Asca, Radio Vaticana
mercoledì 28 aprile 2010
Il card. Levada: le norme sulla pedofilia nella Chiesa un esempio per altri gruppi. Non mi soprenderebbe un atto di pentimento del Papa sugli abusi
A conclusione dell'Anno Sacerdotale, nel mese di giugno, non è da escludere che Papa Benedetto XVI possa compiere, a nome della Chiesa Cattolica, un atto di pentimento per la vicenda degli abusi sessuali commessi da suoi rappresentanti. Ad affermarlo è stato il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Levada, in una interviata all'emittente americana Public Broadcasting Service. ''Il Papa è Papa e io sono capo di questa congregazione.- ha affermato il porporato statunitense rispondendo ad una domanda su un possibile atto di pentimento - Io gli dico tutto quello che faccio, ma lui non mi dice tuo quello che intende fare. Per cui - ha concluso - bisognerà attendere e vedere se lo farà, ma se ciò avvenisse non ne sarei sorpreso''. Benedetto XVI è “la persona giusta per guidare la Chiesa in questo momento” e la strada intrapresa dai vescovi degli Stati Uniti nel 2002 per contrastare la piaga degli abusi sessuali sui minori da parte di esponenti del clero può essere presa ad esempio dalla Chiesa di tutto il mondo. Un’intervista a tutto campo in cui vengono affrontati i principali nodi dello scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto la Chiesa in questi mesi: dal modo in cui è stato affrontato dai media, alle passate responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche, fino alle gravi accuse rivolte in queste settimane Benedetto XVI. La crisi aperta dai casi emersi nelle Chiese europee, sottolinea il card. Levada, non può essere in alcun modo minimizzata ed è tanto più grave in quanto si tratta di crimini commessi da sacerdoti chiamati ad essere dei buoni pastori. Questo non toglie, precisa il Prefetto della Congregazione presieduta fino al 2005 dall’allora card. Ratzinger, che vi sia stata una certa “faziosità” da parte di alcuni media, soprattutto americani, condizionati dalle informazioni fornite dagli avvocati che vorrebbero portare anche il Papa davanti a un tribunale. Questi media, rileva il porporato, hanno presentato un “quadro poco equilibrato, senza contestualizzare i fatti”, ma soprattutto hanno dato “poca attenzione a quanto ha fatto la Chiesa negli Stati Uniti” contro gli abusi sessuali, “che può essere un modello” anche per altre istituzioni nel Paese. Secondo Levada, occorre analizzare le cause di fondo di questa piaga “che sono i cambiamenti della società, cambiamenti che riguardano in particolare come viene vissuto il celibato in tempi di rivoluzione sessuale”. Quanto alle passate responsabilità dei vescovi accusati dall’opinione pubblica e dalle associazioni delle vittime di avere avuto più a cuore la difesa della reputazione della Chiesa che la protezione dei bambini, il card. Levada ammette che all’emergere dei primi casi è stata sottovalutata la gravità e l’entità del fenomeno. Egli respinge peraltro le accuse rivolte all’operato del Santo Padre quando era arcivescovo di Monaco-Frisinga e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. "Si parla di casi risalenti a 20-30 anni fa – spiega - quando la Congregazione non era competente in materia. Il Papa – ha quindi precisato – è perfettamente al corrente di quello che pensa l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo, come dimostrano, tra l’altro, i suoi incontri con le vittime".