venerdì 30 gennaio 2009

Il legame tra Tradizione e Scrittura nelle parole di Benedetto XVI ma non nelle catechesi di Kiko Arguello

di LDCaterina63

Dalle parole del Papa all'Udienza di ieri vorrei che ci soffermassimo tutti su questo passo nel quale il Papa parla chiarissimamente del legame indissolubile fra Tradizione e Scrittura.
Il mio è un appello anche ad Avvenire, organo di stampa ufficiale dei Vescovi italiani. Appare a noi però incomprensibile il perchè un Kiko che spiega le Scritture senza questa Tradizione, viene annoverato fra coloro che si riflettono invece in San Paolo, altro legame della Tradizione trascurato dalle prediche di Kiko sulla Liturgia (preciso che non è in discussione il carisma Neocatecumenale così come lo intende lo stesso Pontefice, soprattutto quello riferente al valore della famiglia ed alla loro partecipazione attiva nella Chiesa, il problema è di natura dottrinale-liturgica).
Dice il Santo Padre: "L'altro richiamo consiste nell'accenno al buon "deposito" (parathéke): è una parola speciale delle Lettere pastorali con cui si indica la tradizione della fede apostolica da custodire con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi. Questo cosiddetto "deposito" è quindi da considerare come la somma della Tradizione apostolica e come criterio di fedeltà all'annuncio del Vangelo. E qui dobbiamo tenere presente che nelle Lettere pastorali come in tutto il Nuovo Testamento, il termine "Scritture" significa esplicitamente l'Antico Testamento, perché gli scritti del Nuovo Testamento o non c'erano ancora o non facevano ancora parte di un canone delle Scritture. Quindi la Tradizione dell'annuncio apostolico, questo "deposito", è la chiave di lettura per capire la Scrittura, il Nuovo Testamento. In questo senso, Scrittura e Tradizione, Scrittura e annuncio apostolico come chiave di lettura, vengono accostate e quasi si fondono, per formare insieme il "fondamento saldo gettato da Dio" (2 Tm 2, 19). L'annuncio apostolico, cioè la Tradizione, è necessario per introdursi nella comprensione della Scrittura e cogliervi la voce di Cristo" (Udienza generale, 28 gennaio 2008).
Appare evidente che le catechesi kikiane non rispettano affatto questo dualismo indipensabile dal momento che la loro intuizione liturgica della Divina Liturgia, è ancorata esclusivamente alla Pasqua ebraica, al banchetto, alla Tradizione dell'Antico Testamento omettendo in gran parte la stessa rivelazione fornitaci da San Paolo.
E' un dato di fatto, Santo Padre, che vorremo davvero che lei risolvesse. Lei di fatto lo ha risolto da tempo, purtroppo Kiko non ascolta e non fa catechesi dalle sue parole, non spezza il Pane con la Chiesa, ma solo con la sua fondazione usando la Chiesa quale garanzia di legittimazione dei suoi insegnamenti. E i vescovi tacciono, i fedeli delle parrocchie che comprendono questo disagio sono costretti a cambiare Parrocchia, o a diventare Neocatecumenali, e questo confonde i semplici, il piccolo gregge che non comprende più dove sta la Verità giacchè quello che dice Lei sull'Eucarestia è una cosa santo Padre, ciò che fa dire Kiko attraverso i suoi catechisti (catechisti di Kiko non dei Vescovi!) è ben altra dottrina che non ci rappresenta affatto.