“Fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri fratelli”. A rivelarlo è il Papa, nella lettera inviata oggi a mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e a mons. Julian Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, in occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge nella città spagnola da oggi fino al 30 settembre. “Io stesso mi recherò tra non molto pellegrino alla tomba dell’Apostolo San Giacomo, l’amico del Signore”, ha ricordato Benedetto XVI ricordando il suo prossimo viaggio apostolico. “In questo momento storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo - le parole del Papa - va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari. Innanzi tutto per la loro straordinaria capacità di richiamo, che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale”. “A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso”. Così il Papa ha sintetizzato l’esperienza spirituale del pellegrinaggio, esortando a “far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri”, dove ci si comporta “con devozione, rispetto e decoro”. Per il Papa, inoltre, “va curata con grande scrupolosità l’accoglienza del pellegrino, dando il giusto risalto alla dignità e bellezza del santuario; ai momenti e agli spazi di preghiera; all’attenzione alle pratiche di pietà”. I santuari, inoltre, “devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla Celebrazione Eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale”. In questo modo, osserva, “si manifesterà chiaramente che l’Eucaristia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione”. “Diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione precisa – ha spiegato infatti il Pontefice - il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta”. “Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio”.Il Vescovo di Roma esorta quindi i partecipanti al Congresso a “incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia”. “In tal modo – conclude – il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore”.