sono le ragazze le più impegnate, dato che costituiscono il 62% del gruppo mentre i ragazzi il 38%. Divisi per età, il gruppo più numeroso è formato da giovani tra i 20 e i 23 anni, 2.938 volontari, seguiti dal gruppo di quelli tra i 25 e i 28 con 1.881 collaboratori, e quelli tra i 23 e i 25 anni con 1.720 persone. Continua in queste giorni la formazione del gruppo dei volontari. È molto importante la padronanza delle lingue, dato che verranno persone da ogni angolo del pianeta. Senza dubbio vivere così da vicino un evento di tale grandezza è un’opportunità unica, fondamentalmente per la presenza del Santo Padre, ma anche per tutto quello che Madrid 2011 può regalare per la propria vita e per l’occasione di conoscere nuove persone e culture. Julia ci racconta che “ti rendi conto che Dio mette nelle tue mani delle persone perché tu le possa aiutare, tu puoi cambiare loro la vita”. Dal canto suo Cristina ci dice che a Sidney ha vissuto in prima persona “l’universalità della Chiesa”. Senza dubbio l’incontro che Benedetto XVI terrà con tutti i volontari è un motivo in più per prestare il proprio servizio e aiuto disinteressati alla GMG.

GMG 2011 - Sito ufficiale

La Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI cerca tre teologi da premiare, con l’aiuto del Papa e del suo nuovo libro su Gesù

Per l’uscita nelle librerie, il prossimo 11 marzo, del secondo volume del libro del Papa dedicato a Gesù di Nazaret e al suo ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, che secondo quanto apprende Il Foglio si tratta di 380 pagine in tutto, 66 in meno del primo tomo, non c’è soltanto l’attesa del grande pubblico (il 10 marzo una presentazione avverrà in Vaticano alla presenza del prefetto dei vescovi, il card. Marc Ouellet, e dello scrittore Claudio Magris); c’è anche quella della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Per volere dello stesso Papa la neonata Fondazione persegue lo scopo che il libro soddisfa col sol fatto d’essere pubblicato: promuovere la conoscenza e lo studio della teologia. La Fondazione è nata grazie ai soldi che la Libreria Editrice Vaticana ha guadagnato dalla vendita dei libri di Papa Ratzinger da quando questi è stato eletto al soglio di Pietro. Si tratta in tutto di quasi due milioni e mezzo di euro lasciati dal Pontefice quale patrimonio di base di una fondazione che fa della ricerca di Dio il suo proprio e principale senso d’esistenza. Studiare Dio. Promuovere incontri su di lui. E, infine, premiare studiosi che si sono contraddistinti per particolari meriti nell’attività di pubblicazione e nella ricerca scientifica. E’ il senso di questa Fondazione unica all’interno delle sacre mura. Una istituzione che rispecchia nel profondo uno dei centri del pontificato ratzingeriano: la primizia di Dio dentro la vita della Chiesa. L’evento clou dei prossimi mesi sarà quando, prima della fine del 2011, Papa Ratzinger premierà tre studiosi (in molti in Vaticano attendono con curiosità di conoscere i loro nomi) che si sono contraddistinti negli studi biblici, patristici e nel campo della teologia fondamentale. Se un tempo il Papa premiava i teologi migliori concedendo loro la porpora cardinalizia, per questo furono designati cardinali Hans Urs Von Balthasar, morto sulla strada che lo portava a Roma per il concistoro, Henri-Marie de Lubac e Yves-Marie-Joseph Congar, oggi per poter premiare anche teologi di sesso femminile insieme a laici appartenenti al mondo delle accademie teologiche si è scelta questa nuova strada che ha in mons. Giuseppe Scotti, presidente della LEV e segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il braccio operativo. E in Georg Gänswein, Camillo Ruini, Tarcisio Bertone, Angelo Amato, Jean-Louis Bruguès e Luis Francisco Ladaria, coloro che sono incaricati di offrire un adeguato supporto scientifico. Era il 10 giugno dello scorso anno quando il Papa rispondeva in Piazza San Pietro alle domande di alcuni preti. Parlò di una teologia cattiva, “che viene dall’arroganza della ragione, che vuole dominare tutto e fa passare Dio da soggetto a oggetto”. E c’è una teologia buona, attaccata alla fede della Chiesa senza “sottomettersi a tutte le ipotesi del momento”. E’ a questa teologia che il Papa guarderà per premiare i più meritevoli.

Paolo Rodari, Il Foglio