Ha inizio la Visita apostolica in Irlanda voluta dal Papa per rispondere al dolore provocato dagli abusi commessi da sacerdoti e religiosi ed aiutare la Chiesa “nel suo cammino di rinnovamento”, annunciata nella Lettera di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi e messa a punto nei mesi successivi. A darne l’annuncio è un comunicato stampa della Santa Sede che delinea nei dettagli “un chiaro piano per la Visita” indicandone finalità, compiti e tempi. Un’indagine a tappeto, che vede protagonisti un pool di 9 visitatori che saranno impegnati in quattro arcidiocesi del Paese, nei seminari irlandesi, le case religiose. La prima fase della Visita dovrà essere completata entro la Pasqua del 2011 in modo che i risultati possano essere studiati a maggio. Dopodichè sarà “discusso un piano per il futuro”, che la Santa Sede riferirà “con un apposito comunicato” al tempo opportuno. Una volta completata la Visita e “dopo aver studiato tutto il materiale presentato” la Santa Sede “renderà nota una sintesi complessiva dei risultati della visita”. Almeno per questa prima fase, si raccomanda, “attesa la delicata natura della materia in oggetto e a motivo del rispetto per le persone coinvolte, i visitatori manterranno grande riservatezza e non concederanno interviste”. Obiettivo della visita è verificare “l’efficacia delle procedure seguite al presente nel rispondere ai casi di abuso e delle forme di assistenza attualmente offerte alle vittime”. Nel comunicato, si elencano una serie di importanti precisazioni. La prima: “La Visita non sarà un’indagine circa casi individuali di abuso, né un processo per giudicare eventi del passato”. Questo significa che “la Visita non interferirà in alcun modo con l’ordinaria attività delle autorità giudiziarie, né con l’attività delle Commissioni di inchiesta stabilite dal Parlamento irlandese, né con il lavoro di qualsiasi autorità legislativa che abbia competenza nel campo della prevenzione dell’abuso sui minori”. Altra precisazione è che “la Visita non intende sostituirsi alla legittima autorità dei vescovi locali o dei superiori religiosi, che mantengono la propria responsabilità nella gestione dei casi di abuso”. Nella nota vaticana si sottolinea inoltre che “non è previsto che ai Visitatori siano indirizzate denunce di casi nuovi o vecchi di abusi” perché “se ce ne fossero, esse devono essere riportate ai rispettivi ordinari o superiori maggiori, che hanno il dovere di informare l’autorità civile ed ecclesiastica competente, in conformità con le vigenti leggi civili ed ecclesiastiche”. Il comunicato passa a questo punto in rassegna le varie visite apostoliche previste nelle strutture della Chiesa irlandese. Nelle 4 arcidiocesi metropolitane, i visitatori “in conformità con la legge civile del luogo”, si renderanno “disponibili ad incontrare quanti sono stati profondamente feriti da abusi e vogliono essere incontrati ed ascoltati, iniziando dalle vittime stesse e dalle loro famiglie”. Queste persone, si raccomanda, saranno ricevute “nella stessa maniera paterna con cui il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in più occasioni ha ricevuto e ascoltato quanti hanno subito il terribile crimine di abuso”. Nella nota viene anche suggerito che ciascuna arcidiocesi “organizzi una celebrazione penitenziale” alla presenza del visitatore con iniziative di “preghiera, digiuno ed opere di carità”. Capillare la visita apostolica nei seminari irlandesi: sono coinvolti il “St. Patrick’s College” di Maynooth, il Pontificio Collegio Irlandese di Roma, il “Saint Malachy College” di Belfast, lo “All Hallows College” di Dublino e il “Milltown Institute of Theology and Philosophy” di Dublino. Studenti e formatori potranno esrpimere la propria opinione sul seminario attraverso una dichiarazione firmata. “Il Visitatore – si legge nella nota - esaminerà tutti gli aspetti della formazione sacerdotale” e condurrà, con l’aiuto di suoi assistenti, “colloqui individuali con tutti i membri dell’equipe formativa, con tutti i seminaristi e, laddove possibile, con le altre parti normalmente coinvolte nella vita del seminario”. Anche qui la nota precisa che non è compito del visitatore “incontrare vittime di abusi” che potranno essere ricevute dal visitatore delle arcidiocesi metropolitane. Sarà invece data l’opportunità di un colloquio individuale a ciascun sacerdote che abbia concluso gli studi nei precedenti tre anni. Per le case religiose la visita consisterà in una prima fase nella risposta ad un questionario, relativo al coinvolgimento degli Istituti in casi di abusi, alla risposta offerta alle vittime, e all’osservanza dei protocolli contenuti in “Safeguarding Children, Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland”.