SIR, Apcom
lunedì 27 settembre 2010
Prolusione del card. Bagnasco: guardare al Papa nell'essere determinati a rimuovere dal costume ecclesiale un delitto angosciante come la pedofilia
Il “grande fermento per l’avvio del nuovo anno pastorale” che stanno vivendo le comunità cristiane nel nostro Paese, la vitalità delle parrocchie anche nel periodo estivo appena trascorso, le problematiche della Chiesa universale e l’“evento storico” del viaggio papale nel Regno Unito: sono stati questi i temi trattati in apertura della prolusione ai lavori del Consiglio Episcopale permanente, che sono iniziati oggi pomeriggio a Roma, dal presidente della CEI card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI). Una prolusione nella quale il cardinale ha voluto riprendere alcune parole di Papa Benedetto di ritorno dal viaggio nel Regno Unito. “Il Papa stesso – ha detto il presidente della CEI - tracciando un primo bilancio, ha confidato che il viaggio confermava una sua ‘profonda convinzione’, ossia che ‘le antiche nazioni dell’Europa hanno un’anima cristiana, che costituisce un tutt’uno col ‘genio’ e la storia dei rispettivi popoli”. Così ha poi aggiunto: “Considerando che con i suoi discorsi egli ha inteso rivolgersi all’’intero Occidente, dialogando con le ragioni di questa civiltà’, ritengo che potrebbe essere utile riprendere – in una prossima circostanza, al di là dunque di quanto riusciremo a fare in questo Consiglio Permanente – alcuni nuclei tematici della visita e far sì che parlino alla nostra vita e alla missione delle nostre comunità”. Il ricordo del martirio del vescovo Luigi Padovese e degli otto medici occidentali uccisi in Afghanistan, oltre che di tanti altri cristiani in varie parti del mondo fa dire al card. Bagnasco, che “l’intolleranza religiosa assume allora la forma della cristianofobia. Uccidere appare l’unico modo per restare impermeabili al linguaggio dell’altruismo, che spaventa i violenti e inevitabilmente li eccita”. Così il cardinale aggiunge: “Vorremmo sperare che il mondo libero ed evoluto non continui a sottovalutare questa emergenza, ritenendola in fondo marginale o irrilevante”, auspicando quindi che i responsabili delle Nazioni Unite “garantiscano in modo reale, senza distinzioni e ovunque, la professione pubblica e comunitaria delle convinzioni religiose di ognuno”. Nel viaggio nel Regno Unito il Papa ha usato "parole nuove e dure di condanna per i responsabili" di abusi sessuali sui minori e a Benedetto XVI il card. Bagnasco invita i vescovi italiani a guardare nella rimozione di questo "delitto angosciante" dal "costume ecclesiale". "Come non pensare anche a quei sacerdoti che si sono macchiati di inqualificabili crimini, con abusi su bambini e ragazzi, segnando con ciò in maniera profonda le loro giovani esistenze?", si è domandato Bagnasco, che aveva appena sottolineato come "il vero pericolo viene da chi, insieme al corpo, uccide anche l'anima". Sulla lotta alla pedofilia del clero, Bagnasco ha elogiato il Papa con questi termini: "Il suo parlare sincero e disarmato, che nulla nasconde anche di ciò che è fortemente amaro; il suo rivelarsi realmente determinato a rimuovere dal costume ecclesiale un delitto angosciante; il suo umile metter mano alle regole, per renderle più cogenti, com'è accaduto con le nuove norme 'De gravioribus delictis', senza tuttavia mistificare i dati di una condizione - quella del pedofilo - esistenzialmente tragica...sono alcune delle vibrazioni che il Papa è riuscito a trasmettere, e che in una congiuntura particolarmente critica gli hanno procurato un raggio di interlocuzione per nulla scontato. E' ciò, d'altra parte, che lo rende sempre più caro al popolo cristiano e spinge anche impensabili osservatori ad apprezzarne il messaggio, secondo un profilo meno angusto". "Le sue parole - verso i responsabili e verso le vittime - sono anche le nostre, mentre come vescovi, sempre alla luce delle direttive della Santa Sede, continuiamo - ha concluso Bagnasco - quell'opera di più esigente discernimento e di rigorosa formazione dei candidati al sacerdozio, di accompagnamento del nostro clero, di decisa vigilanza, di intervento, di sostegno umano e cristiano per tutti". L’istituzione del “Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione” è stata messa in evidenza dal card. Bagnasco nella parte centrale della prolusione. Dopo aver richiamato l’esigenza di una “rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede”, il cardinale ha evidenziato la diffusione di un certo “indifferentismo religioso” auspicando che la Chiesa continui “ad offrire il proprio innamoramento per Dio come il suo unico tesoro”. Allo stesso modo, richiamando il Convegno ecclesiale di Verona dell’ottobre 2006, ha anche auspicato che “il cittadino italiano non accantoni la questione-Dio, non la rimuova ritenendola anti-umana, e lasci affiorare la nostalgia che si nasconde in essa”. A questo proposito ha rilanciato la proposta del Papa di dare vita all’esperienza del “cortile dei gentili”, come esperienze ed ambiti nei quali “le persone possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio”. Ha fatto quindi appello ai sacerdoti affermando: “Il sacerdozio comporta un continuo e costoso lavorìo interiore, al fine di perdere se stessi per ritrovarsi. Di più: il sacerdote deve arrivare all’identificazione di sè con l’ ‘io’ di Cristo”, parlando del celibato sacerdotale “come un andare ‘verso il mondo della risurrezione, verso la novità di Cristo, verso la nuova e vera vita’”.